Principio di piacere e principio di realtà

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

APPROFONDIMENTO: MARCUSE E FREUD A PROPOSITO DEL CONCETTO DI PRINCIPIO DI PIACERE E REALTA'.
Marcuse vuole conciliare le categorie psicologiche astoriche del pensiero freudiano con le categorie politiche e storiche del Marxismo. La nascita di una nuova psicologia sociale porta Marcuse a sostenere che al cambiamento della base socio-economica di una società, cambia anche la funzione sociale della sua struttura libidica.
Attraverso lo studio di Freud, Marcuse si rende conto che il marxismo manca di una teoria della LIBERAZIONE PSICOLOGICA dell'individuo; da questa considerazione nasce "EROS E CIVILTA", opera in cui vuole presentare un'alternativa al nuovo modo di vivere, poiché la psicoanalisi aveva aperto il cammino a nuove forme di critica che Marx aveva tralasciato.Marcuse vuole conciliare le categorie psicologiche astoriche del pensiero freudiano con le categorie politiche e storiche del Marxismo. La nascita di una nuova psicologia sociale porta Marcuse a sostenere che al cambiamento della base socio-economica di una società, cambia anche la funzione sociale della sua struttura libidica.
Attraverso lo studio di Freud, Marcuse si rende conto che il marxismo manca di una teoria della LIBERAZIONE PSICOLOGICA dell'individuo; da questa considerazione nasce "EROS E CIVILTA", opera in cui vuole presentare un'alternativa al nuovo modo di vivere, poiché la psicoanalisi aveva aperto il cammino a nuove forme di critica che Marx aveva tralasciato.
L'intento di Marcuse in quest'opera era quello di esprimere un parere ottimistico riguardo al progresso, ma questo atteggiamento sarà completamente abbandonato nell'opera "L'UOMO A UNA DIMENSIONE" in cui sostiene che lo stesso progresso esercita sull'uomo una forma di controllo che gli impedisce di essere libero.
(da "EROS E CIVILTA"):
"Questa visione ottimistica si basava sull'ipotesi che non predominassero più i motivi che in passato hanno reso accettabile il dominio dell'uomo sull'uomo, che la penuria e la necessità del lavoro come fatica venissero ormai mantenuti in essere -artificialmente- allo scopo di preservare il sistema di dominio. Allora avevo trascurato o minimizzato il fatto che questi motivi ormai in via di estinzione sono stati notevolmente rinforzati da forme ancora più efficaci di controllo sociale. Proprio le forze che hanno messo la società in condizione di risolvere la lotta per l'esistenza sono servite a reprimere negli individui il bisogno di liberarsi. Nella società opulenta, le autorità non hanno quasi più bisogno di giustificare il dominio che esercitano."
Civiltà e Felicità, secondo Freud, sono incompatibili per un motivo profondo: il progresso è fondato sulla repressione degli istinti, cioè vive della rinuncia alla felicità, della sottomissione dell'Eros.
Il punto di partenza del saggio di Marcuse, è dato dalla tesi freudiana, secondo la quale il consorzio umano si evolve e si matura a spese degli impulsi istintuali: dal momento che l'organizzazione sociale per esistere deve piegare e utilizzare gli istinti erotici del singolo, il prezzo della civiltà è la repressione. La civiltà si basa, in Freud, sulla repressione e sulla sublimazione degli istinti, procede in base a questa repressione e si nutre di essa, imponendo all'individuo sacrifici sempre maggiori. La società accresce la sicurezza materiale, la produttività e l'ordine, ma impedisce al singolo la piena esplicazione delle tendenze erotiche e ne incanala gli istinti distruttivi sottraendogli, con queste energie, anche la libertà.
"La libertà non è un beneficio della cultura: essa era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito delle restrizioni lungo l'evolversi della civiltà."
Ogni civiltà è dunque repressiva.
Non si può più parlare di società in generale, ma appare giusto chiedersi quale sia la repressione in QUESTA civiltà, se essa non sia superiore al minimo necessario, se non esista una repressione eccessiva e superflua.
Uno dei concetti fondamentali presentati in "EROS E CIVILTA" è quello del SURPLUS DI REPRESSIONE, che indica la restrizione quantitativa della sessualità derivata dal dominio politico ed economico. Questo concetto va identificato con il concetto di PLUSVALORE di Marx.
