I paesi della Transiberiana

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Testo

I POPOLI
La popolazione della Russia presenta un quadro etnico particolarmente composito, prodotto della storia. Infatti se già la politica espansionistica degli zar portò a concentrare in un unico impero popoli estremamente diversi tra loro: europei e asiatici, nomadi e sedentari, anche la più recente politica colonizzatrice e russificatrice dell’Unione Sovietica portò a grandi trasformazioni regionali della popolazione: ad esempio, nel 1897 in Siberia viveva solo il 3% della popolazione, mentre nel 1993 la quota era salita al 22%. La popolazione è costituita per l’82% da Russi. Sono presenti minoranze di Tartari, Ucraini, Ciuvasci, Russi Bianchi, Ceceni, Tedeschi; ovunque la percentuale va valutata rispetto alle singole regioni. La distribuzione è decisamente squilibrata: la parte europea, ospita il 78% della popolazione, per una densità media di 27 ab./kmq; nella parte asiatica, a nord del 60° parallelo, nella taiga e nella tundra, vive meno di 1 abitante per kmq, ad eccezione dei corridoi fluviali dell’Ob, dello Jenisei e della Lena, dove sono sorti i “centri pionieri” siberiani. Come in tutti i paesi industrializzati la popolazione rurale è andata sempre più diminuendo. Il fenomeno dell’urbanizzazione e dell’abbandono delle campagne è stato anche accompagnato dalla crescita spropositata delle grandi metropoli, con i relativi problemi che crea un forte addensamento di abitanti.
Il tasso di crescita naturale è piuttosto basso. La mortalità infantile è del 26%. I progressi in campo sanitario hanno consentito di portare la vita media degli uomini a 64 anni e quella delle donne a 74 anni. La lingua ufficiale è il russo; ma ciascuna repubblica di cui si compone la Federazione, a base etnica, ha una propria lingua ufficiale. La maggioranza della popolazione non è credente. La chiesa ortodossa moscovita è predominante, non mancano forti gruppi cattolici, protestanti, musulmani, e in misura minore di buddisti ed ebrei. Ormai la quasi totalità dei Russi è alfabetizzata; in media la scuola viene frequentata per undici anni.
LO SPAZIO
L’Unione Sovietica è una regione sconfinata, caratterizzata da una grande varietà ambientale e climatica. La parte europea, pari a meno di ¼ del territorio complessivo, racchiude il 70% degli abitanti dello stato, perché in questa zona le condizioni climatiche e ambientali sono più favorevoli. Ciò spiega perché la Russia, pur possedendo vastissime estensioni di territorio asiatico, fosse considerata un paese europeo. Dal Golfo di Finlandia fino all’Estremo Oriente si stende l’unica sconfinata distesa di foreste; la lunga striscia di territorio che va dal Dnepr allo Ienisej, è coperta dalla steppa. In questa vasta zona vivono più di cento etnie, ognuna parla la propria lingua e conserva proprie tradizioni, religioni e credenze.
I ¾ della popolazione complessiva è rappresentata dagli slavi; vi sono poi il ceppo di origine turca e quello delle popolazioni caucasiche. L’URSS era formata da 15 repubbliche federate, corrispondenti alle principali nazionalità. Ai gruppi etnici minori vennero destinate Repubbliche Nazionali Autonome. Ogni nazionalità e gruppo etnico, però, conservava una certa autonomia amministrativa e culturale.
I km che corrono dalla frontiera polacca a ovest alla costa del Pacifico a est sono circa 10000, corrispondenti in termini di tempo a 11 fusi orari. La regione può essere considerata prevalentemente nordica; a una parte della sua superficie è formata a sud da terre aride e semidesertiche. Vi sono vastissime zone che presentano climi talmente impervi da rendere difficile l’insediamento umano; è per questo che su 1/6 della superficie terrestre vivono poco meno di 300 milioni di abitanti.
Buona parte della regione è sottratta dalle influenze moderatrici dei mari: quelli nordici sono infatti ghiacciati per nove mesi all’anno; il passaggio degli influssi del Pacifico è ostacolato da alte barriere montuose.
LA RUSSIA
La Russia è una vasta regione geografica e storica costituente la sezione più orientale dell’Europa. Il nome Russia viene usato per indicare tutta la Federazione Russa, il cui territorio si estende anche in Asia, su un’immensa superficie, comprendendo la Siberia. Dal punto di vista geografico, il termine Russia va riferito soltanto al territorio europeo.
