La mandragola

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

Francesco Salerno 3^F

Scheda Libro: “La mandragola”

La mandragola è la commedia considerata il capolavoro di tutto il teatro del Cinquecento.
La vicenda si svolge a Firenze, dove il giovane Callimaco vuole conquistare Lucrezia, la bella mogliettina del vecchio uomo di legge Nicia. Allo sdoppiamento fra il giovane amante che ha molto desiderio, ma poca intelligenza ed un suo servo astuto ed intrigante, come troviamo nelle commedie latine, nella Mandragola si sostituisce lo sdoppiamento fra l’innamorato preoccupato solamente di appagare il suo sentimento e il mezzano Ligurio il quale agisce più per il gusto di realizzare un disegno ingegnoso che per un tornaconto economico. Aiutato da Ligurio e dallo spregiudicato Frà Timoteo, Callimaco riesce a realizzare il suo desiderio, sfruttando la stupidità di Nicia, il quale vuole ad ogni costo avere un figlio. Al vecchio marito babbeo viene fatto credere che la bella Lucrezia diventerà feconda se le si farà bere una pozione di erba mandragola, la quale però causerà la morte del primo uomo che giacerà con lei. A questo scopo Nicia acconsente a far condurre nella camera della moglie un “presunto garzonaccio” preso per la strada. Sotto i panni del garzone si nasconde però lo stesso Callimaco. A Lucrezia, prima riluttante e poi convinta da Frà Timoteo a sottoporsi all’esperimento, Callimaco svela la propria identità e la convince del suo amore. La commedia si conclude con la perfetta intesa dei due giovani, mentre viene beffato il vecchio Nicia, il quale ignora il rapporto che si è creato fra Callimaco e la moglie, anzi accoglie festosamente in casa il giovane, come “compare”.
Nella trama si possono identificare degli spunti decameroniani: mi sembra che Nicia abbia la mentalità di Calandrino, perché, come quello credeva nell’Elitropia, il vecchio uomo di legge crede nella virtù della mandragola, la cui radice era ritenuta nel Medioevo un rimedio efficace contro la sterilità. Machiavelli ha un atteggiamento irriverente e beffardo nei confronti della morale e dei valori pseudo-religiosi.
I personaggi hanno caratteri diversi, ma fra loro vi sono rapporti dominati dallo scontro fra la spregiudicata conoscenza della natura umana e la stoltezza di chi presume di saperne più degli altri, mentre non è che un babbeo.
Un personaggio interessante è quello di Lucrezia, la quale, benché non sia quasi mai presente sulla scena, si può considerare la protagonista della vicenda: all’inizio appare come una giovane donna “al tutto aliena dalle cose d’amore”, ma sa reagire alla grettezza dello stupido marito, alla spregiudicatezza della madre e ai cinici consigli del frate suo confessore, accettando saggiamente la situazione e adeguandosi a ciò che le è stato tanto insistentemente richiesto.
Callimaco impersona l’innamorato di profondi sentimenti e si esprime in tono elevato. A differenza degli innamorati tipici delle commedie latine, incapaci di cavarsela senza i servi astuti, egli si dimostra ben determinato a soddisfare i propri desideri, da quando, venuto a Firenze per sincerarsi delle lodi che aveva sentito a proposito di Lucrezia ha trovato la bellezza della donna superiore alla sua stessa aspettativa.
Nella Mandragola colpisce la caratterizzazione linguistico-espressiva dei personaggi principali: Ligurio, che è il più vicino ai modi di ragionare del Machiavelli è un abile organizzatore, che sembra parlare più a se stesso e agli spettatori che a Callimaco, ma sa anche impartire al giovane preoccupato una serie di comandi dettati da una grande malizia e da un’intelligenza priva di scrupoli morali. Dal punto di vista linguistico, sembra essere più espressivo lo stile di Nicia, una specie di Calandrino invecchiato, arrogante, presuntuoso, che si attacca ai suoi modi proverbiali popolareschi per ostentare la propria importanza ed esperienza di vita. Un particolare riferimento merita Frà Timoteo, il confessore di Lucrezia, che applica con estrema abilità la logica dell’inganno per ottenere il proprio tornaconto.
Pur trattandosi di una commedia quest’opera mi sembra pervasa da una profonda amarezza, per la constatazione del male che domina il mondo e riesce vittorioso, perché il conseguimento dell’utile e il soddisfacimento delle passioni sono gli interessi che prevalgono su ogni altro elemento.

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