Freud diceva che una repressione minima della civiltà era necessaria, ma secondo Marcuse, nella società contemporanea, questa repressione sessuale era superiore alla necessità, ciò a causa della forma storica che la società aveva assunto.
Freud distingueva inoltre due principi del comportamento:
• PRINCIPIO DI PIACERE
• PRINCIPIO DI REALTA'
Cioè rispettivamente: comportamento privo di repressione e comportamento civilizzato, quindi repressivo.
La civiltà nasce dal principio di realtà. Nel nome di questo principio l’individuo si vede imporre la rinuncia alla soddisfazione immediata degli istinti e la sua presenza è giustificata dalla presenza di un mondo storico. L’ambiente esterno che reprime gli istinti e impone rinunce all’individuo è, per l’uomo, una organizzazione societaria che esercita sul singolo una forma di dominio e questo dominio viene presentato come necessario. In realtà questa repressione non è solo organizzazione ma tirannia, il principio di realtà viene determinato per ciascun uomo dalle forme storiche della società in cui egli vive. Marcuse accetta il principio di realtà freudiano, ma poiché la società capitalistica impone agli individui una repressione maggiore di quanto non sia necessario per la sopravvivenza della civiltà, chiamò PRINCIPIO DI PRESTAZIONE l’adattamento dell’uomo a questa nuova condizione. Il principio di prestazione è un concetto più completo di quello di alienazione e reificazione, in quanto contiene in sé alcune nozioni riguardanti l’analisi contemporanea della società di massa non presenti nel concetto marxiano di alienazione, come il controllo e il dominio da parte dell’ideologia dominante, la tecnica della manipolazione della coscienza e l’organizzazione del tempo libero. L’uomo a una dimensione non è più in grado di fare uso del "pensiero negativo", di criticare i modi di pensiero e di comportamento correnti, e quindi non può più mettere in discussione l’ordine sociale esistente. Il principio di prestazione è dunque l’alternativa storica al principio di realtà. Sotto il suo dominio la società si stratifica secondo le prestazioni economiche dei suoi membri. Per un lungo tratto gli interessi del dominio e quelli dell’insieme coincidono: l’utilizzazione vantaggiosa dell’apparato produttivo soddisfa pienamente i bisogni e le facoltà degli individui che lavorando si rendono schiavi del sistema. Oggi il lavoro è diventato GENERALE, e generali sono diventate anche le restrizioni imposte alla libido. Secondo Freud la sessualità si caratterizzava diversamente a seconda delle età attraverso diverse fasi:
• ORALE
• ANALE
• GENITALE
Secondo una logica biologica, ma secondo Marcuse, il principio di prestazione porta alla completa DESESSUALIZZAZIONE del corpo in quanto riduce la sessualità alle zone genitali tralasciando le fasi intermedie di sviluppo. Si riduce il piacere umano perché il corpo diventa non più strumento sessuale, ma strumento di lavoro, ciò causa una restrizione e una deviazione della LIBIDO, quindi una repressione della sessualità e degli impulsi secondari e parziali, rendendo possibile l’utilizzazione del corpo come strumento di lavoro. Le ore lavorative, che occupano la maggior parte della vita dell’uomo, sono ore penose poiché la fatica del lavoro alienato nega all’uomo il principio di piacere. La libido è stata deviata per consentire prestazioni socialmente utili, e l’individuo lavora per realizzare un progetto che non è suo.
Comunque, nella società capitalistica avanzata, le restrizioni imposte alla libido appaiono razionali e normali, perciò l’individuo vive "liberamente" la propria repressione come vita propria:
"egli desidera ciò che si ritiene che debba desiderare"
Il conflitto tra sessualità e civiltà si acuisce con lo sviluppo del dominio. Sotto la legge del principio di prestazione, corpo e anima vengono ridotti a strumenti di lavoro alienati e come tali possono funzionare soltanto se rinunciano alla libertà di quel soggetto-oggetto libidico che originalmente l’organismo umano è, e desidera essere. Il corpo deve dunque essere RISESSUALIZZATO.
La soluzione proposta da Marcuse, consiste in una particolare norma psico-sociale, in cui realtà non significhi repressione, cioè in una civiltà sottratta all’obbligo del lavoro e resa umana dalla riconciliazione fra il principio del piacere e il principio di realtà. Solo così l’Eros potrà spaziare libero e le attività umane saranno riportate alla loro matrice istintuale, cioè restituite all’uomo stesso e al libero esprimersi delle sue scelte.
