IL COMMERCIO INTERNAZIONALE

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GEOGRAFIA

IL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Il commercio internazionale è costituito dagli scambi di beni e servizi fra paesi diversi ed ha conosciuto nel corso del tempo un enorme progresso.
L’attività commerciale risale ad epoche molto lontane. Nel Medioevo il commercio era esteso soprattutto nel Mar Mediterraneo, Golfo Persico, Oceano Indiano, Mar della Cina. L’età Moderna aperta dalle grandi scoperte geografiche, segna la fine del Commercio Internazionale basato sull’Europa Occidentale e si apre verso altre zone come Oceano Pacifico.
Con la rivoluzione industriale si verifica il progressivo abbandono delle politiche mercantilistiche in favore del Liberalismo Commerciale.
All’inizio del Novecento comincia a delinearsi un sistema di commercio su scala globale, basato sullo sviluppo e sulla divisione internazionale del lavoro avente per oggetto merci di consumo sempre più largo.
Durante questa fase si definiscono i caratteri originali del commercio internazionale contemporaneo:
• La grande quantità di beni e flussi monetari;
• La coesistenza di scambi a breve distanza e scambi intercontinentali;
• La formazione di mercati specializzati;
• Lo squilibrio fra paesi industrializzati e paesi con economie tradizionali.
La prima Guerra Mondiale segna la fine del dominio plurisecolare europeo e l’inserimento nel commercio internazionale degli Stati Uniti, esportatori di manufatti verso l’Europa e importatori di materie prime dai paesi meno avanzati.
Dopo la seconda Guerra Mondiale, con la definitiva ascesa degli Stati Uniti, nei paesi più sviluppati si afferma un’economia volta ai consumi di massa, e cosi, ancora una volta il Commercio Internazionale subisce profonde modifiche, dovuta soprattutto all’evoluzione nel campo dei trasporti e delle comunicazioni.
All’inizio del nuovo millennio sono emerse due nuove potenze commerciali quali gli Stati Uniti e il Giappone che hanno apportato nuovi elementi:
• L’elevatissimo livello di mobilità dei capitali;
• La riduzione della competizione sui prezzi e l’aumento dell’importanza dell’innovazione tecnologica;
• La divisione internazionale del lavoro creata all’interno delle multinazionali.
Vari fattori hanno portato alla ripresa di politiche di tipo protezionistico, anche se attuate con metodi diversi rispetto al passato, da qui il nome di Neo-Protezionismo, basato su barriere di tipo tecnico o procedurale piuttosto che su barriere strettamente tariffarie:
• La recessione planetaria del 1973-74;
• La crescente competizione per la conquista o la conservazione di aree sul mercato.
Molto importanti nel commercio internazionale sono la formazione di mercati regionali come l’Unione Europea e il NAFTA.
Il commercio internazionale è la principale forma di interazione fra gli Stati, quella che determina la maggior parte degli scambi e produce effetti diretti sulle singole economie. La struttura del commercio internazionale risulta al quanto squilibrata a causa della forte polarizzazione degli scambi attorno alle tre principali potenze economiche mondiali Stati Uniti, Unione Europea e Giappone: oltre il 60% del commercio mondiale confluisce da e verso questi tre poli. All’interno di questo gruppo l’interscambio è forte, e vi confluiscono anche i flussi riconducibili ai paesi a sviluppo intermedio. L’esistenza e le dimensioni degli scambi tra paesi e aree sono determinati da vari fattori:
• Di carattere geografico sul quale incide molto la distanza e i costi di trasporto;
• Di carattere storico (legami coloniali);
• Di carattere politico (embarghi);
• Di carattere culturale (lingua e religione).
Negli ultimi decenni sta però emergendo, all’interno dell’area Asiatica, una nuova forza economica quella Cinese. La sua definitiva affermazione avverrà con l’adesione alla WTO e con il pieno inserimento della Cina nel commercio internazionale.
La Convenzione di Lomé è scaduta nel 2000. Il 23 Giugno di quell’anno, è stato firmato a Cotonou, un nuovo accordo. L’accordo dovrebbe introdurre un nuovo modello di cooperazione. Proprio sulla base di queste premesse nasce il commercio Equo e Solidale che ha come scopo principale la rimozione delle ingiustizie che caratterizzano i rapporti commerciali tra Nord e Sud del mondo.
Esso si basa su quattro pilastri:
• Importazione diretta dei prodotti artigianali o alimentari, in modo da evitare intermediazioni lucrative;
• Pagamento di prezzi equi, sempre superiore ai prezzi di mercato;
• Pagamento anticipato delle merci, cosi da prevenire l’indebitamento di gran parte dei produttori;
• Assoluta trasparenza del prezzo finale.
Il commercio equo e solidale rappresenta una soluzione parziale al problema della povertà, ma la sua importanza risiede nel tentativo di modificare i meccanismi economici che schiacciano il Sud del Mondo, valorizzando il lavoro di ogni singolo produttore garantendo loro degli sbocchi commerciali alternativi, al di fuori di logiche di sfruttamento.
La WTO è un organizzazione internazionale che è preposta specificatamente al governo del commercio internazionale e si fonda sugli stessi principi del Gatt, che sono due:
• Il principio della Nazione più favorita, cioè, un paese deve garantire a tutti gli altri membri della WTO lo stesso trattamento commerciale favorevole concesso gia a uno di essi;
• Il principio di Trattamento Nazionale, bisogna garantire a beni e servizi stranieri, una volta che questi siano entrati nel territorio nazionale, lo stesso trattamento concesso a beni e servizi locali.
Inoltre la WTO si propone di contrastare le misure che possono provocare distorsioni all’interno degli scambi, quali:
• La pratiche del Dumping cioè vendite all’estero effettuate sotto costo;
• Le misure di compensazione che bilanciano i sussidi all’esportazione di cui godono alcuni prodotti;
• Le clausole di salvaguardia porre delle registrazioni alle importazioni per proteggere l’industria locale, sempre più minacciata dall’incremento dell’import.

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