Pratolini:Cronache di poveri amanti

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Data:15.01.2001
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Testo

CRONACHE DI POVERI AMANTI
Di Vasco Pratolini
1°)
Le vicende di cui viene fatta la cronaca riguardano gli abitanti di via del Corno, una popolosa via di Firenze dove vivono operai ed artigiani nel periodo in cui il fascismo inizia la sua ascesa.
La prima parte del romanzo è quasi completamente ambientata in via del Corno. Sullo sfondo di questa via l’autore ci racconta le vite di un gran numero di personaggi, la loro povertà, i loro amori, le loro paure, ed insieme a queste storie si intreccia la storia del fascismo e dell’antifascismo vissuto dal basso, dalla parte della povera gente.
Giulio, un ammonito uscito da poco dal carcere, accetta di nascondere presso il proprio domicilio un sacco contenente una refurtiva, ma, per timore di essere scoperto, poco dopo la affida al carbonaio Nesi. Ciò nonostante viene di nuovo arrestato. La moglie di Giulio, Liliana, viene accolta nella casa della Signora, una figura importante nel romanzo, un’ex prostituta ormai vecchia e molto ricca, una donna che per i camerati è “sacra e inviolabile” perché tassata dalla Federazione. Lei, dall’alto del suo appartamento controlla tutto ciò che avviene in via del Corno, e non perde l’occasione per approfittarne.
Il carbonaio Nesi, un uomo prepotente che pensa solo al proprio interesse, mantiene in un appartamentino lontano da occhi indiscreti e curiosi, una ragazza di via del Corno di nome Aurora, che egli ha sedotta e che da lui ha avuto un figlio. Egli viene tradito da una soffiata a causa della refurtiva che tiene in bottega, e, mentre lo stanno portando in carcere, ormai malato, viene colto da una crisi di cuore e muore.
Aurora scappa con Otello, figlio di Nesi, facendo sapere (o credere) a tutti che il bambino è il loro figlio.
Nel frattempo si sviluppano le storie d’amore di Milena e Alfredo, Bianca e Mario, Bruno e Clara, e con queste si intreccia la storia politica che in via del Corno ha come esponenti dell’antifascismo Maciste (molto convinto) e Alfredo (meno attivo) e del fascismo Osvaldo (moderato) e Carlino (fanatico) ed infine Ugo in crisi di identità politica.
La prima parte si conclude con l’arrivo di alcune lettere inviate da aurora ed Otello che preludono il ritorno dei fuggitivi.
Il ritorno di Otello ed Aurora viene accolto con gioia dalle rispettive madri, ed il loro matrimonio, celebrato dopo poco tempo, legalizza la loro unione e di conseguenza via del Corno li accoglie nella sua famiglia.
Liliana, rimasta sola, si è stabilita definitivamente nella casa della Signora che riversa su di lei tutte le attenzioni che precedentemente riservava per Gesuina (un’orfana che alcuni anni prima aveva adottata). Questa nuova situazione turba Gesuina che si sente messa da una parte, ma in seguito ne è contenta, perché si rende conto di aver trovato una libertà che prima non conosceva.
Mario, fidanzato di Bianca, va ad abitare in via del Corno. Qui conosce Milena il cui marito, dopo un’aggressione da parte dei fascisti, è ricoverato in sanatorio in fin di vita. Tra i due nasce un’amicizia.
Osvaldo, contrario ai metodi violenti della Federazione locale, scrive una lettera di denuncia alla sede centrale. Ma la lettera viene intercettata e deve subire una dura punizione da parte di Carlino e dei suoi amici fascisti. Questo fatto riempie di terrore e gli fa accrescere il desiderio di dimostrare la sua fedeltà alla rivoluzione fascista.
Ugo, che da un po’ di tempo ha abbandonato la causa antifascista e si è dato ad una vita priva di ideali, quando viene a sapere che i fascisti stanno preparando in Firenze una notte di omicidi, si precipita da Maciste per informarlo, e decidere con il compagno come avvisare le persone in pericolo. I due corrono all’impazzata sul sidecar di Maciste e riescono a sventare alcune morti, ma vengono intercettati dal gruppo dei fascisti, tra i quali c’è Osvaldo. Maciste viene colpito a morte ed Ugo ferito scappa e si rifugia presso la casa della Signora. Qui viene curato da Gesuina. Tra i due si stabilisce presto un’intesa ed appena le condizioni di Ugo lo permettono e la tensione seguita alla “notte dell’Apocalisse” si allenta, si allontanano dalla casa che li accoglie per costruire insieme la loro vita.
