Ivanhoe

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

Relazione su “ Ivanhoe”

Titolo:
Ivanhoe (1819)
Autore:
Walter Scott (Edimburgo 1771 - 1832)
Iniziò la sua carriera letteraria traducendo in inglese alcune opere di letterati stranieri. Scrisse in seguito alcuni poemetti, ma lo stile di Scott è sempre stato più propenso alla prosa che alla poesia. Superato in questa da artisti più bravi di lui (Byron), si dedicò alla prosa. E' da riconoscere come uno dei fondatori del romanzo storico, che in quel tempo dall'Inghilterra si diffuse in tutta Europa (persino in Italia, con "I promessi sposi" del Manzoni).

I personaggi principali:
Cedric di Rotherwood, sovrano sassone, soprannominato Cedric il Sassone.
Vilfredo d'Ivanhoe, figlio di Cedric il sassone, quindi sassone, protagonista del romanzo.
Gurth e Wamba, il porcaro ed il giullare servi di Cedric.
Lady Rowena, lontana parente di Cedric, che però vive con lui come se fosse sua figlia.
Athelstane di Conninsburgh, partecipante al torneo di Ashby schierato contro i sassoni di Cedric, sebbene fosse suo amico.
Isacco di York e sua figlia Rebecca, due ebrei sotto la protezione di Cedric il Sassone.
Locksley, bravissimo arciere che alla fine si rivela con il suo vero nome di Robin Hood e i suoi uomini, trai quali Frate Tuck.
Cavaliere Nero, nome di Riccardo Cuor di Leone, Re d'Inghilterra, normanno, (schierato con Ivanhoe al torneo).
Principe Giovanni, fratello di Re Riccardo, prese il controllo del regno d'Inghilterra nel periodo in cui suo fratello maggiore è stato assente per andare a combattere nelle crociate. Normanno crudele, avido ed odioso.
Il Templare Brian de Bois-Guilbert, cavaliere della Santa Croce, normanno, al servizio di Giovanni Senza Terra, vuole l’ebrea Rebecca.
Reginaldo Front-de-Boeuf, sovrano di Torquilstone, normanno, agli ordini di Giovanni, amico di Maurizio de Bracy
Maurizio de Bracy, normanno, sempre al servizio dell’usurpatore, vuole sposare Lady Romena.
Valdemaro Fitzurse, cancelliere del Principe Giovanni, amico di de Bracy.
Filippo Malvoisin, barone alla corte del Principe Giovanni, normanno. Nella storia compare anche suo fratello, Alberto Malvoisin, precettore della sede di Templestowe, strettamente legato con Brian de Bois-Guilbert.
Tempo:
Il romanzo è ambientato durante l’invasione della Britannia, abitata dai sassoni, da parte dei normanni, nel periodo che segue la terza crociata, quindi tra il 1100 e il 1200.
Luogo:
La storia si sposta da una città all'altra ma rimane sempre all'interno dell'Inghilterra. Durante la narrazione ci sono però, frequenti richiami anche ad altri territori, dove però la vicenda non si svolge direttamente, come la Palestina o la Terrasanta, teatro dei combattimenti dei Crociati, e la Francia.

