Gli USA

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Categoria:Geografia

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Testo

GLI STATI UNITI D’AMERICA
Nome ufficiale:
Stati Uniti d'America
Capitale:
Washington, D.C.
Superficie:
9.629.047 km²
Forma di governo:
Repubblica
Costituzione:
17 settembre 1787
Diritto al voto:
Suffragio universale (età minima: 18 anni)
Moneta:
1 dollaro USA (USD) = 100 centesimi
Esportazioni:
Beni capitali, attrezzature per i trasporti, abbigliamento, strumentazione scientifica, materie prime, beni di consumo, combustibile, prodotti chimici, carta, tessuti, metalli, prodotti agricoli.
Importazioni:
Petrolio greggio e derivati raffinati, materie prime, macchinari, automobili, beni di consumo, materie prime per uso industriale, generi alimentari e bestiame, prodotti chimici, manufatti, abbigliamento.
Partner commerciali esportazioni:
Canada, Messico, Giappone, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Taiwan, Francia, Corea del Sud, Singapore.
Partner commerciali importazioni:
Canada, Giappone, Messico, Cina, Germania, Regno Unito, Taiwan, Francia, Corea del Sud, Italia
Industria e servizi:
Petrolio, produzione poligrafica ed editoriale, prodotti della metallurgia, attrezzature per i trasporti, macchinari, prodotti chimici, prodotti elettronici, lavorazione di generi alimentari, tabacco, tessuti, abbigliamento, prodotti della lavorazione del legno, carta, gomma e materie plastiche, ceramica e vetro, strumentazioni, beni di consumo
Agricoltura e allevamento:
Fieno, barbabietole da zucchero, patate, agrumi, riso, mais, frumento, sorgo, orzo, legumi, arachidi, cotone, tabacco.
pollame, bovini, suini, carne, latte, uova.
Risorse naturali:
Petrolio, gas naturale, carbone, rame, ferro, argento, uranio, fosforite, mercurio, nichel, tungsteno, zinco, piombo, molibdeno, oro, potassa; legname.
GLI STATI DALLA “A” ALLA……..”W”
Alabama
Alaska
Arizona
Arkansas
California
Colorado
Connecticut
Delaware
District of Columbia
Florida
Georgia
Hawaii
Idaho
Illinois
Indiana
Iowa
Kansas
Kentucky
Louisiana
Maine
Maryland
Massachusetts
Michigan
Minnesota
Mississippi
Missouri
Montana
Nebraska
Nevada
New Hampshire
New Jersey
New Mexico
New York
North Carolina
North Dakota
Ohio
Oklahoma
Oregon
Pennsylvania
Rhode Island
South Carolina
South Dakota
Tennessee
Texas
Utah
Vermont
Virginia
Washington
West Virginia
Wisconsin
Wyoming

TRE GRANDI REGIONI FISICHE
Gli Stati Uniti occupano una superficie 9.372.000 km, sono il quarto Paese del mondo per estensione, dopo la Russia, il Canada e la Cina.
Il territorio statunitense può essere suddiviso in tre grandi regioni fisiche:
➢ La fascia costiera atlantica
➢ Le pianure interne
➢ Le montagne rocciose
LA FASCIA COSTIERA ATLANTICA
La fascia orientale costituita dalla pianura costiera atlantica, si presenta profondamente incisa a nord e si allarga verso sud dove si protende la Florida, una penisola totalmente pianeggiante con ampie coste sabbiose.
Alle spalle si elevano i monti Appalacchi, rilievi di antichissima origine, dalle cime arrotondate, che si estendono per circa 2200 km, dalla foce del San Lorenzo all’Alabama.
LE PIANURE INTERNE
La parte centrale degli Stati Uniti, che si estende dalla regione dei grandi laghi fino al Golfo del Messico, è occupata dalle pianure interne, le Interior Plains, divisa in due sezioni: la grande pianura alluvionale del Mississippi e dei suoi affluenti, che orla il Golfo del Messico con coste paludose, e le grandi piaure vere e proprie, le Great plains, vasti ripiani che si elevano dai 700 ai 1200 m, regno della sconfinata prateria e oggi intensamente coltivate a cereali.
