Programma di filosofia di quinta: da Fichte a Popper

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Testo

PROGRAMMA DI FILOSOFIA
FICHTE
a) idealismo e dogmatismo: che l’idealismo ed il dogmatismo sono gli unici due sistemi filosofici possibili.
La filosofia è una riflessione sull’esperienza che ha come scopo la messa in luce del fondamento dell’esperienza stessa. Nell’esperienza sono in gioco la cosa (l’oggetto) e l’intelligenza (l’io o il soggetto), la filosofia può assumere la forma dell’idealismo (che consiste nel puntare sull’intelligenza) o del dogmatismo (puntare sulla cosa). L’idealismo consiste nel partire dall’io o dal soggetto, per poi spiegare, la cosa\oggetto. Viceversa il dogmatismo consiste nel partire dalla cosa in sé\oggetto, per poi spiegare l’io o il soggetto.
Nessuno di questi due sistemi riesce a confutare direttamente quello opposto; perciò la scelta fra i due massimi sistemi del mondo deriva da una differenza di inclinazione e di interesse in campo etico. Il dogmatismo nega del tutto l’autonomia dell’io e fa dell’io nient’ altro che un prodotto delle cose; l’idealismo fa dell’io un’attività auto – creatrice in funzione di cui esistono gli oggetti => dottrine delle libertà.
Gli individui che non si sono ancora elevati alla propria libertà assoluta, trovando se stessi solo nelle cose sono attratti dal dogmatismo. Gli individui che, avendo il senso profondo della propria libertà e indipendenza dalle cose, risultano spontaneamente portati per l’idealismo. La filosofia non è un suppellettile. Un carattere fiacco di natura e piegato dalle frivolezze, dal flusso raffinato e dalla schiavitù spirituale, non potrà mai elevarsi all’idealismo.
In sintesi, l’io è la realtà originaria e assoluta che può spiegare sia se stesso, sia le cose, sia il rapporto tra se stesso e le cose.
Quello di Fichte è un idealismo etico: noi esistiamo per agire e il mondo esiste solo come teatro della nostra azione. Agire significa imporre al non – io la legge dell’io. Il carattere morale dell’agire consiste nel fatto che esso assume la forma del dovere sia tramite la sottomissione dei nostri impulsi alla ragione, sia tramite la plasmazione della realtà secondo il nostro volere.
Il principio, l’assoluto si realizza nella storia. Il significato dell’io non sta nel suo essere, bensì nell’essere il mezzo per la realizzazione di un principio assoluto (getta le basi dello storicismo). La conoscenza non ha un fine teoretico, ma è pratico, infatti solo conoscendo il non – io posso possiamo superarlo.
b) il pensiero politico, dal liberalismo alla teoria dello Stato imprenditore: Il pensiero politico fichtiano si svolge attraverso fasi evolutive diverse, sulle quali esercitano il loro influsso le vicende storiche contemporanee. mostra di condividere una visione contrattualistica ed antidispotica dello Stato, particolarmente sensibile al tema della libertà di pensiero. Egli afferma che lo scopo del contratto sociale è l’educazione alla libertà, di cui è corollario il diritto alla rivoluzione. Infatti, se lo stato non permette l’educazione alla libertà, ciascuno ha il diritto di rompere il contratto sociale e di formarne un altro, che possa fornire migliori garanzie e che sia in grado di garantire un sistema politico giusto.
Fichte scorge il fine della vita comunitaria nella società perfetta, intesa come insieme di esseri liberi e ragionevoli e considera lo Stato come un semplice mezzo finalizzato al proprio annientamento. Il fine dello Stato è di rendere inutile se medesimo, a favore di una società di persone libere e responsabili.
fa dello Stato il garante del diritto. Il diritto concerne esclusivamente le manifestazioni esterne della libertà cioè le azioni.
I diritti originari e naturali dell’individuo sono tre:
• La libertà
• La proprietà
• La conservazione
Questi sono garantiti dallo Stato. Questa prospettiva individualistica avvicina Fichte allo schema politico liberale, trova una sua integrazione e correzione nello Stato commerciale chiuso. In questa opera il filosofo afferma che lo Stato non deve limitarsi soltanto alla tutela dei diritti originari, ma deve rendere impossibile la povertà, garantendo a tutti i cittadini lavoro e benessere. Fichte approda ad una sorta di statalismo socialistico ed autarchico. Ritiene che gli strumenti di lavoro debbano appartenere a chi li usa. in Fichte il diritto alla proprietà è fatto scaturire dal dovere etico al lavoro.
lo Stato ha il compito di sorvegliare l’intera produzione e distribuzione dei beni. Per svolgere il compito in assoluta libertà, lo Stato deve organizzarsi come un tutto chiuso, senza contatti con l’estero, sostituendo in tal modo l’economia liberale di mercato ed il commercio mondiale con un’economia pianificata e con l’isolamento degli stati.
Tale chiusura commerciale risulta possibile quando lo Stato ha tutto ciò che occorre per la fabbricazione dei prodotti necessari.
c) Discorsi alla nazione tedesca: l’occupazione napoleonica della Prussica fu la causa dell’evoluzione della politica di Fichte in politica nazionalistica. Il prodotto furono i celebri Discorsi alla nazione tedesca. Il tema fondamentale è l’educazione. I Discorsi passano dal piano pedagogico a quello nazionalistico, in quanto Fichte argomenta che soltanto il popolo tedesco risulta adatto a promuovere la “nuova educazione”, in virtù di ciò che egli chiama “il carattere fondamentale” e che identifica con la lingua. I tedeschi, sono l’incarnazione della Urvolk, cioè di un popolo “primitivo” rimasto integro e puro, e sono gli unici a potersi considerare il popolo per eccellenza. sono gli unici ad avere una patria, e a costituire un’unità organica, che si identifichi con la realtà profonda della nazione. Fiche proclama che solo la Germania risulta la nazione spiritualmente “eletta” a realizzare “l’umanità fra gli uomini”, divenendo, per gli altri popoli, ciò che il vero filosofo è per il prossimo.