Così termina la seconda parte del romanzo. In questa seconda parte via del Corno a poco a poco scompare, lo scenario si fa più ampio, il problema della sopravvivenza quotidiana, col procedere dei capitoli, si trasforma nel problema che sta scuotendo l’Italia sino ad arrivare alla folle e tragica “notte dell’Apocalisse”durante la quale esplode l’odio nei confronti del fascismo di Pratolini, dei cornacchiai e del lettore.
Nella terza parte il racconto ritorna in via del Corno, dove gli abitanti, dopo i fatti di sangue, sono diventati più consapevoli della realtà politica che li circonda, ne hanno capito la dimensione nazionale ed incominciano ad averne paura.
Molti indiziati per le morti della “notte dell’Apocalisse” sono stati prosciolti nella fase istruttoria del processo, altri hanno ottenuto la libertà provvisoria.
Ugo sa di essere vigilato dalla Polizia, ma non per questo rinuncia al suo lavoro per il Partito.
Giulio viene condannato a dieci anni di carcere e Liliana, rimasta sola, lascia la casa della Signora per diventare l’amante di Otello. La fuga di Liliana sconvolge la Signora che viene colta da una crisi di pazzia. Molti cornacchiai accorrono per aiutarla, ma questo fa crescere in lei odio e disprezzo nei confronti di queste persone che ritiene misere e spregevoli. Inaspettata giunge la notizia che un antico amante ha lasciati alla Signora una grossa eredità. Con questi soldi, lei decide di acquistare tutti gli immobili di via del Corno e ordina al suo amministratore di mandare lo sfratto a tutti i suoi inquilini.
Ugo viene arrestato per dei volantini che la Polizia gli trova in casa.
Alfredo si aggrava e muore. Milena, ormai libera, si innamora di Mario, mentre Bianca, sentendosi abbandonata, medita il suicidio, ma ritrova la voglia di vivere quando incontra Eugenio che ora fa il maniscalco nella bottega che era stata di Maciste.
Un’emorragia cerebrale colpisce la Signora. La follia si impadronisce definitivamente di lei, e l’amministratore, vista la situazione, decide di non mandare lo sfratto in via del Corno.
Mario viene arrestato perché ritenuto un sovversivo, ma al processo viene assolto per insufficienza di prove, mentre ad Ugo vengono dati cinque anni di carcere.
Il romanzo termina con l’arrivo di un nuovo personaggio in via del Corno: Renzo. A lui viene affidata la speranza per il futuro.
2°)
Capitolo VI
Rapporto con il lettore:
-Noi pure incontreremo Gesuina: sarà quando la sua vita si mischierà a quella dei cornacchiai. La nostra cronaca è la loro storia, …
- (Riferito a Liliana). Dobbiamo interrogarla?… Occorre che Liliana parli ancora?
-Dunque, anche il proprietario dell’albergo è in buoni rapporti con il brigadiere!
- (Riferito a Nanni) Il brigadiere non gli ha dato peso quando lui ha detto che la malasarda non perdona, eppure sa cosa vuol dire!
-I suoi colleghi direbbero che Nanni sta svitando il rubinetto.
- (Riferito al brigadiere). E’ lo zelo che lo spinge? O spera che sia questa operazione a determinare, finalmente, la nomina a maresciallo?
Rapporto con i personaggi.
-Piangi, Liliana? Soltanto queste ore riescono a consolarti. La Signora ti spaventa?
-Piangi ancora, Liliana? O le lacrime ti hanno cullato come la tua bambina, …
- Nanni teme la vendetta della sua classe.
- (Nanni) E’ un cavallo do quindici anni che la frusta, il morso, le stanghe hanno ormai domato.
-Il brigadiere è un cinico, un pessimista: così vuole il suo mestiere.
-Il Nesi è un malato immaginario, ma la suo coscienza risiede nel suo portafoglio.