LA REGIONE DELLE MONATAGNE ROCCIOSE
La terza regione statunitense è costituita dall fascia occidentale, il Wst, occupata in gran parte dall’imponente sistema delle Montagne Rocciose, che si allungano per oltre 4.500Km dal Canada al Messico. Si tratta di un insieme di catene montuose, spesso superiori ai 4.000 m . a occidente le Montagne Rocciose digradano fino a una serie di altipiani aridi e stepposi che formano tre unità ben distinte: a nord un altopiano inciso in profondissimi canyon dal fiume Columbia; al centro il Grande Bacino, un’ampia regione desertica; a sud-est l’Altopiano del Colorado, un tavolato uniforme, solcato da canyon, il più noto dei quali è il Grand Canyon, lungo circa 250 Km e profondo fino a 1.800 m.
A occidente gli altipiani sono orlati da fasce montuose: la Catena delle Cascate e la Sierra Nevada, che si innalza oltre i 4.000 m con il Monte Whitney (4.418 m), e la Catena Costiera, che invece raggiunge appena i 2.500 m.
Fa parte di questa terza regione montuosa anche l’Alaska, separata dal resto del territorio statunitense dal Canada; nella Catena dell’Alaska si trova la vetta più alta degli Stati Uniti: il Monte Mc Kinley (6.194 m)
IL MISSISSIPPI E I GRANDI LAGHI
Gli Stati Uniti sono divisi dalle Montagne Rocciose (Rocky Mountains) in due principali bacini idrografici: quello che sfocia nell’Oceano atlantico e nel Golfo del Messico, e quello che invece, sfocia nell’Oceano Pacifico.
Il primo, il più vasto, è costituito principalmente dal Mississippi che, con il suo affluente Missouri, occupa un bacino di 3.340.000 km e si snoda per 6.410 km; è il secondo fiume per lunghezza del mondo. Il fiume, prima di sfociare nel Golfo del Messico con un ampio delta, riceve le acque di numerosi affluenti, tra cui l’Arkansas, l’Illinois e l’Ohio, assieme ai quali forma una rete navigabile di ben 19.000 km. Sono tributari dell’Atlantico l’Hudson, il Delaware e il Potomac.
Nel versante del Pacifico sfociano numerosi fiumi, fra cui il Columbia e il Colorado; quest’ultimo ha scavato con le sue acque il celebre Grand Canyon.
Appartengono anche agli Stati Uniti (oltre che al Canada) i Grandi Laghi Laurenziani, Superiore, Michigan, Huron, Erie e Ontario che, con la loro superficie complessiva di 250.000 km, quasi quanto l’Italia, formano la più vasta distesa di acqua dolce del mondo. A ovest, ai margini del Grande Bacino, si estende il Gran Lago Salato, residuo di un antichissimo mare interno.
UNA GRANDE VARIETA’ DI CLIMI TEMPERATI
Gli stati Uniti, data la loro latitudine, si estendono in gran parte nella fascia climatica temperata; tuttavia, al loro interno, si registrano differenze climatiche anche notevoli, sia per la vastità del territorio, sia per l’influenza di differenti fattori climatici. Tra questi ricordiamo l’influsso delle acque oceaniche e delle correnti calde e fredde e la presenza dell’elevata barriera delle Montagne Rocciose con la loro disposizione nord-sud.
La regione orientale, soggetta agli influssi atlantici, ha un clima marittimo, abbastanza piovoso e con temperature moderate. Naturalmente le temperature variano sensibilmente tra la sezione più settentrionale, caratterizzata da inverni rigidi e la Florida, dove il clima è subtropicale con temperature invernali intorno ai 20°C.
Le pianure interne sono soggette ad un clima continentale, con precipitazioni sempre più scarse man mano che si procede verso ovest, e con forti escursioni termiche.
