Il Fu Mattia Pascal

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Testo

Francesco Cerretti 2C
Luigi Pirandello
Scrittore e drammaturgo. (Agrigento 1876-Roma 1936).
Nel 1894 cominciò a dedicarsi alla narrativa con racconti e romanzi d’ambiente piccolo-borghese (L’esclusa, 1901).
La sua vita venne segnata da due fatti drammatici : il dissesto economico dell’azienda del padre e la lunga malattia mentale della moglie.
Nel 1903 scrisse il romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), che segnò l’apparizione del primo personaggio pirandelliano concepito fuori d’ogni giustificazione veristica.
Tra il 1910 e il 1915 portò a maturazione quello sconcertante dissolvimento del personaggio che culminerà in Uno, nessuno e centomila (1925-26). Contemporaneamente, si aprì per Pirandello la grande avventura teatrale, che lo portò, nel giro di pochi anni alla grande fama internazionale.
Nelle novelle (poi raccolte con il titolo definitivo di Novelle per un anno, 1922-1937) sono già presenti i più notevoli temi del teatro pirandelliano : la dolente visione del mondo, il gioco tra finzione e realtà, il dramma dell’essere e dell’apparire..
Dopo le commedie in dialetto (Liolà, 1916 ; Il berretto a sonagli, 1917 ; entrambe poi ritrascritte in italiano), l’autentica proiezione drammatica si rivela nel 1917 con Così è (se vi pare) e con Il piacere dell’onestà. Seguirono a ritmo serrato, Ma non è una cosa seria (1018) ,Il giuoco delle parti , L’uomo, la bestia e la virtù (1919) , Tutto per bene (1920) e Come prima, meglio di prima (1920), che valse allo scrittore il primo successo di pubblico.
Nel 1921, con Sei personaggi in cerca d’autore , e nel 1922 , con Enrico IV, si aprì la grande stagione pirandelliana che proseguì con Vestire gl’ignudi , L’uomo dal fiore in bocca , La vita che ti diedi , Ciascuno a suo modo , Questa sera si recita a soggetto , Come tu mi vuoi , Trovarsi , I giganti della montagna .
Nel 1929 fu chiamato a far parte dell’Accademia d’Italia e nel 1934 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura.
L’apparizione di Pirandello costituisce l’avvenimento capitale della storia del teatro italiano nel Novecento e uno degli avvenimenti chiave del teatro europeo contemporaneo.
Pirandello con il suo teatro traccia il suo processo alla società contemporanea, alle sue ipocrisie, alle sue menzogne, alle sue violenze, alle sue assurdità. Tutta la sua opera è imperniata sul problema dell’identità profonda delle persone : l’uomo non è mai quello che crede di essere né quello che gli altri credono che sia.

IL FU MATTIA PASCAL
Luoghi in cui è ambientata la vicenda : Miragno, Montecarlo, Torino, varie località della Germania, Milano, Roma, Oneglia, Miragno.
Tempi : scritto nel 1904 . La vicenda narrata è contemporanea all’autore.
Personaggi principali :
-Mattia Pascal : protagonista del romanzo.
-La madre : d’indole schiva e placida, aveva scarsa esperienza della vita. Esageratamente protettiva nei confronti dei figli si era totalmente abbandonata alla guida del marito. Rimasta vedova si sentì perduta nel mondo.
-Zia Scolastica : sorella del padre. Zitellona bisbetica , con un paio d’occhi da furetto, bruna e fiera.
-Batta Malagna : amministratore disonesto dei beni della famiglia Pascal dopo la morte del padre.
-La signora Guendalina : moglie di Batta Malagna. Donna che si faceva rispettare . Era nata di condizione sociale superiore al marito al quale non mancava di ricordarlo ad ogni minima occasione.
-Oliva : seconda moglie di Batta Malagna. Bella e giovane. Aveva sposato l’amministratore per interesse.
-Gerolamo Pomino : omino lindo, aggiustato, dagli occhi cerulei, mansueti. Era l’uomo che zia Scolastica voleva come secondo marito per la madre di Mattia Pascal.
-Mino : figlio di Gerolamo Pomino. Amico di Mattia Pascal.
-Berto : fratello di Mattia . Vanitoso e poco studioso. Aveva fatto un buon matrimonio.
-Pinzone : precettore di Mattia e di suo fratello. Magro e altissimo. Aveva sempre sulle labbra un risolino beffardo.
-Romilda : nipote di Batta Malagna. Diventerà la moglie di Mattia . Sarà un matrimonio infelice a causa della suocera e della mancanza di soldi.
-Marianna Dondi : madre di Romilda .
-Adriano Meis : secondo none di Mattia Pascal.
-Cavalier Tito Lenzi. : un amico incontrato durante il soggiorno a Milano.O meglio una conoscenza superficiale perché Adriano Meis non poteva permettersi di avere amicizie .
-Adriana : affittacamere a Roma. Una signorina piccola, bionda , pallida, dagli occhi cerulei, dolci e mesti. Molto religiosa. Adriano Meis si innamorerà di questa semplice ragazza .