6°)
Nel romanzo “Cronache di poveri amanti” vi sono molti personaggi, alcuni importanti e simbolici, altri, e sono i più, fanno da sfondo alla descrizione di quel mondo che è via del Corno durante il periodo di ascesa del fascismo. I personaggi, anche quelli più significativi, che accompagnano il lettore dall’inizio alla fine del romanzo non sono i protagonisti. Protagonista è la vita dei cornacchiai, è la strada in cui vivono, è il periodo storico nel quale sono costretti a vivere. Così, alla fine del romanzo, quando compare Renzo, lo si accoglie come si sono accolti, nel bene e nel male, tutti gli altri personaggi. Si incomincia ad interessarsi alla sua vita perché fa parte di quella vita che ci ha accompagnati dalla prima pagina delle “Cronache”. Il suo dialogo con Musetta è la prosecuzione di quelli fatti dai giovani cornacchiai nei capitoli precedenti: è la vita che continua. A lui quindi viene affidato questo compito di continuità, a lui viene affidato il futuro. Così, arrivati all’ultima frase, viene voglia di girare la pagina e continuare la lettura.
7°)
Inizio del cap.I
RISVEGLIO IN VIA DEL CORNO
L’azione si svolge in una stretta strada di Firenze (via del Corno) abitata da artigiani ed operai. Il piano stradale è lastricato e leggermente concavo, in mezzo c’è una serie di tombini. Le case hanno facciate fatiscenti e sono l’una ridosso all’altra. Si notano la bottega del ciabattino, quella del maniscalco, davanti alla quale è accumulato dello sterco di cavallo, e l’insegna dell’Albergo Cervia con la lanterna accesa. In un angolo c’è un vespasiano. Un po’ ovunque sporcizia e fagotti di spazzatura disfatti dai gatti.
E’ l’alba, la prima luce del giorno fatica ad entrare nello stretto vicolo.
Si sente il canto di un gallo.
La lanterna dell’Albergo Cervia si spegne. L’unica luce accesa è quella della camera della Signora.
Dalla bottega del maniscalco si sente scalpitare un cavallo.
Da fuori scena si odono dei passi sicuri che a poco a poco si avvicinano. Entrano in scena due poliziotti (è la ronda degli ammoniti).
Uno dei poliziotti ad alta voce, incurante dell’ora dice: - Nanni, ci sei?-
Nanni: -Buona notte, brigadiere!-
Uno dei poliziotti, con voce imperiosa: -Affacciati, Nanni!-
Da una finestra al primo piano si sporge un uomo di quarant’anni, con gli occhi piccoli ed il viso appuntito. Porta una camicia bianca senza colletto e chiusa da un gemello, con le maniche rimboccate. In bocca ha un mozzicone di sigaretta.
Uno dei poliziotti: -Ora torna a letto e sogna cose oneste. -
Nanni rientrando: -Sarà fatta la sua volontà, brigadiere. -
Poco più in là, da una finestrella sopra la bottega del maniscalco un altro vigilato affacciato alla finestra saluta la ronda: -Riverisco, brigadiere. -
Uno dei poliziotti, con tono minaccioso: -Senti Giulio, se la prossima volta ti trovo affacciato, ti porto dentro. -
Giulio, con fare rispettoso: -Servo suo, brigadiere. -
Uno dei poliziotti con tono di comando: -Vai a letto, buonanotte. -
Giulio chiama gentilmente: -Brigadiere!-
Uno dei poliziotti infastidito: -Cosa c’è?-
Giulio, con fare rispettoso: - Non mi prenda a noia. Mi mancano soltanto diciotto giorni per finire l’ammonizione. -
Uno dei poliziotti con aria di chi sa molto di più di quello che dice: -Fossi in te non ne sarei tanto sicuro. Che ti risulta di un lavoro in Via Bolognese?-
Giulio con tono spaventato: -Nulla, quant’è vero Iddio. L’ho letto sul giornale. Del resto lei lo sa, Via Bolognese non è mai stata la mia zona. -
Uno dei poliziotti con tono deciso: -Ora dormi. Domani se ne parla. -
La ronda si allontana ed esce di scena.
E’ l’alba ma la luce fredda della luna non si è ancora spenta.
Via del Corno ripiomba nel silenzio.
Gli unici padroni della scena sono i gatti che banchettano presso un grosso cumulo di immondizia.