HEGEL
a) L’opera giovanile, la religione dei Greci e il Dio straniero degli Ebrei: secondo Hegel la religione greca non disprezza il vivere degli uomini, perché le divinità greche accompagnano la vita dell’uomo; la religione riguarda tutta la città, ha aiutato ogni singolo a riconoscersi in qualcosa di unitario; non conduceva al disprezzo del fattore animale nell’uomo. Mondo antico = bella unità tra soggetto e natura, tra soggetto e collettività, tra soggetto e cittadino. La libertà si ritrova nel:
- rapporto organico con la società
- nella natura, perché tutto ciò che è sentimento, etc va a costituire la totalità organica della personalità
Nella società moderna la libertà dell’uomo è solo interiore, perché sul piano esteriore è sottomesso ad una serie di autorità ; il rapporto con la natura in noi e fuori) è totalmente conflittuale, così come il rapporto con gli altri. Di ciò è responsabile il Dio cristiano, erede dell’ebraismo. Si apre infatti una frattura fra Dio e gli uomini che hanno senso in rapporto con Dio; il Dio però da cui dovrebbero riceverlo è straniero (ha caratteristiche diverse dall’uomo, esempio è infinitamente buono mentre l’uomo può esserlo solo in modo parziale) ⇒ rapporto conflittuale. Questi aspetti sono passati nel Cristianesimo. Mondo moderno: lacerazioni insolubili
b) il frammento sull’amore: nella società moderna caratterizzata da lacerazioni, da rapporti conflittuali dell’io con la natura, con gli altri, il metodo più semplice per riunire gli uomini è l’amore; in questa fase le diversità rimangono tali ma riescono ad unire gli uomini anziché dividerli. Cristo è stato portatore del messaggio d’amore ed è quindi rivalutata da Hegel figura positiva. Quando il Cristianesimo diviene chiesa trasforma l’amore in un comandamento, in una legge e quindi si ricreano le fratture fra legge e pratica.
c) Linee generali del sistema: la dialettica del reale è:
- il nostro modo di conoscere (piano gnoseologico)
- è la struttura della realtà (piano ontologico)
La ragione è quindi il mezzo attraverso cui noi conosciamo, ma anche ciò secondo cui si costituisce la realtà. La dialettica è una realtà dinamica che si realizza nella storia; si struttura di tre fasi: la componente veramente reale è la sintesi, ovvero il superamento della contraddizione fra tesi ed antitesi. La ragione diviene nell’uomo coscienza di sé. Astuzia della ragione: essa si realizza nella storia attraverso gli uomini, in alcuni con caratteri epocali, in tutti in modo astuto = noi crediamo di agire per realizzare nostri voleri, ma attraverso le nostre scelte si realizza un processo razionale.
d) la dialettica:
- Tesi = assunzione di un momento come dato
- Antitesi = è l’opposto, che si pone come negazione della tesi
- Sintesi = momento di superamento delle contraddizioni
Hegel sostiene che il male, l’irrazionale sono necessari per la formazione del positivo. Nella sua filosofia sistematica abbiamo tre grandi blocchi teoretici:
1. analisi della ragione come funzione astratta (idea, pensiero, ragione indagata in se stesso, nelle sue strutture formali ⇒ logica)
2. all’astrazione della ragione si oppone la concretezza della materia (filosofia della natura) ⇒ natura, la totale alterità rispetto alla ragione
3. la realtà è costituita dall’idea calata nella natura ⇒ Spirito (sintesi di materia e ragione)
Il filosofo ricerca come la ragione si rivela nella natura.
Lo Spirito si costituisce di:
- Spirito soggettivo (il singolo individuo diventa autocosciente)
- Spirito oggettivo (come la ragione si realizza nei rapporti con gli altri, nella storia)
⇒ Spirito Assoluto: sintesi dei due, il soggetto è autocosciente e di come essa di realizza nella storia.
e) La filosofia della Spirito:
- spirito soggettivo (sintesi):
1. Tesi: il soggetto si scopre altro rispetto all’oggetto = fase dell’autocoscienza, l’uomo è condizionato dalla sua natura ma lentamente se ne libera e diviene autocosciente, la verità sta nell’oggetto
2. Antitesi: il momento negativo = la verità non sta nell’oggetto ma nel soggetto che lo fa esistere
- servo – padrone: una volta riconosciuta la libertà del singolo si vuole che gli altri la rispettino ⇒ conflitto servo – padrone, vince chi dimostra che la libertà è il suo valore massimo, più della vita. Il padrone è colui che ha posto fra se e la natura il servo; il servo con il suo lavoro produce gli oggetti di cui il signore ha bisogno e che semplicemente consuma, soddisfacendo un piacere che continuamente gli si ripropone (rapporto con la natura è di continua negazione, la sua libertà è fittizia perché i suoi continui bisogni lo costringono ad un continuo contatto con l’oggetto). Il servo ha un rapporto necessario con la natura che si manifesta attraverso il lavoro. Ci sono due tipi di lavoro: uno rende libero l’uomo e un altro che invece lo rende schiavo (quello con le macchine). Nella produzione avviene la trasformazione della natura, la natura diviene il luogo e l’oggetto della trasformazione, assume una nuova forma ⇒ attraverso il lavoro il servo si rende libero, quindi il rapporto fra natura e servo non è più antitetico.
- Lo spirito oggettivo: quali sono le forme entro le quali gli uomini entrano in rapporto fra loro:
a) diritto: regola i comportamenti esteriori
b) morale: afferma la libertà come volizione soggettiva
⇒ sintesi è l’eticità: ciò che il diritto mi impone viene vissuto come una volizione
Eticità:
a) famiglia: matrimonio rappresenta il passaggio dalla natura allo spirito ed necessario l’elemento del diritto per garantire la stabilità
b) società civile: società dell’economia, relazioni conflittuali
⇒ sintesi è lo stato: realizzazione dell’eticità, istituzione storica in cui si realizza lo Spirito oggettivo, diventa cosciente, solo nello stato si realizza la libertà
- Lo spirito assoluto: è il modo in cui lo Spirito si realizza nella storia e nel tempo
FEUERBACH
a) la filosofia come trascrizione laica della religione e l’alienazione religiosa: bisogna cogliere l’uomo nella sua concretezza, nella sua corporeità; bisogna mettere al centro l’uomo nella sua materialità; il pensiero è ora (al contrario degli idealisti) attributo, l’infinito nasce dal finito; mantiene il sistema dialettico, ma non parte più dall’idea che per antitesi origina la natura, bensì dalla natura. Dio diviene così creazione dell’uomo, è una sua alienazione, una proiezione fuori di se della sua essenza, ad esempio c’è nell’uomo una volontà di bontà che però non riesce a realizzare; con la religione si cerca di sanare la frustrazione dell’uomo, che verrà ripagato dopo la morte; inoltre l’uomo si sente debole come singolo, forte come specie, che divinizza nella figura di Dio. Un’altra tesi per la nascita di Dio è quella storica: Dio è nato dalla divinizzazione di alcuni elementi naturali. Per annullare questa proiezione (riappropriarsi della propria essenza) è necessario l’ateismo, la sua filosofia è quindi atea e materialista.
b) Filosofia dell’avvenire: filosofia materialista, critica Hegel, mantiene struttura dialettica, atea, anti ideologica
MARX
a) materialismo storico e materialismo dialettico: la dottrina di Marx è materialista perché afferma che l’uomo è umana prassi sensibile, è cioè diretto a produrre e riprodurre i mezzi di sostentamento della vita (uomo è prassi sociale); è un materialismo storico perché la prassi è storia di come gli uomini abbiano prodotto e riprodotto; in Marx inoltre il processo storico è originato dalla lotta di classe; è un materialismo dialettico perché ogni uomo si trova collocato all’interno di rapporti predefiniti, produce oggetti e riproduce rapporti sociali che sono conflittuali perché società è sempre stata divisa in sfruttati e sfruttatori ⇒ struttura è dialettica; essa produce inoltre attraverso un processo dialettico la sovrastruttura.
b) Tesi su Feuerbach: il difetto di ogni materialismo è di aver concepito l’oggetto come contrapposto al soggetto e capibile con solo un’intuizione, non viene visto come il risultato dell’umana prassi sensibile, non hanno capito il rapporto fra oggetto e soggetto: non si può parlare di un oggetto senza un soggetto. Feuerbach intende l’uomo come corporeità ma continua a ritenere l’attività cardine dell’uomo il pensiero. Basta infatti una presa di coscienza dell’alienazione religiosa per abbatterla, per Marx invece è necessaria la prassi, la rivoluzione. I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta di trasformarlo.
