Vita di Galileo, di B. Brecht

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Data:16.11.2001
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Testo

NOME DELL’AUTORE: Bertolt Brecht
TITOLO DEL LIBRO: Vita di Galileo
CASA EDITRICE: Einaudi
SINTESI
La finzione scenica ha inizio con l’introduzione di Galileo, già adulto, al lavoro nel suo studio, a Padova. Qui lo scienziato insegna ad Andrea, figlio della sua governante, alcune nozioni in merito ai sistemi tolemaico e copernicano; il bambino mostra notevole acume. Alla presenza di Galileo è poi introdotto Ludovico, un ricco nobile, che aspira ad essere discepolo dell’astronomo per futili motivi. Parlando con l’ingenuo individuo, egli viene a conoscenza di una strana invenzione, il telescopio. Sfruttando il fatto che la scoperta di quest’oggetto è avvenuta molto lontano (in Olanda), Galileo, che soffriva di problemi economici, riesce a farsi ricompensare dal Doge donando alla Repubblica Veneta, per l’appunto, un telescopio. Quest’azione, oltre che fini utilitaristici, ha ben altri obiettivi: il telescopio è un oggetto importantissimo per lo studio del cielo; servendosi di questo, Galileo compie scoperte formidabili, in grado di provare la veridicità del sistema copernicano.
Lo scienziato decide di trasferirsi alla corte medicea, in Firenze, avendo oramai perso la fiducia di Priuli (procuratore allo studio di Padova), poiché si era scoperto che il telescopio non era frutto degli anni di studio di Galileo.
Giunto a Firenze nella sua nuova dimora, il fisico riceve una visita da parte del Granduca di Toscana, Cosimo de’ Medici, un bambino di nove anni. Mentre i professori che accompagnano Cosimo hanno una disputa con Galileo, il granduca e Andrea si azzuffano al piano superiore (dove si trova il primitivo osservatorio con il telescopio), perché, mentre il primo metteva in dubbio la validità del sistema copernicano, il secondo lo difendeva tenacemente. La zuffa è interrotta dall’arrivo del seguito del nobile. Gli scienziati della corte dei Medici si rifiutano di osservare dentro il telescopio, e il loro intervento si risolve con un nulla di fatto, se non che la questione è indirizzata a Padre Cristoforo Clavio, astronomo della Curia romana.
Nel frattempo scoppia a Firenze la peste, che non riesce a fermare la ricerca dell’astronomo: Virginia, la figlia, e Andrea scappano con un calesse mandato dalla corte del Granduca; la signora Sarti, madre d’Andrea e governante, rimane ad assisterlo ma, successivamente, si ammala e muore. Andrea, che era saltato giù dal calesse ed era tornato a casa, viene a sapere così della morte della madre; con gran coraggio, s’impegna, nonostante tutto, nell’aiutare Galileo.
Il grande scienziato ha la sua rivincita quando anche il Collegio Romano riconosce la validità delle sue scoperte. Di lì a poco, però, l’Inquisizione pone agli indici le teorie copernicane: il pisano è ammonito ad abbandonare le sue ricerche.
Dopo otto anni, tuttavia però, l’avvento di un prelato esperto di matematica sul soglio pontificio, suscita in Galileo e nei suoi discepoli nuove speranze: lui e il suo team si mettono al lavoro per studiare le macchie solari (1624).
Nel 1633 lo scienziato, oramai noto, è convocato dall’Inquisizione, che lo incrimina perché Galileo nel frattempo ha pubblicato il Dialogo dei Massimi Sistemi in cui neanche troppo larvatamente ribadisce la veridicità del sistema copernicano. Il 22 giugno 1633 Galileo Galilei abiura pubblicamente, tra l’esultanza della figlia e dei prelati (che, Papa compreso, non volevano condannarlo al rogo), ma la delusione dei discepoli, che si sentono traditi.
Dal 1633 al 1642 lo scienziato vive prigioniero dell’Inquisizione, e pubblica una versione censurata dei “Discorsi sulle scienze nuove”. Un giorno giunge in visita il discepolo prediletto Andrea, che si accinge a partire per l’estero; i due non s’incontravano dal giorno in cui Galileo aveva abiurato. Galileo riesce a consegnargli, però, la versione non censurata dei “Discorsi sulle scienze nuove”, che, rischiando la sua stessa vita, Andrea Sarti porta in Olanda, dove può diffondersi.

