Quando gli immigrati eravamo noi

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Categoria:Generale

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Testo

L’immigrazione è senza dubbio un problema ma spesso lo si affronta con ignoranza
Quando gli immigrati eravamo noi
Droga, violenza, clandestini, racket. Sono queste le parole che ci vengono in mente parlando di extracomunitari. L’immigrazione è oggi più che mai un fenomeno socialmente rilevante. Secondo recenti stime de “Il Sole 24 ore” gli stranieri presenti in Italia sono circa 1.300.000 di cui solo poco più della metà con regolare permesso di soggiorno. Difficile dunque far finta di niente davanti a un problema di così vaste dimensioni. Per lo più è gente proveniente dai Balcani o dall’Africa settentrionale che vede nell’Italia un paese economicamente sviluppato e facilmente raggiungibile anche in considerazione del fatto che le nostre frontiere sono sicuramente più penetrabili di quelle di altri Paesi europei. E’ gente povera, affamata, spesso stremata dalla guerra che cerca sostegno in noi ricevendo spesso un’accoglienza tutt’altro che ospitale. Il
Governo Italiano, infatti, combatte l’immigrazione quasi come una piaga e si appresta a d instaurare norme ancora più severe di quelle attuali. D’altronde però, inutile negarlo, l’opinione pubblica vede con inquietante sospetto il problema. Ma è fin troppo semplice e - permet-tetecelo - da ignoranti giudicare guardando solo certi aspetti del problema. Bisogna anche ricordarsi che gli immigrati rappresentano circa un quarto della nostra forza lavoro e soprattutto che tra il 1900 e il 1913 furono otto milioni i nostri connazionali ad emigrare all’estero in cerca di fortuna. E in quel caso, come afferma U. Galimberti, erano gli Italiani ad essere visti “come potenziali ladri, stupratori e, se non così, senz’altro come ubriachi e sporcaccioni”, vivendo “in case simili a baracche” e accontentan-dosi di lavori umili e faticosi, non molto diversi da quelli che oggi
svolgono gli immigrati italiani.
La differenza è che da allora è passato quasi un secolo e per un Paese sviluppato come l’Italia
nonché firmatario della “Carta dei Diritti Umani” è doveroso aiutare chi ce lo chiede magari col sostegno dell’Unione Europea che, ricordiamolo non è stata costituita solo per la moneta unica.
L’immigrazione è senza dubbio un problema ma spesso lo si affronta con ignoranza
Quando gli immigrati eravamo noi
Droga, violenza, clandestini, racket. Sono queste le parole che ci vengono in mente parlando di extracomunitari. L’immigrazione è oggi più che mai un fenomeno socialmente rilevante. Secondo recenti stime de “Il Sole 24 ore” gli stranieri presenti in Italia sono circa 1.300.000 di cui solo poco più della metà con regolare permesso di soggiorno. Difficile dunque far finta di niente davanti a un problema di così vaste dimensioni. Per lo più è gente proveniente dai Balcani o dall’Africa settentrionale che vede nell’Italia un paese economicamente sviluppato e facilmente raggiungibile anche in considerazione del fatto che le nostre frontiere sono sicuramente più penetrabili di quelle di altri Paesi europei. E’ gente povera, affamata, spesso stremata dalla guerra che cerca sostegno in noi ricevendo spesso un’accoglienza tutt’altro che ospitale. Il
Governo Italiano, infatti, combatte l’immigrazione quasi come una piaga e si appresta a d instaurare norme ancora più severe di quelle attuali. D’altronde però, inutile negarlo, l’opinione pubblica vede con inquietante sospetto il problema. Ma è fin troppo semplice e - permet-tetecelo - da ignoranti giudicare guardando solo certi aspetti del problema. Bisogna anche ricordarsi che gli immigrati rappresentano circa un quarto della nostra forza lavoro e soprattutto che tra il 1900 e il 1913 furono otto milioni i nostri connazionali ad emigrare all’estero in cerca di fortuna. E in quel caso, come afferma U. Galimberti, erano gli Italiani ad essere visti “come potenziali ladri, stupratori e, se non così, senz’altro come ubriachi e sporcaccioni”, vivendo “in case simili a baracche” e accontentan-dosi di lavori umili e faticosi, non molto diversi da quelli che oggi
svolgono gli immigrati italiani.
La differenza è che da allora è passato quasi un secolo e per un Paese sviluppato come l’Italia
nonché firmatario della “Carta dei Diritti Umani” è doveroso aiutare chi ce lo chiede magari col sostegno dell’Unione Europea che, ricordiamolo non è stata costituita solo per la moneta unica.

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