Un materialista dovendo spiegare come sono gli uomini li mette in relazione con le circostanze (l’uomo è il frutto delle circostanze). Marx sostiene che le circostanze sono state create e modificate dall’uomo; si può spiegare la realtà umana soltanto intendendolo come prassi sensibile ⇒ materialismo dialettico.
c) il lavoro alienato: Per Hegel l’alienazione è il movimento dello Spirito, che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi ri – appropriare di sé in modo arricchito. In Marx essa è intesa come una condizione patologica di “scissione”, di “dipendenza”, di “autoestraniazione”. L’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti fondamentali:
a) il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività, in quanto in virtù della sua forza lavoro produce un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e si costituisce come una potenza dominante nei suoi confronti
b) il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, la quale prende la forma di un lavoro forzato , in cui egli è strumento di fini estranei (il profitto del capitalista) ⇒ l’uomo si sente bestia nel lavoro sociale, uomo negli aspetti che lo accomunano agli animali (mangiare, bere, procreare)
c) il lavoratore è alienato rispetto al suo stesso Wesen, ossia alla sua essenza. Infatti la prerogativa dell’uomo nei confronti dell’animale è il lavoro libero, creativo ed universale, mentre nella società capitalistica è costretto ad un lavoro forzato, ripetitivo ed unilaterale
d) il lavoratore è alienato rispetto al prossimo, perché l’altro viene identificato soprattutto con il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come un mezzo e lo espropria del frutto della sua fatica, rendendo il rapporto tra loro conflittuale
La causa del meccanismo dell’alienazione, che rende l’operaio strumento che produce una ricchezza che non gli appartiene e che gli si erge come potenza estranea, risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione ⇒ il possessore della fabbrica può utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui per accrescere la propria ricchezza, secondo la dinamica dello sfruttamento e della logica del profitto.
La dis – alienazione dell’uomo si identifica con il superamento del regime della proprietà privata e con l’avvento del comunismo. La storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista, da parte dell’uomo, della propria essenza, il comunismo diviene la soluzione dell’enigma della storia.
d) la critica dell’ideologia: la produzione spirituale avviene nelle stesse condizioni del lavoro concreto e produce le stesse relazioni. Nell’indagine culturale Marx sostiene che la produzione di idee è strettamente legata ai modi concreti dei rapporti economici e sociali. La determinazione storica fa sì che ogni cultura abbia un rapporto determinato con l’epoca in cui si è sviluppata. La cultura dominante è quella della classe dominante; nei produttori di cultura ciò che viene descritto è universalizzato e perde quindi i connotati di classe, descrive la classe dominante per come essa vorrebbe essere pensata. L’ideologia è una rappresentazione dei rapporti umani funzionale agli interessi di una classe; è una rappresentazione di tipo universale e fornisce quindi un ritratto falsato della realtà.
e) il concetto di plusvalore: una merce deve possedere:
• un valore d’uso, in quanto deve poter servire a qualcosa (essere utile) cioè vada incontro ai bisogni richiesti.
• un valore di scambio che ne garantisca la possibilità di scambio con altre merci.
Ma in che cosa risiede il valore di scambio di una merce? Marx, sulla scia degli economisti classici e sulla scia dell’equazione valore = lavoro, risponde che esso discende dalla quantità di lavoro socialmente necessaria per produrla (+ lavoro richiesto per produzione = + valore).
Significa che egli intende riferirsi alla produttività sociale media esistente in un determinato periodo storico (una merce che vale oggi x, per motivazioni storiche potrebbe valere y domani.
Il valore non si identifica nel prezzo (sul quale influiscono altri fattori come la scarsità o abbondanza). Marx è convinto che, in condizioni normali, la somma complessiva dei prezzi delle merci esistenti in una determinata società equivalga alla somma complessiva del lavoro contenuto. Nelle relazioni di mercato il valore non è mai allo stato puro ma come prezzo → questo non è il valore ma ha il valore alla propria base. Marx contesta il feticismo delle merci cioè il pensiero che esse siano entità aventi valori di per se, dimenticando che sono frutto di lavoro umano.
Per Marx il capitalismo hai il fine non di consumo ma di accumulo di denaro→capitalismo non è il ciclo semplice M.D.M. [merce –(in) denaro –(in) merce] bensì quello D.M.D’. [denaro – (in) merce – (in) più denaro].
Il capitalista investe del denaro in una merce, per ottenere alla fine, più denaro. Ma com’è possibile che qualcuno acquisti una merce che gli procura più denaro, e quindi più valore? Il plus-valore (=D’) non può provenire né dal denaro in se stesso, né dallo scambio medesimo. Marx ritiene che l’origine del plus-valore non debba essere cercata a livello di scambio delle merci bensì a livello della produzione capitalistica. Il capitalista ha la possibilità di “comperare” ed “usare” una merce particolare, che produce valore. Tale è la “merce umana”, ossia l’operaio. Il capitalista compera la sua forza lavoro forza – lavoro, pagandola come una qualsiasi merce, ovvero secondo il valore corrispondente alla quantità di lavoro socialmente necessario a produrla (mezzi che gli sono necessari per vivere, lavorare e generare) ossia il salario. Tuttavia l’operaio ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salario (plus lavoro).
Il plus-valore discende quindi dal plus-lavoro dell’operaio, e si identifica con l’insieme del valore da lui gratuitamente offerto al capitalista (sfruttamento capitalista). Ciò avviene in quanto il capitalista dispone di mezzi di produzione, mentre il lavoratore unicamente della propria energia lavorativa. Dal plus-valore deriva il profitto, non sono però tuttavia la medesima cosa.
• Capitale variabile (cosiddetto perché coincide con il capitale mobile investito in salari)
• Capitale costante (che coincide con il capitale investito nelle macchine e in tutto ciò di cui abbisogna la fabbrica per funzionare efficacemente).
Poiché il plus-valore nasce in relazione ai salari, ossia al capitale variabile, il saggio del plus-valore risiede nel rapporto, tra il plus-valore medesimo e il capitale.
ma il capitalista è costretto ad investire non solo in salari (capitale variabile), ma anche in impianti (capitali costante). Per cui, il saggio del profitto scaturisce dal rapporto tra il plus-valore e la somma del capitale variabile e del capitale costante dall’altro.
Di conseguenza, il saggio del profitto è sempre minore rispetto al saggio del plus-valore ed esprime in modo più preciso il guadagno del capitalista.
f) l’analisi della società capitalistica: Il fine del capitalismo è la maggiore quantità possibile di plus-valore; ciò fa si che la società di questo tipo sia retta dalla logica del profitto privato, anziché dell’interesse collettivo.