IL TERRITORIO
Il rilievo della piattaforma deve la sua monotonia ai successivi spianamenti che hanno livellato le ondulazioni dello zoccolo precambriano e della sua copertura sedimentaria e all’estensione delle formazioni superficiali quaternarie che mascherano la varietà degli affioramenti ecologici. Nella Russia del Nord la copertura morenica ininterrotta si è modellata sulle asperità del rilievo. Nella Russia Centrale e Meridionale i depositi di loess sono meno continui e spessi e le ondulazioni più marcate. Le principali suddivisioni regionali sono definite dalla corrispondente differenziazione in diverse zone bioclimatiche. I limiti delle aree biogeografiche piegano in direzione OSOENE per effetto della continentalità che abbrevia la stagione vegetativa e riduce il volume delle precipitazioni. Il Grande Nord europeo appartiene al regno della tundra, formata da muschi e licheni; tra il circolo polare artico e il 60° parallelo nord si estende la taiga, formata principalmente da conifere, su terreni podsolici acidi e mal drenati, e negli innumerevoli laghi e acquitrini che costellano la zona si accumula la torba. La brevità della stagione vegetativa, che dura 90 – 110 giorni, limita le possibilità dell’agricoltura. A sud del 60° parallelo l’ambiente della foresta mista si presta a una valorizzazione agricola discontinua (segale, patate, lino). Alla latitudine di Belgorod, Lipetzk, Tambov, la steppa boscosa segna il passaggio dalla foresta di latifoglie della steppa. Lunga da 150 a 180 giorni, la stagione vegetativa consente la maturazione del frumento, della barbabietola da zucchero e del girasole. A sud della linea Voronez – Saratov comincia la steppa delle fertili terre nere che risale fino alla riva sinistra del Volga. Spesse e fertili a ovest del Volga, le terre nere si deteriorano verso est e sud e man mano che l’aridità estiva si fa pronunciata, trasformandosi nei “suoli castani” del semideserto. La sua conformazione e l’elevata latitudine provocano la continentalità del clima. L’arco montuoso meridionale blocca le correnti d’aria calda e umida provenienti dall’oceano Indiano, limitandone gli effetti mitigatori e umidificatori. A settentrione imperversano le correnti fredde e secche di origine artica. Pur essendoci diversi tipi di continentalità il clima di tutto il paese è accomunato da elevate escursioni termiche annue, superiori ai 50 °C, dall’aridità e dal freddo invernale.
L'ECONOMIA
Il crollo dell’URSS e la conseguente nascita della Federazione Russa come Stato autonomo sono stati accompagnati anche da un profondo riassetto del sistema economico e sociale. In particolare è stato avviato un intenso programma di destatalizzazione, che in pochi anni ha portato alla privatizzazione del 70% delle aziende e alla decollettivizzazione dell’agricoltura. La trasformazione, è stato più che altro formale, nel senso che la gestione delle aziende è rimasta comunque in mano ai vecchi dirigenti, divenuti, comproprietari, e le aziende hanno continuato a godere di larghe sovvenzioni statali a copertura dei loro cronici, cospicui e crescenti passivi. Si è venuto a formare un enorme indebitamento complessivo, che il governo e la banca centrale hanno ripetutamente promesso di risanare a proprie spese. La contrazione della produzione industriale, ha fatto emergere il nodo della disoccupazione, in passato mascherato o bloccato. Il rublo è crollato sui mercati internazionali. A rendere più difficile lo sviluppo economico è stata anche la diffusione della corruzione e della mafia, che si è impadronita di buona parte del sistema finanziario. All’agricoltura si dedica il 14% della popolazione attiva. È coltivabile quasi l’8% della superficie totale, le foreste occupano il 45%. Il resto è incolto e improduttivo. Fra i principali prodotti vanno ricordati il frumento, il cotone, la barbabietola da zucchero, le patate, gli ortaggi e i girasoli. Diffuso l’allevamento, soprattutto di ovini e bovini, dai quali si ricava anche carne, latte, burro e lana. Grande importanza ha la pesca; particolarmente pescosa è la costa murmana e quella del basso Volga. Sui prodotti forestali, si fondano alcune delle più fiorenti industrie russe: segherie, fabbriche di mobili, pasta di legno, cellulosa e carta. Il sottosuolo è molto ricco. I più importanti giacimenti di petrolio sono quelli della Seconda e Terza Baku, nel bacino del fiume Ob. Il gas naturale viene estratto nel Caucaso settentrionale e soprattutto nella Siberia occidentale. Nella zona di Mosca, vi sono i principali giacimenti di carbone, sempre negli Urali si estrae anche il ferro. Fra gli altri minerali ricordiamo: il mercurio, la bauxite, lo stagno, il nichel, il rame, l’argento e lo zinco. L’energia elettrica viene soprattutto dalle centrali idriche e nucleari. I principali prodotti industriali d’esportazione sono i macchinari, la ghisa, l’acciaio, i metalli. Buona anche la capacità di competizione sui mercati internazionali della chimica russa. Due sono le zone siderurgicamente parlando importanti, una nella parte europea e una in quella siberiana, la produzione di fibre sintetiche e artificiali è concentrata nella zona di Mosca, mentre vi sono numerose raffinerie sparse per tutto il paese. Anche l’industria turistica è in trasformazione. L’allestimento di una vera rete ricettiva e di servizi orientati al turismo privato richiederà tuttavia del tempo e notevoli investimenti, in quanto la gestione delle attività turistiche era in epoca sovietica nelle mani di organizzazioni del partito comunista e dei sindacati, proprietari di alberghi, pensionati, case di riposo e di cura e mezzi di trasporto. Grande importanza, ha la rete ferroviaria su cui corre il 90% del traffico merci e il 50% di quello dei passeggeri. Per quanto riguarda il sistema stradale, a parte le grandi arterie che collegano le città principali della Russia europea, è ancora molto arretrato e trasporta solo una piccola parte delle merci. Più importante è il volume dei trasporti sulle vie d’acqua interne soprattutto lungo il sistema del Volga e nelle aree meno servite dalle ferrovie. Il trasporto marittimo è importante non solo per il commercio estero, ma anche per collegare tra loro diverse ragioni della Russia, particolarmente nel settore artico. In crescita è l’importanza del traffico aereo, decine sono gli aeroporti di grandi dimensioni, tra cui i tre di Mosca.
