Tonio Kroger

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

Voto:

2.5 (2)
Download:424
Data:27.11.2000
Numero di pagine:10
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
tonio-kroger_3.zip (Dimensione: 11.57 Kb)
trucheck.it_tonio-kroger.doc     39.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

1) Diversità ed uguaglianza. Individua tali temi nei rapporti che Tonio Kröger ha con gli altri personaggi.
2) Tonio Kröger può essere considerato come l’ALTER EGO di Thomas Mann?
Dove si svolge la vicenda? E quando?

T
homas Mann nasce a Lubecca, in Germania, nel 1875. E’ figlio di un ricco commerciante di grano, senatore della città, Johann Heirich, e di madre con sangue creolo e inclina all’arte: nel 1893, morto il padre, si trasferì con la sua famiglia a Monaco, dove collaborò alla rivista “Simplicissimus”. Soggiornò per due anni (dal 1895 al 1897) a Roma, per poi ritornare in Monaco dove prese in moglie Katja Pringsheim, di famiglia colta e benestante.
Nel 1933, in occasione di un giro di conferenze all’estero, prese la via dell’esilio, che lo portò in Belgio, in Olanda, Francia, Svizzera e, infine, negli U.S.A. Insegnò a Princeton e in California, sicché nel 1944 assunse la cittadinanza americana, continuando a svolgere con vari mezzi un’intensa propaganda anti - hitleriana.
Tra le proprie opere di maggior importanza ricordiamo sicuramente: “I Buddenbrook”, “Tristano”, “Morte a Venezia”, “Tonio Kröger”, “Doctor Faustus” e molte altre, giacché la sua produzione fu, da questo punto di vista, immensa.
Nel 1929 la sua abilità letteraria gli valse anche il premio Nobel.
1) La novella “Tonio Kröger “ fa parte di una più vasta raccolta che s’identifica con il nome di “Tristan” e narra la vita dell’omonimo protagonista, incominciando dall’infanzia e dall’adolescenza, per poi giungere al periodo della piena maturità psicologico – letteraria.
Il nucleo centrale di tutto il racconto è indubbiamente il tema privilegiato dalla poetica di Mann, che descrive appunto gli aspetti contrastanti della vita quotidiana del poeta nella società: l’abilità dell’autore sta proprio nel saper fare emergere sapientemente il conflitto interiore e spirituale del protagonista in tutto il suo senso di tragicità, grazie all’utilizzo di mirate e incisive descrizioni, ad un’analisi profonda e sottile delle idee e ad un atteggiamento che, a volte, pare quasi ironico ma che è, in larga misura, parte integrante delle emozioni suscitate nel lettore dal testo.
Quest’ultimo, come pochi, a mio parere, si rivela essere espressione della gran conoscenza, non solo letteraria ma oserei dire assoluta, che il poeta detiene della vita ed è per il lettore la testimonianza più valida della bravura e dell’ingegno di Thomas Mann: è impossibile non notare l’accurata disposizione delle frasi nel periodo, che palesano in se stesse un denso significato, determinante per concepire il messaggio che viene a noi comunicato.
Ogni asserzione – questo mi ha molto colpito – nasconde un significato più intrinseco e sono pochi i romanzi a questo livello: ogni espressione è degna di un ragionamento e di una riflessione e cela in se stessa una realtà della vita del protagonista, ossia dell’autore stesso.
Tonio Kröger non è altro che la personificazione di un’intera generazione d’intellettuali, tra i quali bisogna includere, soprattutto, lo stesso Mann: l’artista è in questa periodo (fine Ottocento – Inizio Novecento) il più chiaro portatore delle antitesi del mondo moderno, ossia del contrasto tra SPIRITO e VITA, SALUTE e MALATTIA e, in particolare, tra ARTE e BORGHESIA, IO e il MONDO.
Questi due ultimi punti costituiscono il fulcro centrale su cui ruota tutto il romanzo e, in particolare, è accesissima la contraddizione tra il POETA, da un lato, e la SOCIETÀ dall’altro.
Fin dalla sua infanzia Tonio inizia ad essere escluso dal resto del mondo e la causa di tutto questo è da ricercare nella sua stessa natura, ossia nella sua vocazione di poeta, che non gli permette di vivere la vita concependola come un essere normale: ecco che quindi la letteratura non diviene più l’unica salvezza, con tutte le sue connotazioni positive, non è più l’unica arma eternatrice, bensì perde tutte queste valenze, a favore di una significato indubbiamente più pessimista.