Inizialmente il capitale cerca di accrescere il plus – valore aumentando la giornata lavorativa. Però dopo un certo numero di ore la forza-lavoro dell’operaio cessa di essere produttiva => il capitalismo punta alla riduzione della parte di giornata lavorativa necessaria ad integrare il salario (plus valore relativo).
Inoltre una maggiore produttività del lavoro (> guadagno del capitalista) si può ottenere solo mediante una maggiore produttività del lavoro => introdurre in continuazione nuovi e più efficienti metodi e strumenti di lavoro.
La grande svolta nella produzione capitalistica è la nascita dell’ industria meccanizzata, si introduce la macchina: il mezzo più potente per l’accorciamento del lavoro (molta + merce in tempi uguali) e quindi di erogare maggior plus-valore relativo. L’aumento della produttività grazie alle macchine genera il fenomeno delle crisi cicliche di sovrapproduzione. Queste sono dovute al fenomeno dell’anarchia della produzione: i capitalisti si precipitano nei settori dove il profitto è più alto, facendo si che dopo un periodo si verifichi un eccesso di produzione rispetto alle esigenze di mercato.
Gli effetti di questa crisi ha effetti quali:
• la distruzione capitalistica dei beni
• la disoccupazione
La necessità del capitalismo di un continuo rinnovamento tecnologico genera anche la caduta tendenziale del saggio di profitto, ovvero quella legge per cui, accrescendosi smisuratamente il capitale costante (costituito dalle macchine e dalle materie prime) rispetto al capitale variabile (composizione organica del capitale). Se v (capitale variabile) resta costante, resta stabile anche p (plus-valore); se nel frattempo c (capitale costante) è accresciuto, risulta ovvio che il saggio di profitto è diminuito, come mostra il seguente prospetto matematico:
p / (c + v) oppure p / C (ove C = c + v)
Producono la tendenza del capitalismo alla scissione della società in due sole classi antagonistiche: Marx ha una visione dualistica della società. Marx afferma che da un lato si abbia la progressiva espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, avente come effetto la diminuzione costante dei magnati del capitale, e dall’altra abbiamo una massa sempre più grandi di salariati, occupati e disoccupati.
IL POSITIVISMO
Il positivismo è un movimento filosofico e culturale, caratterizzato da una esaltazione della scienza, nasce in Francia a inizi ‘800.
Il termine positivo ha due significati fondamentali:
1. positivo è ciò che è reale, effettivo, sperimentale
2. positivo è anche ciò che appare efficace, pratico
Il positivismo appare caratterizzato da una celebrazione della scienza, che si concretizza in una serie di convinzioni di fondo.
1. La scienza è l’unica conoscenza possibile ed il metodo della scienza è l’unico valido (l’oggetto della scienza è verificabile, i metodi della scienza sono ripetibili e giungono a conclusioni verificabili). La metafisica non è dunque un sapere valido.
2. La filosofia non ha oggetti propri, perciò tende a coincidere con l’enunciazione dei principi comuni alle varie scienze. La funzione della filosofia consiste nel riunire e nel coordinare i risultati delle singole scienze (diventa l’ancella della scienza).
3. Il metodo della scienza (che procede a misurare gli oggetti che studia)va esteso a tutti i campi (nasce sociologia).
4. Il progresso della scienza rappresenta la base del progresso umano e lo strumento per la riorganizzazione globale della vita in società.
Per la sua capacità di porsi come interprete dei dinamismi della società industriale moderna e dello sviluppo scientifica il Positivismo è divenuto una vera “moda culturale”. Senza riferimento al Positivismo non si comprenderebbero fenomeni letterari come il realismo ed il verismo.
Il Positivismo:
1. ha influito in profondità sulla cultura moderna, attirando l’attenzione sull’importanza conoscitiva e pratico – sociale della scienza
2. ha stimolato la nascita e l’affermazione delle cosiddette “scienze umane”, in particolare della sociologia e della psicologia
3. ha obbligato la filosofia a ripensare criticamente a se stessa e ai suoi compiti e a definire meglio i suoi rapporti con la scienza e le altre attività umane.
COMTE
a) i compiti della nuova borghesia nella teoria e nella pratica:
b) riorganizzazione dell’unità del sapere e ricostruzione della società: Enciclopedia delle scienze ⇒ da una classificazione sistematica fornisce il prospetto generale di tutte le conoscenze scientifiche. Comte esclude le conoscenze applicate della tecnica e delle arti, limitandosi alle conoscenze speculative; e di queste considera solo quelle generali ed astratte. Egli cerca di determinare una scala enciclopedica delle scienze che corrisponda alla storia delle scienze stesse. Le scienze si possono classificare considerando in primo luogo il loro grado di semplicità (grado di generalità dei fenomeni che costituiscono il fenomeno). I fenomeni più semplici sono infatti anche i più generali; ed i fenomeni semplici e generali sono anche quelli più facilmente osservabili.
c) la legge dei tre stadi e la classificazione delle scienze: la scoperta fondamentale di Comte fu “la legge dei tre stadi”. Secondo questa legge che, Comte dichiara di aver ricavato, da considerazioni storiche oltre che dall’osservazione dello sviluppo organico dell’uomo, ciascuna branca della conoscenza umana passa per tre stadi teorici differenti: lo stadio teologico e fittizio, lo stadio metafisico od astratto, lo stadio scientifico o positivo.
• Lo stadio teologico: in questo stadio lo spirito umano rappresenta i fenomeni come prodotti dall’azione diretta e continua di agenti soprannaturali, il cui intervento spiega le anomalie appartenenti dell’universo. (Si passa da religioni politeiste a monoteiste)
• Lo stadio metafisico: in questo gli agenti soprannaturali sono costituiti da forze astratte (Es. “essenze”) inerenti ai diversi enti del mondo e capaci di generare da se tutti i fenomeni osservati.
• Lo stadio positivo: in questo stadio lo spirito umano, riconoscendo l’impossibilità di raggiungere nozioni assolute, rinuncia a cercare l’origine e il destino dell’universo e a conoscere le cause intime dei fenomeni e si applica unicamente a scoprire, mediante l’uso ben combinato del ragionamento e dell’osservazione, le loro leggi effettive: cioè le loro relazioni invariabili di successione e di somiglianza.
L’enciclopedia delle scienze è costituita da cinque scienze fondamentali: astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia.
La matematica è stata esclusa perché costituisce la base di tutte le altre scienze. Essa è stata la prima scienza ad entrare nel positivo, l’enciclopedia comtiana può venir globalmente articolata secondo il seguente ordine:
1) Matematica
2) Astronomia
3) Fisica
4) Chimica
5) Biologia
6) Sociologia
La logica è esclusa poiché essa non sussista in generale e in astratto, ma si identifica con il metodo concreto impiegato da ogni specifica branca del sapere.
d) la sociologia e il mito progressivo dell’industrializzazione: Tutte le scienze sono subordinate alla sociologia; suo compito è: percepire nettamente il sistema delle operazioni che devono liberare la società dalla tendenza alla dissoluzione e condurla ad una nuova organizzazione. A questo scopo la sociologia deve concepire i fenomeni sociali come soggetti a leggi naturali che ne rendano possibile la previsione.
