Il visconte dimezzato, Italo Calvino

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Testo

Di Italo Calvino
• TITOLO:Il Visconte dimezzato
• AUTORE:Italo Calvino
• ANNO PUBBLICAZIONE:1952

CENNI SULL'AUTORE:

L'autore del libro è Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, Cuba 1923 - Siena 1985), uno scrittore italiano. Da Cuba si trasferì presto in Italia, a Sanremo, e durante la seconda guerra mondiale ebbe un ruolo attivo nella Resistenza. Al termine della guerra si stabilì a Torino, iniziando a lavorare alla casa editrice Einaudi, dove strinse amicizia con Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Per molti anni svolse compiti diversi in ambito editoriale; fra i suoi contributi più significativi la collana di testi brevi di narrativa "Centopagine", inaugurata nel 1971.
Nel 1947 esordì con il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno,storia dell' esperienza partigiana in Liguria vista con gli occhi di Pin, un bambino. Nella trilogia dei Nostri antenati, costituita da Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959), prevalse una vena favolistica e fantastica: si tratta infatti di tre apologhi divertiti scritti in modo tanto accurato ed elegante quanto leggero e godibile. Del resto, a conferma dell'oscillazione di Calvino fra realtà dell'esperienza e sbrigliata fantasia, resta il volume di racconti realistici Ultimo viene il corvo (1949); una linea narrativa che continuò in La speculazione edilizia e in La giornata d'uno scrutatore, entrambi del 1963.
Nel 1956 Calvino completò la raccolta delle Fiabe italiane, riscrittura del patrimonio fiabistico italiano. Le Cosmicomiche (1965) affrontano un immaginario scientifico, mentre il divertimento prevale in Marcovaldo (1963), un libro per ragazzi. Il maggiore esempio di virtuosismo stilistico è un testo di carattere descrittivo, le città invisibili (1972). Moderatamente sperimentali risultano un romanzo in cui il lettore ha un ruolo centrale (Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979) e la serie di episodi di vita comune raccontati dal personaggio di un filosofo saggio e malinconico di Palomar (1983).
All'attività di scrittore Calvino affiancò sempre quella di commentatore sui quotidiani, a partire da "L'Unità" cui collaborò da giovane, fino a "la Repubblica", di cui fu una delle firme più prestigiose alla fine della sua carriera.

FABULA:
Il visconte Medardo di Terralba, in Boemia, è nominato tenente e mandato a combattere contro i turchi. Durante la battaglia però, il visconte viene colpito da una palla di cannone e rimane diviso a metà. I medici dell'accampamento riescono quindi a salvare la parte destra di Medardo che, dopo un breve periodo, torna in patria. Qui, i sudditi e gli abitanti del territorio governato dal visconte, si rendono ben presto conto che dalla guerra è tornata solo la "parte malvagia" del loro padrone: Medardo, infatti, si comporta in modo strano, tagliando a metà tutto ciò che incontra e facendo uccidere degli innocenti.
Un giorno inizia a spargersi la voce del ritorno a Terralba della metà buona del visconte, che avrebbe stupito la gente con atti di bontà.
Alla fine del racconto le due parti si sfidano a duello perché entrambi vorrebbero sposare la stessa donna. Il combattimento termina con entrambe le metà ferite, e questo dà la possibilità al medico del villaggio di fare un intervento in grado di risolvere ogni problema.