CARATTERI GENERALI
• GENERE DEL LIBRO
Dramma
• AMBIENTE
Le scene si svolgono a Padova, nell’ufficio di Galileo; a Firenze, sempre nell’abitazione dello scienziato e, solo alla fine, in una villa fuori città; a Roma, nelle sale del Collegio romano, nel palazzo del cardinale Bellarmino, nelle sale vaticane, ma anche negli edifici non della Curia, come l’ambasciata fiorentina.
• TEMPO
L’epoca in cui Galileo pubblica le sue ricerche è di oltre mezzo secolo successiva al Concilio di Trento. La Chiesa s’impegna approfonditamente a fondo nel garantire il mantenimento dell’ortodossia, e un innovatore come Galileo non è certo ben accetto. Le scienze moderne stanno però prendendo il sopravvento sulla teologia, e lo scienziato pisano è riconosciuto universalmente (quindi anche dai prelati) una delle più grandi menti in Italia. Grandi sconvolgimenti coinvolgono il fisico, che vive da vicino la grande peste d’inizio Seicento. La Curia è però più aperta rispetto al periodo precedente, e l’astronomo più importante dell’epoca, Clavio, un monaco, non si pone problemi nel affermare la veridicità delle ipotesi di Galileo. Ma la contraddizione con le Sacre Scritture è forte, e la Chiesa non si poteva permettere di ignorare il problema.
• ANALISI DEI PERSONAGGI
 Galileo Galilei: tutto il dramma è impostato sulla sua figura. Appare come un personaggio un poco bizzarro per certi suoi comportamenti, come quando decide di restare in Firenze a fare ricerca nonostante la peste, tuttavia molto simile, per spirito pratico ed empirico alla gente comune, di cui lui stesso apprezza l’abilità con la quale spesso i sempliciotti, privi di conoscenza, giungono, con una logica estremamente lineare e scarna, alla verità, spesso più facilmente che gli illustri professori di filosofia e matematica con i quali Galileo si troverà spesso a dibattere. Questo suo senso pratico, e l’attaccamento alla vita che ne deriva, lo porterà a compiere scelte non proprio degne di un eroe, come quando abiura in pubblico le sue tesi. È però questa sua mancanza che rende possibile ad Andrea Sarti di pubblicare i “Discorsi sulle scienze nuove”: non è la scienza ad avere bisogno d’eroi, anzi, “Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi”, dice Galileo (XIII). Ciò nonostante, quella che ne si ricava è l’immagine di un grande scienziato, totalmente votato ad una ricerca quasi disinteressata (si deve pur mangiare!) della verità.
 Andrea Sarti: è il co-protagonista della vicenda. È quasi onnipresente nella narrazione, segue il suo maestro fin dalla gioventù, ed è come lui appassionato alla scienza e alla ricerca. La dedizione verso il maestro è totale, tanto da sostituire quasi la figura paterna. Fin da bambino si dimostra portato per la ricerca ma, proprio a causa dell’educazione impartitagli da Galileo in gioventù, e per la sua età (è un giovane), conduce la ricerca sì con molto entusiasmo, ma forse con un eccessivo idealismo: dichiara, in uno dei punti chiave del libro, “Sventurata la terra che non ha eroi”, riferendosi chiaramente al presunto tradimento di Galileo; il suo non è certo un atteggiamento da studioso, bensì più da milite, da rivoluzionario tradito dal proprio capo. Con il passare degli anni, però, e con l’avanzare dell’età, si fa più riflessivo e meno impulsivo, e arriva a lodare il proprio maestro, che, con parole sue, “ha nascosto la verità, anche contro il nemico”, perché “…La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza”.
 Virginia Galilei: è una ragazza cresciuta senza madre, cresciuta dalla governante più che dal padre, sempre impegnato nella ricerca, e dalla signora Sarti prende il modo di pensare e di agire: non è votata alla sapienza, allo studio come il padre, ma è indifferente, o addirittura osteggia il lavoro paterno. L’amore per il padre è però più che evidente: pur essendo fidanzata già da tempo con Ludovico Marsili, non si arrabbia più di tanto alla rottura del fidanzamento, causata dal ritorno di Galileo allo studio della meccanica celeste; anzi, al contrario, sarà il “bastone della vecchiaia” del padre quando quest’ultimo sarà costretto fuori Firenze dall’Inquisizione. Una brava figlia, forse anche troppo sottomessa al padre.