Anche la regione occidentale è caratterizzata da una grande varietà climatica: si passa dal clima alpino delle montagne più elevate al clima desertico dei bacini interni, al clima mediterraneo della fascia costiera californiana.
COLONI EUROPEI, SCHIAVI AFRICANI, NATIVI AMERICANI
Il primo grande popolamento delle terre statunitensi avvenne nei secoli XVII e XVIII da parte di coloni europei provenienti soprattutto dalle isole britanniche; in questo stesso periodo, inoltre, furono deportati milioni di schiavi africani strappati dalle loro terre e utilizzati come manodopera nelle piantagioni del Sud.
Prima che arrivassero coloni e schiavi i vastissimi territori del Nordamerica erano abitati dalle popolazioni native note con il nome di Indiani. Progressivamente, gli Indiani vennero scacciati verso le regioni occidentali per finire poi rinchiusi nelle riserve al termine della definitiva colonizzazione del continente da parte dei bianchi.
Questi tre grandi gruppi etnici sono da considerarsi tuttora i più importanti degli Stati Uniti: dai coloni anglosassoni discende la classe dirigente del Paese, i discendenti dei neri africani rappresentano una fetta consistente della popolazione, gli Indiani sono la testimonianza del passato precoloniale.
LE GRANDI IMMIGRAZIONI E IL “MELTING POT”
Una prima grande ondata migratoria si è verificata nella seconda metà del XIX secolo, quando giunsero in America milioni di immigrati europei provenienti non solo dalla Gran Bretagna, ma anche dall’Italia, dalla Germania, dai paesi nordici e da quelli slavi.
Una nuova ondata, infine, si è verificata dopo la Seconda Guerra Mondiale; prima europei e canadesi, poi, a partire dagli anni ’60, ispanici provenienti in gran parte dal Messico e dall’America Centrale e asiatici.
Si è così formato quel complesso crogiolo di popoli ed etnie chiamato dagli americani “Melting Pot” (mescolanza di popoli), all’interno del quale la popolazione bianca è diminuita proporzionalmente di numero.
La mescolanza di popoli, se rappresenta una ricchezza di culture per gli Stati Uniti, è anche causa di tensioni razziali e conflitti a volte esplosi in modo incontrollabile. I contrasti maggiori si sono avuti tra la popolazione bianca e quella nera che è stata vittima, soprattutto nelle regioni del Sud, di una discriminazione razziale anche violenta.
Un’altra comunità che ha dovuto lottare per sopravvivere e per integrarsi nella civiltà statunitense è stata quella degli indiani; quelli che non sono riusciti ad integrarsi vivono ancora oggi nelle riserve, dove le condizioni di vita sono difficili a causa della diffusa disoccupazione (circa il 40% della popolazione) e dell’alcolismo.
COME SI DISTRIBUISCE E SI SPOSTA LA POPOLAZIONE
Gli Stati Uniti hanno una superficie di 9.372.614 km e una popolazione di circa 275 milioni di abitanti, con una densità di 29 ab/km e forti squilibri demografici tra zone urbane, dove si addensano decine di milioni di abitanti e zone desertiche o poco popolate.
Le città, nelle quali vive il 76% della popolazione statunitense, sono sempre state il centro propulsore della vita economica americana. Inizialmente sono sorte sulla costa atlantica, poi lungo le grandi ferrovie transcontinentali, infine, con lo sviluppo della rete stradale, su tutto il territorio. Verso le metropoli si indirizzano da sempre i grandi flussi migratori provenienti dall’estero; quasi sempre gli immigrati in cerca di fortuna ritengono di avere maggiori possibilità nelle città dinamiche e ricche di attività produttive.
Le grandi aree delle regioni centrali sono invece prevalentemente caratterizzate da insediamenti agricoli e piccoli centri sparsi sul territorio.

