rousseau e il contratto sociale

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Testo

di Marta Fattorossi
Secondo Rousseau le tappe che hanno segnato il passaggio dallo stato di natura allo stato civile, quali la costruzione delle prime armi, la scoperta del fuoco, l’evoluzione nell’attività della caccia e della pesca e in particolare modo l’introduzione della agricoltura e della metallurgia e infine l’utilizzo di un linguaggio sempre più articolato ed evoluto, furono la causa della nascita della disuguaglianza tra gli uomini.
Si formarono infatti dapprima le famiglie, poi i legami tra famiglie diverse, poi le nazioni. E fu proprio inconcomitanza della nascita dei primi nuclei familiari che nacque la proprietà privata. Proprietà privata che portò la progressiva divisione degli uomini in ricchi e poveri e il dilagare della violenza nella società civile.
La successiva istituzione della magistratura avrebbe causato la distinzione tra potente e debole, destinata poi a culminare nella contrapposizione tra padrone e schiavo.
Questa disugualianza tra gli uomini, che causava violenze e conflitti, poteva essere risolta, secondo il filosofo, con una forma di patto sociale.
IL CONTRATTO SOCIALE
Il “Contratto sociale” fu scritto nel 1762; in quest’opera sono evidenziati i caratteri generali del pensiero di Rousseau che si propone di fondare nuove basi per la libertà e l’uguaglianza tra gli uomini proprie dello stato di natura. E si apre con queste parole “L’uomo è nato libero e tuttavia è dappertutto in catene”.
Con il “Contratto Sociale” Rousseau descrive un ipotetico Stato fondato su una “volontà generale” a stringere il contratto o patto sociale: un patto dei cittadini con loro stessi per giungere alla fondazione di una società di liberi ed eguali in cui sia possibile una convivenza tra gli individui.
La sicurezza e la libertà sono gli elementi costitutivi della nuova realtà ipotizzata dal filosofo: il cui perseguimento e la cui conservazione diventano l’obiettivo prioritario dell’uomo e della nuova comunità e politica.
Nella costruzione del filosofo centrale è il concetto di patto sociale, un patto di associazione, in cui nessun individuo è titolare per natura di autorità su altre persone e in cui ognuno accetta la clausola di alienarsi completamente a tutta la comunità, non temendo la perdita dei propri diritti, perché tale condizione è comune a tutti.
Obiettivo di Rousseau è quello di prefigurare un percorso per il quale gli uomini si alienino tutti e completamente, restando però tutti uguali fra loro e soggetti solo a se stessi; propone quindi di fondare ex novo la società sulla base del patto sociale, che trova le sue fondamenta nella natura stessa dell’uomo, infatti per natura nessun uomo ha diritto di esercitare una qualsiasi autorità su di un altro e solo il consenso dell’altro può autorizzare ad esercitare la sua autorità su di lui e il patto è appunto l’espressione di questo consenso.
La società di Rousseau è un corpo sociale che rappresenta tutti i suoi componenti che hanno stipulato liberamente il patto nel quale hanno riposto tutti i loro diritti. E’ quindi, un corpo sociale composto individui che hanno come comune obittivo quello di lavorare insieme per la comunità stessa.
“Si è convenuto che tutto ciò che ciascuno col patto sociale aliena del suo potere, dei suoi beni, della sua libertà, è unicamente la parte di tutto ciò il cui uso è importante per la comunità”.
L’atto costitutivo della comunità deve avvenire sul piano di un’uguaglianza assoluta, cosicché non si instauri nessun rapporto di dipendenza fra gli individui. Questo atto di associazione trasforma ogni individualità in un corpo morale e collettivo, sotto la suprema direzione della volontà generale che ha come scopo il bene pubblico.
LA VOLONTA’ GENERALE
Tema importante dell’opera è il concetto di “volontà generale”, che non è la semplice somma delle volontà particolari, ma è la volontà dei cittadini visti come corpo comune animato da un medesimo fine: è qualche cosa di qualitativamente e quantitativamente diverso dalla somma delle singole volontà particolari. Essa si forma attraverso la rinuncia di ciascuno a esercitare la propria volontà particolare.
Alla nascita dunque ciascuno rinuncia alla sua volontà particolare ottenendo però (“in cambio”) una parte uguale della volontà generale.
E’ da questa unione che si forma la volontà generale, che non è la somma delle volontà di ciascuno, ma è una volontà unica ed indivisibile perché è la volontà del corpo sociale considerato come se fosse un unico individuo.
Importante quindi la distinzione tra:

VOLONTA’ GENERALE VOLONTA’ DI TUTTI

Alla volontà generale tutti devono essere sottomessi, essa è la norma suprema a cui tutti devono obbedire perché ciascuno, obbedendovi, è come se obbedisse a se stesso e nell’obbedire a sé stessi consiste la vera libertà. La libertà è nell’obbedienza e l’obbedienza nella libertà. E solo la rinuncia di tutti i diritti da parte di tutti può garantire l’uguaglianza.
La libertà quindi non consiste nel fare tutto ciò che si desidera, bensì consiste nel comprendere quale sia il proprio reale interesse liberandosi degli impulsi e ascoltando la propria razionalità.
“Trovare una forma di associazione che difenda e che protegga con tutta la forza comune la persona ed i beni di ciascun associato; e per la quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso, e resti altrettanto libero di prima”.
GLI SCOPI: UGUAGLIANZA E LIBERTA’
Tematica cardine del pensiero politico è perciò anche la ricerca dell’uguaglianza e della tutela della sua libertà.
Uguaglianza che deve, anzitutto, essere giuridica (=tutti i cittadini devono avere uguali diritti), e poi manifestarsi anche sotto l’aspetto morale ed economico (=tutti i cittadini devono avere tendenzialmente lo stesso reddito, così da non dover dipendere gli uni dagli altri). E’ compito dello Stato infatti intervenire sulla disugualianza naturale (la natura differenzia gli uomini per forza e per genio) con un’uguaglianza giuridica, morale ed economica.
Libertà che si manifesta con la capacità di immedesimarsi nelle istituzioni in cui si vive:
è così quindi che lo stato diventa la dimensione in cui l’individuo, snaturandosi, realizza se stesso. Per questo ogni uomo è sia cittadino che suddito: cittadino visto che partecipa all’autorità sovrana e la esercita, suddito visto che è sottoposto alle leggi, ma nel caso in cui un individuo si sottragga agli obblighi della comunità, lo stesso corpo sociale avrà il diritto/dovere di costringerlo ad obbedire alla volontà generale:
“ Ogni individuo può, come uomo, avere una volontà particolare contraria o dissimile dalla volontà generale, che egli ha come cittadino; il suo interesse privato può parlargli in modo completamente diverso dall’interesse comune; la sua esistenza assoluta, e per natura indipendente, può spingerlo a considerare ciò che egli deve alla causa comune come una contribuzione gratuita, la cui perdita sarebbe meno dannosa agli altri, di quanto il pagamento ne sia gravoso a lui...Egli godrebbe dei diritti di cittadino senza voler compiere i doveri di suddito”.
LA STRUTTURA DELLO STATO E LE SUE ISTITUZIONI
Il contratto in Rousseau è quindi il momento in cui gli individui giungono consapevolmente e liberamente a costruire la società attraverso un patto di associazione e non di sottomissione perché ogni individuo nel cedere alla comunità la propria sovranità diviene automaticamente sovrano di sé stesso.
L’atto costitutivo della comunità avviene sul piano di una assoluta uguaglianza: così non esiste nessun rapporto di dipendenza fra gli individui, ma soltanto un legame di ciascuno con la realtà politico-associativa, cioè un legame con se stessi.
Il popolo sovrano è il solo a poter legittimamente legiferare; se si darà dei magistrati, questi potranno in ogni momento essere revocati dalla volontà generale.
E’ anche molto importante che le istituzioni politiche create dal popolo in assemblea non rafforzino troppo la propria esistenza fino a non poter essere sospese o mutate; infatti leggi troppo rigide, non flessibili e non in grado di adattarsi alle diverse realtà con le quali si troverebbe a contatto, risultano essere pericolose e dannose.
Il singolo è suddito (in quanto rispetta le leggi), cittadino e sovrano (in quanto partecipa alle leggi). La legge, quindi, deve essere promulgata/approvata da tutti (=sovrano), essere rivolta a tutti (=solo così è una legge equa) e accettata da tutti.
Le leggi sono l’espressione più diretta e più autentica della volontà generale. Ogni cittadino deve, pertanto, obbligatoriamente partecipare alla vita politica.
LA PROPRIETA’ PRIVATA
Rousseau ritiene inoltre che sia compito del popolo sovrano occuparsi della distribuzione della ricchezza e della proprietà in modo tale che “nessun cittadino sia tanto opulento da poterne comprare un altro, e nessuno tanto povero da esser costretto a vendersi”.