La pausa di silenzio deve essere molto percepibile. Durante questa pausa la luce aumenta e sparisce la luce fredda della luna.
Suona una sveglia. E’ la prima, in seguito ne devono suonare altre quattro. Questi suoni danno il ritmo al risveglio degli abitanti di via del Corno.
La scena pian piano si riempie di rumori: passi, parlottii, acqua che scorre, stoviglie.
Via del Corno è sveglia. Incomincia una nuova giornata.
4°)
Il capitolo XIV (sulla notte dell’Apocalisse) ha un inizio sereno: Maciste ed alcuni suoi amici giocano a “conchè” tranquillamente in casa. Ma questa atmosfera dura poco, l’arrivo di Revuar ed il suo racconto di ciò che i fascisti stanno facendo in centro città provoca un mutamento improvviso nei sentimento del gruppo di amici ed anche del lettore. Questo è il primo colpo, poi ne seguiranno altri in un crescendo continuo.
Usciti gli amici, Maciste resta solo a meditare su ciò che sta accadendo e su ciò che egli può fare. Maciste è un uomo concreto, che non perde la testa e non ha mai avuto dubbi sulle proprie convinzioni politiche. E’ l’eroe ed il martire della “notte dell’Apocalisse”.
Il capitolo XX inizia con un urlo del ciabattino quando scorge l’orribile figura della Signora al balcone di casa, con i lineamenti stravolti, l’espressione di una folle come se fosse in procinto di buttarsi nel vuoto. A fatica gli abitanti di via del Corno riescono a farla rientrare in casa e coricarsi. Nella casa, circondata dai suoi vicini un po’ curiosi, certamente, ma anche preoccupati per l’accaduto, la Signora prova sentimenti di disprezzo e compassione per che le sta vicino, e sente persino il desiderio di vendicarsi nei confronti di chi l’ ha ritenuta una debole.
Ugo, venuto a conoscenza che i fascisti stanno preparando una notte di omicidi, corre da Maciste (una persona di cui ci si può fidare, della quale sia lui che i responsabili del Partito hanno molta stima) ed insieme decidono di andare ad avvisare le persone in pericolo di vita.
Maciste è sempre più proteso verso l’esterno, generoso, disponibile ad aiutare, mentre la Signora è sempre più chiusa in sé stessa, egoista, egocentrica, capace di odiare.
La Signora è orribile, Maciste è un San Giorgio che guida un sidecar.
I fascisti corrono insieme alla morte e alla distruzione, con queste si eccitano e trovano il coraggio di andare avanti, analogamente la Signora, quando viene colta da una furiosa crisi di follia distrugge tutto quello che trova, ma con i vasi e gli specchi vorrebbe distruggere e calpestare il mondo intero.
La signora ha perso la voce. Ma a cosa le serve la voce? A questo mondo, che ella odia, non ha più niente da dire. I suoi sentimenti di distruzione si possono esprimere anche senza voce.
I fascisti inseguono il sidecar, Osvaldo lo conosce bene, sopra ci sono due comunisti. Sono due uomini che corrono su un sidecar per salvare altri uomini.
Il colpo è preciso. Maciste colpito stramazza a terra morto.
La fortuna è amica degli avventurieri. La Signora riceve una grossa eredità da un suo vecchio amante. Il suo unico pensiero è la vendetta. Ordina al suo amministratore di acquistare tutti gli immobili di via del Corno e di mandare lo sfratto a tutti.
Poi si addormenta serena.
Il capitolo XIV termina tragicamente con la morte di Maciste. Ma questa tragedia da sola non basta, sul suo cadavere i fascisti infieriscono con i calci e danno fuoco al sidecar: un sogno che va in fumo. E Osvaldo, nel dubbio su quale strada scegliere, sceglie quella sbagliata. Unica consolazione finale è la presenza e l’amicizia di Mario e Milena che vegliano sul cadavere di Maciste.
Nelle ultime pagine del capitolo XX troviamo la Signora sola, malata e piena di odio nei confronti di tutti. Ma la sua tragedia non la annienta. Anzi, dal baratro nel quale è sprofondata, risorge. La morte è lontana. Vicino è il disprezzo per gli altri e la voglia di procurare dolore e infelicità. Sono questi i sentimenti che la fanno vivere. Nei quali trova soddisfazione e pace.

