Pensieri Di Blaise Pascal

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Testo

Blaise Pascal
BIOGRAFIA
1623 Nasce a Clermont-Ferrand il 19 giugno da Etienne, magistrato,
che ne curerà integralmente l'educazione, e da Antoniette
Bergon, che morirà tre anni più tardi.
1631 Si trasferisce a Parigi col padre e le due sorelle, dove inizierà,
sotto la guida del padre, a studiare. Da solo poi affronterà le
prime 32 proposizioni del I libro di Euclide, rivelando ottime
attitudini matematiche.
1640 Pascal pubblica un breve trattato: Essai pour les Coniques.
1642 Progetta una machine arithmetique (macchina calcolatrice ) e
sei anni più tardi ne otterrà il brevetto.
1646 Pascal, sotto l'influsso dei fratelli Deschmaps, curanti del padre
infortunato ad una gamba, entra a contatto col giansenismo e
avviene la cosiddetta "prima conversione".
Pubblica inoltre scritti per riferire le sue esperienze
sull'esistenza del vuoto, tra i quali le Experiences nouvelles
touchant le vide, di cui ne rimangono solo frammenti, che
successivamente lo faranno entrare in forte polemica con
il padre gesuita Noël, tradizionalista che, mediante l'uso di
ragionamenti a priori, rifiuta il vuoto (teoria dell'horror vacui).
1652 La sorella Jacqueline entra a Port-Royal. Blaise inizia a
frequentare i salons, ove le ricerche scientifiche venivano
esposte e discusse: comicia così il periodo più intensamente
modano della sua vita che durerà fino agli inizi del 1654.
1654 Scrive molte memorie scientifiche, dando forti contributi nel
campo del calcolo infinitesimale. Nella primavera inizia la sua
profonda crisi esistenziale, che si concluderà la notte del 23
novembre, con l'intensa esperienza religiosa testimoniata da un
breve, ma intenso scritto, il Mémorial, che Pascal porterà
sempre con sé cucito ai suoi abiti, e che verrà ritrovato solo
alcuni giorni dopo la sua morte.
1655 Nel gennaio si reca a Port-Royal, ove rimarrà per tre settimane
dove si intratterrà con il de Saci, evidenziando molti
motivi della sua apologia. Più tardi scriverà le Lettere
provinciali, a difesa dei giansenisti, che, il 6 settembre del 1657,
furono condannate dalla Congregazione dell'Indice.
1657 Pascal inizia a leggere e meditare la Bibbia, e raccoglie molto
materiale per l'Apologia del cristianesimo (o Pensieri), che
rimarrà incompleta, uscendo postuma, per la prima volta, nel
1699; nel frattempo continua ad alimentare i contatti con gli
scienziati.
1662 Nel luglio, dopo alcuni anni di relativa salute, ricade seriamente
ammalato, spegnendosi il 19 agosto.
AMBIENTE CULTURALE
Per capire meglio l'opera di Pascal è necessario parlare dei due contrapposti movimenti del libertinismo e del giansenismo che hanno fatto da sfondo di riferimento alla sua impostazione culturale.
Si chiamò libertinismo un movimento culturale che investì diversi campi del sapere, e forse ancor più del costume, qualificandosi come movimento di libero pensiero, e che si diffuse largamente nell'alta società parigina del Seicento.
Sotto il profilo filosofico il pensiero libertino non fornì un corpo organico e univoco di dottrine, anche se sono facilmente riscontrabili alcuni motivi comuni di fondo.
Più che a Cartesio i libertini si ispirarono all'orientamento scettico di Montaigne1 (da cui Pascal sarà influenzato) e al naturalismo rinascimentale italiano.
Ma essi si inseriscono nell'età cartesiana per la critica del pensiero scolastico, il loro spirito scientifico e la difesa dell'autonomia della ragione e del suo potere critico (per questi ultimi aspetti anticipano in parte lo spirito illuministico).
