Il giovane Holden

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

JEROME D. SALINGER
Il giovane Golden
Titolo originale: The catcher in the rye (il coglitore nella segale)
Il romanzo di formazione dello scrittore statunitense è ambientato a New York (anche se secondo me questo non ha alcuna rilevanza), nel secondo dopoguerra in prossimità del Natale.
Il narratore è egli stesso il protagonista delle vicende raccontate: sto parlando di Holden Caulfield, un diciassettenne statunitense che si trova sotto le cure di uno psicanalista per scelta dei suoi genitori. Ci racconta gli avvenimenti di una parte della sua vita, cioè quelli del Natale precedente.
Egli frequenta un college molto prestigioso, il Pencey, ma sta per essere cacciato via a causa dello scarso profitto. I suoi genitori sono ebrei; ha un fratello (D.B.) che scrive storie per il cinema di Hollywood, il fratello Allie morto di leucemia ed una sorella, Phoebe, che è probabilmente l’unica donna che egli adora letteralmente. La ragazzina non ha che dieci anni, ma dimostra una maturità sicuramente maggiore a quella di Holden, quindi una personalità meglio definita. E’ lei la persona più importante, l’unica a cui voglia dire addio quando decide di sparire dalla circolazione.
Ci parla spesso e senza alcun ordine di alcuni dei suoi compagni come il vomitevole Ackley ed il narcisista Stradlater, suo compagno di stanza. In seguito ad una lite con questi, egli abbandona Pencey pochi giorni prima di essere espulso ufficialmente. Ma non ha il coraggio di tornare a casa per paura delle reazioni dei suoi genitori. Decide allora di fare una vita sregolata da improbabile libertino: passa la notte a bere nei locali in cerca di compagnia; chiama vecchi amici e decide di incontrarli, nonostante li detesti, accetta di incontrare una prostituta nella sua stanza di albergo ma la sua inibizione gli impedisce di perdere la sua verginità…
Infine decide di andare di notte a casa a parlare con la sorellina, evitando i genitori. La stessa notte va anche a fare visita ad un suo vecchio professore, Antolini, il quale si rivela un pederasto e per questo egli scappa. Lui e sua sorella si incontrano il giorno dopo, quando Holden decide di andare all’avventura nell’ovest e perdere tutti i contatti con la sua vita precedente. Sarà Phoebe a distoglierlo da tale proposito ed a convincerlo a tornare a casa. E’ così che i genitori lo fanno seguire da uno psicanalista. La storia si conclude così.
Il linguaggio è molto giovanile e questo è uno dei motivi per cui l’opera riscuote tanto successo presso i giovani lettori di tutto il mondo. Ma non è l’unico motivo.
Molti sono pronti a rispecchiarsi in lui, soprattutto, credo, per l’indeterminatezza della sua esistenza e delle figure che la caratterizzano: a volte assume degli atteggiamenti nichilisti e totalmente distruttivi, altre volte è pronto a provare dei sentimenti per delle suore che si prodigano per gli altri.
C’è da pensare in certi frangenti che egli odi chiunque (escludendo sempre la sorella). Dimostra disprezzo per tutti i suoi compagni di college ed a volte è così disperato che chiama delle persone che in realtà proprio non sopporta, oppure fa anche di peggio: è il caso della vecchia Sally, una vecchia (non d’età) amica che decide di incontrare, con la quale pomicia un po’ nel taxi, ma che in fin dei conti sente totalmente estranea a lui: così tanto che, preso da un momento di follia (perché un po’ matto è, e lo ammette chiaramente) le propone di fuggire insieme e fare una vita insieme.
Ma lei rifiuta e la sua grettezza, intesa come mancanza di coraggio e di entusiasmo lo sconvolge, e lo rende consapevole del fatto che in realtà mai vorrebbe passare la sua vita con Sally.
Ma ci sono tantissime cose che lo sconvolgono e lo rendono un alternativo: gli attori lo fanno tutti vomitare e così il cinema in generale; i pianisti snob dei locali lo irritano fino all’inverosimile e così le ballerine…
In realtà Salinger omette connotazioni caratteriali tali da non farci capire appieno gli ideali del giovane. Ora cinico, ora generoso, mai definito in toto, lo si può prendere in ogni modo, ma non soddisferà mai del tutto la nostra voglia di conoscerlo. Rimane sempre qualcosa d’incompiuto, così come le sue avventure esistenziali: egli non riesce mai a raggiungere le mete prefissate, tanto che a volte si ritrova ad immaginare come avrebbe voluto che le cose fossero andate (ma è quello che tutti noi facciamo, o almeno credo).
In definitiva è un personaggio un po’ ambiguo. Quello che non mi sarei mai aspettato è la “schifa” considerazione che ha nei confronti degli omosessuali, che egli ritiene, per quanto ho potuto capire, degli esseri inferiori.
Ma a cosa è dovuta questa ambiguità ed incertezza?
Durante la lettura ho pensato che in realtà il personaggio di Salinger fosse uno dei tanti alieni che la letteratura ci presenta e che io di solito apprezzo molto. Ma alla fine penso di poter ricondurre i tratti della sua personalità ad una condizione di maturazione in corso, condizione temporanea.
E’ quello che pensa anche Antolini, un suo professore a cui confida molte cose ed a cui si rivolge alla fine della storia: egli usa le parole dello psicanalista Stekel: “Ciò che distingue l’uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa”. In effetti Holden ha molto spesso cercato di scappare da situazioni in cui avrebbe dovuto comportarsi in maniera più responsabile.
Ecco perché questo è un romanzo di formazione ed ecco il motivo per cui molti si identificano nel giovane Holden.
Ci sarebbe molto altro da dire, e si potrebbero prendere in esame alcune considerazioni del narratore ed alcune situazioni, ma voglio parlare di qualcosa che non può assolutamente essere trascurata:
per il giovane Holden, per che cosa al mondo vale la pena di vivere e di morire?
Egli sceglie di essere un “catcher in the rye” (da cui il titolo originale), ossia l’acchiappatore nella segale: ma acchiappatore di cosa? Di bambini. Molti dicono che il messaggio di Salinger consiste nella fuga dal mondo degli adulti per acchiappare appunto l’innocenza dell’infanzia, dell’immaturità. Sinceramente non so fino a che punto sia evidente questo tentativo dell’autore. Secondo me questo personaggio non è di facilissima interpretazione, o almeno io non ho le idee chiare su di lui. Posso dire che mi ritrovo in parte nell’indeterminatezza del giovane e posso apprezzare il fatto che egli crede di essere un perdente, il che va a suo favore. E’ comunque un personaggio interessante e così vario che è probabile immedesimarsi, anche solo per un rigo.

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