INTRECCIO:
C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba cavalcava per la pianura della Boemia accompagnato da Curzio, il suo scudiero. Il visconte era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per fare un piacere a certi duchi impegnati in quella guerra. Continuando a cavalcare arrivarono nel campo di battaglia dove videro molti caduti; nel frattempo arrivarono agli accampamenti e il visconte fu subito portato nelle stanze imperiali e nominato tenente. Quella notte, benché stanco Medardo tardò dormire; camminava avanti e indietro guardando il margine dell’orizzonte notturno, dove sapeva essere il campo dei nemici.
L’indomani mattina iniziò la battaglia, il visconte non aveva mai visto un turco, ma dopo averne visto due, fu come averli visti tutti. Medardo uccise un paio di Turchi e dopo insieme ad altri valorosi cristiani penetrarono fin sotto le barriere. Medardo entusiasta e inesperto saltò di fronte alla bocca da fuoco del cannone e con la spada sguainata pensò di fare paura a quei turchi. Invece gli spararono in pieno petto e il visconte saltò in aria.
Alla sera scesa la tregua, due carri raccoglievano i corpi dei cristiani. Uno per i feriti e l’altro per i morti, e dato che i morti erano tanti il carro dei feriti i resti di Medardo furono messi nel carro dei feriti. Arrivati all’ospedale la metà Medardo fu salvata.
Al seguito di quest’incidente la metà sopravvissuta del visconte fa ritorno a casa. Al suo rientro rifiuta le cure e ogni approccio o incontro con chiunque. Il padre, il vecchio visconte Aiolfo, che da tempo non si occupava d’altro che dei suoi uccelli, gli invia un’averla come mezzo di comunicazione che gli viene restituita morta e mutilata in metà del corpo. A seguito di questo il vecchio visconte muore e Medardo prende così il potere sui terreni di famiglia.
Da allora in poi si instaurerà nelle terre dei visconti di Terralba un clima di terrore dovuto alla crudeltà di Medardo verso sudditi e animali: uccise e mutilò decine di persone senza motivazione dimostrando una cattiveria ferocissima anche verso i membri della propria famiglia. Egli inoltre esprime astio e fastidio verso ciò che é intero dimezzando tutto quello che trova sul suo cammino. Esiliò la propria balia tra i lebbrosi, tentò di uccidere il nipote, bruciò case e persone e, soprattutto, divise a metà tutti gli esseri viventi che lo circondavano. Intanto il nipote girava per i boschi con il dottor Trelawney in cerca di scoperte. Non era proprio un medico, lo aveva fatto soltanto sulle navi ma non aveva mai visto nulla perché rimaneva sempre sottocoperta a giocare a tressette con il capitano Cook. Era rimasto a Terralba ed era diventato medico, ma non si preoccupava dei malati, bensì di sue scoperte scientifiche che lo tenevano in giro. L’ultima sua scoperta furono i fuochi fatui, furono così importanti per lui che si fece una baracca vicino al cimitero. L’indomani era il giorno in cui Medardo aveva fissato la condanna a morte di dieci contadini. In queste tragiche congiunture, Mastro Pietrochiodo aveva perfezionato la sua arte nel costruire forche.
Un giorno la metà malvagia del visconte salì fino a Col Gerbido dove venne accolto dagli ugonotti, Medardo gli propose di abitare nel suo castello e promise di dichiarare Terralba territorio ugonotto, ma il povero Ezechiele rinunciò alla proposta.
L’indomani la metà malvagia incontrò una pastorella di nome Pamela e decise che ella doveva essere sua. Tanto perseguitò la giovane che quella si nascose nel bosco per non essere trovata, dopo essere stata minacciata insieme ai suoi genitori. Pamela si nascose in una caverna insieme alla sua capra e alla sua paperella.
Il nipote di Medardo si aggirava attorno a Pratofungo per raggiungere la balia Sebastiana, la strada per arrivare al paese era tutta piena di lebbrosi; arrivato alle mura il nipote di Medardo entro e chiese della balia Sebastiana, allora un lebbroso gli indico la casa. Dopo aver gridato, la porta si aperse e ne uscì la balia, lo prese per mano e lo portò dentro; poi gli spiego che sapeva tutte le virtù delle erbe per non farsi attaccare la lebbra. Il bambino contento della visita andò in un laghetto per pescare, ma si addormentò. Un rumore lo svegliò e vide la mano dello zio e sopra un grosso ragno peloso. Il bambino balzò dalla paura, ma in quel momento morse la mano del visconte dicendo: ho un'unica mano e tu me la vuoi avvelenare ! Ma certo, meglio che sia toccato alla mia mano che al collo di questo fanciullo. Il nipote sorpreso del suo atteggiamento andò per vedere se aveva abboccato un’anguilla. Corsi dalla balia e gli raccontai tutto e gli disse che la mano sinistra dello zio era stata morsicata da un ragno velenoso; allora la balia disse che il visconte aveva solo mano destra. Il bambino prese l’erba e trovo lo zio di spalle, Medardo disse al nipote di poggiarla nel nido delle vespe. Più tardi il bambino andò dal dottor Trelawney e gli raccontò tutto. Il dottore gli raccontò che fu lui a curare il visconte.
Quando fu noto a tutti che era ritornata l’altra metà del visconte, buona quanto la prima era cattiva, la vita a Terralba fu molto diversa. Intanto Trelawney a poco a poco stava iniziando a curare i malati. Da questo punto in poi si delineano due figure differenti: una di una crudeltà disumana, l’altra totalmente buona e sensibile. Da qui si scopre che, dopo l’incidente, anche l’altra metà del visconte venne riportata in vita da alcuni eremiti.
Il Buono stringe amicizia con Pamela, mentre il Gramo viene sempre più odiato. A seguito della richiesta di matrimonio da parte di ognuna delle due metà a favore dell’altra, Pamela mette in atto uno stratagemma dicendo a entrambi che vorrebbe sposare proprio quello con cui parlava in quel momento. Entrambi accettano, ma a seguito di un contrattempo Pamela sposa il Buono facendo infuriare il Gramo. Per questo motivo i due si sfidano a duello e, nel corso del combattimento, si feriscono reciprocamente laddove erano presenti le cicatrici dell’intervento. Il dottor Trelawney, il medico del palazzo, riesce a ricongiungere le due metà riformando il visconte e dando a Pamela un marito normale e, soprattutto, né buono né cattivo, ma umano, così com’era prima della battaglia contro i Turchi.