Essa si trasforma in una pura e semplice maledizione, alla quale il protagonista e tutti gli altri suoi simili devono sottostare.
Il personaggio figlio di Mann assume, appunto perché portavoce di un’intera generazione d’artisti, le tipiche caratteristiche del poeta baudelairiano, disprezzato, escluso e – qui ancor peggio – ignorato dalla massa, che gli è assolutamente indifferente e che così facendo lo umilia e lo priva del suo significato esistenziale.
Tonio stesso, nel colloquio con Lisaveta Ivanovna, ha modo di costatare tutto questo:
“>”.
La vita del poeta è quindi sofferta dal primo all’ultimo giorno e la sua natura esistenziale lo priva della giovinezza e di ogni rapporto con il mondo esteriore: il protagonista, infatti, è isolato ed escluso sin dalla più tenera età, poiché raccontare se stesso con i versi non è giudicata una cosa normale, che rientra nei canoni imposti da una società meschina, volta a comprendere la massa ma non coloro che si fanno portavoci dei problemi che la caratterizzano.
L’artista quindi è solo nel mondo: può contare solo su se stesso, sulle proprie forze, sulla propria anima, senza ottenere il benché minimo aiuto dall’esterno, poiché egli non vanta amicizie, né legami, né riesce a procurarseli; la sua timidezza è quasi morbosa e lo costringe irrimediabilmente a confinarsi in un angolo, dietro la famosa vetrata, a piegarsi insomma su se stesso, sul proprio IO.
Per Tonio Kröger non esiste il rapporto IO e il MONDO, bensì solo la sua personalità unica e irripetibile, il suo EGO sconvolto e scoraggiato, la sua SOLITUDINE che diventa paradossalmente la sua sola amica.
Il resto della società, inoltre, non si limita a indossare il doloroso velo dell’indifferenza, ma, addirittura, lo disprezza celando tuttavia i propri veri sentimenti dietro una altrettanto tormentosa maschera: è il caso dell’ufficiale che decide di leggere durante un banchetto una propria composizione e che è deriso di sottecchi nel profondo dell’anima di tutti i presenti, che gli manifestano però la loro falsa e ipocrita compiacenza, la quale a sua volta rende vane le parole provenienti dai sentimenti più profondi, intimi e nobili di un essere umano; è anche il caso dell’unico banchiere con una vena poetica, che è imprigionato perché sospettato di corruzione, ma che a dir del protagonista era stato messo in carcere per la sua natura di letterato; è il caso dello stesso Tonio Kröger di cui diffida apertamente, a causa della sua “professione” confessata così timidamente, il tenente Petersen.
Una persona quindi che sente la necessità di esporsi con il mondo esteriore comunicando i propri sentimenti – giacché la poesia è espressione delle emozioni e degli ideali dell’uomo – non è per nulla considerata, anzi è isolata e lasciata a se stessa senza che ottenga alcuna corrispondenza con la società, che schiude agli estranei le cose che tiene pudicamente nascoste, solo in uno di quei particolari stati d’animo, in cui le barriere fra uomo e uomo scompaiono.
Emerge quindi il contrasto tra società / mondo MALATI e il poeta che, accorgendosi di questo, non riesce a vivere in essa, non riesce a trasformarla in modo tale che essa si adatti al proprio temperamento, anzi è il MALE che la pervade che cerca di assoggettarlo ai propri interessi.
Lo scontro tra ARTE e BORGHESIA è sempre presente ed è costantemente connesso all’antitesi tra POETA e SOCIETA’: Tonio Kröger addirittura ha a disposizione due mondi, ma opta con lo stare nel mezzo, non compiendo alcuna scelta, subendo passivamente, giacché entrambi recano in sé gli effetti distruttivi dell’agire dell’uomo sul creato:
“Io mi trovo in mezzo a due mondi, senza sentirmi a casa mia in nessuno di essi, e questo mi procura qualche difficoltà. Voi artisti mi chiamate borghese, e i borghesi sono tentati di mettermi in prigione… non so, fra le due cosa, quale mi addolori di più.”
Il poeta è quindi letteralmente schiacciato tra queste due differenti entità, a loro volta totalmente antitetiche, ma non è accettato da nessuna delle due: la borghesia lo incolpa di essere un artista e lo rifiuta, mentre l’altra faccia della medaglia (in questo caso Tonio si riferisce all’amica Lisaveta Ivanovna che lo definisce tale) lo etichetta come borghese, oltre tutto sviato.