CRONACHE DI POVERI AMANTI
Di Vasco Pratolini
1°)
Le vicende di cui viene fatta la cronaca riguardano gli abitanti di via del Corno, una popolosa via di Firenze dove vivono operai ed artigiani nel periodo in cui il fascismo inizia la sua ascesa.
La prima parte del romanzo è quasi completamente ambientata in via del Corno. Sullo sfondo di questa via l’autore ci racconta le vite di un gran numero di personaggi, la loro povertà, i loro amori, le loro paure, ed insieme a queste storie si intreccia la storia del fascismo e dell’antifascismo vissuto dal basso, dalla parte della povera gente.
Giulio, un ammonito uscito da poco dal carcere, accetta di nascondere presso il proprio domicilio un sacco contenente una refurtiva, ma, per timore di essere scoperto, poco dopo la affida al carbonaio Nesi. Ciò nonostante viene di nuovo arrestato. La moglie di Giulio, Liliana, viene accolta nella casa della Signora, una figura importante nel romanzo, un’ex prostituta ormai vecchia e molto ricca, una donna che per i camerati è “sacra e inviolabile” perché tassata dalla Federazione. Lei, dall’alto del suo appartamento controlla tutto ciò che avviene in via del Corno, e non perde l’occasione per approfittarne.
Il carbonaio Nesi, un uomo prepotente che pensa solo al proprio interesse, mantiene in un appartamentino lontano da occhi indiscreti e curiosi, una ragazza di via del Corno di nome Aurora, che egli ha sedotta e che da lui ha avuto un figlio. Egli viene tradito da una soffiata a causa della refurtiva che tiene in bottega, e, mentre lo stanno portando in carcere, ormai malato, viene colto da una crisi di cuore e muore.
Aurora scappa con Otello, figlio di Nesi, facendo sapere (o credere) a tutti che il bambino è il loro figlio.
Nel frattempo si sviluppano le storie d’amore di Milena e Alfredo, Bianca e Mario, Bruno e Clara, e con queste si intreccia la storia politica che in via del Corno ha come esponenti dell’antifascismo Maciste (molto convinto) e Alfredo (meno attivo) e del fascismo Osvaldo (moderato) e Carlino (fanatico) ed infine Ugo in crisi di identità politica.
La prima parte si conclude con l’arrivo di alcune lettere inviate da aurora ed Otello che preludono il ritorno dei fuggitivi.
Il ritorno di Otello ed Aurora viene accolto con gioia dalle rispettive madri, ed il loro matrimonio, celebrato dopo poco tempo, legalizza la loro unione e di conseguenza via del Corno li accoglie nella sua famiglia.
Liliana, rimasta sola, si è stabilita definitivamente nella casa della Signora che riversa su di lei tutte le attenzioni che precedentemente riservava per Gesuina (un’orfana che alcuni anni prima aveva adottata). Questa nuova situazione turba Gesuina che si sente messa da una parte, ma in seguito ne è contenta, perché si rende conto di aver trovato una libertà che prima non conosceva.
Mario, fidanzato di Bianca, va ad abitare in via del Corno. Qui conosce Milena il cui marito, dopo un’aggressione da parte dei fascisti, è ricoverato in sanatorio in fin di vita. Tra i due nasce un’amicizia.
Osvaldo, contrario ai metodi violenti della Federazione locale, scrive una lettera di denuncia alla sede centrale. Ma la lettera viene intercettata e deve subire una dura punizione da parte di Carlino e dei suoi amici fascisti. Questo fatto riempie di terrore e gli fa accrescere il desiderio di dimostrare la sua fedeltà alla rivoluzione fascista.
Ugo, che da un po’ di tempo ha abbandonato la causa antifascista e si è dato ad una vita priva di ideali, quando viene a sapere che i fascisti stanno preparando in Firenze una notte di omicidi, si precipita da Maciste per informarlo, e decidere con il compagno come avvisare le persone in pericolo. I due corrono all’impazzata sul sidecar di Maciste e riescono a sventare alcune morti, ma vengono intercettati dal gruppo dei fascisti, tra i quali c’è Osvaldo. Maciste viene colpito a morte ed Ugo ferito scappa e si rifugia presso la casa della Signora. Qui viene curato da Gesuina. Tra i due si stabilisce presto un’intesa ed appena le condizioni di Ugo lo permettono e la tensione seguita alla “notte dell’Apocalisse” si allenta, si allontanano dalla casa che li accoglie per costruire insieme la loro vita.
