La coscienza di Zeno.

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Relazione "La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo

Nella Coscienza di Zeno, che lo Svevo cominciò a scrivere nel ’19, dopo più di vent’anni di silenzio, vengono a confluire i motivi dei due precedenti romanzi; la struttura del libro stesso ricalca quella di Una vita e si ripete la compattezza romanzesca di Senilità. Possiamo perciò considerare La coscienza di Zeno, senza dubbio come libro conclusivo, il capolavoro dello scrittore, malgrado egli preferisca, insieme ad alcuni lettori illustri, la storia di Emilio Angiolina.
La Coscienza di Zeno si compone di cinque episodi, ognuno dei quali concluso in sé e autosufficiente. In modo mediato e ironico, il romanzo è introdotto e chiuso tra due "documenti": la lettera dello psicanalista dottor S., il quale dichiara che l’autobiografia che seguirà era un elemento della cura cui Zeno si era sottoposto; e il diario di Zeno in cui si confessa che quella cura è fallita. Il primo episodio è dedicato al motivo, certo autobiografico perché ricorrente molto spesso nelle lettere dell’ultima sigaretta; e pone subito l’accento con grande sottigliezza e con l’inconfondibile timbro di "allegro" che sarà tipico di tutto il romanzo. Lo Svevo pone mirabilmente in queste pagine le basi del ritratto di Zeno e introduce la decisiva novità di questo suo terzo romanzo rispetto ai precedenti, cioè un originale e nuovissimo rapporto con il suo personaggio.
Nei confronti del personaggio c’è, mediata dall’ironia, una sorta di complicità, di allegra comunanza nella malattia. Il tempo, che perde la sua linearità e si allunga, si contorce, torna indietro tra un "proposito" e l’altro, fa da fondale, così sembra, per il personaggio, ma in realtà e uno dei segni diagnostici della malattia dell’uomo.
Il tema è approfondito nel secondo episodio, dedicato alle relazioni di Zeno con il padre. E vi risalta la potenza della scena dello schiaffo che, proprio in punto di morte, il padre gli infligge nel disperato tentativo di districarsi dal figlio che per osservare con zelo i consigli del medico, voleva constringerlo a stare sdraiato.
Il terzo e il quarto episodio, i più felici narrativamente di tutto il romanzo, occupano la storia del matrimoni di Zeno e quella di un suo placido adulterio. Ecco dunque Zeno, in casa Malfenti, ove sono quattro figlie, di cui tre in età da marito. S’innamora di Ada, la più bella, ma ne è respinto; prova con la più giovane Alberta, ma non ha maggior successo; con piene irresponsabilità e per capriccio, ripiega seduta stante sulla più bruttina, Augusta; il matrimonio si rivelerà felicissimo. Inesperto di Borsa, per una disattenzione che gli fa ritardare certe vendite, fa migliori affari di un vecchio lupo della finanza com’è il suocero Malfenti. Vede Ada, il suo vero amore, sfiorire in un matrimonio triste, umiliata persino da un volgare adulterio del marito; Guido, l’uomo che glie l’ha portata via, si rovina in affari e finisce suicida, e sarà proprio lui, Zeno, con altre combinazioni fortunate in Borsa, a salvare la sua famiglia dalla povertà.
L’episodio seguente ("La moglie e l’amante") è una preziosa variazione sul tema. Zeno incontra Carla, una bruna e bella ragazza del popolo che, povera, ha bisogno di aiuto per continuare negli studi di canto; e se ne innamora dopo essere passato per un breve stato di filantropia. Gli "interni", la casa della ragazza con la madre misera e riconoscente che si adatta a credere alla finzione della protezione delle doti artistiche della figlia, richiamano subito quelli di Senillità. Ma la situazione è completamente rovesciata: Zeno non è più in ginocchi di fronte alla ragazza, è sposato e benestante e poiché può permettersi tutto ciò non si lascia sfuggire l’occasione: è al centro di un triangolo ove può tranquillamente esercitare il doppio gioco e se ne approfitta. Il romanzo verso la fine prende la forma di pagine di diario fine al terribile impatto che il protagonista ha nei riguardi del conflitto mondiale, che lo porterà a profetizzare un’inquietante destino del mondo, che trova un parziale riscontro con la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Zeno analizza la propria esistenza senza ipocrisie strumentali, ma in perfetta malafede, perché sa che il giudizio finale dovrà pur sempre essere un giudizio di preterintenzionalità.