"SESSUALITA’ POLIMORFA era il termine che usavo per indicare che il mutamento dipenderà dalla possibilità di riattivare le esigenze biologiche ed organiche represse o bloccate: di trasformare il corpo umano da strumento di fatica in strumento di piacere."


Il compito di Marcuse non è quello di dare un’interpretazione riveduta o corretta dei concetti freudiani, ma lo studio delle implicazioni filosofiche e sociologiche di essi.
Secondo Freud la storia dell’uomo è la storia della sua repressione. La cultura impone costrizioni a tutti i settori biologici, compresa la profonda struttura istintuale dell’uomo. Gli istinti devono essere deviati dalla loro meta, inibiti nel loro scopo.
"La civiltà comincia quando si rinuncia all’obiettivo primario: la soddisfazione integrale dei bisogni."
Il principio della realtà si sovrappone al principio del piacere: l’uomo impara a rinunciare ad un piacere momentaneo, incerto e distruttivo (istintuale) in favore di un piacere soggetto a costrizioni, differito, ma "sicuro". In virtù di questo vantaggio duraturo, ottenuto per mezzo della rinuncia e della costrizione, il principio della realtà, secondo Freud, modifica il principio del piacere in funzione di ciò che è utile. Perciò nemmeno i suoi bisogni gli appartengono più, ma sono organizzati dalla sua società. La repressione è un fenomeno storico, è imposto non dalla natura ma dall’uomo. L’individuo non libero introietta i propri padroni e le loro imposizioni nel proprio apparato psichico, la lotta per l’esistenza si riproduce nella psiche dell’uomo come autorepressione dell’individuo represso, e la sua autorepressione, a sua volta, sostiene il padrone e le sue istituzioni. Questa è, secondo Freud, la dinamica della civiltà. La penuria insegna agli uomini che non è possibile soddisfare i propri impulsi istintuali, vivere secondo il principio di piacere. Tuttavia l’antagonismo tra questi due principi è necessario, non è possibile una civiltà non repressiva. Ogni libertà esistente nel regno della coscienza sviluppata e, nel mondo che essa ha creato, è soltanto una libertà derivata, frutto di un compromesso, ottenuto mediante la rinuncia.
Il principio del piacere fu detronizzato non soltanto perché esso militava contro il progresso perpetua la dominazione e la fatica del lavoro.
Gli istinti sessuali subiscono l’urto del principio di realtà. La loro organizzazione culmina nella sottomissione degli istinti sessuali parziali al primato della genialità, cioè nella loro subordinazione alla funzione procreativa. La società è dominata dalla negazione del principio del piacere.
In "L’UOMO A UNA DIMENSIONE" Marcuse abbandona l’intento a una "antropologia del dominio" di cui l’uomo stesso è vittima. I cambiamenti sociali: il passaggio dalla libera concorrenza a quella organizzata; la concentrazione del potere nelle mani di un onnipresente amministrazione tecnica, culturale, politica; l’estensione della produzione del consumo di massa hanno, infatti, eroso i fondamenti della teoria freudiana e hanno avuto come conseguenza l’appiattimento dell’Io, ossia la fine della mediazione fra Sé e gli altri cedendo il posto all’identificazione immediata.
In "l’uomo a una dimensione" Marcuse intende osservare gli effetti che questa situazione ha creato: non esiste più un’autorità personale cui opporsi, ma un apparato dominante di produzione che tutto condiziona e che produce una reificazione totale.
L’organismo stesso viene precondizionato in modo tale da accettare spontaneamente quel che gli si offre, si può parlare in questo senso di "DESUBLIMAZIONE ISTITUZIONALIZZATA" che assorbe le opposizioni e mira al controllo mentale degli individui: il risultato è l’atrofia degli organi mentali necessari per comprendere le contraddizioni e le alternative.
"La perdita di coscienza dovuta alle libertà di gratificazione concesse da una società non libera, dà origine ad una coscienza felice che facilita l’accettazione dei misfatti di questa società."
Sfruttamento del terzo mondo, miseria dei popoli sottosviluppati, stragi politiche, lotte di liberazione, inquinamento dell’ambiente sono divenute notizie di routine che ci lasciano del tutto indifferenti.

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