LA STORIA
Ivan IV chiamato poi il Terribile, succedette al padre nel 1533, all’età di tre anni. Nutrì per tutta la vita un’inestinguibile avversione per la turbolenta nobiltà russa. A partire dall’incoronazione col titolo imperiale di “zar”, tutto il suo regno fu una lotta contro ogni forma residua di autorità in contrasto con quella dello Stato: la Chiesa, la nobiltà e le città libere persero gran parte della loro indipendenza; finanze, amministrazione e diritto vennero parzialmente unificati e sottomessi al diretto controllo del sovrano. A questo consolidamento interno dello Stato Russo, corrispose un’altrettanto energica espansione esterna: la ricerca di sbocchi su mari liberi dai ghiacci; il graduale assorbimento nell’orbita d’influenza russa delle regioni che avevano fatto parte dei domini dell’Orda d’oro; l’aspirazione a stabilire un contatto stabile con l’Occidente europeo. Ivan riscosse i maggiori successi a Oriente. Con al caduta dei Canati e la sottomissione dei popoli, furono aperte alla colonizzazione russa le fertili regioni del Volga e del Don. Lo stato moscovita iniziò a espandersi in direzione del Volga perché lo attiravano le terre fertili e inoltre il grande fiume rappresentava una importante via di comunicazione. Nel XVII secolo iniziò l’occupazione della Siberia, popolata da animali da pelliccia e ricca di giacimenti d’oro. Nel 1650 fu raggiunta la costa del Pacifico. Durante il regno di Pietro il Grande, i Russi riuscirono a sconfiggere gli Svedesi e si impadronirono dell’Estonia stabilendosi sul Golfo di Finlandia. Venne fondata San Pietroburgo. Le conquiste più ardite furono fatte ad Oriente. Si impadronirono dell’isola di Sakhalin e, alle foci dell’Ussuri, fondarono Vladivostok. Nella seconda guerra mondiale, recuperò i terreni perduti nel 1917 – 18. Nel 1917, l’impero russo conobbe una profonda crisi. L’esercito era in rotta, sconfitto dai tedeschi. Il popolo era tormentato dalla fame e dalla carestia. C’erano, insomma, tutte le premesse per un colpo di stato. Ci fu il tentativo di una rivoluzione democratica ma, alla fine, prevalse il partito comunista di Lenin. Nacque così il regime che avrebbe comandato nel paese fino al 1991. in pratica il potere fu esercitato solo dal partito comunista che, sotto Stalin, assunse i caratteri di una violenta dittatura. Gli oppositori vennero condannati a morte, assassinati e deportati in Siberia. Stalin cercò di collettivizzare il lavoro nelle campagne perché pensava che ciò avrebbe aumentato la produzione agricola e di conseguenza i fondi da destinare all’industria. I contadini che si opposero vennero uccisi o deportati in massa. Si calcola che la collettivizzazione abbia causato più di dieci milioni di morti. Dopo la guerra, si propose come rivale degli Usa nell’epoca della “guerra fredda”. Dopo la morte di Stalin, non cambiò la situazione politica dell’URSS che continuò ad essere governata da un regime autoritario. Mentre astronauti russi andavano nello spazio, i cittadini nelle grandi città facevano la fila per acquistare i beni di prima necessità. Una svolta si delineò nel 1985 con l’elezione di Mikhail Gorbaciov a segretario generale del partito prima e a capo dello stato poi. Costui avviò delle riforme (perestrojka) che servissero a dare maggior efficienza all’economia, a privatizzare l’economia e ad aprire agli investimenti stranieri. Seppe inoltre condurre una politica di disarmo che chiuse l’epoca della Guerra Fredda. C’erano però molti problemi: dalla crisi economica al cattivo funzionamento dei servizi; dallo scoppio di conflitti etnici all’inquinamento ambientale tragicamente evidenziato dallo scoppio della centrale di Chernobyl nel 1986. nell’agosto 1991 ci furono eventi che segnarono un’epoca storica: la messa fuori legge del partito comunista, l’estinzione dell’URSS e la creazione della CSI. Una situazione drammatica è successa in Cecenia che, proclamatasi indipendente nel novembre 1991, da quel momento non ha mai smesso di lottare per la propria sovranità, malgrado il blocco economico e aereo deliberato nel 1992 dalla Russia e nonostante l’intervento armato russo in Cecenia che, dal dicembre 1994, sconvolge e miete vittime da ambo le parti. Nel frattempo gli ex comunisti e i loro alleati hanno raggiunto livelli di popolarità allarmanti. Negli ultimi anni del secolo, persistente è rimasta l’instabilità economico – sociale del paese, incapace di far fronte efficacemente all’aumento generalizzato della criminalità, anche in campo politico – finanziario, e di sostenere il programma a tappe forzate verso l’economia di mercato concordato con il Fondo monetario internazionale. I conflitti al suo interno hanno portato a ripetuti mutamenti ai vertici dello Stato e la gestione di Eltsin, spesso in condizioni precarie di salute e perciò assente, ha mantenuto le sue caratteristiche autoritarie togliendo stabilità ai governi succedutisi e mantenendo continuamente viva un’aspra contrapposizione con gli altri poteri interni. Nonostante ciò anche l’ennesima richiesta di Impeachment contro di lui è stata respinta dalla Duma nel 1999. un ruolo rilevante ha infine assunto il Paese durante il conflitto nel Kosovo: contraria all’intervento NATO, la Russia si è infatti posta come potenziale mediatrice di pace tra le richieste dei Kosovari, le imposizioni dei Paesi occidentali impegnati nella guerra e le posizioni intransigenti della Serbia.