LA MEGALOPOLI ATLANTICA
Negli Stati Uniti ci sono più di venti città che, contando anche la popolazione delle loro aree metropolitane, hanno oltre 2 milioni di abitanti. La maggior concentrazione urbana degli USA e del mondo e la cosiddetta “megalopoli atlantica”, cioè l’insieme delle metropoli e delle città di media grandezza che si estende per oltre 600 km da Boston a Washington e nelle quali vivono oltre 40 milioni di persone.
New York è la maggiore di queste metropoli: conta più di 7.300.000 di abitanti, ma con la sua regione metropolitana supera i 18 milioni. Sorge sull’estuario dell’Hudson ed è divisa in cinque quartieri, il più importante dei quali è Manhattan, con il centro degli affari, la Borsa, ovvero il centro della finanza internazionale, le istituzioni politiche ed amministrative, il porto, uno dei più attivi del mondo. Altre città della fascia costiera atlantica sono accomunate dalla loro importanza storica (erano gli antichi centri coloniali del New England) e dalla presenza di porti commerciali molto attivi: Boston (600.000 ab.), capoluogo del Massachusetts e una delle più antiche città statunitensi, Philadelphia (5.900.000 ab. con l’agglomerato urbano), culla dell’indipendenza americana, e Baltimora (700.000 ab.), grande centro peschereccio.
Washington, capitale degli Stati Uniti (3.900.000 ab. con l’agglomerato urbano), situata sul fiume Potomac, ospita numerosi edifici governativi, fra cui la Casa Bianca, residenza del Presidente, il Campidoglio, sede del Congresso e il Pentagono, centro del Ministero della Difesa.
LA REGIONE URBANA DEI GRANDI LAGHI
Un’altra regione fortemente urbanizzata degli USA è quella posta attorno ai Grandi Laghi, dove sono concentrate numerose metropoli industriali.
Il centro più importante è Chicago (8.000.000 di ab. con l’agglomerato urbano) nello stato dell’Illinois, notevole nodo ferroviario con una forte presenza di industrie alimentari, meccaniche, chimiche e siderurgiche.
Detroit (4.700.000 ab. con l’agglomerato urbano) nello stato del Michigan, porto sul lago Erie, è famosa soprattutto per essere la sede di grandi fabbriche di automobili (Ford, General Motors e Chrysler).
Altre città di questa regione urbana sono Cliveland (500.000 ab.) nell’Ohio, tradizionale centro industriale sul lago Erie, e Milwaukee (600.000 ab.) nel Wisconsin, caratterizzata dalla presenza di molti immigrati tedeschi.
Appena più a ovest, affacciate non sui Grandi Laghi ma sul Mississippi, si trovano le “città gemelle” di Minneapolis e St. Paul, nello stato del Minnesota: una conurbazione di 2.500.000 ab.
LE CITTA’ DEL PROFONDO SUD
Il sud degli Stati Uniti non presenta conurbazioni ma è costituito da un insieme di città sparse sul territorio; caratteristica comune a molte di esse è l’antica funzione di porti fluviali furono infatti fondate lungo i principali corsi d’acqua che solcano la zona delle grandi piantagioni.
Fa eccezione Miami (3.200.000 ab. compreso il sobborgo di Fort Lauderdale), posta sulla costa atlantica quasi sulla punta della penisola della Florida; si tratta di un centro turistico di primaria importanza.
Atlanta (400.000 ab., capitale della Georgia) è sede di alcune importanti industrie prima fra tutte la Coca Cola, ed è stata sede nel 1996 delle Olimpiadi.
Lungo il Mississippi, nello stato del Tennesee, si trova Memphis (600.000 ab.), antico centro del commercio del cotone.
Alla foce del fiume, nella Louisiana, sorge New Orleans (500.000 ab.), porto fluviale fondato dai francesi, considerata la città meno anglosassone degli Stati Uniti.
Verso ovest si incontrano le grandi città del Texas. Dallas (1.000.000 di ab.) importante centro petrolifero; Houston (1.700.000 ab.) famosa sede dei centri di ricerca spaziale; San Antonio (1.000.000 di ab.) unisce la tradizone dell’allevamento con la ricerca industriale.
