S.Agostino, le confessioni

Materie:Scheda libro
Categoria:Filosofia

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Testo

LIBRO PRIMO INFANZIA E FANCIULLEZZA
Agostino nacque il 13 novembre 354 a Tagaste (Souk-Ahras) nella Numidia. Non sappiamo se i suoi genitori sono di pura origine romana. Il padre, Patrizio, impiegato municipale, entrò nella Chiesa come catecumeno solo nei suoi ultimi anni e fu battezzato poco prima della morte (371). La madre, Monica, era invece cristiana zelante.
Il primo libro tratta dell’infanzia e della fanciullezza. Agostino pone l’attenzione sul fatto che nemmeno i bambini sono senza peccato, ma si perdonano perché non hanno coscienza di questo male.
LIBRO SECONDO IL SEDICESIMO ANNO
In questo libro Agostino ci parla di come le passioni lo infiammino nell’adolescenza. Narra poi di un furto di pere ragionando su come in quel caso non l’abbia spinto il bisogno ma il furto in sé.
LIBRO TERZO STUDENTE A CARTAGINE
Agostino ricevette a Tagaste la prima istruzione, e poiché, per volontà del padre, era destinato a diventare rètore, proseguì i suoi studi nella vicina Madaura. Di qui passò nel 371 a Cartagine per seguirvi i corsi di retorica e diritto. Là da una relazione irregolare - durata fino al 384 - ebbe nel 372 un figlio, Adeodato. Disprezzava, in quel tempo, la religione di sua madre, quasi fosse, lo dice egli stesso, un insieme di "leggende da vecchierelle". Nel 373, lesse, secondo il programma degli studi, il dialogo "Hortensius" di Cicerone. Poco dopo si iscrisse come esterno (auditor) al Manicheismo, che a lui, superbo della sua scienza, appariva, in opposizione al Cristianesimo insegnato dalla Chiesa, come la religione dei lumi, libera da ogni autorità, vera forma di Cristianesimo.
A Cartagine Agostino si sente spinto ancor di più verso le passioni. Ci narra anche di come si appassioni all’eloquenza e alla retorica leggendo l’Ortensio di Cicerone. L’Ortensio era un dialogo oggi perduto dedicato da Cicerone al rivale e amico Ortensio Ortalo, scritto come introduzione agli studi filosofici. Aderisce al Manicheismo.
LIBRO QUARTO INSEGNANTE PER NOVE ANNI A TAGASTE E A CARTAGINE
Nel 374/75, terminati gli studi, Agostino si stabilì a Tagaste come insegnante delle arti liberali, ma trasferì poco dopo la sua scuola a Cartagine (375/83).
Agostino ci narra di come in quel periodo credesse che la retorica fosse una grande arte e lui, appassionato di ciò, era bene felice di insegnarla. Seguiva anche i cosiddetti oroscopi, appunto perché li riteneva veri. L’incontro con Vindiciano, che gli dice di quanto siano sciocchi questi ultimi viene ritenuto col senno di poi volontà del Signore. Dopo la morte di un amico Agostino cade in una profonda depressione e da Tagaste va a Cartagine. Va a Cartagine anche per l’indisciplinatezza degli alunni di Tagaste.
LIBRO QUINTO DA CARTAGINE A ROMA E MILANO
Sul finire di questo periodo della sua vita, i dubbi sulla verità del sistema manicheo andarono aumentando sempre più: quella cosmologia gli sembrò inconciliabile con la dottrina insegnata dalla filosofia greca, e si avvide che il dualismo insegnato dai Manichei era in contraddizione con il loro concetto della divinità. Finì di disilluderlo un'intervista che ebbe col famoso vescovo manicheo Fausto di Milevi, nel quale egli non trovò che un parolaio poco dotto.
Tuttavia anche a Roma, dove si era portato nel 383 contro la volontà della madre, avvicinò gli amici manichei. Agli inizi del 384, per i buoni uffici del prefetto pagano di Roma Simmaco, ottenne un posto di insegnante di retorica a Milano messo a concorso dallo Stato. Malgrado questa situazione sicura e onorata, e benché la madre ed altri prossimi parenti abitassero allora con lui, Agostino si sentiva nel suo interno più tormentato ed infelice che mai. Ma ascoltando i sermoni di S. Ambrogio, vescovo di Milano, che per lo più spiegava allegoricamente il testo biblico corrente, trovò una luce nuova.
Nel decisivo 386, Agostino, che lottava per una nuova concezione del mondo, avrebbe conosciuto per la prima volta le dottrine neoplatoniche. La lettura dei trattati di Plotino già tradotti in latino, attraverso i quali incominciò a concepire Dio come sostanza puramente spirituale e il male come un nulla, gli recò un grande progresso intellettuale. Così, attraverso la filosofia, gli si schiuse una via verso la fede nell'eterno Dio. Lo stesso Simpliciano attirò l'attenzione di Agostino sull'importanza della lettura delle lettere di Paolo. In esse capì che l'uomo, soltanto attraverso la grazia divina, riesce a raggiungere il fine cui tende: l'unione con Dio mediante la fede, che egli, come neoplatonico, aveva sperato di raggiungere con l'aiuto della meditazione filosofica.
Agostino capisce che il Manicheismo non è una vera religione quando incontra Fausto, un sacerdote manicheo: quando Agostino gli sottopone alcune domande Fausto non risponde, semplicemente dicendo di non sapere la risposta. Agostino abbandona così il Manicheismo.
A Roma si avvicina allo scetticismo: la scuola filosofica di Platone era andata a poco a poco scivolando verso questa nuova condizione. Il maggior argomento dello scetticismo è appunto la skepsis, la ricerca. Scettici sono gli aristotelici, gli epicurei e gli stoici, detti “dogmatici”, e Carneade “accademico”.
A Cartagine però gli alunni cambiano classe prima di pagarlo, perciò quando il prefetto di Roma riceve da Milano la richiesta di un maestro di retorica per quella città, Agostino accetta.
A Milano Agostino incontra il Vescovo Ambrogio.
LIBRO SESTO A TRENT’ANNI
Monica raggiunge Agostino a Milano. Fa l’elogio dell’imperatore Valentiniano II.
Racconta anche dell’amicizia con Alipio e Nebridio, e del suo desiderio di prendere moglie.Discussione su Epicuro.
LIBRO SETTIMO VERSO LA VERITA’
Agostino affronta qui il problema del male, secondo il pensiero che se Dio è buono il male non esiste. Episodio di Firmino. Critica al neoplatonismo- ancora problema del male.
LIBRO OTTAVO LA CONVERSIONE
In un'ora in cui la lotta tumultuava più violenta che mai nel suo spirito, gli fu additato da Simpliciano, con quale fermezza e risolutezza il celebre rètore Mario Vittorino avesse superato, alla fine, tutti gli impedimenti che si erano frapposti alla sua entrata nella Chiesa, e un'altra volta un amico gli narrò la vita di austero ascetismo dell'anacoreta Antonio e di altri monaci e romiti. Quella fu per lui l'ora della decisione. Pervaso da un’emozione profonda, si precipitò nel giardino e sentì ripetutamente una voce infantile che gli diceva: "Tolle, Lege". Aperse il libro delle epistole di S. Paolo e lesse il tratto di quella ai Romani 13, 13 s. D'improvviso "svanì ogni nebbia di dubbio" (Conf. 8, 12). Poche settimane più tardi, nell’autunno del 386, rinunziò all’insegnamento e si ritirò in campagna, a Cassiciacum, nel podere di un amico, in attesa di iscriversi, all'inizio della prossima quaresima, tra i catecumeni che si preparavano al battesimo.
Chiari indizi ci dicono che Agostino già qualche tempo prima della suddetta "scena del giardino" era fermamente deciso a farsi cristiano e sottomettersi all'autorità della Chiesa, come quella che rappresentava la verità cui egli da molto tempo aspirava. Dalla commovente descrizione della sua conversione (Conf. 8, 6-12) noi apprendiamo anzitutto che il rètore, già intimamente credente, era pervenuto, rinunciando a ricchezza ed onori, a scegliere la via, che allora giudicava la più perfetta, della castità e della rinuncia al matrimonio. Con lo spirito libero dai ceppi della sensualità e della passione, volle poi dedicarsi tutto e per sempre alla ricerca della verità e così conseguire la felicità.
Agostino ricevette il battesimo il Sabato santo, 23 aprile, del 387, assieme al figlio e all'amico Alipio, per mano di S.Ambrogio.