Per tutto il romanzo emerge la personalità abulica, incapace di vera partecipazione attiva, che diventa simbolo dell’elusiva, inguaribile malattia dell’uomo moderno.
La coscienza di Zeno in ultima analisi è questa: commettere di fronte a se stesso un delitto perfetto. Dal romanzo traspare la volontà dell’autore di far riflettere sull’originalità della vita, gli esempi sono molti all’interno del romanzo: dallo schiaffo ricevuto dal padre quando più lo amava; dagli episodi avvenuti in Borsa. Il protagonista stesso sembra essere dimostrazione di ciò: con il suo fare sempre fuori tempo alle situazioni reali.
ZENO è il protagonista del romanzo, caratterizzato da una profonda contraddizione interna. Il suo modo di vivere si basa su una comoda e tutta interiore disponibilità a più destini che non vuol tradursi in una scelta decisa. Zeno non vuole "solo" guarire dai suoi mali: la sua inettitudine e il suo continuo posticipare la soluzione dei propri conflitti psicologici sono un modo per garantirsi di poter soddisfare, nel loro continuo alternarsi, i propri desideri contrastanti, nel momento in cui essi si manifestano.
IL PADRE viene descritto come una persona tranquilla, che tiene molto a questa sua tranquillità. Rifiuta tutto ciò che va contro il suo ideale della vita e del mondo, tutta fondata sulla fiducia in rassicuranti idee di ordine stabilità e immobilità. Per questo motivo non sarà solidale con la "distrazione" del figlio e con la sua "tendenza a ridere delle cose più serie." Il distacco fra i due rimarrà intatta anche quando egli cercherà di insegnare al figlio tutta la "scienza " e "l’esperienza" della vita che sente tanto grandi; ma non riuscirà a dir nulla. Il gesto dello schiaffo renderà più dolorosi i sensi di colpa del protagonista che non era riuscito a recuperare il rapporto con il padre.
AUGUSTA è la buona e dolce moglie di Zeno. Il protagonista la scarta subito quando deve scegliere fra le quattro figlie di Giovanni Malafenti, preferendole Ada, la quale lo rifiuterà in favoredi Guido Speier; solo per non rimanere fuori dal salotto di casa Malfenti, essendo stato respinto anche da Alberta, accetterà di sposarla. Ella è disposta a vivere ed assistere Zeno. Emerge subito la profonda invidia della donna nei confronti della sorella Ada, perché il marito è attratta da lei: questo sentimento durerà a lungo. Augusta è un personaggio opposto rispetto al marito, lui "malato", lei l’impersonificazione della "salute", che, nella sua semplicità ha una sua ingenua e gioiosa fede nella vita, e sa perfettamente vivere nel presente. Il centro del mondo della famiglia di Augusta è la famiglia, ch’ella intende nel modo più tradizionale cui dedica tutto il suo amore e le sue energie. Il marito è visto come una sorte di "patriarca" ma il suo bene è rivolto anche nei confronti dei genitori.
ADA è la donna desiderata da Zeno, ma non corrisponde. La giovane è incapace di amare l’ironia e il distacco, la "lietezza" di Zeno, protesa alla ricerca di qualità chiare e ostentate; ella è attratta dal "falso" romanticismo di Guido e in seguito sarà costretta appunto a rivedere il suo giudizio sui due uomini. Il personaggio poi con il passare del tempo diventerà sempre più triste e malinconico a causa del matrimonio fallimentare con Guido, la tradirà infatti con una sua impiegata.
GUIDO diviene il marito di Ada. Appena compare sulla scena colpisce la sua disinvoltura, naturalezza. Colpisce il salotto di casa Malfenti sia con le sedute spiritiche, sia con la grande performance al violino. In realtà si dimostra grande "oratore" solo nelle convenienze, ciò è indice di falsità. Sembra proprio ciò quello che più interessa al personaggio: "piacere". La sua presunzione lo porta a fondare una ditta commerciale intendendo rivoluzionare le tradizionali strategie di mercato. Zeno si accorge pian piano della sua inefficienza al compito da lui assunto. Nei momenti più difficili emerge la sua debolezza: dapprima rifiuta per la sua presunzione ogni consiglio per risanare il passivo della ditta e poi fugge da ogni responsabilità nel momento di maggior bisogno. Dopo aver fallito nel lavoro si lancia nell’azzardo dove spera di trovare rapidi trionfi ma anche qui la sorte gli è avversa.

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