Breve sintesi dell’opera:
Siamo in Inghilterra, nel periodo di rivalità e lotte tra sassoni e normanni.
Il romanzo inizia presentando i personaggi della corte di Cedric il Sassone, alla quale si aggiunge, in qualità di ospite, l'ebreo Isacco.
Segue poi una lunga descrizione del torneo di Ashby dove vengono presentati nuovi personaggi (Ivanhoe, Athelstane ed altri cavalieri). Ivanhoe trionfa nella competizione, surclassando i prodi cavalieri al servizio di Re Giovanni, ma viene ferito e scompare (si scopre poi che viene rinchiuso nella fortezza di Front-de-Boeuf). De Bracy e Bois-Guilbert organizzano un piano per rapire i sassoni: Bois-Guilbert e i suoi si travestono da fuorilegge e de Bracy, in veste da cavaliere galante e“salva” Lady Rowena, con l'intenzione di sposarla. Tutti i sassoni si trovano rinchiusi nella fortezza del perfido Front-de-Boeuf.
Wamba, il giullare di Cedric, l'unico a non essere stato rapito, organizza un piano per liberare il suo padrone. Si traveste da monaco, entra nella fortezza di Front-de-Boeuf e visita Cedric per confessarlo prima di morire. I due si scambiano di posto e il padrone esce dalla fortezza nella veste di monaco senza destare alcun sospetto su Front-de-Boeuf. Va nella foresta e richiama tutta la gente comune e chiede loro di combattere per lui. Il popolo accetta volentieri. Tra di essi c'è anche Robin Hood (l'arciere Locksley) e il Cavaliere Nero (Re Riccardo). Alla fine il castello di Torquilstone viene incendiato, Reginaldo Front-de-Boeuf muore e i sassoni vengono liberati.
Rebecca, mentre avveniva la distruzione del castello, viene rapita da Bois-Guilbert, e portata a Templestowe, di proprietà dell’amico Malvoisin. Isacco è disperato e va alla ricerca di sua figlia.
Rebecca viene accusata di stregoneria (perché un tempo aveva guarito dei feriti con delle erbe medicinali) dal Gran Maestro del Tempio di Sion, che i cavalieri non aspettavano e viene processata. Le sorti del processo vennero lasciate decidere a Dio: vi sarà una lotta alla commenda di Conninsburgh in cui Bois-Guilbert (costretto) dovrà sostenere che Rebecca è una strega. Rebecca ha tre giorni per cercare un suo campione che si batta con Brian de Bois-Guilbert. Si presenta Ivanhoe e la lotta viene vinta da quest’ultimo: Bois-Guilbert muore di infarto proprio mentre combattono. Tale fatto sostiene ancora di più la scelta di Dio, e riabilita Rebecca agli occhi di tutti.
Viene celebrato il funerale di Athelstane, che credevamo morto durante l'incendio al castello, ma all'ultimo momento si ripresenta vivo, essendo stato rinchiuso nei sotterranei dai monaci che erano stati pagati per il suo funerale.
Lady Rowena ed Ivanhoe si sposano. Rebecca ringrazia Ivanhoe e parte con suo padre per Granata.
Temi trattati nell’opera:
Il romanzo è una fetta della storia di Ivanhoe, forse la più travagliata, che s’intreccia con il ritorno di Riccardo I al trono d’Inghilterra, dopo i combattimenti in Terrasanta.
Il romanzo, oltre al suo scopo di narrare una vicenda, ha anche quello di fornire un’accurata descrizione della situazione di vita inglese nel determinato scenario storico dell’epoca.
In questa opera, però, viene toccato un tema molto importante, quello degli ebrei, che già a quei tempi erano considerati “intoccabili”, una razza inferiore, che nessuno poteva osar aiutare. Vi è un esempio molto esplicito nelle vicende di Rebecca e suo padre, e soprattutto quando Rebecca viene accusata di stregoneria, infatti nessuno la volle aiutare soltanto perché era un’ebrea.
Un altro tema è quello dei combattimenti, che a quei tempi erano considerati una “ragione di vita”, ossia per un cavaliere era questione di gloria e di fama presentarsi ad un torneo, anche senza vincerlo, ma sicuramente il suo orgoglio e la sua fama aumentavano se esso conquistava anche la vittoria. Un cavaliere che non si presentava ad un combattimento era considerato un infame, un uomo senza onore e gloria e la sua reputazione era senz’altro rovinata. Un esempio è espresso verso la fine del romanzo quando Bois-Guilbert doveva combattere contro Rebecca per la condanna di quest’ultima, solo perché gli era stato imposto e non perché lui lo voleva. Ad un certo punto, durante un dialogo con Rebecca, spiega all’ebrea che lui non poteva rifiutarsi di scendere in campo perché ne andava del suo orgoglio e della sua fama. Se avesse compiuto quest’azione sarebbe stato considerato un infame.

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