Così termina la seconda parte del romanzo. In questa seconda parte via del Corno a poco a poco scompare, lo scenario si fa più ampio, il problema della sopravvivenza quotidiana, col procedere dei capitoli, si trasforma nel problema che sta scuotendo l’Italia sino ad arrivare alla folle e tragica “notte dell’Apocalisse”durante la quale esplode l’odio nei confronti del fascismo di Pratolini, dei cornacchiai e del lettore.
Nella terza parte il racconto ritorna in via del Corno, dove gli abitanti, dopo i fatti di sangue, sono diventati più consapevoli della realtà politica che li circonda, ne hanno capito la dimensione nazionale ed incominciano ad averne paura.
Molti indiziati per le morti della “notte dell’Apocalisse” sono stati prosciolti nella fase istruttoria del processo, altri hanno ottenuto la libertà provvisoria.
Ugo sa di essere vigilato dalla Polizia, ma non per questo rinuncia al suo lavoro per il Partito.
Giulio viene condannato a dieci anni di carcere e Liliana, rimasta sola, lascia la casa della Signora per diventare l’amante di Otello. La fuga di Liliana sconvolge la Signora che viene colta da una crisi di pazzia. Molti cornacchiai accorrono per aiutarla, ma questo fa crescere in lei odio e disprezzo nei confronti di queste persone che ritiene misere e spregevoli. Inaspettata giunge la notizia che un antico amante ha lasciati alla Signora una grossa eredità. Con questi soldi, lei decide di acquistare tutti gli immobili di via del Corno e ordina al suo amministratore di mandare lo sfratto a tutti i suoi inquilini.
Ugo viene arrestato per dei volantini che la Polizia gli trova in casa.
Alfredo si aggrava e muore. Milena, ormai libera, si innamora di Mario, mentre Bianca, sentendosi abbandonata, medita il suicidio, ma ritrova la voglia di vivere quando incontra Eugenio che ora fa il maniscalco nella bottega che era stata di Maciste.
Un’emorragia cerebrale colpisce la Signora. La follia si impadronisce definitivamente di lei, e l’amministratore, vista la situazione, decide di non mandare lo sfratto in via del Corno.
Mario viene arrestato perché ritenuto un sovversivo, ma al processo viene assolto per insufficienza di prove, mentre ad Ugo vengono dati cinque anni di carcere.
Il romanzo termina con l’arrivo di un nuovo personaggio in via del Corno: Renzo. A lui viene affidata la speranza per il futuro.
2°)
Capitolo VI
Rapporto con il lettore:
-Noi pure incontreremo Gesuina: sarà quando la sua vita si mischierà a quella dei cornacchiai. La nostra cronaca è la loro storia, …
- (Riferito a Liliana). Dobbiamo interrogarla?… Occorre che Liliana parli ancora?
-Dunque, anche il proprietario dell’albergo è in buoni rapporti con il brigadiere!
- (Riferito a Nanni) Il brigadiere non gli ha dato peso quando lui ha detto che la malasarda non perdona, eppure sa cosa vuol dire!
-I suoi colleghi direbbero che Nanni sta svitando il rubinetto.
- (Riferito al brigadiere). E’ lo zelo che lo spinge? O spera che sia questa operazione a determinare, finalmente, la nomina a maresciallo?
Rapporto con i personaggi.
-Piangi, Liliana? Soltanto queste ore riescono a consolarti. La Signora ti spaventa?
-Piangi ancora, Liliana? O le lacrime ti hanno cullato come la tua bambina, …
- Nanni teme la vendetta della sua classe.
- (Nanni) E’ un cavallo do quindici anni che la frusta, il morso, le stanghe hanno ormai domato.
-Il brigadiere è un cinico, un pessimista: così vuole il suo mestiere.
-Il Nesi è un malato immaginario, ma la suo coscienza risiede nel suo portafoglio.
