Positivismo

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

IL POSITIVISMO
I tratti fondamentali della filosofia positivistica sono che:
- la scienza è l’unica forma di conoscenza certa e il suo metodo deve essere considerato come paradigma da estendere a tutti i saperi;
- il metodo scientifico va esteso allo studio dell’uomo, sia come singolo (tramite la psicologia sperimentale), sia come essere sociale (tramite la sociologia);
- il progresso della civiltà umana è segnato da quello della scienza;
- compito della filosofia è trovare tratti comuni tra le varie scienze per costruire un metodo che possa fungere da modello di riferimento.
La filosofia positivistica diventa una mentalità egemone per motivi storico – politici, quali: la caduta della spinta ideale romantica della borghesia ormai al potere che chiede una visione del mondo più realistica; il ruolo fondamentale assunto dalla scienza nella seconda rivoluzione industriale; la giustificazione offerta dal social – darwinismo al nazionalismo e all’imperialismo visto come civilizzazione.
Nel positivismo si possono distinguere tre momenti, espressi da Comte, Mill e Darwin.
Comte enuncia i principi essenziali del Positivismo, che sono il richiamo al metodo scientifico, l’osservabilità dei fenomeni e il procedimento induttivo per ricavare regole e leggi con cui è possibile fare previsioni.
Egli elabora inoltre una filosofia della storia, secondo la quale il divenire umano passa attraverso tre stadi: teologico, metafisico e positivo. E crede che si possa costruire una scienza del comportamento sociale umano, vale a dire la sociologia.
Mill individua nel metodo induttivo il procedimento basilare delle scienze naturali e ne ricava un induttivismo sociale che lo porta su posizioni democratiche.
Darwin sostiene che:
- le specie si evolvono secondo variazioni biologiche che sono casuali e minime, delle quali sono mantenute solo quelle che consentono la sopravvivenza della specie;
- all’interno di ogni specie, e tra le specie stesse, esiste la lotta per la sopravvivenza che fa emergere il migliore;
- anche l’uomo è frutto dell’evoluzione che intacca sia il creazionismo religioso, sia la presunta superiorità dell’essere umano rispetto agli animali.
Le sue teorie vengono trasferite in campo sociale e danno vita a due tendenze contraddittorie: una che sostiene che nella lotta sociale è legittimo che vinca il migliore come singolo, classe, nazione o razza; una che sostiene che l’uomo non vive in un mondo naturale ma in società, per cui la selezione è frutto di scelte politiche e sociali.
IL NATURALISMO
I narratori del naturalismo francese, tra i quali si trovano Flaubert, i fratelli de Goncourt e Zola, adottano i seguenti criteri di costruzione del romanzo:
- il narratore è come uno scienziato dell’animo umano;
- i soggetti devono essere reali e osservabili nella realtà contemporanea;
- la narrazione deve essere impersonale e oggettiva e il racconto deve sembrare “farsi da sé”, perciò si avrà una prosa precisa priva di effusioni sentimentali e attenta ad adottare il linguaggio dei personaggi.
Questi criteri dipendono da precisi fattori, che sono l’ereditarietà, l’ambiente e il momento storico. Essi sono i parametri con cui osservare e descrivere le azioni dei personaggi, e anche gli elementi che determinano la catena delle cause e degli effetti in cui è inserita l’azione dell’uomo. A questi elementi viene dato un peso diverso per cui: se si considerano più determinanti l’ambiente e l’ereditarietà, si avrà un atteggiamento fatalistico che rende impossibile qualsiasi mutamento sociale; mentre se si considera più determinante il momento storico si avrà una critica sociale all’ordine costituito.
Flaubert, pur non aderendo a nessuna corrente, può essere considerato maestro sia del Naturalismo, per l’impersonalità dello stile e del linguaggio, sia del Decadentismo, per il vuoto interiore che viene colmato con fantasie morbose e disastrose per l’esistenza (Madame Bovary).
I fratelli de Goncourt rendono il “vero” oggetto della narrazione, “vero” che è costituito dalle vicende di uomini comuni che diventano gli eroi di una nuova epica tragica, quella delle classi più basse, che va interpretata senza effusioni sentimentali.
Zola scrive romanzi retti da un forte determinismo, in cui prevalgono però l’ambiente e il momento storico, per cui non si trova fatalismo e rassegnazione, ma critica sociale. Egli elabora i suoi scritti come un esperimento di laboratorio, cioè formulando un’ipotesi che poi viene verificata (Il romanzo sperimentale), e creandoli con stile asciutto e impersonale.
IL VERISMO
Il Verismo, che è il termine con cui si diffonde in Italia il Naturalismo francese, presenta, rispetto al Naturalismo stesso, una serie di differenze anche di contenuto, legate alla specificità del contesto storico. Esse consistono nel fatto che, mentre il Naturalismo francese fa prevalere il momento storico come fattore decisivo e lo intreccia con scelte ideologiche, il Verismo sembra collocarsi più sul versante stilistico che su quello ideologico e guarda la realtà contemporanea con occhi rivolti all’indietro, cercando nel presente le permanenze di un passato ancestrale, dando luogo non ad una critica, ma ad una naturalizzazione dei fenomeni sociali. Per questo nel Verismo prevalgono gli elementi della permanenza, dell’ereditarietà e della perennità degli ambienti. Da ciò emerge il concetto di “fatalismo”, per cui la storia umana sarebbe solo manifestazione di una più generale evoluzione naturale, e quindi nulla è possibile fare e nessuno ha responsabilità politiche per ciò che sta accadendo.
Nell’area del Verismo si trovano alcuni autori che si collocano a cavallo tra Positivismo e Decadentismo:
Capuana, che è uno dei diffusori del Verismo, cui aderisce perché deluso dall’esperienza di unificazione ma bisognoso di adesione al reale dopo le delusioni dell’ideale. Egli si richiama al Naturalismo francese ma ne coglie soprattutto l’aspetto letterario dell’impersonalità dello stile e ne critica l’eccessiva presenza di contenuti scientifici, sostenendo invece che l’arte non è riducibile alla scienza, ma deve conservare una propria autonomia (tema che sarà sviluppato nel Decadentismo con il concetto dell’arte per l’arte).
De Roberto, che è l’emblema di come assuma rilevanza l’elemento dell’ereditarietà e di come il verismo si orienti su posizioni fatalistiche e pessimistiche così forti da condurre già verso la crisi della ragione propria del Decadentismo.

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