LA LETTERATURA
La storia della letteratura russa può essere suddivisa in quattro periodi: il primo va dalle origini di Pietro il Grande; il secondo comprende il XVIII sec.; il terzo, il XIX e il XX sec. fino al 1918; il quarto, la letteratura sovietica.
Il periodo dove vi fu una maggior fioritura di scrittori importanti è sicuramente il terzo. Molti dei romanzi scritti in questi anni sono tutt’ora classici molto conosciuti ed importanti nella cultura dell’intero pianeta. L’opera dei più importanti scrittori dell’epoca è stimolata da vari avvenimenti, quali “la campagna di Russia” di Napoleone e le disastrose condizioni in cui si trovava il paese.
I vari motivi di ispirazione si compongono in un insieme organico nell’opera di due geniali scrittori: F. Dostoievski e L. Tolstoj, diversissimi tra loro, ma animati dalla comune aspirazione di approfondire la conoscenza dello spirito umano. Il primo, per la sua straordinaria capacità di vivere nei suoi personaggi, per la realistica rappresentazione della sofferenza umana e la protesta contro l’ingiustizia sociale, ha esercitato una grande influenza sulla letteratura mondiale; Tolstoj, affrontando il problema della validità della storia, dei rapporti dell’uomo con la società e con Dio, diede vita a narrazioni che, anche quando intervengono le tormentose e assillanti esperienze personali, continuano ad essere sviluppate con oggettività.
Ad esempio, nel romanzo “Guerra e Pace”, pubblicato nel 1868 – 69, Lev Tolstoj fa un quadro articolato e vivace della società russa all’inizio del XIX secolo ma comunque celebra la storia di un popolo che, dopo la sconfitta del 1805, si oppone all’avanzata napoleonica e, nel 1812, trionfa sull’imperatore, sul vincitore di tante battaglie. Il romanzo ci offre un romanzo vivo e realistico. Non vengono descritti solo i sentimenti, i pensieri e le avventure dei protagonisti, ma anche quelli delle figure di contorno.
ARTE
Nella capitale, Mosca, notevolissimo fu lo sviluppo architettonico: all’interno del perimetro del Cremlino, centro monumentale della città, spiccano le cattedrali dell’Arcangelo Michele e dell’Annunciazione con serie di cupolette dorate, e la chiesa dell’Assunzione, ricostruita nella seconda metà del XV sec., dall’italiano Aristotele Fieravanti, con schemi tradizionali dell’arte locale. Monumento tipico della fantasia decorativa dell’architettura russa è la chiesa di San Basilio sulla Piazza Rossa con il suo gruppo di cupolette ricoperte di piastrelle smaltate dalla vivacissima policromia. Lo svincolamento della pittura dalle tradizionali regole dell’arte sacra, la creazione di un’arte a carattere profano, i contatti con le forme artistiche occidentali permisero nell’epoca di Pietro il Grande il formarsi di una scuola politica russa. Notevole diffusione ebbero il quadro storico di ispirazione eroica e la pittura di paesaggio. Si rafforzò la tendenza verso il realismo, come mezzo più idoneo a rispondere agli urgenti problemi sociali del periodo.
La Siberia
La Siberia è la maggior regione geografica della Repubblica Russa. Nel senso tradizionale del termine, la Siberia si stende dagli Urali all’Oceano Pacifico, tra il Mar Glaciale Artico a nord e i margini montuosi dell’alta Asia a sud. Alcuni autori, invece, considerano la Siberia in senso più stretto escludendo le regioni della costa pacifica. La descrizione che segue riguarda la Siberia nel senso più ampio della parola.
POPOLAMENTO
La Siberia si presenta, in complesso, come un paese nuovo, quasi spopolato prima del XVIII sec. Genti mongole avevano occupato le terre migliori del Sud, ai margini degli altipiani mongoli dell’Asia centrale; nei bacini dell’Ussuri e del basso Amur si erano insediate piccole collettività coreane, mentre le regioni subartiche erano attraversate da tribù nomadi di popolazioni paleoartiche (Samoiedi o Nenetz, Jacuti, Coriachi, ecc.), che però non superavano poche decine di migliaia. L’insediamento a opera dei Russi ebbe inizio nel XVIII sec., spesso sotto forma di deportazione. Le prime grandi ondate immigratorie seguirono la costruzione della ferrovia transiberiana, negli ultimi anni del XIX sec. e nei primi del XX, e la popolazione rimase ammassata nelle zone meridionali; a nord del circolo polare artico la Siberia è scarsamente popolata.
