Nietzsche

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Testo

NIETZSCHE (1844-1900)
La figura di Nietzsche si inserisce nello scenario dell’Europa di fine ‘800 in cui si assiste ad una generale crisi delle certezze rappresentata dalla crisi del positivismo, delle verità scientifiche e della società e rifugio nell’irrazionalità.
Nato a Lipsia, studiò filologia classica e, giovanissimo (a 24 anni), ottenne la cattedra di lingua, letteratura e storia greca a Basilea dove venne in contatto con Wagner.
1. Opere giovanili:
a. La nascita della tragedia (1871)
b. Quattro considerazioni inattuali (1873)
i. Sulla filosofia di David Strauss
ii. Sull’utilità e il danno della storia per la vita
iii. Filosofia di Schopenhauer
iv. Filosofia di Wagner
2. Periodo illuminista: fiducia nella scienza e nella sua possibilità di liberare l’uomo dalle menzogne della religione e della metafisica
a. Umano, troppo umano
b. Aurora
c. La gaia scienza
3. Filosofia del meriggio:
a. Cosi parlò Zarathustra (1883-1885)
b. Al di là del bene e del male (1886)
c. La genealogia della morale (1887)
d. Il caso Wagner (1888)
e. Il crepuscolo degli idoli (1888)
f. L’anticristo (1888)
g. Ecce Homo (1888)
Come voluto dal filosofo tedesco, l’intero pensiero nietzschiano non è ordinato in un sistema filosofico, ma piuttosto la sua filosofia procede per illuminazioni, enigmi e allegorie. La sorella, alla morte del fratello, interpretò erroneamente le teorie supero mistiche creando una sorta di palingenesi di una razza superiore, teorie che verranno riprese dal nazismo.
Il fine dell’intera filosofia di Nietzsche è quello di dimostrare le menzogne, i miti e le credenze che la società occidentale ha creato a partire da Socrate: tali menzogne sono la superiorità della Ragione ordinatrice del mondo, l’esistenza di un Dio fine e scopo di tutto e di un mondo al di là di questo. Tali menzogne hanno spinto l’uomo all’abnegazione di sé. Nietzsche, pur consapevole di quanto la vita sia dolore, propone invece un’accettazione totale e gioiosa della vita in cui il dolore sia trasformato in gioia, l’ordine in caos, dove predominino le passioni, vera essenza dell’uomo.
LA NASCITA DELLA TRAGEDIA (1871)
Nella sua prima opera, Nietzsche analizza la nascita e la decadenza della tragedia attica, iniziata con il teatro euripideo.
Egli, innanzitutto, individua nel modo greco classico due impulsi inizialmente separati: l’impulso dionisiaco e l’impulso apollineo, rispettivamente facenti riferimento al dio Dionisio, dio dell’ebbrezza, e al dio Apollo, dio della razionalità e dell’ordine.
==> Lo spirito dionisiaco che caratterizza gli impulsi dei riti dionisiaci irrazionale e guidato dall’ebbrezza, è quella forza vitale vera essenza dell’uomo che scaturisce dal caos della vita, dall’istinto e dall’ebbrezza e che trova sbocco nella musica e nella danza.
==> Lo spirito apollineo, invece, simboleggiato dal dio della razionalità Apollo, è quello spirito razionale che ordina il caos della vita, che fugge l’imprevedibilità degli eventi e trova rifugio dal dolore della vita nelle arti plastiche e nella razionalità e rigidità della religione tradizionale. Nietzsche afferma che lo spirito apollineo è il principium individuationis in quanto dà forma illusoria ad una realtà caotica e in continuo divenire.
Nietzsche afferma che la tragedia è nata dall’impulso vitale delle danze in onore a Dionisio, ma ha trovato massima espressione nella tragedia di Eschilo e Sofocle in cui dionisiaco e apollineo si armonizzano tra loro. Con il teatro euripideo che porta in scena il personaggio oppresso dalla quotidianità e dal dolore della vita con la superiorità del recitativo sul coro, la tragedia si è avviata verso il declino con il prevalere dell’apollineo.
L’insegnamento razionale di Socrate, il “grande malato”, ha gettato definitivamente la società occidentale nel pieno della decadenza che dura fino all’età di Nietzsche che ha il compito di svelare le menzogne, false consolatrici dell’uomo, e portare in auge la vera essenza irrazionale dionisiaca dell’uomo.
Nietzsche afferma, infatti, che “il mondo vero finì per diventare favola”, mascherato dalla metafisica e dalle menzogne. Ne “Il crepuscolo degli idoli” individua gli errori della cultura europea:
1. Socrate e Platone formularono l’esistenza di un mondo delle idee, connesso al mondo vero e accessibile ai saggi, pii e virtuosi.
2. Con il cristianesimo nasce la concezione dell’aldilà come unico vero mondo, possibile ai saggi, pii e virtuosi dopo la morte.
3. Con Kant il mondo vero del noumeno diventa inattingibile e inconoscibile e un solo contatto si potrà avere in campo morale e la verità si dà come imperativo.
4. Con la filosofia positivista si ha il primo risveglio dal torpore e abnegazione in cui la società occidentale è stata gettata da tali menzogne: a metafisica e il “mondo vero” vengono accantonati.
Sarà con la filosofia di Nietzsche che la favola del “mondo vero” verrà smascherata e l’unico mondo sarà quello terreno in cui l’uomo dovrà accettare serenamente e con gioia, non con rassegnazione né abnegazione, la vita nella sua potenza primitiva.