 La signora Sarti: è la governante di Galileo, e la madre d’Andrea. Senza di lei Galileo sarebbe perduto: è lei che, negli anni di povertà, gestisce gli affari di Galileo. È una massaia, ma lo scienziato preferisce il suo modo di ragionare, semplice e lineare, a quello degli altri professori e colleghi: la scienza del metodo sperimentale, empirica, si basa proprio sulle cose concrete e semplici, proprio come le concepisce una massaia. Muore uccisa dalla peste, perché era voluta restare in città con il suo padrone, nonostante la pestilenza.
 Federzoni, Sagredo: sono gli amici di Galileo, compagni fidati di ricerca e ottime menti. La loro scienza, che segue l’idea del metodo sperimentale del grande maestro, è però disdegnata agli altri colleghi, che, ad esempio, guardano con disprezzo Federzoni, semplice occhialaio che non conosce il latino. Forse è la figura di questi, uomo ingegnoso ma privo di conoscenze della lingua colta per antonomasia, a spingere lo scienziato a scrivere i suoi “Discorsi sulle nuove scienze” in volgare, anziché in latino.
 Gli ecclesiastici: la figura dei vari ecclesiastici che si susseguono nella narrazione è varia ed eterogenea. Alcuni, specialmente i vetusti, sono d’animo conservatore, ridicolizzano le scoperte di Galileo, pur non avendo le basi scientifiche e conoscitive per farlo. I chierici studiosi non possono che dichiarare esatta la teoria di Galileo, visto che è impossibile non accettarne le prove. Gli alti prelati, infine, pur rendendosi conto della veridicità di queste scoperte, non possono non condannarle, visto che sono in contrasto con le Scritture: lo stesso Urbano VIII dichiara ai suoi aiutanti di apprezzare il lavoro dello scienziato, e si sforza di trovare un compromesso, ma la particolare situazione impone una rigorosa applicazione delle regole della Santa Inquisizione.
TEMI PRINCIPALI
L’intera narrazione ha come centro la scienza e il primo vero scienziato, Galileo Galilei.
Questo grande personaggio, con le sue debolezze e la sua genialità, si dimostra molto più umano di quanto è poi considerato in realtà. Come per tutti gli altri studiosi, si tende a vedere nella figura di un grande scienziato il tipico genio staccato o quasi dal mondo in cui vive, quasi a credere che la genialità vada di pari passo con una forma particolare d’autismo. Galileo vive però il suo tempo; certo, non è al centro della mondanità, non è che abbia chi sa quali rapporti con gli altri (il suo contatto quotidiano con l’esterno coincide con la figura della signora Sarti, o di Virginia), ma comprende le vicende che lo circondano e le vive.
Qui sta però la grande contraddizione di questa figura: Galileo vive il suo tempo, sa giostrarsi abilmente nella mondanità per raggiungere i suoi scopi (si pensi a quando riceve un ingente premio dalla Repubblica Veneta per l’invenzione del telescopio), ma la sua opera porterà la scienza a svuotarsi d’ogni significato sociale, e la renderà pura materia di studio, cosa che ha comunque i suoi notevoli vantaggi. Con Galileo si rompe ancora di più la tradizione medioevale che vedeva l’uomo in contatto con Dio, in favore di un netto distacco tra il mondo di Dio (le scienze, prima sottomesse alla teologia, diventeranno ben più importanti di quest’ultima) e quello degli uomini.
Come già sottolineato, questa cosa porta i suoi svantaggi così come i suoi vantaggi: è grazie al progresso scientifico che l’uomo è giunto al livello di sviluppo attuale, ma le scoperte scientifiche hanno oramai solo un fine economico o scientifico, non più sociale. La morale in scienza non ha spazio, e, se come diceva Aristotele, la virtù sta nel mezzo, si è passati da un opposto, nel quale la scienza era dominata dalla morale, tanto da alterare la verità in funzione di quest’ultima, ad un punto nel quale la morale non ha la minima importanza, perché l’importante è scoprire, non capire se ciò che è stato scoperto sarà utile e buono per l’Umanità. E se ci si possono permettere sofismi su che cosa sia il bene e il buono per l’Umanità (che in realtà sappiamo coincidere con il bene e il buono per i più), è proprio perché la nostra mente è veloce nel formulare ipotesi e verificare tesi, ma oramai incapace di riflettere sulle verità fondamentali per l’uomo, perché non discute se non dell’atomo o del grave.

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