CLIMA
La maggior parte della Siberia si trova a latitudini piuttosto elevate e risente inoltre in gran parte della continentalità. Nella Siberia centrale si trova il “polo freddo”, cioè la regione in cui vengono registrate le temperature più basse del mondo: la medie di Gennaio sono infatti di –48 °C, -52 °C con punte anche di –68 °C. durante l’estate, nella Siberia settentrionale e orientale le temperature medie sono inferiori a 15 °C e lungo la costa, la tundra ricopre le zone dove la temperatura media è inferiore ai 10 °C. la Siberia è una regione arida, su cui cadono meno di 550 mm di precipitazioni all’anno, a eccezione del margine montuoso meridionale e delle regioni costiere dell’Oceano Pacifico: in Kamciatka si registra, ogni anno, oltre 1 m di precipitazioni, soprattutto nevose.
TERRITORIO
La Siberia occidentale è costituita quasi esclusivamente da una vastissima pianura, molto più uniforme di quella russa. Dal 65° parallelo fino alla costa settentrionale della penisola di Jamal, per oltre 2.000 km, non si incontra un’unica altura superiore ai 100 metri d’altura. Le acque scorrono con molta difficoltà, dato che a primavera il disgelo si svolge da monte verso valle lungo corsi d’acqua diretti da sud verso nord. La grande pianura della Siberia occidentale è limitata, a ovest, dalla catena degli Urali e a est dalla vallata dello Jenisei, che segue il margine occidentale degli altipiani della Siberia centrale. Ma lo Jenisei quasi non contribuisce alla pulizia della pianura, poiché tutti i suoi affluenti più importanti vengono da est. La Siberia occidentale corrisponde, fondamentalmente, al bacino idrografico dell’Ob e del suo grande affluente Irtys. A partire dalle tundre della costa artica e della penisola di Jamal, paludose durante l’estate, si susseguono, per una lunghezza di 1.500 chilometri, foreste e pantani. Tutta una serie di fattorie cooperative d’allevamento e di cantieri forestali segue le vallate dell’Ob e dell’Irtys, prima della loro confluenza. A sud, avvicinandosi al confine del Kazakistan, la foresta è sostituita dalla steppa nel senso russo della parola: si trovano quindi terreni coltivati a grano, barbabietole da zucchero e lino, e zone d’allevamento del bestiame, da Tobol’sk e Kurgan fino a Novosibirsk. Dal 1950 i terreni incolti sono stati dissodati meccanicamente. Kurgan è il principale centro regionale per la produzione di materiale agricolo; a Rubtzovsk vengono fabbricati trattori. La regione più animata e più popolata della Siberia occidentale è il Kuzbass, sul fiume Tom, dove si trovano giacimenti di carbone, di ferro e di altri metalli. Le principali città di questa regione industriale sono i centri minerari e metallurgici: Novokuznetzk, Kemerovo, ecc. la metropoli regionale è Novosibirsk. L’industria ha raggiunto anche al città di Tiumen, Omsk e Tomsk, divenute le basi per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del medio bacino dell’Ob (raffinazione del petrolio e petrolchimica).
La Siberia centrale è la zona tra la vallata dello Jenisei e le montagne che delimitano, a est, il bacino della Lena; vi si possono distinguere tre grandi complessi. Gli altipiani tra lo Jenisei e la Lena corrispondono, all’incirca, alla zona di stabilità strutturale dello scudo siberiano; la loro altezza si aggira, in genere, sui 500 m, tranne nella zona nordoccidentale, ma il clima è già rigido. Questi altipiani sono ricoperti dalla tipica foresta di conifere. Le principali vie di comunicazione sono costituite dalle vallate degli affluenti di destra dello Jenisei, che sono, da nord verso sud, la Tunguska Inferiore, la Tunguska Pietrosa e l’Angara, emissario del lago Bajkal. L’unico polo di attività economica è rappresentato dal complesso metallurgico di Norilsk, che lavora vari metalli non ferrosi come rame, nichel, platino, cobalto, collegato con il porto di Dudinka. Al nord gli altipiani della Siberia centrale dominano una vasta pianura bagnata dal Chatanga, che li separa dai monti Byrranga, formanti lo scheletro della penisola di Tajmyr. A nord di questa penisola l’arcipelago della Severnaja Zemlja si spinge fin oltre l’80° parallelo. Il secondo complesso della Siberia centrale è formato dal bacino medio e inferiore della Lena, grande conca nel cui centro si trova la Jacuzia, che si spinge poi anche nella Siberia orientale. La foresta lascia talvolta il posto a colture di grano e a pascoli nella regione della confluenza della Lena e dell’Aldan, intorno a Jakutsk. Infine, la zona più interessante della Siberia centrale dal punto di vista umano è rappresentata dagli altipiani fagliati che circondano la fossa del lago Bajkal e dai bacini sedimentari situati lungo le sponde dell’estremità meridionale del lago. L’agricoltura gode di un clima migliore di quello delle regioni più a nord. Si possono ricollegare a questa regione i bacini di Krasnojarsk e di Minusinsk, situati più ad ovest, sull’alto Jenisei, dove, oltre al frumento e alla carne, si producono anche lino di ottima qualità, canapa e barbabietole da zucchero. La presenza di carbone e di minerali metallici ha dato vita alle industrie metallurgiche di Krasnojarsk, Irkutsk e Ulan-Ude e l’energia idroelettrica a bassissimo costo fornita dai poderosi impianti sullo Jenisei e sull’Angara alimenta importanti complessi elettrometallurgici ed elettrochimici.