Circa il diritto di proprietà quindi si può dire che ogni cittadino ha il diritto di occupare la terra che è indispensabile e sufficiente alla propria soppravvivenza. Rousseau, come Locke, sostiene che l’individuo ha diritto solo alle terre che vengono coltivate e che sono necessarie e sufficienti alla sua sopravvivenza.
E’ quindi seguendo la “volontà generale” si riesce a governare la politica attraverso la “sovranità” che trova espressione nella “legge”.
La sovranità non è divisibile e, pertanto, è separata dal governo che ha come compito l’attuazione delle leggi e la difesa della libertà.
“Per la stessa ragione per cui la sovranità è inalienabile, essa è indivisibile”.
La sovranità è illimitata e rifiuta ogni tipo di delega.
Esiste un parallelismo tra la concezione legislativa e quella politica. In essa risiede il potere legislativo, esercitato direttamente dal popolo; mentre un “governo”, controllato dal popolo e revocabile in qualsiasi momento, esegue le decisioni del sovrano.
La sovranità non può essere alienata poiché essa è in stretta relazione con un’altra realtà, per sua natura inalienabile: la volontà generale.
Il governo è l’intermediario tra il corpo politico e i sudditi ed ha il compito di eseguire le leggi. Talvolta accade che i governi degenerino opponendo alla volontà generale una loro volontà particolare, ma in definitiva non hanno alcun’autorità verso il popolo, che è il vero detentore della sovranità.
Il governo decade ogni volta che il popolo si riunisce in assemblea.
In tale occasione cessa ogni potere del sovrano in quanto il popolo rievoca a se tutti i poteri per la conservazione del patto sociale.
I RAPPORTI STATO-RELIGIONE
Per quanto riguarda la religione, poi, Rousseau la distingue in tre tipi:
- religione dell’uomo: quella che predica il distacco dalle cose terrene e materiali.
Dura la critica di Rousseau verso il cristianesimo, che dispone gli animi alla servitù insegnando la rassegnazione: “Il cristiano è il cittadino di due mondi tra loro incomunicanti, un uomo in costante contraddizione con se stesso”, “i veri cristiani sono fatti per essere schiavi”.
- la religione del prete: quella che distrugge l’unità, la compattezza del corpo sociale perché offre un’altra figura di riferimento, in contrasto con quella politica, la figura del prete: impone “agli uomini due legislazioni, due capi, due patrie e impedisce loro di essere contemporaneamente devoti e cittadini”.
- la religione del cittadino:quella che affida divinità, dogmi e riti alle prescrizioni delle leggi e li riserva ai membri di una sola nazione.
La proposta di Rousseau è quella di aderire ad una “religione civile”: i dogmi del culto devono rispettare la morale che rende il cittadino rispettoso delle leggi; il cittadino è libero di professare e credere a tutto ciò che non coinvolge la comunità politica.
“Spetta al sovrano fissare gli articoli, non precisamente come dogmi di religione, ma come sentimenti di socievolezza, senza i quali è impossibile essere buon cittadino o suddito fedele”.
Rousseau, insomma, insiste sulla necessità di una “professione di fede puramente civile” che non distolga il cittadino dalla cura per l’interesse temporale della patria.

LE CONDIZIONI NECESSARIE PER LO STATO PERFETTO
Le caratteristiche indispensabili affinché il Contratto Sociale possa affermarsi in uno stato, dando quindi vita ad una Repubblica (=Stato Perfetto) sono le seguenti:
- che il popolo non sia evoluto. Deve essere infatti barbaro ma non selvaggio, giovane e vergine, capace di darsi delle istituzioni nuove.
- che le dimensioni dello stato siano medie. In modo tale che non sia né tanto piccolo da dover dipendere economicamente e da poter essere schiacciato da altri stati né tanto grande da avere delle mire espansionistiche.
- che la società sia costituita da più famiglie (preferibilmente contadine o piccole proprietarie terriere) che abitino lontano tra loro così da essere indipendenti economicamente le une dalle altre.
- che la distribuzione della ricchezza sia equa e che tutti abbiano più o meno lo stesso reddito. Così che non si formi un rapporto socialmente disuguale (come quello servo-padrone).
E’ auspicabile inoltre la presenza di un legislatore che sia in grado di dare delle leggi iniziali.

Esempio



  


  1. michela

    sto cercando il tempa su Rousseau sostendo l'esame di idoneità alla clase quinta