Rispetto a Cartesio però il loro distacco dalla tradizione è molto più netto e polemico e investe non solo la tradizione filosofica, ma il costume e le istituzioni.
Nelle opere filosofiche dei maggiori libertini si trova una critica storica e teorica della superstizione, concetto in cui viene però per lo più incluso tutto ciò che rientra nella rivelazione cristiana.
Questa critica mira a presentare un concetto di Dio puramente razionale in cui sono eliminati tutti gli aspetti antropomorfici e quelli introdotti dalla fede.
E' questo il deismo, contrapposto al teismo che invece afferma la personalità di Dio e la sua provvidenza nei riguardi del mondo.
Talvolta però i libertini vanno anche oltre il deismo per affermare un deciso ateismo, del resto coerente con la prospettiva immanentistica, derivata dall'epicureismo e dal naturalismo rinascimentale.
Ma le tesi più estreme del libertinismo si diffondono solo in ristretti circoli e compaiono in opere anonime, e ciò avviene sia per interventi delle autorità sia anche per precise convezioni dei libertini stessi, i quali ritenevano che la critica alla religione e alle istituzioni dovesse restringersi alla cerchia dei dotti in quanto attribuivano a quelle, pur nella loro assurdità, una grande utilità per conservare l'ordine sociale.
Gli spunti più fecondi della riforma protestante, invano soffocati dalla controriforma ispirata e condotta dai Gesuiti e l'assunzione del razionalismo cartesiano nei limiti del conoscere naturale dell'uomo in modo da distinguere il suo ambito di competenza da quello proprio della fede, trovano eco nel movimento giansenista che, nella sua breve stagione, ebbe un influsso determinante su gran parte della cultura francese dell'epoca e di quelle successive, diffondendosi in Europa nel secolo XVIII.
Il nome deriva dal fiammingo Cornelius Jansen, latinizzato in Giansenio (1583-1638), vescovo di Ypres e autore di un'opera dal significativo titolo .
Il Libertinismo:
Critica della ragione
rivelata
Il Giansenismo:

Augustinus (1641) in cui egli aveva propugnato un ritorno alle tesi agostiniane sulla grazia e il libero arbitrio sottolineando fortemente l'iniziativa divina e la sua gratuità nell'opera di salvezza degli uomini, il cui stato di corruzione impedirebbe loro qualsiasi autonoma possibilità e merito in ordine alla salvezza stessa.
Queste tesi implicavano anche un severo impegno morale proprio nella misura in cui sottolineavano la difficoltà della salvezza e il suo trascendere il semplice uomo naturale.
Il giansenismo, anche in conseguenza di alcuni atteggiamenti anti-autoritari (come il conciliarismo), che lo fecero apparire pericoloso per l'ordine costituito, e della decisa opposizione dei gesuiti, provocò reazioni e condanne da parte del Papa e del Re.
Tuttavia i giansenisti non ebbero ami intenzione di staccarsi dalla Chiesa Cattolica, di cui accettavano le funzioni istituzionali e sacramentali, anche se per altri aspetti si avvicinavano alla teologia protestante.
Il giansenismo incontrò entusiastici seguaci nei solitari dell'abbazia di Port-Royal (1636) grazie anche
all'apporto portato dalla mediazione di Antoine Arnauld (1612-1694), in cui l'agostinismo si accorda col cartesianesimo, ma viene rifiutata la dottrina della visione di Dio, il che risponde all'esigenza giansenistica di porre nella grazia, e non in una ragione naturalmente illuminata da Dio, la possibilità di un nostro rapporto diretto con Dio.
La riconduzione delle idee a semplici prodotti dell'attività rappresentativa dello spirito umano è il presupposto della Logica di Port-Royal (1662) scritta da Arnauld in collaborazione con P.Nicole (1625-1695) e che costituisce il loro maggiore contributo filosofico, destinato ad avere un notevole influsso.
Tale logica rappresenta una sistemazione del metodo filosofico cartesiano, e la sua caratteristica peculiare, rispetto alla logica tradizionale, è da considerare non tanto i termini del discorso e le loro relazioni, quanto piuttosto le operazioni del pensiero, individuate nel concepire, giudicare, ragionare e ordinare.