Visita a Simpliciano- Conversione del retore Claudio Mario Vittorino
Due racconti di Ponticiano Vita di Antonio e conversione di due amici di Ponticiano che entrano in una capanna e trovano un libro con la vita di Antonio - si convertono
“Prendi e leggi”-“Tolle e lege”- la voce di Dio lo ammonisce nel giardino, legge un versetto di S,Paolo che dice “Non nelle crapule e nell’ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze.”(Lettera di S.Paolo ai romani) Decide di convertirsi.
LIBRO NONO DA MILANO AD OSTIA
Alcuni mesi dopo intraprese il viaggio di ritorno in Africa, passando per Roma. Ad Ostia, poco prima di imbarcarsi, Monica si ammalò e dopo nove giorni morì. Allora Agostino tornò a Roma e qui si trattenne circa un anno, occupato in lavori letterari. Nell’autunno del 388 rientrò a Tagaste ove visse nella casa paterna per tre anni con alcuni amici, in claustrale ritiro. La fama della sua dottrina e della sua pietà era già così grande, che nel 391, durante un suo soggiorno ad Ippona, mentre assisteva, senza alcun sospetto, all’ufficio divino, il vescovo Valerio, su richiesta dei presenti, nonostante la sua resistenza, lo ordinò prete. Così ha inizio un nuovo periodo della sua evoluzione spirituale. L'interesse che portava agli studi filosofici e alla cultura delle arti liberali cedette il posto a un orientamento puramente teologico e all'attività apostolica inerente alla sua dignità nuova. Anche ad Ippona, come già a Tagaste, fondò un monastero ove viveva in comune con i vecchi amici e le nuove reclute. Nel 395 il vescovo Valerio lo fece consacrare suo ausiliare, cosicché alla sua morte (396) Agostino ne occupò il posto.
Si occupò con zelo particolare della predicazione e fu instancabile nella cura dei poveri. L'attività di scrittore impegnò sempre una gran parte delle sue forze, e furono soprattutto le questioni e controversie religiose del suo tempo ad assorbirlo.
S.Agostino morì a Ippona il 28 agosto del 430, mentre i Vandali tenevano assediata la città. Dopo la caduta di questa, i suoi resti furono trasportati in Sardegna e, nel 722, da Liutprando a Pavia.
Agostino, decide di lasciare la scuola non rientrando dalle vacanze vendemmiali. I polmoni di Agostino avevano cominciato a essere malati e dunque aveva una buona scusa. Racconta le belle vacanze che passa a Cassiciano, un posto vicino Milano, dove l’avevano raggiunto la madre, e alcuni amici intimi. Gli capita anche un mezzo miracolo. Anche Adeodato viene battezzato con lui, e Alipio. Fa cenno al ritrovamento dei corpi dei martiri Protasio e Gervasio.
A Ostia la madre muore: Agostino la ricorda con molto affetto. La madre è vista come la
messaggera di Dio.
LIBRO DECIMO DOPO LA RICERCA E L’INCONTRO CON DIO
Identificazione di Dio. Dissertazione sull’uomo interiore e quello esteriore. Tratta della memoria e dunque arriva alla conclusione dell’uomo esteriore e di quello interiore. Moderazione nella vita.
LIBRO UNDICESIMO MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI “IN PRINCIPIO DIO CREÓ”
La parola, il Logos, il Verbo ha creato tutto attraverso una parola non umana, ma divina.
Agostino riflette anche sul tempo.
LIBRO DODICESIMO MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI “…IL CIELO E LA TERRA”
Agostino riaffronta il tema del peccato. Molteplici interpretazioni sulle Sacre Scritture.
LIBRO TREDICESIMO SIGNIFICATO SPIRITUALE DELLA CREAZIONE
Affronta il tema dell’amore come base per la creazione del mondo, e l’uomo come immagine della Trinità. Poi c’è una serie di allegorie.

