"Il Ghebo" di Elio Bartolini

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Data:23.01.2001
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Testo

David Bortolusso Classe 5° ELI B Udine, 12/09/2000
SCHEDA LIBRO DI “IL GHEBO”
Titolo del testo: “Il ghebo”.
Nome dello scrittore: Elio Bartolini.
Casa editrice: Gremese Editore.
Anno di pubblicazione: 1979.
Genere letterario: racconto.
Tema centrale del libro: l’arrivo di Andrea alla Cartera, il suo inserimento come capo unico dei vari gruppi partigiani e il suo primo combattimento.
Protagonista e personaggi secondari: Andrea è un ufficiale della Resistenza. Promosso con diffidenza dal ruolo di commissario, solo per poter elevare di grado un suo sottoposto, gli viene affidata inizialmente la redazione di un giornale; in seguito, sempre con molta titubanza, gli viene offerto dal suo superiore, Marcus, il ruolo di Comandante dei partigiani. E’ un intellettuale, è furbo, anche se ha fatto parte dell’esercito che durante l’estate ha dovuto ritirarsi dalle montagne. E’ assalito dai ricordi, quelli della madre che lo istruiva e da quelli dei suoi compagni, morti durante l’estate. E’ molto “affascinato” dal Monco, a cui riconosce un ingegno degno di un comandante, e alla fine del libro si capisce come si fidi di lui, nonostante la diffidenza iniziale, dovuta al comportamento abbastanza contraddittorio dell’uomo.
Il Monco è un partigiano scaltro, cinico e furbo, chiamato così perché ha perso un braccio. E’ intelligente, infatti è lui che ha individuato come una soluzione dei problemi dei partigiani la creazione di un Comando Unico, inoltre conosce molto bene le difficoltà dei suoi soldati e quelle che potrebbe incontrare Andrea nella creazione del Comando. Si rivela un ottimo capitano, anche se il suo atteggiamento e il suo comportamento con i suoi soldati o con gli altri comandanti è contraddittorio: li conosce, sa quali sono i loro problemi, ma non perde occasione per cercare di umiliarli.
Toti è il comandante più religioso e che tiene di più al suo Friuli: si nasconde nelle chiese e nelle sagrestie, dove nessuno potrebbe cercarlo,
Aramis, secondo il Monco, è, dei quattro comandanti, il più coraggioso ed “estroso” nelle sue idee per recuperare armi o prigionieri, ideando piani che potrebbero sembrare folli; sembrerebbe l’alleato perfetto per Andrea, solo che ha ideali molto anarchici, una buona truppa e molte armi, per cui potrebbe essere molto difficile “soggiogarlo” all’interno del Comando Unico. Viene ucciso la sera stessa in cui Andrea arriva alla Cartera. A quanto pare il suo unico problema è quello di fidarsi troppo delle persone, per cui si pensa sia stato tradito dalla figlia dell’oste di Gradisca, che avrebbe avvertito la Polizia dove tendergli l’agguato fatale.
Ario compare solo al momento della riunione con gli altri capi: da questo momento si può capire solo che scende facilmente a patti, pur di combattere tutti per lo scopo.
Marcus è un ufficiale della Resistenza, che affida ad Andrea il ruolo di comandante delle truppe partigiane, anche se non crede molto in lui. Viene rispettato da tutti i partigiani, e da loro accetta consigli e suggerimenti (come l’idea del comando unico venuta dal Monco), anche se non sembra conoscere molto bene la loro situazione: ordina ad Andrea di raggruppare almeno seicento uomini e più armi possibile, ma molti dei soldati hanno lasciato i partigiani e le armi sono state sequestrate dai Nazisti, inoltre vi sono molti problemi riguardo i rifornimenti alimentari, che spesso i contadini rifiutano di dare per paura di ripercussioni da parte dei Tedeschi.
I soldati del Monco si possono riunire in un solo personaggio: tutti molto patrioti, pensano a liberare l’Italia dagli oppressori, ma non capiscono che non possono fare nulla da soli, senza un’organizzazione solida che li comandi. Non vedono di buon grado il nuovo comandante, anche se cercano di aiutarlo e sono molto gentili con lui.
Tempo e luogo della narrazione: la storia è ambientata nella Bassa Friulana, nella pianura che viene attraversata dal Tagliamento, nell’inverno tra il 1944 e il 1945. La vicenda si svolge in un periodo di qualche settimana.