-Silvia Caporale : maestra di piano. Anch’essa ha affittato una camera presso la casa di Adriana. Spesso beveva, e toccava alla povera Adriana vegliarla e confortarla fino a tarda notte. Era ritenuta una medium.
-Paleari : padre di Adriana. Aveva “come di spuma il cervello”. Era stato messo a riposo prima del tempo, e così era stato rovinato non solo finanziariamente ma anche perché in questo modo aveva tutto il tempo per dedicarsi alle sue fantasticherie che lo portavano sempre più lontano dalla vita materiale.
-Terenzio Papiano : cognato di Adriana . Vedovo. Amante della signorina Caporale . Uomo sgarbato e arrogante. In quella casa si permetteva di tiranneggiare, approfittando della dabbenaggine del suocero.
-Scipione : fratello di Papiano, un giovane smilzo, biondissimo, con occhi azzurri, languidi e attoniti. Soffriva di epilessia.
-Marchese Ignazio Giglio d’Auletta : curvo, stanco ma con gli occhi vivaci, ardenti, giovanili. Gli faceva da segretario Terenzio Papiano.
-Pepita Pantogada. nipote del Marchese d’Auletta. Una ragazza spagnola, bruna e formosa.
-Manuel Bernaldez : pittore spagnolo . Ospite del Marchese. Adriano Meis avrà con lui un terribile alterco.
-Don Eligio Pellegrinotto : custode della biblioteca nella chiesa di Santa Maria Liberale a Miragno.
Riassunto della trama
Nella chiesa di Santa Maria Liberale, divenuta sede della biblioteca Boccamazza, Mattia Pascal scrive la storia della sua strana vita. Il manoscritto non potrà essere letto che cinquanta anni dopo la sua terza, ultima e definitiva morte.
Inizia raccontando della sua infanzia, la morte prematura del padre che lascia la famiglia in una certa agiatezza ben presto dissolta dall’amministrazione furfantesca di Batta Malagna.
Descrive le persone che gli sono state vicine : zia Scolastica, l’amico di famiglia Gerolamo, Pomino, il precettore Pinzone, il fratello Berto.
Narra del suo matrimonio sbagliato con Romilda, reso ancora più insopportabile dalla convivenza con la suocera e da una cronica mancanza di soldi. Ben presto sua madre, venduta anche la casa, va a vivere nella famiglia di Mattia. La situazione precipita. I rapporti tra i conviventi si fanno così tesi che ben presto zia Scolastica viene a prendere la cognata e la porta a vivere con lei. La vita è impossibile. Mattia, ormai povero, cerca una occupazione.
Una sera incontra per caso l’amico Pomino al quale racconta le sue disgrazie familiari e i suoi problemi economici. Grazie all’amico riesce ad ottenere un posto come bibliotecario presso la biblioteca Boccamazza nella chiesa di Santa Maria Liberale. Riesce ad ottenere così uno stipendio, anche se modesto, e a star lontano dalla sua famiglia.
Gli nascono due gemelle. Una muore subito dopo la nascita, l’altra quasi un anno dopo contemporaneamente a sua madre.
Il fratello gli invia cinquecento lire per il funerale che era già stato pagato da Scolastica , così quei soldi restano per un bel pezzo in un libro della biblioteca e saranno la causa della sua prima morte.
Dopo una delle solite scenate con la moglie e la suocera decide di lasciare il paese. Senza dir niente a nessuno parte in treno, e quasi per caso arriva a Montecarlo. Entra al Casinò e vince. Vince molto. Poi perde, ma non tutto . Con ciò che gli resta decide di tornare a Miragno.
Parte in treno. Lungo il viaggio compera un giornale sul quale, con grande sorpresa legge di un suicidio avvenuto a Miragno. Il cadavere è stato riconosciuto per quello del bibliotecario Mattia Pascal. Dopo il primo momento di sconcerto accetta la situazione, anzi, ne è contentissimo. Si sente libero, senza più fardelli del passato, con un nuovo avvenire. Decide di diventare un altro uomo anche esteriormente, così si fa tagliare barba e capelli.
Prende il treno per Torino e lungo il viaggio si sceglie un nome nuovo : Adriano Meis. Guarda il mondo con nuovi occhi, quasi infantili. Sorride a tutti e di tutto. Gli altri lo prendono per straniero, ma la sua vera estraneità la conosce solo lui : a poco a poco si rende conto di non essere più niente.
Viaggia molto in Italia e in Germania, soggiorna per un certo periodo a Milano, poi decide di stabilirsi a Roma perché gli sembra la città più adatta ad ospitare con indifferenza, fra tanti forestieri, un forestiero come lui. Affitta una camera presso la famiglia Paleari.
Qui incomincia a misurare i confini della sua libertà perché non può essere sincero sulla sua identità e sul suo passato. Questo gli spiace soprattutto perché non può essere leale con Adriana , figlia del Paleari per la quale prova un sentimento di amore.