La Siberia orientale è una regione montuosa; le catene ripiegate sono tanto più giovani quanto più ci si avvicina alla costa del Pacifico, sulle cui sponde si registrano anche le maggiori altezze. Vi si può distinguere anzitutto un insieme di archi montuosi, che occupano l’Asia nordorientale attorno alle pianure dell’Indigirka e del Kolyma, ai margini del mare della Siberia Orientale: monti di Verchojansk, Cerskij e del Kolyma. È una zona ricca di giacimenti minerari, ma abitata solo da piccole comunità di autoctoni. Un secondo gruppo corrisponde al grande arco dei monti Coriachi e della Kamciatka, che domina lo stretto di Bering e l’Oceano Pacifico e in cui si trovano vulcani ancora attivi, come il Kljucevsk. Lungo le coste della Kamciatka e lungo la costa occidentale del mare di Ochotsk è attiva la pesca e in numerosi centri costieri sono sviluppate le industrie conserviere: Anadyr, Apuka, Tiliciki, Palana, Petropavlovsk, Kichcik, Ust’- Bol’seretzk, Magadan, Ochotsk. Nel bacino superiore dell’Amur, a monte di Blagovescensk, si stendono gli aguzzi monti Stanovoj e Jablonovi, montagne antiche, ringiovanite da sollevamenti terziari locali. Nella regione si trovano numerose miniere, che rappresentano la ricchezza industriale delle zone di Cita e Nercinsk. L’ultima zona, infine, è costituita da diversi settori: i bacini del medio Amur; il Territorio del Litorale, il cui centro è costituito dal bacino di Chabarovsk e che comprende il solco Ussuri – basso Amur e la catena dei Sichote Alin’ tra il solco citato e il mar del Giappone; infine, la grande isola di Sakhalin. L’interesse della regione marittima dipende da due fattori: anzitutto dalla posizione geografica, dato che è il versante normalmente accessibile della Repubblica Russa sull’Oceano Pacifico; in secondo luogo, dalle ricchezze minerarie: carbone della regione di Vladivostok e Aleksandrovsk – Sakhalinskij, petrolio nella zona settentrionale dell’isola di Sakhalin, minerali di ferro e altri minerali non ferriferi nel settore meridionale della catena dei Sichote Alin’, oro in tutta la catena. Lungo le coste è attiva la pesca, mentre in tutta la Siberia orientale è molto diffusa la caccia, soprattutto agli animali da pelliccia.
PREISTORIA
Sotto il profilo preistorico la Siberia si può dividere in due grandi territori, separati dal corso del fiume Jenisei. Mentre la zona siberiana occidentale ha gravitato per lo più nell’orbita delle culture europee, nei territori siberiani orientali si sono invece succedute civiltà autoctone: le più importanti del paleolitico sono quelle di Afontova Gora, con industria litica molto arcaica, e dell’Angara, fiorita attorno al lago Bajkal, di cui sono rimasti resti di villaggi di capanne molto accurate, armi e utensili in pietra, osso e avorio e oggetti ornamentali tra cui statuette femminili. Dei tempi successivi sono notevoli i resti di insediamenti mesolitici lungo il corso del Lena e neolitici, fioriti soprattutto nella zona del lago Bajkal, dove hanno preso vigore varie correnti culturali tra le quali quelle di Jakovo, Serovo e Kitoj, con produzione vascolare a fondo conico o rotondo. Sono venute alla luce anche varie sculture e incisioni rupestri zoomorfe di elevato livello artistico. Tra le culture più recenti rilevante quella di Glaskovo, di cui sono tipici gli oggetti di giada.