I MERCATI DEL GRANO
La fascia centrale degli Stati Uniti, chiamata Midwest, è la regione agricola del Paese. In questo vastissimo territorio si trovano poche città, mentre prevalgono i piccoli insediamenti urbani in grado di fornire i servizi alla fattorie circostanti. Anche qui i centri maggiori sono sorti sulle rive dei fiumi, quali punti nevralgici del commercio dei prodotti agricoli.
La città più importante è St. Louis (2.450.000 ab., con l’agglomerato urbano) nello stato del Missouri, fondata presso la confluenza del Mississippi col Missouri. É tutt’ora il principale porto fluviale degli USA.
Altre città di questa zona sono: a est Pittsburgh (360.000 ab.), in Pennsylvania, geograficamente molto vicina alla costa atlantica ma separata da essa dalla catena degli Appalacchi e collegata invece alle regioni centrali dal corso del fiume Ohio; a ovest, nello stato del Missouri, Kansas City (450.000 ab.), tradizionale centro agricolo sulle rive del Missouri.
LA REGIONE URBANA DELLA CALIFORNIA
Lungo la costa dell’oceano Pacifico si colloca la terza regione urbana degli Stati Uniti: è quella californiana , che si estende da San Diego (1.150.000 ab.), posta al confine con li Messico, a Sacramento ( 370.000 ab.), capitale della California.
La maggior metropoli della regione è Los Angeles (14.500.000 Ab. con l’agglomerato urbano, esteso per un raggio di 50 Km), centro commerciale ed industriale (costruzioni aerospaziali) e capitale del cinema con il sobborgo di Hollywood. È una delle città dove la convivenza razziale è più difficile per la concentrazione di afro-americani, ispanici e asiatici.
L’altra metropoli californiana è San Francisco (6.250.000 ab., con l’agglomerato urbano), maggiore porto americano per gli scambi con l’Oriente e famosa anche per la sua particolare struttura urbanistica: la città è infatti stretta tra le colline e il mare.
Della regione californiana fa infine parte Las Vegas (330.000 ab), a sud della regione desertica del Grande Bacino del Nevada, rinomato centro turistico che vive in stretta relazione col le vicine metropoli californian
LA MAGGIOR POTENZA ECONOMICA MONDIALE
Gli Stati Uniti sono un paese relativamente giovane che è riuscito, in circa due secoli, a diventare la massima potenza economica mondiale grazie ad un insieme di condizioni naturali e storiche assai favorevoli.
Innanzitutto la disponibilità di vasti spazi naturali, in gran parte costituiti da terreni fertili, che sono stati sfruttati intensivamente dall’agricoltura e dall’allevamento sin dall’inizio dell’Ottocento; in secondo luogo la presenza di giacimenti minerari, in particolare di petrolio, carbone, ferro, rame, piombo, zinco, mercurio, uranio, oro e argento, minerali per i quali gli Stati Uniti si trovano fra i primi cinque produttori mondiali.
A questi fattori naturali favorevoli bisogna aggiungere anche alcuni importanti fattori storici, primo fra tutti l’immigrazione di decine di milioni di individui, soprattutto giovani, animati dal desiderio di lavorare, di fare fortuna, di arricchirsi. Questo spirito individualistico, aggiunto all’accumulo di ingenti capitali in seguito allo sfruttamento delle risorse naturali, ha fatto degli Stati Uniti la patria dell’economia capitalista nei suoi aspetti più peculiari:
➢ sviluppo di una produzione industriale alimentata dalla cosiddetta civiltà dei consumi.
➢ Intensa meccanizzazione dell’agricoltura.
➢ Continua innovazione tecnologica di ogni settore produttivo.
➢ Espansione continua delle attività terziarie.
➢ Creazione di mercati internazionali sempre più vasti.
➢ Formazione di gigantesche multinazionali presenti in ogni continente.