Sociologia divisa in:
- statica sociale: mette in luce la relazione necessaria che hanno tra loro le varie parti del sistema sociale (esempio regime politico e stadio della civiltà umana)
- dinamica sociale: la sua idea fondamentale è quella del progresso, cioè dello sviluppo continuo e graduale dell’umanità. Per la nozione di progresso, ciascuno degli stadi consecutivi è il risultato del precedente. Il progresso realizza un perfezionamento incessante del genere umano.
Per Comte la storia è sempre, in tutti i suoi momenti, ciò che deve essere, dato che il perfezionamento effettivo risulta dallo sviluppo spontaneo dell’umanità. Il futuro della società è quello di essere industrializzata, la nuova società è tecnocratica, chi ha le conoscenze specifiche è anche quello che ha il controllo dei mezzi e della produzione, accompagnato dal sociologo.
L’EVOLUZIONISMO
Darwin e la teoria della evoluzione: il merito di Darwin consiste nell’aver dato una compiuta e sistematica teoria scientifica del trasformismo biologico fondandola su un numero enorme di osservazioni e di esperimenti. La teoria di Darwin si fonda su due ordini di fatti:
1. l’esistenza di piccole variazioni organiche che si verificano negli esseri viventi lungo il corso del tempo e sotto l’influenza delle condizioni ambientali; esse risultano vantaggiose agli individui che le presentano.
2. la lotta per la vita che si verifica necessariamente tra gli individui viventi per la tendenza di ogni specie a moltiplicarsi.
⇒ da questi due ordini di fatti segue che gli individui presso i quali si manifestino mutamenti organici vantaggiosi hanno maggiori probabilità di sopravvivere nella lotta per la vita; in virtù del principio di eredità vi sarà in essi una tendenza a lasciare in eredità ai loro discendenti i caratteri acquisiti. Tale è la legge della selezione naturale. Le variazioni degli organismi animali producono il passaggio da una specie ad un’altra.
Tra le varie specie hanno dovuto esistere innumerevoli varietà intermedie; la selezione naturale le ha sterminate. Secondo Darwin la selezione naturale agisce solamente per il bene di ciascun individuo, quindi ogni dono fisico o intellettuale tenderà a progredire verso la perfezione.
Nell’altra opera fondamentale (la discendenza dell’uomo) sostiene che non esiste alcuna differenza fondamentale fra l’uomo e i mammiferi più elevati per ciò che riguarda le loro facoltà mentali. La solo differenza è una di grado che si spiega con la legge della selezione naturale e con la scelta sessuale.
Evoluzionismo: significato del termine e motivi della sua diffusione nelle scienze sociali: l’evoluzionismo è la teoria secondo cui l’uomo sarà nel futuro una creatura assai più perfetta ⇒ idea del progresso. Carattere ideologico ebbe il darwinismo sociale, che estendendo dalla natura alla società il concetto di selezione pervenne alla giustificazione delle discriminazioni razziste e classiste esistenti nel mondo umano. Secondo questa teoria la società di dividerebbe in “adatti” e “non adatti”, in forti e deboli, e i primi avrebbero la prerogativa naturale di dominare i secondi.
LA FILOSOFIA DEL NEGATIVO
SCHOPENHAUER
a) il significato della ripresa del kantismo e l’ineffettualità della dialettica: nel testo “il mondo come volontà e come rappresentazione” riprende il rapporto fra noumeno e fenomeno. Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana fra fenomeno e cosa in sé. Per Kant il fenomeno è l’unica realtà accessibile alla mente umana; il noumeno serve per rammentarci i limiti della conoscenza. Per Schopenhauer:
- il fenomeno è parvenza, sogno, illusione, ciò che nell’antica sapienza indiana è detto “velo di Maya”
- il noumeno è una realtà che si nasconde dietro l’ingannevole trama del fenomeno, e che il filosofo ha il compito di scoprire
Mentre per il criticismo il fenomeno è l’oggetto della rappresentazione che esiste fuori della coscienza, anche se viene appreso tramite un corredo di forme a priori, il fenomeno di cui parla Schopenhauer è una rappresentazione che esiste solo dentro la coscienza (il mondo è la mia rappresentazione).
La rappresentazione ha due aspetti essenziali e inseparabili, la cui distinzione costituisce la forma generale della conoscenza:
- da un lato c’è il soggetto rappresentante
- dall’altro c’è l’oggetto rappresentato
Soggetto e oggetto esistono soltanto all’interno della rappresentazione e nessuno dei due precede o può sussistere indipendentemente dall’altro ⇒ non ci può essere soggetto senza oggetto.
Schopenhauer ritiene che la nostra mente risulta corredata da una serie di forme a priori, la scoperta delle quali è merito di Kant. A differenza di Kant, Schopenhauer ammette solo tre forme a priori:
- spazio
- tempo
- causalità
Quest’ultima è l’unica categoria (per Kant erano 12) in quanto tutte le altre sono riconducibili ad essa e poiché la realtà stessa dell’oggetto si risolve completamente nella sua azione casuale su altri oggetti Schopenhauer paragona le forme a priori a dei vetri sfaccettati attraverso cui la visione delle cose si deforma, considera la rappresentazione ingannevole, traendo la conclusione che la vita è un sogno, cioè un tessuto di apparenze, simile allo stato onirico
b) Il mondo come volontà e rappresentazione: per Schopenhauer spazio e tempo sono forme che ci permettono di conoscere una realtà illusoria. Le scienze (anche la storia) sono quindi saperi che ci allontanano dalla verità. La conoscenza reale non può quindi essere di tipo spazio temporale bensì assume la forma di un’intuizione diretta, è un modo di sentire noi stessi. Noi come oggetti facciamo parte del mondo delle rappresentazioni ma c’è un altro modo di coglierci, ossia dal di dentro; scopriamo così che tutto ciò che noi facciamo sul piano delle rappresentazioni è uno strumento per realizzare una pulsione di vita che non ha fine (volontà di vita che ci conduce a volere in una tensione costante, è il principio cosmico; il nostro io a pulsioni irrazionali perché sono prive di scopo, se non la vita e una volta soddisfatte si ripropongono). Il noumeno è in conoscibile attraverso una conoscenza logico – matematica – storica, può essere attinto attraverso la conoscenza di noi stessi.
c) La liberazione dal dolore: La vita è sostanzialmente dolore La vera risposta al dolore del mondo non consiste nell’eliminazione tramite il suicidio, di una vita o più, ma nella liberazione dalla stessa Volontà di vivere. Individui eccezionali (i geni dell’arte, i santi, gli eremiti) hanno intrapreso e sperimentato il cammino della liberazione dalla tirannia dei bisogni e dell’egoismo connessi alla volontà di vivere, dimostrando che allorquando la voluntas perviene alla coscienza di sé essa tende a farsi noluntas, ossia negazione progressiva di se medesima.