STORIA
Sebbene fin dall’XI sec. cacciatori di pellicce e mercanti di Novgorod ne avessero frequentato le regioni occidentali intrattenendo attivi scambi con le popolazioni indigene, la Siberia si aprì alla colonizzazione russa soltanto nel XVI sec., quando l’annessione dei canati di Kazan e di Astrachan permise ai Moscoviti di spingersi oltre l’Ural e d’insediarsi stabilmente nei territori fino ad allora esclusivo dominio dei Tartari. In questo periodo e in concomitanza con le esplorazioni lungo il litorale artico dell’inglese Chancellor e dell’olandese Barents, truppe cosacche, per impulso degli Stroganov di Novgorod, penetrarono nel cuore del paese e vi stabilirono gli avamposti di Tjumen e Pojarkov, Atlasov, ecc., fu completato il sistema di basi russe nella Siberia centrale e venne raggiunto il litorale del Pacifico, fino alla Kamciatka. Più laboriosa fu la conquista dei territori meridionali, ai confini della Persia e dell’India, e soprattutto di quelli sudorientali, ai margini dell’Impero Cinese, che vennero a poco a poco annessi alla Russia con i trattati di Nercinsk, Kjachta, Aigun e Pechino. Lo sfruttamento del ricco territorio siberiano venne esercitato fin dall’inizio direttamente dallo Stato e si valse in larga misura di contadini sfuggiti alla servitù della gleba durante i disordini nei sec. XVI e XVII, di condannati politici e di criminali comuni. In seguito ai moti politico – sociali e alle severe repressioni del XVIII sec., quest’ultima forma di popolamento divenne prevalente, meritando alla Siberia la triste fama di colonia penale per eccellenza, in parte mantenuta anche dopo l’abolizione della deportazione nel 1889. Di pari passo con la colonizzazione si sviluppò un’intensa attività di esplorazioni scientifiche, iniziata nel XVIII sec. con Bering, seguita a partire dalla seconda metà del XIX sec. dall’apertura di grandi vie di comunicazione marittime e terrestri (Transaraliana, Transcaspiana, Transiberiana). Tali iniziative, unitamente al rapido incremento demografico della popolazione russa a cavallo dei sec. XIX e XX e alla politica di colonizzazione sistematica inaugurata dal ministro Stolypin, diedero luogo nel primo quindicennio del XX sec. a un’imponente emigrazione verso la Siberia, che fu all’origine della grande valorizzazione economica della regione dei decenni successivi sotto il regime sovietico. Dopo la Rivoluzione d’ottobre, la Siberia divenne uno dei centri delle forze controrivoluzionarie, che vi ebbero i loro principali punti d’appoggio a Omsk e a Vladivostok, dove contingenti alleati avanzarono lungo la Transiberiana per garantire il rimpatrio delle truppe ceche rimaste in Russia. Repressa la controrivoluzione, la Siberia fu integrata all’URSS, che, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, le ascrisse grande importanza strategica sia per la relativa prossimità al continente americano e per la contiguità con la Cina, sia per la possibilità di tenervi esperimenti nucleari.

LA TRANSIBERIANA
La Transiberiana è una ferrovia transcontinentale che collega, attraverso la Siberia, le regioni degli Urali a Vladivostok. È la più lunga ferrovia del mondo, circa 9.300 km. Costruita dal 1891 al 1904, ha subito miglioramenti successivi; attualmente bisogna distinguere parecchie sezioni. Nella regione occidentale la Transiberiana è praticamente triplicata: due linee collegano Mosca a Omsk passando per Ekaterinburg e per Astana; una linea più meridionale (Juzsib) parte da Magnitogorsk, attraversa il Kazakistan settentrionale e si raccorda alla Transiberiana orientale a Tajset, passando per Barnaul e Abakan. Questa rete occidentale si collega a quella dell’Asia Centrale per mezzo delle linee di Karaganda e della Turksib. Dopo aver aggirato il lago Bajkal e attraversato le montagne della Transbajkalia, la Transiberiana segue un tracciato parallelo alla frontiera russo cinese lungo la valle mediana dell’Amur e la valle dell’Ussuri. Questo tronco, tracciato tra il 1907 e il 1917, sostituì, a partire da Cita, quello originario, che raggiungeva Vladivostok attraverso la Manciuria e aveva dovuto essere abbandonato dopo la sconfitta dell’armata russa a opera dei Giapponesi (1905) e che si trova oggi in territorio cinese. Dopo la seconda guerra mondiale è stata costruita una diramazione che collega Ulan – Ude con Ulan Bator, in Mongolia, e con Pechino, in Cina. Nel 1984 è stato infine aperto al traffico un nuovo tronco di 3.145 km, la cosiddetta BAM (Bajkalo – Amurskaja Magistral), da Ust’ – Kut a Konsomol’sk sull’Amur, che corre molto più a nord della linea costruita all’inizio del Novecento. Per la lunghezza del tracciato e per il complesso delle opere civili costruite, per lo più su terreno assai difficile e in condizioni atmosferiche proibitive, il nuovo tronco è considerato la più grande opera ferroviaria del secolo.
La Transiberiana ha avuto un ruolo determinante nel processo di popolamento e di valorizzazione della Siberia meridionale; essa assicura a il grosso del traffico delle merci tra l’Europa e l’Asia Russa e i collegamenti tra le singole regioni siberiane, imperniati sui centri di comunicazione situati alle intersezioni con le vie d’acqua meridiane (Omsk, Novosibirsk, Krasnojarsk). I treni rapidi impiegano sette giorni per coprire l’intero percorso.

