Schopenhauer

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Categoria:Filosofia

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Testo

Arthur Schopenhauer

• Opera: “Il mondo come volontà e rappresentazione” (1818)
• Influenze:
1. Clima romantico ( concetto di infinito, pessimismo.
2. Platone ( dualismo mondo fenomenico e noumenico (vera realtà), teoria delle idee.
3. Filosofia orientale ( recupero di alcuni motivi del pensiero dell’estremo Oriente, immagini e espressioni suggestive desunte da esso (Nirvana, Velo di Maya etc.)
4. Kant ( organizzazione della realtà secondo forme pure a priori, distinzione tra fenomeno e cosa in sé.
• Kant ( fenomeno = realtà f Schopenhauer ( fenomeno = parvenza, illusione, sogno: velo di Maya.
• Kant ( noumeno = concetto limite Schopenhauer ( noumeno = vera realtà che si nasconde dietro l’ingannevole trama del fenomeno e che il filosofo ha il compito di scoprire.
• Kant ( fenomeno = oggetto della rappresentazione che esiste fuori dalla coscienza n Schopenhauer ( fenomeno = rappresentazione che esiste solo dentro la coscienza (“Il mondo è la mia rappresentazione”).
• Aspetti della rappresentazione (Schopenhauer) ( soggetto e oggetto. Nessuno dei due precede o può sussistere indipendentemente dall’altro: sono in equilibrio.
• Critica al materialismo: perché nega il soggetto riducendolo all’oggetto
• Critica all’idealismo: perché nega l’oggetto riducendolo al soggetto.
• Schopenhauer ammette solo tre forme pure a priori (spazio, tempo, causalità) Kant (12 categorie). Secondo Schopenhauer la causalità è l’unica categoria poiché le altre sono riconducibili ad essa.
• Schopenhauer: sensibilità e intelletto appartengono sia agli uomini sia agli animali ma in masse celebrali diverse. Uomini animali per la ragione che concettualizza, ma sempre su dati empirici. Sensibilità, intelletto e ragione agiscono solo nel mondo fenomenico.
• Com’è possibile lacerare il velo di Maya? Filo d’Arianna per accedere al noumeno = nostro corpo: unico oggetto che vediamo da fuori e da dentro.
• Essenza profonda del nostro io = volontà di vivere (impulso prepotente e irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire).
• La volontà di vivere pervade ogni essere della natura.
• Caratteristiche e manifestazioni della “Volontà di vivere”. Essendo al di là del fenomeno la volontà presenta caratteri contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione, in quanto si sottrae alle forme a priori di quest’ultimo.
1. Inconscia;
2. Unica (essendo al di fuori dello spazio e del tempo);
3. Eterna (essendo oltre la forma del tempo);
4. Incausata (essendo al di là della categoria di causa)
5. Irrazionale (gli uomini sono delle semplici pedine inconsapevoli di questa forza universale. La volontà non ha un fine se non l’accrescimento suo.)
• Dio postulato dagli uomini per dare un senso alla propria vita, ma nell’universo doloroso di Schopenhauer Dio non può esistere e l’unico assoluto è la volontà stessa. Caratteri volontà = caratteri conferiti a Dio.
• Fra gli individui e le idee esiste un rapporto di copia-modello, per il quale i singoli esseri risultano semplici riproduzioni di quell’unico prototipo originario che è l’idea.
• Affermare che l’essere è la manifestazione di una Volontà infinita equivale a dire, secondo Schopenhauer, che la vita è dolore per essenza. Infatti, volere significa desiderare, e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione, per la mancanza di qualcosa che non si ha e si vorrebbe avere. Il desiderio risulta quindi, per definizione, assenza, vuoto, indigenza: ossia dolore. E poiché nell’uomo la volontà è più cosciente, e quindi più affamata, egli risulta il più bisognoso e mancante degli esseri.
• La stessa soddisfazione finale del desiderio è solo apparente: il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo. Ciò che gli uomini chiamano godimento e gioia è nient'altro che una cessazione di dolore.