Le diverse regioni geografiche degli Stati Uniti si distinguono abbastanza nettamente per avere ciascuna delle specifiche attività economiche. Non si tratta però di attività svolte esclusivamente in una determinata parte del Paese, giacché industrie e giacimenti minerari sono diffusi un po’ su tutto il territorio nazionale, seppure in modo non uniforme. Un’analisi dell’economia statunitense deve comunque partire dall’analisi specifica dei settori trainati delle varie regioni.
INDUSTRIA E FINANZA NELL’ECONOMIA “GLOBALIZZATA”
La regione degli Stati Uniti con maggiore tradizione industriale è quella del Nord-Est, che si estende dalla costa atlantica alla zona dei Grandi Laghi.
La ricchezza dei giacimenti minerari situati nei monti Appalacchi ha favorito fin dal XIX secolo lo sviluppo della grande industria di base.
Le acciaierie, le industrie metalmeccaniche, i grandi stabilimenti per la trasformazione delle risorse estratte dal sottosuolo hanno caratterizzato la prima fase dello sviluppo. La ricerca ha contribuito alla riconversione di molte fabbriche verso produzioni ad alta tecnologia: industria elettronica, aeronautica, strumenti di precisione.
Imponente è stato anche lo sviluppo delle industrie tradizionali come quelle tessili, alimentari e automobilistiche.
Le aziende maggiori, conquistato un ruolo ancora più importante dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono trasformate in imprese multinazionali, con filiali e stabilimenti in ogni parte del mondo e investimenti di capitali in aziende di altri Paesi. Questo ha assicurato alle imprese statunitensi una posizione di predominio nell’economia “globalizzata”, in cui tutti i mercati sono unificati a livello mondiale e aperti a merci e prodotti provenienti da ogni Paese.
Grande importanza ha anche la finanza statunitense, che gestisce i capitali delle grandi aziende. La Borsa di New York è il più importante mercato finanziario mondiale, mentre le banche e le compagnie assicurative controllano con i loro investimenti molte imprese internazionali e condizionano le scelte economiche egli altri Stati
UN’AGRICOLTURA MODELLO
La fascia centrale degli Stati Uniti è il cuore della produzione agricola.
Il Midwest, la regione delle grandi pianure, è chiamato con orgoglio dai suoi abitanti “il cestino del pane del mondo”; produce infatti enormi quantità di cereali, che vengono coltivati in aree destinate a monocolture suddivise secondo la latitudine, il terreno e le condizioni climatiche. In particolare sono rilevanti le produzioni di mais (40% del totale mondiale) e di grano (10% del totale mondiale.
Poco più a sud cambiano i prodotti, ma non l’organizzazione del territorio. Prevalgono la soia (50% del totale mondiale) e il cotone (20% del totale mondiale), le cui piantagioni furono una delle tradizionali risorse economiche del Sud fin dai tempi dei coloni e degli schiavi.
A determinare i primati dell’agricoltura statunitense non è soltanto la disponibilità di terreni fertili, ancor più importante è l’organizzazione delle aziende agricole, gestite con grande attenzione al rinnovamento dei macchinari e al miglioramento della produzione. La ricerca sviluppata dal settore agricolo e dall’industria alimentare ad esso collegata, ha portato gli USA alla sperimentazione degli alimenti transgenici, prodotti agricoli e animali di allevamento ottenuti modificando in laboratorio la loro struttura biologica. Questo tipo di produzione, che può presentare rischi per la salute dell’uomo oltre a peggiorare la qualità del cibo, incontra tuttavia l’opposizione dell’Europa e di altri Paesi.
Notevole è il contributo dell’allevamento all’economia del Paese. Vengono allevati soprattutto bovini, suini e volatili.
Anche la pesca viene praticata in modo intensivo, tanto che gli Stati Uniti vantano dei primati per la quantità del pescato.

ENERGIA E PETROLIO PER FAR VOLARE L’ECONOMIA
Accanto alle ingenti risorse minerarie, un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’industria americana è stato svolto dalle risorse energetiche.