LE ORIGINI
Sedi delle più antiche civiltà comparse in Russia furono le vaste steppe meridionali tra il Dnestr e l’Ural, zona di passaggio tra l’Europa e l’Asia. Qui, per oltre 2.000 anni, s’avvicendarono gli imperi nomadi e seminomadi asiatici. Gli apporti culturali di tali popolazioni s’intrecciarono con gli influssi delle civiltà mediterranee. Tuttavia queste diverse civiltà rimasero a lungo a margine dell’immensa zona delle foreste settentrionali, dove c’erano tribù di Finni e Balti, seguite più tardi, all’epoca delle grandi migrazioni dei popoli, dalla tribù degli Slavi orientali. Destinati a costituire il nucleo originario del popolo russo, si stabilirono inizialmente nelle regioni steppose, ma furono presto costretti a ripiegare verso il medio Dnestr. Di qui l’espansione slava prese due direzioni: verso le foreste del Nord, dove gli Slavi crearono campi fortificati, e lungo le vie fluviali del Nord – Est, dove sorsero fiorenti insediamenti. In virtù della loro felice posizione al centro degli scambi commerciali della zona, tali comunità divennero rapidamente attivi centri mercantili, ciò che permise agli Slavi di entrare in contatto con popoli più evoluti: con i Bulgari che favorirono la cristianizzazione delle tribù occidentali; con i Vichinghi, popolazione scandinava di pirati – mercanti, dotati di una forte organizzazione militare e interessati a controllare le arterie di comunicazione tra il Baltico e il Mar Nero. Essi, intrapresero verso la fine del VIII sec. una sistematica opera di conquista e di unificazione del territorio Slavo. Con l’avvento dei Vichinghi ebbe inizio la formazione dei primi “principati russi”. Il fondatore del primo Stato Russo fu un capo vichingo, Oleg, il quale creò sulle conquiste dei suoi predecessori il principato di Kiev, già in possesso di una propria flotta fluviale e capace di mantenere relazioni commerciali.
Avvantaggiato dalla sua felice posizione geografica, lo Stato Kievita conobbe sotto i primi successori di Oleg un precoce sviluppo economico e soprattutto politico, attestato da un forte dinamismo espansionistico, che trovò un limite solo nell’avanzata di nuovi invasori nomadi delle steppe. Ma il periodo di massimo splendore e potenza della Rus’ di Kiev fu sotto i gloriosi regni di Vladimiro I il Grande, che impose al suo popolo il cristianesimo e aprì la Rus’ all’evangelizzazione dei missionari greci, e di Jaroslav I il Saggio, che liberò il paese dalle invasioni e fece di Kiev uno dei più brillanti e attivi centri di cultura bizantina. Lo Stato Kievita assunse la fisionomia d’una potenza europea, stabilmente inserita nel mondo cristiano. Come questi diversi apporti si amalgamassero in modo originale nella civiltà lievita è testimoniato dalla “Russkaja pravda”, il primo codice di leggi russo e insieme la principale fonte d’informazioni circa le relazioni sociali e l’organizzazione politica della Rus’ di Kiev. Alla sommità della gerarchia sociale stava il principe, le cui funzioni erano soprattutto militari e giudiziarie, giacché la suprema autorità spirituale, costituiva un corpo sociale a sé stante. Secondo il costume vichingo il principe era assistito nella sua attività di governo dalla duma (consiglio) della druzina, una sorta di aristocrazia militare. Immediatamente dopo di questi, venivano contadini che lavoravano sulla terra del principe, quindi i contadini costretti a lavorare per conto dei boiari. Nella posizione più bassa della scala sociale stavano i servi, la cui condizione non era dissimile da quella degli schiavi, in genere prigionieri di guerra, adibiti ai lavori più pesanti e più tardi allo sfruttamento dei latifondi. L’amministrazione urbana, nei principali centri, era esercitata da un’assemblea controllata dai magnati della città, in genere mercanti. La decadenza della Rus’ di Kiev fu rapida quanto la sua ascesa. Vi contribuirono le rivalità delle dinastie e divenute estremamente acute dopo la morte di Jaroslav I, il quale suddivise lo Stato tra i figli, riservando al primogenito il diritto di “seniorato” sui fratelli col diritto di “gran principe” e la sovranità su Kiev. In realtà l’istituzione del seniorato non fece che complicare la situazione dinastica a tal punto che, nonostante una successiva conferenza avesse tentato di dare un certo ordine al sistema di successione il territorio della Rus’ di Kiev si trovò diviso in una dozzina di principati. Altri decisivi fattori che indebolirono l’esistenza dello Stato Kievita furono la comparsa della nuova popolazione dei Cumani, che interruppero le comunicazioni fluviali lungo il Dnepr e razziarono la regione di Kiev; le crociate tolsero a Kiev i suoi principali sbocchi commerciali. La decadenza del primo Stato Russo, accelerata dallo spopolamento del bacino del Dnepr, ebbe per conseguenza un imponente flusso migratorio verso le regioni nordorientali, nel bacino dell’alto Volga dove si svilupparono nuovi centri russi. Di questi i più importanti furono la repubblica aristocratico – mercantile di Novgorod, nodo commerciale tra l’entroterra russo, l’Artico e i paesi baltici, e la Susdalia le cui città erano rette dall’autorità assoluta del principe. Lo spostamento dell’epicentro politico della Russia al Nord – Est si concluse nel 1169, allorché il principe di Vladimir – Suzdal’, dopo aver preso e saccheggiato Kiev, s’arrogò il titolo di gran principe e trasferì la capitale della Rus’ e la sede del metropolita della Chiesa Russa a Vladimir.

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