In casa vive anche Terenzio Papiano, vedovo della sorella di Adriana. Uomo prepotente e sospettoso. Adriano Meis si sente minacciato da questa persona. Un giorno il Papiano gli presenta un certo signor Meis, torinese ( forse un suo parente ?), e dopo poco giunge in casa con un certo spagnolo che già aveva incontrato al Casinò di Montecarlo. Prova paura per la sua situazione, e decide di farsi operare l’occhio strabico. Gli sembra che questo sia un modo definitivo per cambiare il volto di Mattia Pascal .
Durante una seduta spiritica fa la conoscenza di Pepita Pantogada , nipote del Marchese d’Auletta presso il quale il Papiano lavora come segretario e del pittore spagnolo Manuel Bernanez, ospite del Marchese, e complice l’oscurità, si compromette con Adriana dandole un bacio.
Qualche giorno dopo , cercando i soldi per pagare il conto del medico che gli aveva operato l’occhio, si accorge di essere stato derubato di una forte somma. I suoi sospetti si concentrano su Papiano. La somma sottratta è la stessa che questi avrebbe dovuto restituire a Paleari come dote della moglie morta. Ma come fare per denunciarlo ? Lui per la legge non esiste, non è nessuno. E non se la sente neanche di dire tutto ad Adriana, di farle sapere di essere un uomo sposato e già morto. Decide di mentire : sostiene di non aver subito il furto e di aver ritrovato i suoi soldi.
Con Adriana, Paleari e Papiano viene inviato nella casa del Marchese d’Auletta. Qui, per allontanare Adriana da sè fa la corte a Pepita. Il clima della riunione è teso. Giunge anche il Bernaldez (già incontrato a Montecarlo) che deve fare il ritratto alla cagnetta di Pepita. Vi è un alterco tra Meis e Bernaldez per una frase mal interpretata. La situazione è grave. Meis decide di sfidare a duello il pittore, ma né Papiano né Paleari se la sentono di rappresentarlo e lo consigliano di rivolgersi agli Ufficiali del Regio Esercito. Ma lui non può, lui non esiste, deve subire, così come è capitato per il furto.
Non può continuare così. Decide di simulare un suicidio e di ritornare al paese e vendicarsi della moglie e della suocera facendosi riconoscere. Lascia su un ponte sul Tevere il suo cappello, il bastone e un foglietto con il suo secondo nome. E via verso la stazione. Prende un treno per Pisa. Arrivato si fa tagliare i capelli come li portava Mattia Pascal e compera un cappello come lo portava prima. Quindi parte per Oneglia dal fratello Roberto. Questo è felice di rivederlo, ma gli fa sapere che la moglie si è risposata con Pomino. Non perde tempo e prende il primo treno per Miragno.
Giunto, si dirige subito verso la casa di Pomino. Qui il suo arrivo sconvolge tutti, ma lui trova una famiglia serena con una bambina nata da poco e i suoi desideri di vendetta sfumano. Decide di non far valere i suoi diritti e di non farsi riconoscere vivo ufficialmente. Uscito da quella casa non sa dove andare, ma camminando si trova alla biblioteca di Santa Maria Liberale dove incontra don Eligio Pellegrinotto che aveva preso il suo posto come bibliotecario. Questi lo riconosce, è felice di rivederlo vivo e lo porta in paese perché tutti lo possano riconoscere.
Ora vive con la vecchia zia Scolastica e passa gran parte del giorno in compagnia di don Eligio nella biblioteca dove ha scritto la sua strana storia e ogni tanto si reca presso la lapide del povero suicida su cui c’è ancora scritto il suo nome e a chi gli chiede chi sia veramente risponde : - Io sono il fu Mattia Pascal -.
Avvertenza sugli scrupoli della fantasia.
Questa “Avvertenza”, apparsa su “L’Idea Nazionale” del 22 giugno 1921 col titolo “Gli scrupoli della fantasia “, fu per la prima volta aggiunta al romanzo nella ristampa del 1921, ediz. Bemporad, Firemze.
E’ la risposta a quei critici che ritenevano il “Fu Mattia Pascal” troppo poco verosimile.
Riporta il caso di un uomo ritenuto morto perché la moglie aveva identificato come quello del marito, il cadavere di un annegato. In seguito la donna si era risposata. Ma l’uomo in quel periodo era in carcere . Scontata la pena ha saputo della sua morte da un impiegato dell’ufficio di anagrafe presso il quale si era recato avendo bisogno di un documento.
Commento
Ho trovato la trama del romanzo interessante in quanto espone un’affascinante ipotesi di vita. Sono stato colpito soprattutto dalle reazioni del protagonista di fronte ad avvenimenti così sconvolgenti come la sua doppia morte e dai suoi difficili rapporti con le persone e con le sue nuove identità.
Mi è piaciuta anche molto l’interpretazione della realtà che non è mai una sola, ma ogni verità contiene sempre la propria contraddizione e ogni situazione ha diverse facce di lettura.
Vorrei infine aggiungere che non mi è stato facile leggere e comprendere questo romanzo per le introspezioni molto approfondite dei personaggi e l’analisi dei loro rapporti nelle varie situazioni e luoghi.

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