Sartre: la vita e i concetti più importanti

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

15. J. P. SARTRE

6.1. Esistenza e libertà
Jean-Paul Sartre (1905-1980) è stato un geniale autore poligrafo (usa + generi letterari) e scrisse saggi filosofici (L’essere e il nulla), romanzi, opere teatrali (Le mani sporche).
Anche Sartre, come Heidegger, si interroga sulle strutture dell’essere. L’essere si manifesta in 2 modi:
• essere in sé: si identifica con tutto ciò che non è coscienza ma con cui la coscienza entra in rapporto, cioè con le cose del mondo. Perciò l’in sé è il dato che la coscienza trova davanti a sè
• essere per sé: si identifica con la coscienza stessa la quale, essendo presenza alle cose, ha la capacità di attribuire loro dei significati. Per questo Sartre chiama il per sé “nulla”, intendendo con esso la coscienza, intesa come potenza nullificatrice del dato, cioè come libertà di poter scegliere.
La coscienza è nulla o nullificazione della realtà perché quando immagina un albero, l’albero fisico viene annullato e sostituito dal concetto di albero. La coscienza si trascende per identificarsi nell’albero.
Secondo Sartre tutto ciò che accade nel mondo risale alla libertà e alla responsabilità della scelta originaria. Non vi sono casi accidentali. (se io sono mobilitato in una guerra, questa guerra è la mia guerra e la merito, poiché ad essa avrei potuto sottrarmi con il suicidio o la diserzione, ma se non lo faccio io l’ho scelta).
Questa libertà fa si che l’uomo sia in conflitto con gli altri. Infatti, quando io pietrifico l’altro con i miei significati, lo stesso fa il mio vicino e parte così una guerra di significati.

6.2. Approfondimento: la fenomenologia dell’amore e delle sue delusioni
Secondo Sartre l’amore viene visto come tentativo di realizzare l’unità tra l’io e l’altro e come tentativo di dare un senso alla propria esistenza.
Nell’amore ognuno vuole essere, per l’altro, l’assoluto. E poiché entrambi vogliono la stessa cosa, l’unico risultato dell’amore è il conflitto.
C’è anche un’altra via per realizzare l’assimilazione dell’uno e dell’altro ed è il masochismo, ossia il progettare di farsi assorbire dall’altro e sbarazzarsi così della propria soggettività, in pratica di farsi trattare come un oggetto.
Come l’amore può tendere al masochismo, anche il desiderio sessuale può tendere al sadismo, che è il progetto di ridurre l’altro a semplice oggetto.
In conclusione l’amore e la sessualità attirano ma in fondo deludono sempre, poiché nessuno può mai trovarvi ciò che veramente cercava, ossia una giustificazione della propria ingiustificabile esistenza.

6.3. Dalla teoria dell’”assurdo” alla dottrina dell’”impegno”
L’uomo è libero di fronte al mondo, ma non è libero di essere libero. Inoltre il fatto di essere al mondo è qualcosa di assurdo poiché non ha spiegazioni al di là del fatto medesimo di esistere.
L’esperienza emotiva di tale assurdità è la nausea, ossia il sentirsi di troppo al mondo e agli altri.
Da ciò il progetto dell’uomo di farsi Dio, ossia di divenire un essere che è ragione e fondamento di se medesimo. Ma questo è impossibile perché le ragioni e gli scopi dell’esistenza sono qualcosa che noi inventiamo solo dopo che siamo venuti al mondo. Prima l’uomo è solo materia bruta esistente al di la di ogni senso. Nel suo sforzo di farsi Dio, l’uomo è perciò destinato allo scacco, perciò Sartre lo vede come Dio mancato o passione inutile.
Dal punto di vista di questa ontologia negativa, che Sartre denomina psicanalisi esistenziale, tutti i comportamenti umani sono egualmente fallimentari. Perciò egli, in concomitanza con l’atmosfera di “impegno” rappresentata dalla ricostruzione post-bellica, insiste sulla teoria della libertà e della responsabilità individuale dell’uomo.

6.4. La critica della ragione dialettica
L’approfondimento del tema dell’impegno sociale ha finito per condurre Sartre all’accettazione del marxismo. Egli, attraverso la Critica della ragione dialettica, reinterpreta il marxismo, distanziandosi dalla filosofia “scolastica” del materialismo dialettico sovietico.
La tesi fondamentale di quest’opera è la struttura dialettica della storia, considerato come un processo in divenire. Questo accade perché la dialettica ha come soggetto l’uomo e i suoi bisogni, e come tale deve essere concepita all’interno dell’esperienza vissuta.
La storia però contiene in sé la possibilità dell’alienazione, ossia il rischio che l’uomo risulti succube dei prodotti della sua attività. Ciò accade soprattutto nella società industriale e capitalistica.
La teoria della fenomenologia della dinamica rivoluzionaria spiega come l’alienzione possa risiedere anche nei rapporti fra gli uomini. Egli distingue:
• serie: molteplicità di individui, ostili fra loro, in cui l’individuo non prova un sentimento di unione con gli altri
• gruppo: organizzazione di individui, in cui ognuno si sente immedesimato con gli altri
il gruppo si costituisce di fronte ad un pericolo o ad un nemico comune, prevalentemente in una rivoluzione. Ma passato il motivo della rivoluzione, il gruppo deve lottare per restare unito e riesce a rimanere tale sol con la disciplina e con l’obbedienza ad un capo carismatico al quale si da il potere dopo la rivoluzione. Ma con l’istituzionalizzazione del gruppo, esso rischia una nuova servilità alienata, in cui gli individui sono spogliati della loro individualità.

Esempio



  


  1. mario rossi

    sartre, aspetti filosofici