Senofane, Parmenide, Zenone

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

Senofane di Colofonie
Diogene Laerzio: “e Senofane che senza superbia ha censurato le omeriche menzogne”
Clemente Alessandrino: “gli uomini credono che gli dèi hanno avuto nascita e hanno voce e corpo simili a loro”
“se i buoi, i cavalli e i leoni avessero mani o potessero dipingere e compiere opere che gli uomini compiono con le mani, i cavalli dipingerebbero immagini degli dèi simili ai cavalli, i buoi simili ai buoi, e plasmerebbero i corpi degli dèi simili all’aspetto che ha ciascuno di essi”
“gli Etiopi dicono che i loro dèi sono camusi e neri e i Traci dicono che hanno gli occhi azzurri e i capelli rossi”
Sesto Empirico: “Omero ed Esiodo attribuiscono agli dèi tutte quelle cose che presso gli uomini provocano onta e biasimo, cioè rubare, commettere adulterio e ingannarsi reciprocamente”
Stobeo “non è che da principio gli dèi abbiano rivelato tutte le cose ai mortali, ma col tempo essi cercando ritrovano il meglio”
Senofane condanna l’antropomorfismo, cioè la convinzione che gli dèi debbano avere aspetti, forme, sentimenti, tendenze del tutto uguali a quelle umane, solamente più maestosi, vigorosi e più possenti e quindi con differenze puramente quantitative, non qualitative.
Egli non critica solo la religione tradizionale, ma anche la morale aristocratica, guerriera, a essa collegata. Un uomo saggio, dice, capace di fare del bene, è più utile alla polis di un eroe o di un atleta; così come l’intelligenza e l’abilità tecnica sono virtù migliori della forza e dell’audacia
Egli scrive: “uno, dio, tra gli dèi e gli uomini, il più grande, né per aspetto simile ai mortali, né per intelligenza”. “tutto intero vede, tutto intero pensa, tutto intero ascolta”. “ma tutto realizza con la sola forza del pensiero”. “sempre nello stesso luogo permane, senza muoversi affatto, né a lui si conviene passare da un luogo all’altro”.
Il dio di senofane, unitario e illimitato, è espressione della physis, che sta per mutarsi in qualcosa di razionale. Un dio simile, non solo non può somigliare agli uomini in aspetto fisico, ma nemmeno nel pensiero. Allo stesso modo questo dio, che è presente in ogni essere e in ogni cosa, non si muove, è ovunque, non ne ha il bisogno.
Il fatto che recitasse lui stesso le sue poesie ci dice che era povero, perché solitamente a recitare le poesie erano gli attori (con la maschera, per lasciare incolume la loro immagine)
In qualità di rapsodo cantava le sue composizioni poetiche, tra le quali spiccavano le Elegie e i Silli. Della Natura = poema dottrinale che conteneva il suo pensiero filosofico
La poesia è come la pelle per il corpo, uno spogliarello non include anche la pelle, e se uno sbadiglia, ride, di uno spogliarellista nudo, è come se ridesse o sbadigliasse durante la recitazione di una poesia . Ciò può anche uccidere il poeta, soprattutto se è lui a recitarla.

Per la miseria egli aveva seppellito i figli con le sue mani, ed è stato venduto come schiavo, per poi essere riscattato dai Pitagorici, che lo ritenevano sapiente.
Visse oltre i 100 anni.
Senofane disse che si macchiano di empietà coloro che affermano che gli dèi nascono, sia quelli che dicono che essi muoiono, perché ci sarebbe un tempo in cui gli dèi non sono.
Quando gli chiesero se sacrificare alla dea per la cerimonia funebre disse che se loro la ritenevano una dea non dovevano fare alcun rito funebre, se la ritenevano una mortale non c’era bisogno di alcun sacrificio.
Plutarco: senofane consigliò agli egiziani di non rendere onore a Osiride se lo ritenevano un mortale, proprio perché mortale, e di non piangerne la morte, se lo ritenevano un dio
Attacco ai sacrifici = attacco a tutte le religioni
Perché il sacrificio è una tradizione parte integrante di ogni religione
Gli egiziani, mentre intonavano i riti funebri, si battevano il petto. Come i cristiani fanno, ma soprattutto facevano, durante la messa.
(il cristianesimo ricalca formule già esistite secoli e secoli prima)
Tempo Zero: Senofane rispose a uno che gli aveva raccontato di aver visto delle anguille nell’acqua calda: “la coceremo nell’acqua fredda”
Noi non siamo in rapporto con il nostro pensiero, ciò richiederebbe troppo tempo, e noi siamo troppo distratti.
Per coagulare il tempo ci vuole molto tempo
Elegia
Ora il pavimento è pulito e pure lo sono le mani di tutti
e i calici: qualcuno ci mette intorno al capo ghirlande intrecciate
mentre un altro ci porge in una coppa il profumo odoroso
e c’è il cratere pieno di gioia
ed altro vino è pronto, che promette di non mancare mai
dolce come il miele nei vasi e odoroso
in mezzo a noi l’incenso esala il suo sacro profumo
e c’è acqua fresca, dolce e pura
ci sono biondi pani e la tavola sontuosa
si piega sotto il peso del formaggio e del denso miele
nel mezzo l’altare è tutto ornato di fiori
e il canto e il piacere della festa riempiono la casa
conviene anzitutto ad uomini assennati cantare le lodi del Dio
con pii racconti e parole pure
dopo aver libato e implorato la forza di agire giustamente
-che è questo ciò che importa-