Vi sono varie tappe della liberazione che si svolge in tre momenti essenziali: l’arte, la morale e l’ascesi.
- L’arte è conoscenza libera e disinteressata, che si rivolge alle idee, ossia alle forme pure o ai modelli eterni delle cose. Il soggetto non è più l’individuo naturale, sottoposto alle esigenze pratiche della volontà, ma il puro soggetto del conoscere, il puro occhio del mondo.
Proprio per questo suo carattere contemplativo e per questa sua capacità di muoversi in un mondo di forme eterne, l’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani Le varie arti corrispondono ai gradi diversi di manifestazione della volontà. Esse vanno dall’architettura al grado più basso sino alla scultura, alla pittura e alla poesia. Fra le arti spicca la tragedia che è autorappresentazione del dramma della vita.
Posto a sé occupa la musica che si pone come immediata rivelazione della volontà a se stessa. Essa si configura come l’arte più profonda ed universale e come vera e propria metafisica in suoni, capace di metterci a contatto con le radici stesse della vita e dell’essere.
- La morale implica un impegno nel mondo a favore del prossimo. L’etica è un tentativo di superare l’egoismo e di vincere quella lotta incessante degli individui fra di loro che costituisce l’ingiustizia e che rappresenta una delle maggiori fonti di dolore.
L’etica sgorga da un sentimento di pietà attraverso cui avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri. La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità (o agape).
- la giustizia che è un primo freno all’egoismo ha un carattere negativo poiché consiste nel non fare il male e nell’essere disposti a riconoscere agli altri ciò che siamo pronti a riconoscere a noi stessi
- la carità si identifica con la volontà positiva e attiva di fare del bene al prossimo. L’agape, essendo disinteressato, è vero amore.
Ai suoi massimi livelli la pietà consiste nel far propria la sofferenza di tutti gli esseri passati e presenti e nell’assumere su di sé il dolore cosmico.
- L’ascesi, che nasce dall’orrore dell’uomo per l’essere di cui è manifestazione il suo proprio fenomeno, per la volontà di vivere, è l’esperienza per la quale l’individuo, cessando di volere la vita ed il volere stesso, si propone di estirpare il proprio desiderio di esistere, di godere e di volere.
Il primo passo dell’ascesi è la castità perfetta, che libera dalla prima manifestazione della volontà di vivere: l’impulso alla generazione e alla propagazione della specie. L’umiltà, il digiuno, la povertà, il sacrificio e l’automacerazione tendono tutte al medesimo scopo, cioè sciogliere la volontà di vivere dalle proprie catene.
NIETZSCHE
a) la nascita della tragedia, Dioniso e lo spirito socratico: la classicità è il frutto di un lungo dominio che gli uomini hanno esercitato su loro stessi; nella cultura arcaica, in cui i due grandi tragedisti erano Sofocle ed Eschilo, in questo periodo si contrappongono due forze:
- lo spirito dionisiaco (si esprimeva soprattutto nelle feste e nella musica), Dioniso è Dio dell’ebbrezza, della passione, dell’impulso, esprime l’irrazionalità, principio di disordine
- lo spirito apollineo è un principio di ordine ed equilibrio, ispirato alla luce, alla ragione
Questi due principi si confrontano e nella tragedia i greci hanno dato espressione al dionisiaco senza dargli una forma che lo reprimesse. La forma del dionisiaco è l’apollineo, i greci gli hanno dato questa forma ma in modo adeguato ⇒ l’ordine, l’apollineo non prevale sul dionisiaco nella Grecia arcaica.
b) Lo storicismo come malattia: lo storicismo è una malattia. (storicismo teorizza che la storia sia un processo evolutivo di eventi concatenati da causa ed effetto. Questo processo conduce al progresso. Sull’utilità e il danno della storia per la vita, Nietzsche si schiera contro lo storicismo e lo storiografismo, sostenendo che l’eccesso di storia indebolisce le potenzialità creatrici dell’uomo, sino ad assumere i tratti di una malattia: Individuo soffre di una coscienza. propensa a ritenere che non si dia nulla di nuovo sotto il sole, l’individuo appare restio ad impegnarsi per ciò che sa essere caduco e passeggero.
La cultura storicistica, al pari di quella positivista, favorisce l’idolatria del fatto e fa dell’uomo il risultato di un processo necessario, costretto a incurvare la schiena e a chinare la testa dinanzi alla potenza della storia e alla dialettica razionale che la costituisce.
La storia appartiene al vivente sotto tre rapporti:
- occorre a che è attivo e ha aspirazioni ⇒ storia monumentale; propria di chi guarda al passato per cercarvi modelli che non scorge nel presente
- occorre a chi preserva e venera ⇒ storia antiquaria; propria di chi guarda al passato con fedeltà ed amore; l’aspetto negativo di questa storia consiste nella sua tendenza a mummificare la vita
- occorre a chi soffre e ha bisogno di liberazione ⇒ storia critica; propria di chi guarda al passato come ad un peso da cui liberarsi e ricominciare daccapo; il passato viene interrogato e condannato
c) - Decadenza, nichilismo: se ne parla già nella nascita della tragedia; consiste nel prevalere dell’appolineo sul dionisiaco, rappresentato in Socrate che dice no alla vita. Da ciò ha inizio la cultura occidentale in cui il senso è dato al mondo delle idee, mentre il nostro mondo perde valore. Successivamente abbiamo la fase del Cristianesimo; poi ancora la ragione (per dialettica intrinseca) sottopone a distruzione i valori e le categorie che aveva creato. Età contemporanea vede la morte di Dio, punto di arrivo del processo della ragione. Vi sono due forme di nichilismo:
- Nichilismo passivo: consiste solo in una presa di coscienza della morte dei valori, con un atteggiamento di disperazione
- Nichilismo attivo: consiste nella presa di coscienza della morte di Dio, ma l’atteggiamento è attivo, è quello dell’oltreuomo che crea valore con le sue azioni
- Spirito di vendetta: è la condizione che scaturisce dal risentimento dei deboli di fronte ai forti; essi avvertono infatti la potenza degli altri e covano lo spirito di vendetta, affermando contemporaneamente l’importanza dei loro valori
- la religione: con la religione si è verificata la vittoria della morale dei deboli su quella dei signori. Il cristianesimo ha infatti dilatato l’atteggiamento socratico. L’uomo è stato depotenziato, tanto da rendere virtù le sue debolezze. Sapendo che gli uomini forti possono annientare quelli deboli, essi rovesciano il sistema. I valori del Cristianesimo sono l’uguaglianza e la compassione, ovvero tutti quei valori che imbrigliano la forza, l’individualità
- la filosofia: Nietzsche afferma la filosofia del mattino, quella del viandante, ossia di colui che grazie alla scienza riesca ad emanciparsi dal passato, inaugurando un tipo di pensiero basato sull’idea della vita come transitorietà (nel periodo in cui ha fiducia nell’analisi scientifica del mondo). La sua filosofia non è sistematica, perché ritiene che non vi sia un principio assoluto grazie al quale si possa dotare di senso il mondo.