I rapporti che Tonio ha con gli altri personaggi sono talmente pochi che si possono contare sulle dita di una sola mano: gli unici due suoi presunti interlocutori sono Hans Hansen e Ingeborg Holm, con i quali oltre tutto non riesce a comunicare attivamente; da una parte v’è l’amico tanto idealizzato, amante della vita, o meglio della “festa” della vita, che egli ricerca morbosamente ma che gli è costantemente strappato; dall’altra v’è la bionda Inge con la quale riesce a scambiare solo qualche intenso sguardo, senza arrivare a colpirla.
Entrambe, tuttavia, a mio parere, nel loro piccolo, le due personalità a cui il protagonista aspira, lo rifiutano, raggirandolo e non concedendosi a quest’ultimo, onde evitare di cadere nel suo medesimo baratro, da cui è impossibile uscire e onde evitare di compromettere la loro normalità.
Nel racconto un’altra figura emergente è quella di Lisaveta Ivanovna, la quale sembra apparentemente essere l’unica amica del poeta, ma è proprio LEI che lo bolla come borghese sviato, mostrando di non comprendere l’essenza di cui egli è costituito ed i problemi che ne derivano e che egli fiduciosamente le confessa.
Tonio Kröger è quindi un ragazzino, un adolescente, un adulto SOLO, escluso continuamente da tutto e da tutti.
Tutto gli è antagonista: il mondo, gli uomini che vivono in esso e che – è il caso del signor Knaak – lo utilizzano come strumento di derisione collettiva, nulla di più umiliante e denigratorio.
Il POETA, insomma, non è più il VATE TIRTAICO o il VATE DI FINE OTTOCENTO, conduttore della massa e pura espressione dei suoi ideali, come per quanto riguarda Carducci, bensì è l’anormalità, l’anomalia che v’è in essa e che i NORMALI intendono a tutti i costi debellare.
Quello che mi domando, tuttavia, è se Tonio Kröger si limiti effettivamente a subire in modo del tutto passivo le malvagità mediante le quali la società lo affligge, oppure se in qualche modo vi reagisca: l’albatro di Mann riuscirà a ritornare nel cielo e quindi verso la sua salvezza o rimarrà per sempre impigliato tra le reti dei marinai, che lo scherniscono ripetutamente e senza sosta ?
L’arma di difesa che paradossalmente, a mio parere, il protagonista utilizza in contrapposizione al disprezzo e all’indifferenza degli altri uomini, è proprio la POESIA: quest’ultima quindi assume delle valenze ambigue e, come molti altri aspetti del racconto, totalmente antitetiche; essa è infatti da una parte la maledizione del poeta poiché è la determinante della sua diversità e della sua completa solitudine, mentre dall’altra costituisce, a mio avviso, anche il suo unico rifugio, proprio perché il poeta è costretto a piegarsi su se stesso, su ciò che ha dentro, su ciò che gli è comunicato dal cuore e dalla propria anima.
Sulla sua personalità e sul rapporto che Tonio Kröger ha con gli altri, esistono due ipotesi completamente differenti:
1) Alcuni sostengono che l’amore nostalgico per coloro che sono votati, come Hans Hansen e Ingeborg Holm, all’amore per la vita è una costante di tutto il romanzo e quello che molti definiscono come “il borghese smarrito nell’arte” trova proprio in tale nostalgia la FELICITÀ.
2) Altri, viceversa, - e penso che questa sia l’ipotesi da considerare maggiormente – ritengono che per quanto riguarda la figura del protagonista non si possa parlare assolutamente di FELICITÀ, o meglio ancora, di felicità materiale. Egli, infatti, a mio parere, potrà attingere alla fonte della gioia solo contando sulle proprie forze e non otterrà mai soddisfazione dagli altri, da ciò che sta al di fuori della sua personalità.
Tutto questo naturalmente non deve trarre in inganno: è la società l’essere malato e sono ormai pochi, troppo pochi, gli uomini puri che essa, tuttavia, con tutte le proprie forze, cerca di far crollare, riuscendovi, giacché l’artista del Novecento è un artista controverso, depresso, combattuto, annoiato, vicino alla sconfitta.
