Il diritto all'istruzione

Materie:Tesina
Categoria:Geografia
Download:666
Data:05.10.2007
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
diritto-istruzione_1.zip (Dimensione: 12.64 Kb)
trucheck.it_il-diritto-all-istruzione.doc     49.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

L’ISTRUZIONE
In tutte le società, gran parte delle azioni che gli adulti compiono nei confronti dei giovani servono a insegnare loro certi modi di pensare, di agire, di parlare.
Quando le società sono troppo complesse perché la semplice imitazione sia sufficiente a imparare tutto ciò che serve, si creano le scuole, dove persone appositamente preparate svolgono il compito di educare i giovani.
Quando si parla di scuola, si pensa all’imparare a leggere e a scrivere. Oggi la parola stampata non è il solo mezzo per comunicare le idee, ma , chi non sa leggere non può comprendere la realtà in cui viviamo e quindi non può agire per cambiarla.
Chi non sa leggere e scrivere viene definito analfabeta, ma, saper leggere e scrivere non basta; occorre saper comprendere com’è organizzata la società, saper discutere, convincere le persone, capire le cause dei fatti che accadono, vivere la propria vita individuale e sociale.
Nella società moderna la scuola è l’istituzione che, principalmente, accanto alla famiglia svolge il ruolo educativo. Per questo la Costituzione riconosce che frequentare la scuola per imparare è un diritto, cioè qualcosa che ognuno deve avere.
Il compito affidato dalla Costituzione stessa alla scuola non è di selezionare intelligenti e ignoranti, quanto quello di rimuovere gli ostacoli che… impediscono il pieno sviluppo della personalità umana.
Lo sviluppo delle conoscenze dell’uomo, in ogni campo e in ogni settore e il loro ricadere sulla vita di ognuno, rendono sempre più necessario il sapere di più e il sapere di tutti.
Infatti tutti gli studenti secondo le nuove normative hanno il diritto-dovere di seguire il percorso formativo per almeno dodici anni, e, comunque, fino al diciottesimo anno di età, con la possibilità di alternare, a partire dai quindici anni, la frequenza alle lezioni in classe con periodi di lavoro in aziende private.
Andare a scuola significa, quindi, sfruttare un servizio pubblico, pagato coi soldi di tutti.
STORIA DELL’ISTITUZIONE SCUOLA IN ITALIA
In Italia la scuola, come istituzione pubblica, ha origine quando, nel 1861, viene attuata l’unità d’Italia.
Allora l’analfabetismo riguardava il 74% dei cittadini, per cui era uno dei problemi sociali da risolvere; vennero, quindi, emanate leggi dirette a diffondere l’istruzione e ad elevare l’obbligo scolastico.
Nel 1923, con la riforma Gentile, l’obbligo viene elevato a quattordici anni, anche se è regolarmente evaso per le condizioni di arretratezza del Paese.
La “Carta della scuola” sancisce, nel 1930, la suddivisione della Media inferiore in due tipi distinti:
- la Scuola Media, che consente l’accesso a qualsiasi istituto superiore;
- la Scuola di Avviamento professionale, che offre la possibilità di apprendere un mestiere o di frequentare un istituto professionale.
Nel 1948 la costituzione stabilisce che l’istruzione è obbligatoria e gratuita per almeno otto anni e favorisce il proseguimento per capaci e i meritevoli.
Nel 1962 viene creata la scuola media unica, che conferma l’obbligatorietà della frequenza fino a quattordici anni o fino a che sia conseguita la licenza media e abolisce l’avviamento professionale.
Nel 1974 vengono introdotti i Decreti Delegati, che prevedono l’ingresso dei genitori nella scuola.
Nel 1977 vengono aboliti i voti e gli esami di riparazione nelle Scuola media inferiore ; sono introdotte la scheda di valutazione e programmazione didattica.
Nel 1983 viene istituito il tempo prolungato su richiesta dei genitori.
Nel 1990 è approvato il nuovo ordinamento della Scuola elementare impostato suoi moduli, con la presenza di tre docenti che lavorano su due classi, dividendosi le aree disciplinari
Nel 1999 viene approvata la legge che alza l’obbligo scolastico fino ai quindici anni.
Nel marzo 2003 viene approvata una nuova legge di riforma della scuola.
LA RIFORMA DEL 2003
Dopo l’approvazione della legge di riforma della scuola, è iniziata la fase di realizzazione .
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato il Piano pluriennale di investimenti e approvato il primo decreto attuativo che riguarda la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione.
Dal 2003 tale riforma è entrata in vigore per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria; a partire dal 2004 è entrata in vigore per le prime classi della scuola secondaria di primo grado.
