Ricerca su Euripide

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Ricerca su Euripide

Euripide (Salamina 480 ca. - Pella 406 a.C.), tragediografo greco. Cominciò a partecipare alle competizioni teatrali dell'Attica nel 454 a.C., ma solo nel 441 arrivò a vincere il primo premio, risultato che si ripeté soltanto altre tre volte, nonostante la prolificità e il talento. Personalità schiva, Euripide non ebbe un felice rapporto con i suoi contemporanei e fu spesso oggetto di critiche e irrisioni da parte di Aristofane e di altri commediografi attici per le sue opere poco convenzionali sia nella lingua sia nei contenuti; dopo la morte, tuttavia, la sua arte ottenne una fama e una diffusione di gran lunga superiori a quella degli altri tragici.

Della sua vastissima produzione ci sono pervenuti un dramma satiresco, il Ciclope, e diciotto tragedie: Alcesti, Medea, Ippolito, Eraclidi, Ecuba, Andromaca, Supplici, Elettra, Troiane, Eracle, Elena, Ifigenia in Tauride, Ione, Fenicie, Oreste, Ifigenia in Aulide, Baccanti, Reso (quest'ultimo di dubbia autenticità).

A differenza di Eschilo e Sofocle, Euripide aprì il teatro ai rivolgimenti di ordine etico, sociale e politico che avevano luogo ad Atene verso la fine del V secolo a.C. I nuovi fermenti intellettuali – i sofisti, Anassagora, Sofocle – e i gravi problemi sociali dell'epoca lo indussero ad abbandonare i grandi interrogativi dei predecessori – il rapporto tra uomo e divinità, il mistero del destino dell'uomo – e a concentrare il suo interesse sui rapporti tra gli uomini e sulle strutture del vivere sociale.
MITO E RAGIONE
Pur continuando ad attingere all'antica mitologia, Euripide diede ai suoi personaggi un nuovo volto più aderente alla realtà: i protagonisti non sembrano eroi idealizzati e sovrumani, ma ateniesi dei suoi giorni. La sua audace sperimentazione e le innovazioni drammaturgiche sono funzionali a questa scelta tematica. L'introduzione di dettagliati prologhi, che mettono gli spettatori a conoscenza degli antefatti e spesso anticipano la conclusione, fa concentrare l'attenzione del pubblico sul dibattito razionale delle idee: i dialoghi assumono un ruolo preponderante, che relega in secondo piano il coro, spesso impegnato in canti altamente poetici ma quasi avulsi dalle vicende narrate. L'altra impronta lasciata da Euripide nella storia del teatro è l'adozione di trame spesso di pura invenzione e derivate dal suo interesse per gli aspetti umani e psicologici, che le storie esemplari del mito non potevano soddisfare. Tra le altre caratteristiche del teatro euripideo c'è l'uso del cosiddetto deus ex machina, la comparsa a sorpresa di una divinità che favorisce o provoca il precipitare degli eventi verso l'epilogo e restituisce la vicenda agli esiti sanciti dalla tradizione.
LA DIGNITÀ DELL’UOMO
Euripide mostrò la sua originalità anche nella scelta dei soggetti: un'attrazione particolare esercitarono su di lui le avventure degli eroi ateniesi, come Teseo; cercò inoltre ispirazione in nuovi ambiti per trovare soggetti che esprimessero emozioni violente e azioni romantiche: fu il primo, ad esempio, a dare dimensione tragica alle figure di Bellerofonte e Fetonte. La sua ricerca stilistica è indirizzata verso un linguaggio che rifugge dai toni solenni e sublimi dei predecessori: il lessico e la sintassi utilizzano i modi del parlare quotidiano, e gli eroi del mito esprimono i pensieri e i sentimenti dell'uomo contemporaneo.

La forza dei suoi drammi sta nel contrasto tra la pessimistica considerazione delle miserie umane e l'ottimistica convinzione che valga la pena di lottare per mantenere la propria dignità; da qui scaturisce la sua altissima poesia, costantemente permeata da una profonda compassione e partecipazione.

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