Le città invisibili, di Italo Calvino

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
Download:583
Data:18.12.2001
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
citta-invisibili-italo-calvino_5.zip (Dimensione: 4.05 Kb)
trucheck.it_le-citt+     24 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

SCHEDA DI LETTURA

Autore: Italo Calvino
Titolo: Le città invisibili
Editore: Einaudi
Anno: 1972
Ambiente: Tempo e spazio sono molto vaghi in questo libro, sono particolari irrilevanti, insignificanti, Calvino ci porta in un fantastico Oriente da Mille e una notte ma si trovano frequenti cenni alla modernità e addirittura descrizioni di megalopoli contemporanee; in questo libro ciò che conta non è il tempo o lo spazio, ma la descrizione dell’essenza delle città e soprattutto di come esse si presentano al visitatore.
Struttura: Le città invisibili è l’immaginaria raccolta delle descrizioni che l’ambasciatore Marco Polo fa a Kublai Kan, imperatore del Catai, delle città dell’impero. Tutte le città hanno nomi di donna, nomi strani, antichi o esotici, e le loro descrizioni si dividono in undici gruppi di cinque città, che definiscono il punto di vista dal quale è descritta la città: Le città e la memoria, Le città e il desiderio, Le città e i segni, Le città sottili, Le città e gli scambi, Le città e gli occhi, Le città e il nome, Le città e i morti, Le città e il cielo, Le città continue, Le città nascoste. All’inizio e alla fine di ognuno dei nove capitoli si trova un dialogo fra Polo e Kublai Kan, un dialogo inteso in senso platonico, come la forma perfetta per una filosofia dinamica, in ricerca, in evoluzione. Il narratore è esterno in questi dialoghi, mentre è interno (Polo) nelle descrizioni delle città; di solito Polo usa la terza persona (dice “il viandante” o “il visitatore”) ma in qualche caso usa la prima per riferire esperienze personali.
Linguaggio: Il linguaggio dei dialoghi fra Polo e l‘imperatore è quello del narratore esterno, quindi è un linguaggio moderno, abbastanza semplice (eventuali difficoltà si possono trovare nei concetti, non nei discorsi) e scorrevole, seguendo il classico modello di Calvino; il linguaggio e lo stile delle descrizioni, dove a parlare è Polo, imitano quello del Milione e degli scritti medievali.
Contenuto: Kublai Kan interroga il suo ambasciatore riguardo all’impotenza dell’imperatore di fronte ad un impero troppo vasto per essere totalmente conosciuto, al concetto stesso di conoscenza, al tempo, allo spazio, alla narrazione, alla soggettività, all’esistenza, alla memoria… e Polo risponde senza mai dare una conclusione definitiva, lasciando sempre uno sbocco per un'altra domanda, per un altro ragionamento. Le descrizioni delle città sono molto diverse fra loro, alcune descrivono uno stato d’animo provato nel raggiungere quelle città, altre un episodio occorso durante la visita, altre la storia di quella città, altre il modo in cui ci si mette in relazione con lei, sempre e comunque secondo il punto di vista del gruppo alla quale la città in esame appartiene. Calvino talvolta fissa un unico punto nella complessità di una città e ne trae considerazioni generali sullo spirito di quella città, altre volte afferma una certa qualità e poi la esplicita con esempi, altre volte ancora si limita a disseminare le sue descrizioni di emblemi che possono significare tutto e il contrario di tutto. Ne sorge un immagine variegata del mondo delle città, un mondo in cui niente è ciò che sembra e niente sembra ciò che vuol sembrare.
Livello ideologico: Calvino, come sempre, anticipa i tempi e descrive in modo decisamente originale il rapporto fra gli uomini e le città, questi luoghi sempre uguali eppure in continua evoluzione, tracciando una mappa di questo rapporto da diversi punti di vista, soffermandosi di volta in volta su un aspetto diverso di quella che è la “storia d’amore” fra un luogo e i suoi abitanti. Ogni singola descrizione può sembrare la rappresentazione di una città realmente esistente, la descrizione di una donna, di un sentimento, una pura proiezione mentale, un pretesto per considerazioni filosofiche… Calvino lascia i suoi scritti aperti alle interpretazioni più disparate, a seconda della sensibilità e dell’esperienza del lettore.

Esempio