Il sistema scolastico italiano risulta tutt’oggi così organizzato:
• scuola dell’infanzia (ex scuola materna - tre anni)
• primo ciclo formato da:
• scuola primaria (ex scuola elementare – cinque anni)
• scuola secondaria di primo grado (ex scuola media – tre anni)
• secondo ciclo, o scuola secondaria di primo grado (ex scuola superiore) comprendente:
• il sistema dei licei (cinque anni)
• il sistema dell’istruzione- formazione (tre, quattro o cinque anni)
LA POPOLAZIONE SCOLASTICA NON ITALIANA
Gli stranieri presenti nelle scuole italiane stanno aumentando in modo vertiginoso: nel 1984 erano soltanto 6.000, ora sono 232.000 e continueranno ad aumentare, infatti le stime parlano di 700.000 fra quindici anni.
Essi costituiscono il 3,5% del totale, dunque nulla se confrontati con le percentuali di altri paesi europei di più antica immigrazione, quali Germania, Francia, Inghilterra o Svizzera, eppure ben visibili anche da noi, dove molte classi sono composte per la maggior parte da stranieri .
In Italia la presenza degli studenti stranieri pur essendo concentrata soprattutto nelle regioni del centro nord con picchi nel nord-est (6,1%) e nel nord-ovest (5,7%), si avvia lentamente ad essere consistente anche in quelle meridionali (0,9%).
I gruppi etnici1 più rappresentati sono albanesi, rumeni e marocchini ma ben altre 191 etnie sono comunque presenti (194 censite a livello mondiale).
Di fronte a tale tema due sono le posizioni: c’è chi sostiene la volontà di accogliere l’altro in nome degli ideali di solidarietà e chi si oppone, preoccupato del ritardo che dovranno scontare i bambini italiani frequentanti aule con gran numero i stranieri.
La realtà dei fatti è che nessuno può scegliere se affrontare o no il problema. La società italiana va cambiando indipendentemente dalla volontà di ciascuno di noi ed il fenomeno dell’immigrazione è inarrestabile e continua ad aumentare.
Occorre quindi impegnarsi nel trovare strategie pedagogiche che tengano conto delle difficoltà e dei bisogni formativi di ciascuno.
Servono insegnanti specializzati nella lingua di provenienza dei nuovi studenti e serve una doppia azione didattica: una parte insieme ai compagni di scuola italiani, un’altra va dedicata alla conservazione del patrimonio d’origine.
EDUCAZIONE FISICA IN ITALIA
L’educazione motoria, fisica e sportiva si è definita in questi ultimi anni come componente essenziale per un equilibrata crescita umana, culturale e sociale dei giovani per tutto l’arco della loro vita.
Gia il Consiglio d’Europa e successivamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritengono e considerano le attività motorie benefiche non solo per lo sviluppo della personalità, ma anche per il conseguimento della buona salute.
Secondo l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) la quantità d’ore adeguata per un curriculum educativo sono circa 1/6 del tempo scolastico totale ( circa cinque ore).
In quasi tutti i paesi europei l’educazione motoria è obbligatoria in tutto il percorso scolastico per un monte d’ore superiore a quello italiano.
L’educazione fisica aiuta a combattere i principali sintomo della sedentarietà
- Obesità
- Atteggiamenti posturali scorretti
- Difficoltà di accettazione del proprio corpo
- Minor capacità di attenzione e concentrazione
- Maggior problemi emotivi davanti all’insuccesso
SCUOLA DI QUALITA’, SCUOLA PER TUTTI
Se l’istruzione universale è la chiave per sconfiggere la povertà nel giro di una o due generazioni, non ci si può illudere che qualunque scuola vada bene, pur raggiungendo lo scopo.
Il segreto del successo educativo è dato dalla qualità dell’apprendimento perché non avrebbe senso fare battaglie globali per mandare tutti i bambini in una scuola dove si insegnano nozioni inutili, con metodologie sorpassate o repressive.
Secondo i canoni dell’UNICEF una istruzione di buona qualità deve comprendere cinque elementi non materiali:
• l’esperienza personale degli alunni
• l’ambiente scolastico
• i contenuti dell’insegnamento
• i processi cognitivi e formativi
• i risultati dell’apprendimento
Ogni bambino porta con sé il proprio vissuto personale e la propria identità culturale, maturata in famiglia o durante l’istruzione pre-scolare.
Una scuola di qualità non trascura di prestare attenzione alla sua situazione famigliare, ai suoi ritardi o ai suoi talenti ai segni di precedenti esperienze che possono incidere positivamente o negativamente sulla socializzazione e sull’apprendimento del bambino.