6°)
Nel romanzo “Cronache di poveri amanti” vi sono molti personaggi, alcuni importanti e simbolici, altri, e sono i più, fanno da sfondo alla descrizione di quel mondo che è via del Corno durante il periodo di ascesa del fascismo. I personaggi, anche quelli più significativi, che accompagnano il lettore dall’inizio alla fine del romanzo non sono i protagonisti. Protagonista è la vita dei cornacchiai, è la strada in cui vivono, è il periodo storico nel quale sono costretti a vivere. Così, alla fine del romanzo, quando compare Renzo, lo si accoglie come si sono accolti, nel bene e nel male, tutti gli altri personaggi. Si incomincia ad interessarsi alla sua vita perché fa parte di quella vita che ci ha accompagnati dalla prima pagina delle “Cronache”. Il suo dialogo con Musetta è la prosecuzione di quelli fatti dai giovani cornacchiai nei capitoli precedenti: è la vita che continua. A lui quindi viene affidato questo compito di continuità, a lui viene affidato il futuro. Così, arrivati all’ultima frase, viene voglia di girare la pagina e continuare la lettura.
7°)
Inizio del cap.I
RISVEGLIO IN VIA DEL CORNO
L’azione si svolge in una stretta strada di Firenze (via del Corno) abitata da artigiani ed operai. Il piano stradale è lastricato e leggermente concavo, in mezzo c’è una serie di tombini. Le case hanno facciate fatiscenti e sono l’una ridosso all’altra. Si notano la bottega del ciabattino, quella del maniscalco, davanti alla quale è accumulato dello sterco di cavallo, e l’insegna dell’Albergo Cervia con la lanterna accesa. In un angolo c’è un vespasiano. Un po’ ovunque sporcizia e fagotti di spazzatura disfatti dai gatti.
E’ l’alba, la prima luce del giorno fatica ad entrare nello stretto vicolo.
Si sente il canto di un gallo.
La lanterna dell’Albergo Cervia si spegne. L’unica luce accesa è quella della camera della Signora.
Dalla bottega del maniscalco si sente scalpitare un cavallo.
Da fuori scena si odono dei passi sicuri che a poco a poco si avvicinano. Entrano in scena due poliziotti (è la ronda degli ammoniti).
Uno dei poliziotti ad alta voce, incurante dell’ora dice: - Nanni, ci sei?-
Nanni: -Buona notte, brigadiere!-
Uno dei poliziotti, con voce imperiosa: -Affacciati, Nanni!-
Da una finestra al primo piano si sporge un uomo di quarant’anni, con gli occhi piccoli ed il viso appuntito. Porta una camicia bianca senza colletto e chiusa da un gemello, con le maniche rimboccate. In bocca ha un mozzicone di sigaretta.
Uno dei poliziotti: -Ora torna a letto e sogna cose oneste. -
Nanni rientrando: -Sarà fatta la sua volontà, brigadiere. -
Poco più in là, da una finestrella sopra la bottega del maniscalco un altro vigilato affacciato alla finestra saluta la ronda: -Riverisco, brigadiere. -
Uno dei poliziotti, con tono minaccioso: -Senti Giulio, se la prossima volta ti trovo affacciato, ti porto dentro. -
Giulio, con fare rispettoso: -Servo suo, brigadiere. -
Uno dei poliziotti con tono di comando: -Vai a letto, buonanotte. -
Giulio chiama gentilmente: -Brigadiere!-
Uno dei poliziotti infastidito: -Cosa c’è?-
Giulio, con fare rispettoso: - Non mi prenda a noia. Mi mancano soltanto diciotto giorni per finire l’ammonizione. -
Uno dei poliziotti con aria di chi sa molto di più di quello che dice: -Fossi in te non ne sarei tanto sicuro. Che ti risulta di un lavoro in Via Bolognese?-
Giulio con tono spaventato: -Nulla, quant’è vero Iddio. L’ho letto sul giornale. Del resto lei lo sa, Via Bolognese non è mai stata la mia zona. -
Uno dei poliziotti con tono deciso: -Ora dormi. Domani se ne parla. -
La ronda si allontana ed esce di scena.
E’ l’alba ma la luce fredda della luna non si è ancora spenta.
Via del Corno ripiomba nel silenzio.
Gli unici padroni della scena sono i gatti che banchettano presso un grosso cumulo di immondizia.
La pausa di silenzio deve essere molto percepibile. Durante questa pausa la luce aumenta e sparisce la luce fredda della luna.