Il petrolio è una delle grandi ricchezze del sottosuolo americano, con giacimenti concentrati soprattutto nel Texas e in Alaska, cioè nelle regioni più meridionali e più settentrionali del Paese. Pur essendo al secondo posto nel mondo per l’estrazione di petrolio greggio (10% del totale mondiale), gli Stati Uniti importano ingenti quantità di petrolio, alimentando l’attività di industrie di raffinazione e industrie petrolchimiche; questo consente agli USA di essere al primo posto come paese produttore di benzine e carburanti, prodotti raffinati che vengono esportati in tutto il mondo contribuendo al bilancio attivo dell’economia nazionale. Le maggiori compagnie petrolifere statunitensi figurano tra le imprese più importanti del mondo e, in molti casi, hanno condizionato le vicende economiche e perfino politiche di altri Stati.
Anche le fonti energetiche contribuiscono alla ricchezza del Paese. Gli stati Uniti sono il primo produttore di energia elettrica: producono il 25% del totale mondiale, una quantità tre volte superiore a quella di Russia e Giappone, che sono al secondo e al terzo posto nelle statistiche mondiali. Nel settore dell’energia nucleare, pur non avendo una produzione particolarmente importante, gli stati Uniti sono all’avanguardia per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione.
TURISMO, SPETTACOLO E TELECOMUNICAZIONI
Le attività economiche più “moderne”, legate ai settori di recente espansione, sono svolte principalmente nelle regioni del West, che tradizionalmente vivevano di piccole produzioni industriali e di agricoltura specializzata (vigneti e agrumi).
I parchi naturali, concentrati soprattutto tra Utah, Nevada e California, contribuiscono in modo decisivo allo sviluppo dell’industria turistica, peraltro florida in tutto il Paese; anche i divertimenti proposti dai “parchi a tema” (il più famoso è Disneyland in California) sono una meta privilegiata del turismo nordamericano.
Legata all’intrattenimento è anche l’industria cinematografica, che ha la sua capitale negli stabilimenti a Hollywood, alla periferia di Los Angeles.
Le produzioni cinematografiche e televisive degli USA hanno quasi monopolizzato i mercati internazionali, invadendo il cinema e le emittenti tv di tutto il mondo.
Caratteristica della costa sull’Oceano Pacifico è infine l’industria elettronica e informatica. Inizialmente si è sviluppata soprattutto nella Silicon Valley (a sud di San Francisco), dove accanto agli stabilimenti di lavorazione del silicio sorsero le ditte produttrici di computer e quelle per la messa a punto dei programmi di Software. Tutta la California è stata quindi interessata dallo sviluppo di aziende operanti nei settori della telematica e delle comunicazioni. Poco più a nord, a Seattle, ha sede la Microsoft la più importante azienda del mondo nel campo dell’informatica e delle sue molteplici applicazioni.
IL TRAFFICO DELLE VIE DI COMUNICAZIONI TERRESTRI E AEREE
Lo sviluppo economico degli Stati Uniti sarebbe stato impossibile senza la realizzazione di una solida e capillare rete di comunicazioni, date le vastissime dimensioni del Paese. La rete di comunicazione più efficiente è quella stradale e autostradale: nel complesso raggiunge oltre 6 milioni di km e su di essa circolano milioni di automobili e di mezzi che trasportano merci.
Per il trasporto delle merci sono inoltre utilizzate le vie d’acqua interne (il Mississippi è una delle arterie fluviali più attive del mondo) e molti sono i porti fluviali di grande importanza commerciale. La circolazione marittima ha dimensioni vastissime, sia lungo la costa dell’Atlantico che del Pacifico, anche se la massima concentrazione di trasporto via mare si registra nel Golfo del Messico. La rete di comunicazione meno attiva è quella ferroviaria che, dopo il boom avuto nell’800, è stata progressivamente superata da quella stradale e soprattutto dal trasporto aereo, un settore che, date le grandi distanze territoriali è in continua crescita; i tre quarti circa dei più grandi aeroporti mondiali si trova in questo Paese e quello di Chicago è il più grande in assoluto, con un traffico di 70 milioni di passeggeri all’anno.

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