PERSONAGGI PRINCIPALI:

IL VISCONTE DI TERRALBA:
IL MALVAGIO: é la metà destra del visconte, si comporta solo in modo crudele e spietato; é violento, vendicativo e non rispetta i sentimenti degli altri. É un solitario che si aggira per la campagna con il suo cavallo, provocando distruzione e panico nella popolazione. Per questo motivo viene odiato da tutti e soprannominato " Il Gramo ".
IL BUONO: é la parte sinistra del visconte. É dolce, disponibile, sempre pronto a dispensare consigli e ad aiutare tutti,anche se non gli viene chiesto nulla. La sua bontà, però, dopo qualche tempo, diventa insopportabile e le buone intenzioni di Medardo sono temute quanto le cattive.
Quindi le due metà del visconte Medardo concentrano la loro energia in direzioni opposte; entrambi, però sono eccessivi: l'uno troppo cattivo e l' altro troppo buono e per questo entrambi non hanno un giusto equilibrio. Questo equilibrio verrà ritrovato solo quando il visconte ritornerà intero.
IL NIPOTE: è lui che narra in prima persona la storia, con gli occhi falsamente ingenui di bambino; è orfano di genitori ed è cresciuto all’aria aperta e senza un educazione, a parte gli insegnamenti scientificamente ambigui del dottor Trelawney. Nel libro racconta ben poco di se stesso, dedicandosi più che altro alla narrazione della storia.
DOTTOR TRELAWNEY: è un medico inglese amante del vino locale, naufrago da alcune navi in viaggio per i mari italiani; al termine del racconto, per rispettare la regola della storia a buon fine, approfitta di uno scalo di navi britanniche per far ritorno nella sua amata patria. È timoroso del Visconte( la metà malvagia) e dedica i suoi studi e le sue ricerche ai fuochi fatui, che ritiene abbiano origine nelle tombe dei cimiteri: qui si nota la scarsa scientificità dei suoi insegnamenti e di quanto la magia fosse ancora confusa con la medicina nel Medioevo.
PAMELA: è Contadina semplice e piuttosto affascinante, odia la parte cattiva del Visconte e rifiuta coraggiosamente ogni sua proposta e fugge quando i genitori la offrono al Visconte(metà cattiva) in cambio di soldi. Tuttavia non sposerebbe neanche la metà buona del Visconte che ritiene pazza. È lei che propone il duello tra le due metà.
I GENITORI DI PAMELA: Compaiono poco nel libro. Di fronte al potere del Visconte e all’offerta in soldi gli cedono volentieri la figlia.
SEBASTIANA: è la vecchia balia del Visconte, che finge di essere malata di lebbra per andare al villaggio dei lebbrosi e vivere lontano dalla metà cattiva di Medardo. È molto apprensiva ma reagisce con coraggio alle cattiverie del Visconte cattivo; tuttavia, quando appare il Visconte buono, rimprovera anch’esso delle malvagità dell’altra famigerata metà.

AMBIENTAZIONE E TEMPO:

Gli ambienti che vengono presentati sono il paese di Terralba con i suoi campi ed i suoi boschi, il paese di Pratofungo e la collina dove vivono gli Ugonotti. L' epoca in cui si svolge la vicenda non viene esplicitamente presentata, ma da alcuni riferimenti, come la guerra contro i Turchi e le persecuzioni religiose, si può intuire che il periodo storico cui ci si riferisce sia il 1500 circa.

CONSIDERAZIONI PERSONALI:
In questo racconto Calvino non utilizza strutture complicate, né fa uso di metafore o figure retoriche. Invece fa un grande uso sia del discorso diretto che della descrizione esterna, ma, differentemente, si sofferma maggiormente nelle descrizioni fisiche. Non tutti i personaggi vantano una particolareggiata descrizione, ma il protagonista e la Pamela sono lungamente definiti. Mi sembra che l’Autore dia molta importanza alla descrizione del paesaggio circostante, anche se, in questo caso, egli si sofferma soprattutto sulle azioni del protagonista.
Calvino, nel romanzo, vuole parlare della compresenza di una parte buona e di una cattiva in ognuno di noi, e lo fa narrando l’inverosimile divisione fisica del visconte, frutto della sua tendenza al fantastico.
Infatti Medardo, inizialmente, ancora intero, come ogni uomo ha l’illusione di essere integro; quando viene scisso nelle due parti, una buona e una cattiva, ciascuna di queste due parti si accorge che prima non era integro, e solo ora può cercare realmente un’immagine più completa, riconciliando le due parti.

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