non è eccesso bere tanto che si possa giungere a casa
senza l’aiuto del servo, se non si è troppo vecchi
ma quegli è da lodare nel vino rivela nobiltà e pensiero
così come la memoria e il suo canto si ispirano alla virtù
non per cantare le lotte dei titani o dei giganti
o dei centauri –favole dei primordi-
e neppure le veementi lotte di parte, tutti argomenti vani,
ma rispettare sempre gli dèi è la vera virtù

Dio è un’Alterità qualcosa di non materiale
Il dio come piano paradossale e l’Altro
Altro= rispetto a tutta la fusis
“è necessario infatti che ciò che è nato sia nato o dal simile o dal dissimile ma nessuno dei due casi è possibile”
una totalità non può produrre un’altra totalità, né simile né differente, o non sarebbe una totalità
tutto ciò che l’ente è, è l’essere, ma l’essere non è un ente
il dio rispetto all’Altro è in un rapporto di potenza, e non può essere difettoso
la potenza entra in gioco quando entra in gioco la Omnità:
se il dio è il più potente degli esseri è necessario che sia uno, infatti se ce ne fossero 2 o più, non sarebbe il più perfetto degli esseri, perché spetterebbero a tutti loro gli stessi attributi
dio è unico, per questo è potente, dio è potente, per questo è unico
primo filosofo monoteista
il dio deve essere superiore a tutto il resto, non può essere pari a nessuno
dottrina cristiana: se dio è in ogni luogo dio è ogni cosa quindi sarebbe anche nelle bruttezze del mondo
“dio è sferico” = uguale in ogni sua parte e non è difettoso in alcuna parte
non può essere uguale in alcune parti e in altre no, perché è uguale a se stesso nella sua totalità
non può essere né infinito né finito
se non finisce mai non è perfetto perché non è circoscritto
io non posso determinare un dio, ma lui è determinato, e dato che è determinato non può essere infinito
IL FINITO, L’IN-FINITO E IL TRASCENDENTALE
Per poter abbracciare i confini della mia finitezza, i limiti della mia limitatezza, la mortalità della mia vita mortale elaboro l’infinito, elaboro dio come trascendente della mia mortalità
Se io, nella mia finitezza, elaboro dio, egli diventa funzionale a che io parli di me (cinghia di trasmissione)
Tuttavia, se io chiudo il cerchio che dall’io arriva a dio e ritorna all’io ho perso l’Altro, e ho perso dio
Se io insisto molto sull’altro e lo rendo Assoluto lo rendo totalmente altro, non è più specchio della mia finitezza e perdo sia l’altro sia me stesso perché non ho i parametri della mia finitezza
-non è fermo né in moto-
INFINITO è IL NON ESSERE
Se là finisce il nulla il là è nulla
in salvifico antropomorfismo
se il dio è troppo simile a me non mi salva, perché il dio in realtà è umano
la teologia non converte, persuade, convince, ma non converte e non salva perché è frutto umano
il problema delle morti e delle resurrezioni degli dèi
s.Paolo dice che la fede è la resurrezione, nasce da essa. I morti di solito restano nell’aldilà e non ci fanno toccare con mano la resurrezione
questo appartiene a tutte le religioni politeiste e mediterranee
da Aristotele
Senofane dice che se qualcuno è impossibile che sia nato e riferisce questa ragio: è necessario infatti che ciò che è nato sia nato o dal simile o dal dissimile ma nessuno dei due casi è possibile
Ipo: dio è un unico perciò non può essere nato da un simile perché non sarebbe unico
Dio è la totalità
Non può venire dal nulla perché il nulla sarebbe più potente di ciò che esiste
Dio è quindi ingenerato
Il pensiero di dio è quindi un pensiero circolare
Il pensiero di dio però è pur sempre una dilatazione della mia ragione, funzione del mio ragionamento, perciò non mi serve
Mi risulta astratto, e lo posseggo
s.Francesco d’Assisi proibiva ai francescani lo studio della teologia
la teologia razionale e i suoi limiti
senofane mette in gioco un’opera bellica terribile
un pensatore che pensa è al massimo della sua emozione, di fa coinvolgere pienamente dai suoi ragionamenti
chiunque voglia pensare a dio dopo senofane deve partire dal suo pensiero, perché è paradigmatico
se si fanno alchimie sul dio do potere anatomico alla teologia, le do un’essenza razionale e perdo il dio, perché il capolinea è sempre l’uomo
l’ambivalenza della teologia razionale
né infinito né finito
né in moto né immobile
poiché è uguale in ogni parte e di forma sferica infatti non può essere che uguale a se stesso nella sua totalità