L’insegnante inoltre deve riconoscere i sintomo di disagio o di stress emotivo, e spesso è l’unica persona che può salvare il bambino dall’esclusione sociale o peggio.
L’ambiente in cui i bambini si ritrovano a passare la loro vita formativa condiziona enormemente la qualità dell’apprendimento. I criteri di una scuola sicura, salutare e sensibile alle differenze culturali sono quelli che definiscono una scuola a “misura di bambino”.
I curricoli scolastici sono di qualità allorché includono, oltre alle nozioni fondamentali per l’alfabetizzazione, contenuti come l’educazione civica, la prevenzione dell’HIV/AIDS e delle principali malattie…
Va da sé che i programmi di studio e i libri di testo devono riflettere un approccio improntato al rispetto delle differenze tra i sessi.
Una buona scuola, in sintesi, è quella che aiuta i bambini ad esprimere in tutta la pienezza delle loro potenzialità e a crescere come cittadini responsabili.

L’ISTRUZIONE NEL MONDO
Da molto tempo sul campo, nei diversi continenti, grazie a programmi educativi creati dall’UNICEF, si sono potuti sperimentare modelli di scuola innovativi spesso sintonizzati con la realtà e i contesti a cui si rivolgevano oltre che ai bisogni dei bambini.
Riporto qui alcuni esempi secondo me molto significativi ed interessanti.
In Escuela Maya, in Guatemala, l’alfabetizzazione avviene nella lingua madre indigena dei bambini e i contenuti curriculari sono tratti dalla cultura Maya e dalla vita di tutti i giorni degli altipiani.
In Escuela Nueva sempre in Guatemala, si è posto l’accento sul senso di responsabilità dei bambini attraverso l’esercizio di mansioni diverse. Ad esempio alcuni si occupano del comitato di gestione, altri del comitato delle pulizie…..
Nella Escuela Nueva colombiana il fulcro della qualità educativa sta nella formazione degli insegnanti come facilitatori. I bambini progrediscono nelle classi multigrado (cioè dove studiano bambini di diversi gradi scolastici) ognuno con la propria velocità, e gli insegnanti non hanno la funzione di bocciare o promuovere i bambini. Piuttosto sono loro stessi ad essere sottoposti ad alcune valutazioni in base al loro lavoro e alla capacità di interagire con gli studenti.
In paesi come la Cambogia, il Marocco o il Bangladesh e in mille altre situazioni dove i bambini sono particolarmente vulnerabili, occorrono strumenti innovativi e un’attenzione umana e pedagogica che comportano una grande abilità degli educatori e un contesto favorevole alle relazioni.
Il teatro, la musica, più in generale l’arte, sono in questo caso ma non solo risorse strategiche importantissime.
Queste esperienze di scuola “nueva”, mettono in evidenza dei punti molto importanti che meritano una riflessione.
Ritengo, per esempio, rilevante che la cultura e le radici di ogni popolo vengano fortemente conservate e valorizzate poiché nutrono in ogni persona il senso d’identità e di appartenenza alla propria terra.
Il senso di responsabilità dei bambini è un altro nodo cruciale: permettere e sollecitare ciascun allievo a partecipare attivamente alla gestione quotidiana della scuola, consente loro di provare più rispetto per l’ambiente educativo e aumenta il senso civico in generale.
Credo altresì importante che anche gli insegnanti debbano nel corso dell’anno essere sottoposti ad una valutazione, o autovalutazione, attraverso l’analisi della qualità dei rapporti tra loro e gli studenti. Quando un ragazzo “non ce la fa” non è solo responsabilità sua ma anche dell’insegnante che forse non riesce a riconoscere i suoi bisogni.
Penso sia fondamentale permettere ad ogni bambino di progredire con la propria velocità apprezzando la loro unicità che tanto li rende speciali.
Infine, ma non per importanza, credo che materie come il teatro la musica e l’arte debbano essere valorizzate al massimo perché è grazie ad esse che si favorisce la crescita dell’autostima, l’ascolto di sé e degli altri e la creatività. Attraverso queste forme espressive si permette di sollecitare “le altre intelligenze oltre a quelle linguistiche e logico-matematiche solitamente messe in gioco nella scuola tradizionale, importantissime per la crescita e la realizzazione di ognuno. Sicuramente molti ragazzi che apparentemente sembrano non essere all’altezza dei compiti assegnati, riuscirebbero a trovare la loro forma espressiva ugualmente rilevante e ad essere apprezzati per la loro unicità.
