Il barone rampante

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Testo

Mandelli Federico
Il barone rampante, Einaudi, 1957
Abstract
Questa è la narrazione della vita del Barone Cosimo Piovasco di Rondò, denominato rampante perché decise a quattordici anni, per un litigio con il padre, di abbandonare la terra per stare a vivere sugli alberi, senza però il finire col rimanere escluso dalla società: al contrario, prese questa decisione soprattutto per osservare meglio gli uomini ed aiutarli.

Riassunto
Il 15 giugno 1767 si trova riunita alla nobile tavola del barone Arminio Piovasco di Rondò, tutta la sua famiglia: la moglie, la figlia Battista, il Cavalier Avvocato Enea Carrega, l’abate Fauchelafleur e i due figli maschi: il maggiore, Cosimo, e suo fratello minore di otto anni, narratore di tutta questa vicenda che si chiama Biagio.
La tavola è tutta apparecchiata con portate a base di lumache a causa delle quali, per non volerle mangiare, i due fratelli erano già stati puniti una volta: se il più piccolo si piega al volere dei genitori, cosimo, il più grande, seguendo la sua indole libera e ribelle, si rifiuta di mangiarle e si allontana dalla tavola per salire sull’elce del giardino di famiglia. Alle parole “Ti farò vedere io appena scendi!” Cosimo risponde che non sarebbe più sceso, e così ha fatto. Inizia così il racconto della vita sugli alberi di un ragazzo che scopre di non essere costretto a rimanere sempre sulla stessa pianta, ma di poter muoversi di ramo in ramo ed è proprio in questo modo che conosce l’amore della sua vita, Violante, che riincontrerà diversi anni dopo per poi scomparire per sempre.
La fama del barone che vive sugli alberi cresce velocemente perché Cosimo cerca semper di aiutare gli altri, pur non toccando mai la terra; il suo ingegno gli permette di sopperire alle difficoltà oggettive della vita sugli alberi con l’adozione di soluzioni brillanti, come per esempio una grondaia per la raccolta dell’acqua piovana.
La sua vita è segnata da moltissimi incontri, uno dei quali, importante: quello con un brigante che aiuta a fuggire dai poliziotti che lo inseguivano, che scopre essere amante della letteratura e da cui impara ad esserlo a sua volta, diventando così uomo coltissimo.
Sono ormai trascorsi diversi anni ed un giorno, uno qualunque, ritorna la sua amata Violante e vivono insieme per diverso tempo, ma nessuno dei due vuole dichiarare l’amore assoluto che prova per l’altro, giungendo così ad un punto di rottura del rapporto che li dividerà per sempre. Cosimo oramai è vecchio e stanco, sente che la sua ora è arrivata: ha vissuto una vita sugli alberi senza mai rinunciare ad essere uomo nella società, ma a modo suo; il suo ultimo gesto è quello di aggrapparsi ad una mongolfiera che sfiora la cima dell’albero sul quale era appollaiato, attendere il transito sul mare e lasciarsi cadere. Il Barone rampante si è dato morte in mare, non volendo neanche da morto toccare terra. Sulla tomba il fratello fa incidere: “Visse sugli alberi –Amò sempre la terra- Salì in cielo.”
Commento
Biagio, il narratore, seppure metta falsamente fuori strada con certe sue osservazioni buffe o falsamente ingenue, pone immediatamente l’accento su due cose: Cosimo è salito sugli alberi per ribellarsi a un’autorità paterna magari non cattiva ma certamente dissennata (perché bisogna per forza mangiare lumache, quando ci sono un’infinità di cibi migliori?!); sugli alberi egli diviene uomo socievole, attento al lavoro degli altri ed incontra la cultura illuminista (il romanzo è ambientato nella seconda metà del 1700), che lo mette in contatto con le più moerne personalità dell’epoca che persino apprezzano la sua stravaganza. Viene ribadito più di una volta che egli è salito sugli alberi non per essere più vicino al cielo, ma per poter osservare meglio gli uomini ed essere vicino a chi lavora.
A mio parere, che il racconto venga preso per fantastico o allegorico, risulta comunque interessante e piacevole da leggere, perché la narrazione si sviluppa in modo continuativo e riesce sempre a cattturaer l’attenzione del lettore.
Biografia
Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas, Cuba, nel 1923. Così, lo scrittore ricorda: " Sono figlio di scienziati. Mio padre era un agronomo, mia madre botanica, entrambi professori universitari. Io sono la pecora nera, l'unico letterato della famiglia. Mio padre di famiglia repubblicana, anticlericale, massonica. Mia madre di famiglia laica, era cresciuta nella religione del dovere e della scienza. Si conobbero attraverso uno scambio di pubblicazioni scientifiche, a Cuba. Io nacqui in un villaggio vicino all'Avana, il 15 ottobre 1923".
Frequenta il liceo a Sanremo, dove conosce Eugenio Scalfari. Inizia poi l'università di Agraria a Torino, ma si trasferisce ben presto all'università di Lettere a Firenze. La guerra scoppia in Europa. Nel 1943, Calvino, dopo l'armistizio, si iscrive al Partito comunista e inizia la guerra partigiana, con la seconda divisione d'assalto "Garibaldi". Sulla scelta comunista, lo stesso Calvino ricorda anni dopo: "La mia scelta non fu affatto sostenuta da motivazioni ideologiche... Sentivo che in quel momento quello che contava era l'azione; e i comunisti erano la forza più attiva e organizzata".
Dall'esperienza della guerra nascono i primi racconti di Calvino.
Cesare Pavese, che apprezza le sue doti letterarie, lo incoraggia. Proprio grazie a Pavese, Calvino inizia la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi e pubblica nel 1947 il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno. Segue nel 1949 Ultimo viene il corvo: entrambi gli scritti traggono origine dall'esperienza della Resistenza e appartengono alla stagione del neorealismo.
Se L'entrata in guerra (1954) si richiama ancora alla memoria del conflitto, tuttavia il tono autobiografico e fantasioso si allontana dallo stile documentaristico del neorealismo. Ma è soprattutto con la trilogia dal titolo I nostri antenati (1960), composta da Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente, che la sua vena fantastica si sviluppa definitivamente.
Intanto, nel 1956, Calvino aveva lasciato il Partito comunista, in aperto contrasto con la dirigenza per la posizione presa sui fatti dell'Ungheria.
Calvino è ormai un grande scrittore. Si trasferisce a Parigi, dove incontra Esther Judith Singer, che sposerà a L'Avana nel 1964.
A Roma, invece, passa gli ultimi anni della sua vita, collaborando con il giornale "La Repubblica". Pubblica in questo periodo Se una notte d'inverno un viaggiatore e Palomar, con grande successo di critica. Muore il 18 settembre 1985 a Siena.
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