In questo modo la logica non è più semplicemente scienza delle forme del discorso analizzate indipendentemente dall'attività costruttiva dell'intelletto, né riacquistata la funzione di riprodurre in forme logiche l'ordine ontologico: piuttosto, le leggi del discorso vengono ricondotte all'attività analitica e sintetica del soggetto pensante.
Logica delle operazioni dell'intelletto
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1 Michel de Montaigne (1533-1592) è il francese più vicino allo spirito dell'umanesimo italiano, in lui si fondono spunti stoici
ed epicurei ripensati con atteggiamento fondamentalmente scettico. Nella prosa elegante e limpida dei suoi Saggi, egli assume un tono di distaccato individualismo in cui lo spirito critico, esercitato su ogni aspetto del mondo naturale e umano, approda a una negazione totale della metafisica e della scienza. Inadeguata la ragione a cogliere verità assolute (è noto il suo interrogativo: que sais-je?), resta pur sempre all'uomo il vasto campo il vasto campo di indagini intorno a se stesso onde perfezionare indefinitamente la propria personalità, traendo il massimo diletto dalla cultura. Preoccupazione fondamentale di Montaigne è di conservare la propria serenità e vivere un'esistenza tranquilla, in un atteggiamento che lo accosta all'apatia dello stoico. Solo punto fermo rimane per lui l'Io meraviglioso oggetto di studio. Egli considera la religione dal punto di vista di una fede del tutto individuale, mediante la quale l'individuo può superare anche i limiti della propria natura umana.
CONCEZIONE DELL'UOMO
La riflessione pascaliana dell'uomo rivela chiaramente l'intima contraddittorietà determinata dalla compresenza di miseria e di grandezza; da qui l'eterna irrequietezza dell'uomo che tuttavia può trovare nel sentimento la pace con l'accostamento a Dio.
A determinare la miseria dell'uomo concorrono numerose variabili, alcune insite nella sua interiorità, altre derivanti dall'ambiete culturale dell'epoca.
Le facoltà ingannatrici illudono continuamente l'uomo.
I due principi di verità,i sensi e la ragione si ingannano a vicenda: i primi eludono la ragione con false apparenze, la quale, a sua volta, turba i sensi procurando loro false impressioni. L'immaginazione, falsa e ingannevole, costituirebbe un sicuro criterio di verità, se fosse criterio della falsità; ma presentando sotto il medesimo aspetto il vero e falso nemmeno in questo modo indirizza l'uomo sulla strada della verità.
In seguito al peccato originale l'uomo si riempie di orgoglio, amor proprio che deriva dal non amare e dal non considerare che se stessi; "...vuole essere grande e si vede meschino, vuole essere perfetto e si vede pieno di difetti, vuole essere l'oggetto dell'amore e della stima degli uomini e vede che i suoi difetti non meritano che la loro avversione e il loro disprezzo...".1
L'amor proprio non può impedire che l'oggetto del suo amore non sia pieno di difetti e miserie.
A causa di ciò l'uomo odia la verità, che non potendo annientare in se stessa cerca di distruggere coprendo i difetti di cui molto ricco, compiendo così un male ancora maggiore: "...E' senza dubbio un male essere pieni di difetti; ma è un male maggiore l'esserne pieni e non volerli riconoscere poichè significa aggiungervi un'altro difetto..."2..
Questa avversione alla verità è presente in diversi gradi e si trova, in qualche grado, in tutti gli uomini.
"...gli uomini...seguono il modo di vivere dei loro padri per la sola ragione che ciascuno è stato cresciuto nel pregiudizio che quel modo fosse il migliore. E' quello che determina ogni uomo alla sua condizione...".3
Secondo Pascal la consuetudine non è altro che una seconda natura, che talvolta prevarica i principi della naturain quanto tale.