Spesso nelle scuole si tende ad ignorare la voce, il grido, il silenzio, la musica della vita emozionale dei bambini che, se molto intensa, può portare alle défaillances scolastiche che non vengono correttamente lette per la tendenza a soffermarsi all’esteriorità.
Attraverso il teatro, la musica e l’arte si dà voce a queste emozioni.
Prendiamo ora in esame la situazione scolastica nei vari continenti.
ASIA
Numerosi sono i motivi dell’abbandono scolastico nei Paesi asiatici in via di sviluppo.
Fra i problemi più gravi di questo continente vi è senz’altro il numero molto alto di bambini lavoratori. Sono in molti a lavorare, sia in casa che altrove, e con il loro stipendio contribuiscono al sostentamento della famiglia. I bambini rappresentano una importante fonte di reddito per le famigli e a volte anche l’unica.
Uno studio ha dimostrato che il costo supplementare per mandare a scuola tutti i bambini del mondo per un anno (circa sei miliardi di dollari) equivale a ciò che il mondo spende per le armi in quattro giorni.
Inoltre, andare a scuola è molto costoso. In molti paesi asiatici l’istruzione non è gratuita e spesso le rette scolastiche sono più alte del reddito famigliare.
Vi sono altri fattori che impediscono ai bambini di frequentare le lezioni: spesso le scuole sono moto distanti dai luoghi di abitazione.
Un altro problema è rappresentato dalla mancanza di infrastrutture scolastiche.
In alcune regioni anche gli insegnanti sono pochi, ad esempio nella provincia del Bengala in India, è stato calcolato che mancano circa 40.000 insegnanti.
In molti paesi le lezioni vengono svolte nella lingua della ex potenza coloniale che occupava il paese, e, se questa non è parlata a casa i problemi di apprendimento si accumulano.
AMERICA LATINA
Molti passi avanti sono stati fatti in America latina nel campo dell’istruzione: tra il 1960 e il 1990 le iscrizioni alla scuola elementare sono aumentate fortemente, ma il nodo all’educazione non è ancora stato risolto.
Fra le cause che favoriscono l’evasione scolastica vi è senz’altro il lavoro minorile, ma anche l’alto tasso di bocciature;. Un quarto dei bambini che comincia la scuola elementare, abbandona gli studi prima di raggiungere la quinta classe. Il Brasile e il Guatemala hanno il primato per quanto riguarda il numero di bambini che ripete la stessa classe.
L’america latina presenta disparità economiche molto grandi fra ricchi e poveri e la comprensione delle materie insegnate risulta difficile per le comunità indigene, che spesso non conoscono la lingua ufficiale. Inoltre i metodi di insegnamento sono spesso rigidi e tradizionali, non tengono conto delle difficoltà degli studenti più poveri, e no incentivano il proseguimento degli studi.
AFRICA
In Africa la scuola presenta molti problemi.
Uno degli ostacoli principali, che impedisce l’affluenza scolastica, è rappresentato dalla mancanza di edifici dove svolgere le lezioni. Sono poche le strutture in muratura e spesso gli insegnanti radunano i loro alunni sotto gli alberi, con dei sassi o dei tronchi d’albero come sedie.
I pochi edifici scolastici esistenti in Africa sono spesso sovraffollati. I genitori che vogliono garantire ai loro figli un’istruzione adeguata e di buon livello devono così rivolgersi alle scuole private: solo qui i ragazzi sono seguiti da insegnanti ben preparati; ma i costi sono alti. In questi istituti, infatti, l’istruzione non è gratuita, ma bisogna pagare una retta costosa; i genitori devono provvedere a comperare tutto il materiale scolastico, i libri e le divise sono obbligatorie.
Un altro grande impedimento dello sviluppo di un sistema scolastico in Africa è rappresentato dalla guerra. L’Africa è la casa di circa la metà dei 25 milioni di rifugiati e profughi nel mondo: la maggior parte di questi sono donne e bambini, e proprio le donne e i bambini sono la stragrande maggioranza delle vittime della guerra.
LINKOGRAFIA
www.unicef.it
www.amnesty.it
www.santegidio.it
www.abareka.org
www.manitese.it
www.wikipedia.org
1 I bambini arrivati dai paesi dell’est sono bravi in matematica e scienze ma riscontrano qualche problema nell’ apprendimento della lingua italiana; i loro genitori considerano la riuscita negli studi come un’ affermazione sociale. I bambini di origine magrebina hanno difficoltà di inserimento molto più pronunciate.
---------------
------------------------------------------------------------
---------------
------------------------------------------------------------

Esempio