2) E’ indubbio che Tonio Kröger costituisca l’alter ego di Thomas Mann: egli personifica il suo stesso autore, che, raccontandoci questa storia, vuole farci partecipi di quelli che sono stati i tormenti della sua vita, ossia l’indifferenza e l’incomprensione della società.
La novella appare effettivamente agli occhi del lettore come una sorta di autobiografia, che, seppur comunicata indirettamente, coincide in tutto e per tutto con la vita materiale di Mann: i genitori come nella realtà costituiscono due personalità totalmente contrastanti; l’uno, il padre, è un nordico rigido, scrupoloso, amante della tradizione e completamente in contrasto con l’altra, la madre Consuelo, meridionale, calda e avventurosa.
Ecco che anche in questo caso si presentano al protagonista le due entità, circa le quali accennavo anche sopra, completamente antitetiche: il rigore della borghesia, sentito tuttavia anche come costrizione e ristrettezza, e l’impulso e la foga irrefrenabili dell’arte che, però, non conoscono il senso del limite.
Ogni capitolo rappresenta una precisa fase dell’evoluzione in crescendo del personaggio, il quale diviene gradualmente sempre più consapevole e certo di essere al centro del mondo, ma non per prevaricare sugli altri, bensì per patire e scontrarsi con gli attacchi della società.
Quindi:
I CAPITOLO
Infanzia / Prima Giovinezza
Costituisce la presentazione al nucleo centrale del romanzo, che emerge sin dalle prime righe con i primi accenni alla non accettazione della sua personalità da parte dei suoi compagni.
II CAPITOLO
Adolescenza
La derisione del mondo esterno si fa sempre più pesante ed insopportabile. Si fa vivo il problema dell’incomprensione degli altri: “Dormir vorrei, ma tu devi danzare…”
III CAPITOLO
Maturità
Tonio Kröger lascia la propria casa: la sua maturità tuttavia raggiunge il massimo dell’espressione. “Ma nella stessa misura in cui s’indeboliva la sua salute, la sua natura d’artista si acuiva, diveniva incontenibile, delicata, squisita, sottile, irritabile al contatto del banale…”
IV e V
CAPITOLO
Età adulta
Il protagonista compie il tentativo di comunicare con gli altri, ma questi mostrano di non comprenderlo, anzi si permettono di giudicarlo e condannarlo.
VI, VII e VIII CAPITOLO
Età della comprensione
Tonio Kröger a questo punto capisce che la società non lo accetterà mai per quello che è, ma continuerà a rifiutarlo e a considerarlo come essere inesistente.
L’autobiografismo, inoltre, non si riduce alla semplice descrizione dei fatti, ma si trasforma in un autobiografismo rivissuto, rivalutato con tutte le ottiche possibili.
Per quanto concerne l’ambiente spazio – temporale, ritengo che questi due temi siano concettualmente legati a quello di autobiografia, giacché riprendono, in parte, episodi della vita dello stesso Thomas Mann.
In particolare mi hanno colpito l’accuratezza e l’abilità descrittive che rendono unici alcuni passi del romanzo.
Le vicende si svolgono in vari luoghi, molte volte poco precisati e delineati: quelli che caratterizzano la giovinezza di Tonio Kröger in particolare sono meno chiari di quelli che fanno da sfondo al periodo della sua piena maturità.
Si passa da una grigia e tetra cittadina della Baviera, al suo trasferimento , nel III capitolo, a Monaco; successivamente, nel V capitolo, deciderà di partire per la Danimarca, non scegliendo l’Italia, ormai non più oggetto dei suoi sogni.
Prima di giungere a Copenaghen, ritornerà nel suo paese natale, dove potrà ritrovare il fragore del mare, suo unico compagno ispiratore nella giovinezza, ma anche il dolore apportato sempre e costantemente da altri uomini.
Anche con l’ambiente, in un certo qual senso, egli vive un rapporto di scontro e di contrasto: l’Italia simboleggia – lo afferma egli stesso – l’arte e quindi una sorta di bellezza trasgressiva, da contrapporsi alla fermezza dei paesi nordici.
Per quanto riguarda il tempo, l’intreccio è lineare e ritengo che il racconto coincida con l’epoca dell’autore stesso.
Il periodo quindi descritto è dominato dall’atmosfera decadente (fine Ottocento – Inizio Novecento ) che contribuisce in larga misura a determinare la visione che lo stesso Thomas Mann e lo stesso Tonio Kröger hanno della vita e dell’esistenza in generale.

AS

1
1

Esempio