- la morale: si distingue fra morale degli schiavi: sgorga da un sentimento di debolezza e di risentimento, improntata ai valori anti – vitali. Espressione di tale morale è il Cristianesimo. La morale dei signori: sgorga da un sentimento di pienezza o di potenza e che si esprime nei valori vitali della forza, della salute, della gioia.
d) la morte di Dio: Per Nietzsche Dio è:
1. simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell’essere al di là dell’essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo
2. personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate per dare un senso e un ordine rassicurante alla vita
Analogamente a Schopenhauer, per Nietzsche è la realtà stessa, cioè l'essenza malefica e caotica del mondo, a confutare l'idea di Dio, l'origine della quale è la paura di fronte all'essere A Nietzsche premono ormai: l'annuncio dell'evento in corso della morte di Dio; la morte di Dio coincide infatti con l’atto di nascita del superuomo.
Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà è ormai maturo, per varcare l’abisso che dirige l’uomo dall’oltre uomo. Il superuomo ha le possibilità connesse ad una libera progettazione della propria esistenza al di la di ogni struttura metafisica data. Abbiamo tre metamorfosi dello spirito:
1. lo spirito diventa cammello; esso rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione e che si piega di fronte a Dio e alla morale, all’insegna del tu devi
2. lo spirito diventa leone; rappresenta l’uomo che si libera dai fardelli metafisici ed etici, all’insegna dell’io voglio e nell’ambito di una libertà ancora negativa: libertà da e non di.
3. diventa fanciullo; rappresenta l’oltreuomo, cioè quella creatura non risentita di stampo dionisiaco che, nella sua innocenza ludica, sa dir di sì alla vita e inventare se stessa al di là del bene e del male, a guisa di “spirito libero”
In ogni caso l'uomo può diventare superuomo soltanto dopo essere passato sul cadavere di tutte le divinità. Del resto, delle due l'una: o il mondo è caos dionisiaco e Dio non esiste e il superuomo ha senso; o Dio esiste e il mondo non è più caos dionisiaco e il superuomo cessa di avere senso. Il che è quanto dire che l'universo nietzschiano è tale solo sul presupposto di un mondo sdivinizzato, cioè a-teo.
e) Zarathustra e la volontà di potenza: Zarathustra è la figura che accompagna la morte di Dio, l’avvento dell’oltreuomo e la teoria dell’eterno ritorno. Nietzsche identifica la volontà di potenza con "l'intima essenza dell'essere", ovvero con il carattere fondamentale di ciò che esiste. La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva e autosuperantesi Questo costitutivo espandersi della vita trova la sua espressione più alta nel superuomo. L’arte diviene il modello della volontà di potenza in quanto esprime creatività ai massimi livelli. La volontà di potenza trova il suo culmine nell’accettazione dell’eterno ritorno (dire sì per l’eternità alla vita).
FREUD
a) i primi studi sull’isteria: i suoi primi studi andranno ad indagare una serie di comportamenti anormali, considerati femminili e legati ad una patologia organica. Studio il caso di una paralitica e di un uomo con forte tremore incoercibile. Sotto ipnosi la donna cammina e l’uomo smette di tremare. Ciò dimostra che non vi era lesione di organi, bensì un disturbo di una sfera nervosa. Lui studia il caso di Anna O., afflitta da idrofobia. Mentre è sotto ipnosi racconta di aver visto un cane bere da un piatto, manifesta tutto il suo schifo che allora aveva dovuto tacere. Quando si sveglia dall’ipnosi beve ⇒ Freud rappresenta il sistema nervoso come un circuito elettrico, se viene introdotta una carica e questa resta nel circuito da luogo a comportamenti morbosi.
b) rimozione e difesa: la rimozione è una tecnica di difesa dell’individuo di fronte ad un evento particolarmente doloroso, che viene reso e mantenuto inconscio. Il paziente di fronte all’ipotesi corretta dello psicanalista la negano e raccontano altri eventi per sviare l’attenzione dell’analista ⇒ fenomeno della Verneinigung è una difesa contro le esperienze troppo dolorose che hanno originato la malattia
c) l’interpretazione dei sogni, l’Edipo: dopo l’associazione libera Freud adotta come analisi dell’inconscio e dei meccanismi della malattia l’interpretazione dei sogni; analizza il caso di un bambino che durante il giorno desidera mangiare delle fragole e la notte sogna di poterlo fare ⇒ nel sogno noi diamo soddisfazione sul piano allucinatorio ad un desiderio represso. Distingue il sogno in:
- contenuto manifesto: effetto del lavoro onirico, ovvero del lavoro che si compie nel sonno per travestire i contenuti
- contenuto latente: vero significato del sogno
⇒ nel sogno viene mantenuta vigile la censura dell’Super – io, perciò il contenuto latente viene trasformato in simboli diventando contenuto manifesto. Nei bambini i due contenuti coincidono.
Demolendo il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterebbe solo all’età adulta e respingendo la mistificante immagine del bambino come sorta di “angioletto asessuato”, Freud lo definisce un essere perverso polimorfo, ossia un individuo capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi e mediante i più svariati organi corporei. Complesso di Edipo: Epido fu destinato dal fato ad uccidere il padre e a sposare la madre; consiste in un attaccamento lipidico verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (con comportamenti di affettuosità e tendenze alla identificazione, e componenti di ostilità e di gelosia) verso il genitore di egual sesso. Si sviluppa fra i tre e i cinque anni, e a secondo della sua risoluzione o meno, determina la futura strutturazione della personalità. Per la femmina il rapporto con la madre è ambivalente, perché pur desiderando la sua morte, dipende da essa.
d) critica al concetto di “normalità”: nello studio dei sogni Freud chiarisce che non vi è alcuna differenza fra i meccanismi onirici di un individuo malato e quelli di uno sano, così come sono identiche le componenti della psiche. In un individuo normale Es e Super – io riescono a trovare dei compromessi, in modo tale che la personalità organizzata (l’io) che ne deriva non presenti patologie psichiche.
e) principio di piacere e principio di realtà: una parte della nostra psiche è presieduta dall’Es, che è il polo pulsionale e inconscio della nostra psiche; la parte oscura, inaccessibile della nostra personalità. Per i processi dell’Es le leggi della logica, e innanzitutto il principio di non contraddizione non valgono. L’Es ignora i valori, non conosce né il bene né il male né la moralità, ma solo la ricerca sfrenata del piacere. Il polo opposto all’Es è il Super – io: è la coscienza morale, ovvero l’insieme delle proibizioni che sono state instillate nell’uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole. Si configura come il successore e rappresentante dei genitori (padre), assume il principio di realtà.
f) Eros e Thanatos, il disagio della civiltà: la sofferenza è componente strutturale della vita, che ci costringe a patire nel corpo e nella psiche, a decadere e a morire. L’uomo “è una creatura tra le cui doti istintive è da annoverare un forte quoziente di aggressività” lo stato civile è un male minore rispetto a un’umanità-senza- società, che potesse dar sfogo a tutti i suoi desideri.