L'uomo, assorto nell'infelicità naturale della sua condizione debole e mortale, assume come unica scappatoia quello che Pascal chiama il divertimento: l'essere umano deve essere sempre impegnato nei doveri e, conclusi questi, deve trovare qualsiasi altro genere di passatempo in modo da non pensare alla sua misera condizione, per trovare almeno un briciolo di "felicità" all'interno della sua misera vita.
Ma l'uomo, carico di limitazioni, di difetti, di frustrazioni, è nel suo complesso grande, ha aspirazioni di incommensurabile grandezza, vuole raggiungere la felicità ma non possiede i mezzi adatti per arrivare a questa ambita meta.
Proprio nel riconoscimento della propria bassezza, sta la grandezza dell'uomo:"...Egli è dunque un miserabile, perchè lo è, ma è ben grande perchè lo sa..."4.
E' pericoloso far vedere all'uomo la sua bassezza, è anche pericoloso fragli
Miseria:
-facoltà ingannatrici
-l'amor proprio
-costume
-il "divertissement"
Grandezza
veder troppo la sua grandezza perchè potrebbe dimenticare che essa consiste unicamente nel riconoscere la sua miseria; è ancora più pericoloso però fargli ignorare l'una e l'altra cosa.
Per questo motivo se l'uomo si vanta bisogna abbassarlo e se si abbassa bisogna vantarlo.
Il posto dell'uomo nella natura
E' questo un tema importante all'interno del pensiero di Pascal.
Dopo aver visto la la duplicità che caratterizza ogni essere umano in quanto tale, da cui se ne può dedurre un'immagine prevalentemente negativa, il nostro autore si sofferma ad analizzare la posizione nei confronti della natura che, viste le premesse, non poteva che essere incerta ed insoddisfacente.
L'uomo ricopre nell'universo una posizione intermediaria fra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, ma non è in grado di comprendere nessuno dei due estremi, nonostante egli, spinto dalla sua presunzione voglia giungere a comprendere il tutto;ma l'uomo, finito, in quanto tale, non può comprendere l'infinito.
L'universo, ovvero l'infinitamente grande, dipinto come immagine dell'infinità creatrice divina,immenso ed incalcolabile, fa in modo che l'uomo perda l'orientamento e il senso del vivere; ma ciò non impedisce che anche l'uomo, se pur in misura inferiore, diventi immagine della potenza creatice di Dio.
Anche l'infinitamente piccolo risulta essere irraggiungibile da parte dell'uomo, tant'è vero che Pascal nei suoi pensieri cita spesso questo infinitamente piccolo con il nome di "nulla", dando così l'idea di qualcosa a cui non si può giungere.
L'uomo in questa infinità di universi,tra il nulla e il tutto,resta sbigottito, sorpreso; l'incertezza e l'instabilità divengono le costanti della condizione umana.
Rapporto uomo-Dio
Tutti gli uomini hanno come suprema meta quella di essere felici; ogni azione si muove nella direzione di questo nobile fine.
Ma l'uomo, limitato e spregevole,non è in grado di giungervi da solo;l'eperienza ha inoltre dimostrato che mai nessuno è pervenuto a questo fine se non aiutato dalla religione cristina.
L'uomo si pone in ricerca di Dio, quel Dio che dia un senso alla sua vita, sul quale si troverà poi a scommetterne l'esistenza,come varra spiegato più avanti, quando si parlerà della religione cristiana.
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1 Confronta il pensiero 130
2 Vedi nota 1
3 Confronta il pensiero 124
4 Confronta il pensiero 314
GNOSEOLOGIA
Sappiamo che, come detto prima, sensi e ragione si ingannano reciprocamente; Pascal ritiene che l'uomo è in grado di raccoglere solo
" frammenti " di quella verità infinita che desidererebbe raggiungere.
Quella ipotizzata da Pascal è una conoscenza "possibile", caratteriz-zata però da severi limiti.
"Esprit de géométrie"ed"Esprit de finesse"
Lo spirito di geometria è razionalità, dimostrabilità, i cui principi ,, ma sono comunque

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