infinito è il non-essere
poiché non ha né mezzo né principio né fine in questo consiste appunto l’infinito
non si muove né è immobile
non cresce né decresce, perché crescendo occuperebbe luoghi che prima non occupava, così sarebbe imperfetto decrescendo
per essere mobili bisogna essere plurimi, per essere immobili nulla. Quindi il dio non si muove né è immobile
l’uno non è in quiete né in moto, perché non è uguale al non essere né ai molti
PARMENIDE E ZENONE DI ELEA
Parmenide, figlio di Pirèto, nacque ad Elea, nella magna grecia, intorno al 515-510, di estrazione aristocratica, fu discepolo di Senofane. Morì a 75 anni circa
“parmenide era inoltrato nella vecchiaia, bianco di capelli, ma bello e distinto di aspetto in età di circa 65 anni, zenone era intorno ai 40 anni, alto e leggiadro a vedersi, e si diceva fosse l’amante di Parmenide…”
opera: “intorno alla natura”
parmenide afferma che l’essere è, e non è possibile che non sia e viceversa
la logica razionale fa tutt’uno con le cose che sono e che non sono
si chiama: tautologia ontologica
tautologia: quando il predicato ripropone il soggetto
spinge il discorso tautologico di Senofane sul piano dell’essere
parmenide crede che l’ordine del mondo coincida con l’ordine del pensiero che lo pensa. La speculazione parmenidea affronta innanzitutto il problema del metodo con il quale l’uomo può riconoscere la realtà e può imparare a distinguere in modo certo ciò che è vero da ciò che è falso. Egli riconosce così nell’uomo due forme cognitive distinte: il pensiero e la conoscenza dei sensi.
Solo il pensiero tuttavia, per parmenide, è in grado di riconoscere la realtà per ciò che essa è realmente; i sensi invece si fermano all’apparenza (doxa) delle cose presentando all’uomo una mescolanza contraddittoria di parvenze e di illusioni. Ontologia: il problema dell’essere delle cose.
Il pensiero espresso dal nous che per natura ha la facoltà di cogliere attraverso le vie della razionalità l’essere in modo stabile e certo. Riconosciuto così che si può pensare solo ciò che è. Pensare significa pensare ciò che è, mai ciò che non è. “lo stesso pensare è l’essere”; parola e pensiero non possono mai esprimere ciò che non è. Negare l’essere o affermare il non essere è “una via preclusa ad ogni ricerca”. Per cui ammettere l’essere e insieme il non essere significa sostanzialmente ammettere il nulla, cadere nell’ammissione della possibilità del contradditorio negativo, che è impensabile e inesprimibile e, dunque, impossibile. L’essere è dunque ingenerato, incorruttibile, indivisibile, omogeneo e uno.
Zenone di Elea, figlio di Teleugora, secondo Apollodoro nacque tra il 464-461, fu discepolo e amante di Parmenide.
Zenone ha inventato la Dialettica e la contraddizione dialettica
Ciò che secondo lui è falso è il divenire
La nostra percezione del mondo è falsa perché cade nella contraddizione
aporia della dicotomia
A1A2A3
A B
Aporia della dicotomia = ragionamento che coglie il divenire
Dicotomia = coglie la contraddizione della divisione in 2
Più A si accosta a B più si avvicina a se stesso
se sempre bisogna percorrere le metà, queste sono infinite, ma è impossibile esaurire l’infinito; o, come altri argomentano in base a questo stesso ragionamento, sostenendo che durante il processo di traslazione il mosso deve prima contare la metà di ogni metà che raggiunge. Cosicché percorsa tutta la linea viene ad aver enumerato un numero infinito: il che è concordemente impossibile
La nostra vita è un’illusione
Aristotele:
se esiste il movimento, è necessario che il mobile percorra infiniti tratti in un tempo finito; ma ciò non è possibile, quindi il movimento non esiste
aporia della freccia:
la in movimento è immobile. Essa deriva dall’assumere che il tempo sia composto di istanti; giacchè non concedendo questo, non potrà reggere il ragionamento. Se difatti ogni ente, egli dice, nell’atto che occupa uno spazio uguale a se stesso, o sta in quiete ovvero è in movimento, ma d’altra parte il mobile è sempre nell’istante, allora la freccia in movimento è immobile
se la freccia deve percorrere infiniti istanti, dovrebbe percorrere l’infinito
paralogismo = gira attorno ma non arriva mai al punto