Crede ut intelligas intellige ut credas 1.1 - 7.10 L1
Uomo trinitario 11.12 L13
Peccato 3.6 - 11.11 L12
Male 7.12 L3 - 5.7-13.19 L7 - 2.4 L2
Uomo interiore ed esteriore 5.9 L5 - 11.17 L4 - 5.10 L8 - 6.8.9 L10 - 26.37.38 L10
Logos 6.8 L11
Neoplatonismo 3.3 - 6.9 L1
Eternità di Dio 13.16 L11
Epicuro 16.26 L6
Tempo 26.33 L11
Madre 4.8 10.26 13.36 L9
Moderazione 31.44 - 31.45 - 31.47 L10
Manicheismo 6.10 L3 7.13 L5
I manichei, seguaci di Mani (216-77 d.C.), afferma l’esistenza di due principi Bene-Luce e Male-Tenebre, in lotta fra loro. Il male era costituito da cinque antri dei cinque elementi, pieni di tenebre, acque, venti, fuoco, fumo, da dove nacquero rispettivamente i serpenti, i pesci, i volatili, i quadrupedi e i bipedi. Per sconfiggerli furono inviati altri cinque elementi propri di Dio che nella battaglia si mescolarono al male. La trinità era composta secondo loro dal Padre, abitatore della luce ultraterrena, dal Figlio che abitava nel sole e nella luna e lo Spirito nell’aere, che aveva generato Gesù dalla Terra. Anche le erbe e le piante erano sensibili per i Manichei. I fedeli del rango più alto, detti eletti, si astenevano dal lavorare nei campi e dal cogliere la frutta, accettando quello che procuravano loro i fedeli inferiori o uditori. Per la purezza della loro vita, gli eletti potevano poi liberare con delle preghiere le particelle luminose di sostanza divina frammista a tutte le cose, anche agli alimenti.

Esempio



  


  1. giulia

    filosofia di s.agostino università degli studi di Perugia