• Un individuo può sperimentare una catena di dolori, senza che questi siano preceduti da altrettanti piaceri, mentre ogni piacere nasce solo come cessazione di una preesistente tensione fisica o psichica. ( “Non v’è rosa senza spine, ma vi sono parecchie spine senza rose!”
• Accanto al dolore, che è una realtà durevole, e al piacere, che è qualcosa di momentaneo, Schopenhauer pone, come terza situazione esistenziale di base, la noia, la quale subentra quando vien meno l’aculeo del desiderio.
• Pessimismo cosmico: il dolore non riguarda soltanto l’uomo, ma investe ogni creatura ( “Tutto soffre”.
Se l’uomo è destinato a soffrire di più rispetto alle altre creature è solo perché, avendo maggior consapevolezza, è destinato a patire maggiormente l’insoddisfazione del desiderio. Per la stessa ragione, il genio, avendo maggiore sensibilità rispetto agli uomini comuni, è votato ad una maggiore sofferenza.
• Lo scopo dell’amore, il fine per cui esso è voluto dalla natura, è solo l’accoppiamento. Ma se l’amore è puro strumento per continuare la specie, non c’è amore senza sessualità.
• L’unico amore di cui si può tessere l’elogio non è quello generativo dell’eros, ma quello disinteressato della pietà.
• Critica all’ottimismo cosmico che interpreta il mondo come un organismo perfetto, provvidenzialmente governato da un Dio. Secondo Schopenhauer la vita è un’esplosione di forze irrazionali e il mondo è il teatro dell’illogicità e della sopraffazione.
• Contesta le religioni ( ateismo filosofico.
• Rifiuto dell’ottimismo sociale: la cattiveria è connaturata nell’uomo. Se gli uomini vivono insieme non è tanto per simpatia ma soprattutto per bisogno. (Cfr. Hobbes)
• Concezione della storia: rifiuta visione di un mondo in continuo progresso, al contrario, sostiene la costante uniformità e ripetitività della storia nella quale non cambia l’essenza delle cose, ma solo la loro facciata: la storia è solo il fatale ripetersi di uno stesso dramma.
• Rifiuto e condanna del suicidio:
1. Il suicidio è un atto di forte affermazione della volontà stessa: anziché negare la volontà, il suicida nega la vita.
2. Il suicida sopprime unicamente l’individuo lasciando intatta la volontà di vivere che rinasce in altri individui.
• Di conseguenza secondo Schopenhauer la vera risposta al dolore del mondo non consiste nell’eliminazione, tramite il suicidio, di una vita, ma nella liberazione dalla stessa volontà di vivere.
• Tappe della liberazione (iter salvifico dell’uomo):
1. Arte: conoscenza libera e disinteressata, sottrae l’uomo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani. Musica: arte più profonda e universale. Ma la funzione liberatrice dell’arte è pur sempre temporanea e parziale. Di conseguenza essa non è una via per uscire dalla vita, ma solo un conforto alla vita stessa.
2. Etica della pietà: impegno nel mondo a favore del prossimo arte: estraniamento dalla realtà.
Kant ( la morale nasce dalla ragione (è frutto dell’imperativo categorico) ’ Schopenhauer ( nasce dalla compassione (patire insieme: vedere negli altri la propria sofferenza).
La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità. La giustizia ha carattere negativo poiché consiste nel non fare il male. La carità si identifica invece con la volontà positiva e attiva di fare del bene al prossimo. E’ il vero amore poiché disinteressato.
La morale rimane però all’interno della vita e presuppone un attaccamento ad essa.
• Ascesi: negazione della volontà di vivere, estirpazione dalla propria vita del desiderio. Per raggiungere l’ascesi si rinuncia ai piaceri, castità, digiuno, povertà, sacrificio, automacerazione.
Mentre nei mistici del Cristianesimo, l’ascesi si conclude con l’estasi, che è l’ineffabile stato di unione con Dio, nel misticismo ateo di Schopenhauer il cammino nella salvezza mette capo al nirvana buddista, che è l’esperienza del nulla (negazione del mondo niente)
• Schopenhauer in un primo tempo non ebbe fortuna: estraneità di Schopenhauer alla cultura del suo tempo (clima romantico dominato da Hegel). In seguito influenza Wagner, Kirkegaard, Nietzsche, Thomas Mann, Freud, Svevo.

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