se infatti egli dice che nulla si muove se occupa uno spazio uguale a se stesso il mobile occupa sempre uno spazio nell’istante identico a se, quindi la freccia è ferma
l’istante è l’infinitesimo del tempo
Zenone inventa una macchina logica che contraddice l’esperienza sensoriale
Aristotele: aporia del miglio
“In tal modo risolve il ragionamento di Zenone di Elea, il quale faceva queste domande a Protagora il sofista: «Dimmi, Protagora, - gli diceva – fa rumore cadendo un grano di miglio o la decimillesima parte di un grano di miglio?» Protagora rispose di no. «Ma il medimmo di miglio – domandò allora Zenone – fa rumore o no, cadendo?» L’altro rispose che il medimmo faceva rumore. «Come, - disse Zenone – non c’è una proporzione tra il medimmo e il singolo grano o la decimillesima parte di un grano?» Protagora rispose che non c’era. «E allora – ribatté Zenone – non vi saranno le stesse proporzioni reciproche tra i suoni? Come infatti vi è una proporzione tra le cose che fanno rumore, vi sarà anche tra i suoni. Ma così stando le cose, se il medimmo di miglio fa rumore, lo farà anche un solo grano o la decimillesima parte di un grano»”.
Se io con la mia mente posso spingere un pensiero all’infinito non c’è esperienza che tenga
La logica dell’infinito è una logica teologica e non esiste esperienza che la sconfessi
Chi minimizza la potenza logica è ignorante come la smalta
PARMENIDE: IL PROEMIO
Le cavalle che mi portano fino sole vuole il mio cuore
Anche ora mi condussero via, dopo che le dee mi ebbero guidato sulla via molto famosa
Che per ogni città porta l’uomo che possiede il sapere
Là venni condotto, là mi portarono le molto avvedute cavalle
Tirando il capo e le fanciulle additavano il cammino
L’asse infuocato nei mozzi mandava un suono stridulo
(poiché da ambo i lati era fatto da due ben curvati cerchi)
ogni qual volta le figlie del sole,
abbandonate le case della Notte,
affrettavano il corso a giudarmi
Verso la luce, liberando il capo dai veli
Ivi è la porta che mette ai sentieri della notte e del giorno
E ai due estremi la chiudono l’architrave e la soglia di pietra
E la riempirono in alto nell’etere, grandi battenti
Di cui la giustizia che molto punisce ritiene alterno uso
Ad essa allora le fanciulle rivolsero dolci parole;
ed abili la convinsero a togliere per loro in un baleno
la sbarra che chiude la porta; e questa si spalancò aprendo l’immenso vano dei battenti
e facendo girare l’un dopo l’altro nei loro incavi i cardini gravi di bronzo
fissati con perni e chiodi; e di là, attraverso la porta
le fanciulle giudavano carro e cavalli lungo la strada
e benigna la dea mi accolse e mi prese la destra
e parlò così dicendomi queste alate parole:
“o giovane condotto da guide immortale
che vieni alla nostra casa portato dalle cavalle,
sii il benvenuto! Poiché non fu un avverso destino
a mandarti per questa via (che è in vero lontana dall’orma dell’uomo)
ma la legge divina e la giustizia. Ma ora devi imparare ogni cosa
e il cuore che non trema della ben rotonda Verità
e le opinioni dei mortali, in cui non vi è vera certezza
ma tuttavia anche questo imparerai come l’Apparenza
debba configurarsi perché possa veramente apparire
verosimile, penetrando il tutto in tutti i sensi

ZENONE
L’attimo è dove il tempo non è più tempo, e se io moltiplico il tempo per istanti infiniti, lo spazio, che è finito, va a cozzare con il tempo
L’attimo è il punto 0 del tempo
Esserci è l’unico modo che ti è dato di essere, dunque il tuo essere sta nell’attività
Il frammento di Simplicio(Parmenide):
per la parola e il pensiero bisogna che l’essere sia solo esso infatti è possibile che sia; e il nulla non è, su questo ti esorto a riflettere. Poiché da questa prima via di ricerca ti tengo lontano, ma anche da quella su cui errano i mortali, che niente sanno. Uomini a due teste- perché è l’incertezza che dirige nei loro petti l’oscillante mente. Ed essi vengono portati avanti, muti e ciechi ad un tempo, attoniti, gente indecisa, per cui l’essere e il non-essere sono lo stesso. E per cui di ogni cosa vi è una strada che può essere percorsa in due sensi.
La mela è diversa se disegnata, iscritta, mangiata, mela della lirica di Saffo…
Per Parmenide tutto questo non ha alcun valore
L’è è l’è
È= se non copula la copula non copula nessuno

Esempio



  


  1. Valeria

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