Sintesi della trama: Andrea arriva alla Cartera accompagnato dal Monco. E’ lui che lo accoglie e gli dà i primi consigli e le informazioni. Gli spiega che in un certo senso è lui che aveva avuto l’idea del Comando Unico, e Andrea capisce da subito quanto egli sia astuto e intelligente: gli spiega i problemi dei suoi soldati e sa già come organizzare il Comando, e gli consiglia di riunire innanzitutto i comandanti delle quattro bande per coinvolgerli attivamente all’interno del Comando. La sera, al primo incontro con i soldati, però, Andrea incontra la diffidenza di tutti quei partigiani che, arruolandosi volontariamente, vedevano in lui solo un altro capo mandato lì a comandare ma non ad aiutarli seriamente. Andrea viene provocato dal Monco, che lo sfida ad un duello: il comandante cerca di sottrarsi alla sfida, ma l’altro lo costringe ad uscire con la pistola carica per decidere se lui poteva effettivamente comandare i suoi soldati; arrivati però al luogo stabilito, mentre Andrea ha deciso di non sparare e sta meditando su ciò che avrebbe dovuto fare in ogni caso, il Monco incomincia ad urlare e a scappare, così fa ritorno alla Cartera che è già notte fonda, mentre Aramis è stato ucciso sulla strada di Gradisca, tradito probabilmente dall’oste del paese di cui si fidava. Durante tutta la settimana seguente il Monco accompagna Andrea a conoscere tutti i posti attorno alla Cartera, facendogli incontrare anche Toti. Il Comandante riesce a convincere anche lui ad assecondare la formazione del Comando Unico, anche se egli è molto titubante che un comunista (come pensa sia Andrea) possa riuscire a comandare delle persone religiose come i suoi soldati. Intanto alla Cartera Candido, uno dei soldati del Monco, ha preso sul serio l’idea di fare un giornale proposta qualche giorno prima da Andrea, mentre è arrivato uno dei componenti della truppa di Aramis, che esprime la sua voglia di vendicare la morte del suo comandante uccidendo l’oste traditore, ma Andrea compie un gesto che stupisce tutti i presenti: afferma che non è possibile ucciderlo, che prima devono eseguire un processo, e vedendo che non è riuscito a convincere i soldati decide di andare lui stesso a prendere l’oste. Arrivato all’osteria, però, l’uomo riesce a sfuggirgli, ma cade sotto i colpi di una pistola che potrebbe essere quella del Monco, o comunque di qualcuno che voleva la sua morte, dato che Andrea non riesce a distinguere con certezza da chi sono partiti i colpi. Giorni dopo viene convocata la riunione tra i vari comandanti degli eserciti partigiani della zona, ma le discussioni, invece che trattare temi importanti, si arenano nella decisione del nome da dare al Comando Unico e su altre questioni di minore importanza, anche se infine si raggiunge l’accordo di avere un Comando, tre divisioni di duecento o trecento uomini e di fare eleggere i vari ufficiali dai soldati, nonostante Andrea debba rinunciare ad affidare la carica di commissario a Toti, ruolo che avrebbe preferito ricoprisse il Monco. Tornando alla Cartera i due incontrano un uomo che gli indica un luogo dove si sta svolgendo un matrimonio, e dove si possono rifocillare: qui il Monco riconosce una persona che porta all’accampamento come prigioniero, temendo che sia stata in contatto con i Fascisti, nonostante giurasse di essere dalla parte dei Partigiani. Arrivati alla Cartera incontrano l’uomo che deve avvisarli dei movimenti dei Fascisti, che li avverte che stavano per partire con dei camion colmi di armi. Così i soldati del Monco si accampano attorno al reticolato dei militari in attesa che escano con i camion: dopo un paio di giorni, di notte, finalmente escono con i mezzi e così i Partigiani possono tendere l’agguato, che si risolve con il ferimento di alcuni partigiani e la morte dei fascisti, che quindi l’avrebbero fatta pagare a quelli che avevano ucciso i loro compagni e rubato le loro armi. La stessa notte Andrea si vede costretto ad andare a liberare cinque soldati di Toti rinchiusi a Villa Manin, che appena liberati hanno cominciato a maledire il loro Comandante perché non era andato a salvarli, solo che il Monco sospetta che si tratti di spie, così cerca di non portarli al loro rifugio, anche se Andrea non li crede dei traditori, facendoli stare alla Cartera. Tornando al loro avamposto il Monco nota delle impronte di cingolo sui prati, ma non crede possano essere dei carri armati; poco dopo, però scoprono che è in atto un agguato contro la Cartera, condotto su due lati: Andrea propone di ritirarsi mentre tutti cercano di difendere la posizione; quando capiscono che non ce la possono fare iniziano a ritirarsi, ma proprio il loro Comandante viene colpito, così è costretto ad assistere i suoi soldati che combattono e scappano, trasportandolo con loro, mentre lui sta soffrendo per le ferite, sperando che il Monco torni come gli ha promesso.
Opinioni e giudizio personale: il libro, sinceramente, non mi è piaciuto molto: in alcune parti è noioso, la narrazione viene “rallentata” dalle descrizioni accurate dei gesti e delle cose e da un linguaggio che contiene troppi elementi dialettali. Secondo me questo racconto descrive molto bene le sensazioni e le emozioni che si potevano vivere tra i partigiani durante la seconda guerra mondiale, ma non penso che qualcuno che non voglia conoscerle possa apprezzarlo.

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