Suona una sveglia. E’ la prima, in seguito ne devono suonare altre quattro. Questi suoni danno il ritmo al risveglio degli abitanti di via del Corno.
La scena pian piano si riempie di rumori: passi, parlottii, acqua che scorre, stoviglie.
Via del Corno è sveglia. Incomincia una nuova giornata.
4°)
Il capitolo XIV (sulla notte dell’Apocalisse) ha un inizio sereno: Maciste ed alcuni suoi amici giocano a “conchè” tranquillamente in casa. Ma questa atmosfera dura poco, l’arrivo di Revuar ed il suo racconto di ciò che i fascisti stanno facendo in centro città provoca un mutamento improvviso nei sentimento del gruppo di amici ed anche del lettore. Questo è il primo colpo, poi ne seguiranno altri in un crescendo continuo.
Usciti gli amici, Maciste resta solo a meditare su ciò che sta accadendo e su ciò che egli può fare. Maciste è un uomo concreto, che non perde la testa e non ha mai avuto dubbi sulle proprie convinzioni politiche. E’ l’eroe ed il martire della “notte dell’Apocalisse”.
Il capitolo XX inizia con un urlo del ciabattino quando scorge l’orribile figura della Signora al balcone di casa, con i lineamenti stravolti, l’espressione di una folle come se fosse in procinto di buttarsi nel vuoto. A fatica gli abitanti di via del Corno riescono a farla rientrare in casa e coricarsi. Nella casa, circondata dai suoi vicini un po’ curiosi, certamente, ma anche preoccupati per l’accaduto, la Signora prova sentimenti di disprezzo e compassione per che le sta vicino, e sente persino il desiderio di vendicarsi nei confronti di chi l’ ha ritenuta una debole.
Ugo, venuto a conoscenza che i fascisti stanno preparando una notte di omicidi, corre da Maciste (una persona di cui ci si può fidare, della quale sia lui che i responsabili del Partito hanno molta stima) ed insieme decidono di andare ad avvisare le persone in pericolo di vita.
Maciste è sempre più proteso verso l’esterno, generoso, disponibile ad aiutare, mentre la Signora è sempre più chiusa in sé stessa, egoista, egocentrica, capace di odiare.
La Signora è orribile, Maciste è un San Giorgio che guida un sidecar.
I fascisti corrono insieme alla morte e alla distruzione, con queste si eccitano e trovano il coraggio di andare avanti, analogamente la Signora, quando viene colta da una furiosa crisi di follia distrugge tutto quello che trova, ma con i vasi e gli specchi vorrebbe distruggere e calpestare il mondo intero.
La signora ha perso la voce. Ma a cosa le serve la voce? A questo mondo, che ella odia, non ha più niente da dire. I suoi sentimenti di distruzione si possono esprimere anche senza voce.
I fascisti inseguono il sidecar, Osvaldo lo conosce bene, sopra ci sono due comunisti. Sono due uomini che corrono su un sidecar per salvare altri uomini.
Il colpo è preciso. Maciste colpito stramazza a terra morto.
La fortuna è amica degli avventurieri. La Signora riceve una grossa eredità da un suo vecchio amante. Il suo unico pensiero è la vendetta. Ordina al suo amministratore di acquistare tutti gli immobili di via del Corno e di mandare lo sfratto a tutti.
Poi si addormenta serena.
Il capitolo XIV termina tragicamente con la morte di Maciste. Ma questa tragedia da sola non basta, sul suo cadavere i fascisti infieriscono con i calci e danno fuoco al sidecar: un sogno che va in fumo. E Osvaldo, nel dubbio su quale strada scegliere, sceglie quella sbagliata. Unica consolazione finale è la presenza e l’amicizia di Mario e Milena che vegliano sul cadavere di Maciste.
Nelle ultime pagine del capitolo XX troviamo la Signora sola, malata e piena di odio nei confronti di tutti. Ma la sua tragedia non la annienta. Anzi, dal baratro nel quale è sprofondata, risorge. La morte è lontana. Vicino è il disprezzo per gli altri e la voglia di procurare dolore e infelicità. Sono questi i sentimenti che la fanno vivere. Nei quali trova soddisfazione e pace.

Esempio



  


  1. Eugenia

    cerco la trama di "Un eroe del nostro tempo" di Vasco Pratolini