Freud ha diviso le pulsioni in due specie:
1. quelle che tendono a conservare e ad unire, al piacere e alla vita, e sono quindi erotiche o genericamente sessuali;
2. quelle che invece tendono a distruggere, ad uccidere, alla morte e sono quindi aggressive o distruttive.
Nella lotta tra Eros e Thanatos Freud ha visto condensata l’intera storia del genere umano.
LA CRISI DEL MODELLO POSITIVISTICO DI SCIENZA
LA CRISI DEI FONDAMENTI: nell’800 crisi della geometria, della aritmetica e inizio ‘900 della fisica.
a) le geometrie non euclidee: l’indagine metodologica rivela che la geometria euclidea è un sistema avente grandi capacità pratiche, ma quando deve giustificare i propri fondamenti rivela di non essere realmente valida. Gli scienziati vogliono dare almeno una dimostrazione del quinto postulato d’Euclide su cui si fonda la concezione di spazio. I tentativi di dimostrazione di questo postulato fondarono due nuovi sistemi geometrici (Lobacevskij e Riemann), non contradditori in loro ma tra loro e fondati su concezioni di spazio concave, convesse. In campo filosofico si ridiscute la questione dello spazio; la crisi dei fondamenti è dettata dal fatto che la geometria era stata la chiave di interpretazione della realtà, su cui si basava la fisica. Dei tre modelli si sceglierà quello più utilizzabile, in grado di spiegare più fenomeni.
b) Il principio di indeterminazione: il principio di indeterminazione dice che vi è un limite teorico invalicabile di approssimazione nella misura di due grandezze complementari, come, la posizione e la quantità di moto di una particella.
Per localizzare una particella dobbiamo vederla colpendola con un proiettile, un fotone, che ne perturberà la quantità di moto in maniera imprevedibile; aggiungiamo che il potere risolutivo di un fotone non può essere superiore alla sua lunghezza d'onda; pertanto le nostre misure soffrono di queste due limitazioni relative alla quantità di moto e alla posizione. Dobbiamo ritenere che una particella è intrinsecamente indeterminata e acquista le sue determinazioni solo quando sottoponiamo a un atto di misurazione uno dei suoi valori, modificando irrimediabilmente gli altri. Scrive infatti Heisenberg "non possiamo conoscere il presente in tutti i suoi dettagli. Ogni cosa che osserviamo è una selezione da una globalità di possibilità e una limitazione su ciò che è possibile in futuro. Sul piano puramente scientifico il principio di indeterminazione sostituisce a leggi deterministiche leggi puramente probabilistiche, dettate dalla natura stessa della realtà fisica.
POPPER
a) dal principio di verificabilità al criterio di falsificabilità: il principio di verificabilità sostiene che una teoria è vera se viene verificata su base empirica. Popper sostiene però che alcune teorie non potranno mai essere smentite dall’esperienza, come ad esempio quella di Freud e Marx. Per sancire la veridicità di una teoria Popper enuncia il principio di falsificabilità: un’ipotesi può essere assunta come vera solo se sono creati i presupposti entro gli ambiti in cui viene smentita.
b) la demarcazione: il principio di falsificabilità diviene il criterio di demarcazione delle asserzioni dotate di senso e quelle non.
c) la critica al metodo induttivo e al principio di induzione: Popper critica il metodo induttivo (dal particolare all’universale, tipico della fisica, degli empiristi) perché il fatto che l’esperienza confermi la legge non significa che l’evento si ripeterà ⇒ sottolinea la frattura fra teoria e pratica, così come da base pratiche non posso formulare leggi teoriche universali, allo stesso modo una teoria non può essere invalidata da una base pratica. Inoltre l’aver osservato un gran numero di fatti non è sufficiente per descrivere l’universale. Il metodo induttivo si crea sull’assunzione di un principio di induzione: il passato è omogeneo rispetto al futuro; questa convinzione andrebbe dimostrata, ma non è possibile essendo il futuro inverificabile.
d) la natura congetturale delle ipotesi scientifiche: Le asserzioni scientifiche non sono vere in assoluto, ma vengono assunte come tali una volta definiti gli ambiti in cui sono smentite, non sono assolute ⇒ la scienza poggia su palafitte in una palude. Tra le varie teorie viene assunta come vera quella che resiste meglio al criterio di falsificabilità.
e) il valore delle preconoscenze nella ricerca scientifica: lo sguardo e l’analisi dello scienziato non è di tipo fotografico, non c’è assoluta neutralità perché egli si muove in base a preconcetti di natura anche a scientifica, ad esempio un’appartenenza culturale. Popper rivaluta l’insieme delle preconoscenze da considerarsi non come elementi negativi, ma come precondizioni che ci permettono di cercare ⇒ cade l’immagine dello scienziato privo di pregiudizi, egli è un uomo con delle preconoscenze (ideologiche, religiose) che gli permettono di conoscere. Riabilitazione della metafisica: ha generato una serie di concetti che hanno guidato la scienza
f) il criterio della verosimiglianza: secondo Popper lo scopo dello scienziato non è la verità ma il raggiungimento di teorie sempre più verosimili, ovvero sempre più vicine all’ideale di una descrizione esauriente del mondo.
g) è possibile una concezione progressiva della scienza?: secondo Popper no, in quanto ogni teoria scientifica rappresenta una congettura, quindi lo scienziato deve ripartire da zero nella sua indagine, senza basarsi sui precedenti. Anche se non esiste una legge necessaria di progresso, esiste almeno un criterio generale di progresso. Possiamo infatti avere dei criteri per preferire una teoria all’altra:
1. preferenza delle teorie scientifiche da quelle non perché possono essere sottoposte al metodo falsificazionista del controllo empirico.
2. preferenza fra teorie scientifiche; ipotizziamo una teoria t1 ed un’altra t2. t2 risulta migliore di t1 se:
- t2 fa asserzioni più precise di t1 e queste superano controlli precisi
- t2 motiva e spiega più fatti di t1
- t2 descrive o spiega fatti più dettagliatamente di t1
- t2 ha superato più controlli di t1 che non è riuscita a superare
- t2 ha suggerito nuovi controlli sperimentali, non considerati prima che fosse concepita t2; e t2 ha superato questi controlli
- t2 ha unificato o collegato diversi problemi prima d’ora slegati
h) la riflessione politica: critica autori e filosofi che sono alle origini della concezione di totalitarismo: Platone, Hegel, Marx. Critica estesa allo storicismo, gli autori appena citati sono convinti di aver trovato il senso della realtà e di possedere quindi uno strumento di controllo ⇒ da questa impostazione deriva un sistema totalitario. Critica l’idea di creare uno stato ideale, a questo fine si è disposti spesso a sacrificare l’individualità. La storia non ha alcun senso, siamo noi che gliene attribuiamo uno. Sostiene le società democratiche, che non sono portatrici di una verità assoluta, anzi i cui le forme di dissenso devono trovare espressione in alcune strutture ed avere un peso reale attraverso la presenza in ruoli istituzionali.
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