Rapporto Nietzsche - Schopenhauer
Nietzsche da giovane lesse il filosofo Schopenhauer di poco a lui precedente. Della sua filosofia apprezzò in particolar modo:
==> l’aspetto irrazionale dell’essenza della vita, la Volontà di vita (Wille zum Leben);
==> la distinzione fenomeno, la realtà ordinata dallo spirito apollineo, e noumeno, spirito dionisiaco;
==> La musica come oggettivazione diretta della Wille zum Leben, che va al di là del fenomeno e che è, invece, diretta espressione del dionisiaco (vs arti plastiche: oggettivazione delle idee).
A lui critica però la liberazione totale dal dolore della via attraverso l’ascesi che è negazione dell’attività dell’uomo (trasformare la voluta in noluntas) e dei suoi impulsi vitali e istintuali.
Rapporto Nietzsche - Wagner
Nietzsche e Wagner intrecciano un’intensa amicizia quando Nietzsche si trasferì in Svizzera avendo ottenuto la cattedra di greco. Essi condividevano la visione della musica e in Wagner Nietzsche vedeva colui che aveva riproposto la tragedia antica. I rapporti andarono via via rompendosi quando Nietzsche non apprezzò l’orientamento religioso dell’ultimo Wagner.
SECONDA INATTUALE - SULL’UTILITA’ E IL DANNO DELLA STORIA PER LA VITA
Sulla concezione nietzschiana della storia influì il pensiero dello storico Burckhardt conosciuto in Svizzera secondo cui motore della storia sono i momenti di crisi che non devono paralizzare l’uomo ma renderlo attivo.
Il pensiero di Nietzsche muove contro l’interpretazione storicistica di Hegel secondo cui tutto ciò che succede è secondo Ragione e che l’intera storia è governata da essa: tale concezione porta all’idolatria della storia e alla passività dell’uomo che rimane bloccato (danno della storia).
Dall’altro, però -afferma Nietzsche -è utile e doveroso ricordare il passato nel modo e nella maniera giusta (senza giungere all’idolatria); altre volte è conveniente l’oblio del passato: come afferma nella Seconda inattuale, la storia è continuo divenire e l’uomo che per sua natura ricorda, può rimanere bloccato e soccombere alla percezione del divenire, lasciandosi sfuggire l’attimo e il presente. Nietzsche si avvicina molto alla filosofia di Eraclito e alle sue interpretazioni postume secondo cui la storia è divenire e tutto è in movimento.
Contemporaneamente, Nietzsche muove una serrata critica alla cultura sua contemporanea che rende gli uomini “enciclopedie ambulanti” legati al passato.
Le interpretazioni possibili della storia, per Nietzsche, sono tre:
1. Storia monumentale che procura all’uomo esempi e paradigmi ma che possono rivelarsi troppo pesanti da sopportare e bloccare l’uomo: egli, infatti, pensando che tali modelli sono troppo alti per essere imitati, cade nella passività. Inoltre può spingere al fanatismo.
2. Storia antiquaria o archeologica: tale interpretazione è propria di chi guarda con ammirazione al passato con furia collazionatrice e conservatrice; tali uomini guardano con nostalgia al passato e rifiutano il presente, cadendo nella passività.
3. Storia critica: è l’atteggiamento più corretto di chi, consapevole del peso del passato, erige un tribunale alla storia per giudicare ciò che di essa va obliato e ciò che va ricordato al momento giusto.
LA GENEALOGIA DELLA MORALE (1887)
Ne “La genealogia della morale” Nietzsche si muove utilizzando un metodo genealogico volto a individuare cause e motivi delle menzogne che bloccano l’uomo e che il filosofo ha il compito di rivelare, dimostrandone l’inconsistenza.
Egli muove quindi critica al pensiero occidentale a partire da Platone che ha creato la prima idea di un mondo vero che non sia quello terrestre ma quello delle idee; tale “favola” è stata poi rafforzata dal cristianesimo che al dualismo gnoseologico e ontologico estremizzati (il “mondo vero!” è nell’aldilà, accessibile solo dopo la morte) ha aggiunto una morale di abnegazione totale della vita e del vitalismo. Con Kant e le metafisiche occidentali poi tale favola è giunta a compimento.
La critica alla morale prende piede dal fatto che ogni morale, religione e metafisica è nata dal bisogno dell’uomo di sicurezza perciò non sono altro che le proiezioni al di fuori di tendenze prettamente umane; similmente a Feuerbach, Nietzsche afferma in “Ecce homo”: “dove voi vedete cose ideali io vedo cose umane, troppo umane”. Tali valori sono quindi diventati verità assolute e oggettive: inserendosi nel filone del prospettivismo, Nietzsche afferma che il mondo non può essere interpretato oggettivamente e geometricamente; la stessa conoscenza è essenzialmente ermeneutica ossia basata sulle interpretazioni delle singole parole che in sé non hanno valore ontologico.
Tracciando una genealogia della morale, Nietzsche individua nel mondo greco una morale che chiama dei signori o dei guerrieri, caratteristica di un’elite aristocratica che si basa sui valori vitali della forza, del vigore, della salute e della gioia. Tale morale è stata soppiantata dalla morale degli schiavi o del gregge che si è affermata con il cristianesimo. La morale degli schiavi si è sviluppata in senso alla società basata sulla morale dei signori, in opposizione a questa, per iniziativa della casta sacerdotale che, spinta dal risentimento verso la casta dei guerrieri per l’impossibilità di vivere tali valori di vitalità, ha opposto ad essa una nuova morale rinunciataria. La morale degli schiavi è tipica dell’uomo debole verso la vita che lo porta a negare le virtù terrene della vitalità e a riporre ogni senso dell’esistenza in una presenza ultraterrena, ordinatrice, che rappresenta la fuga dal mondo vero con la creazione di un aldilà che diventa il vero mondo.
Di fronte a tale realtà, il filosofo Nietzsche ha il compito di svelare le menzogne e di transvalutare tali valori nel segno di una nuova vitalità legata alla concezione dell’uomo come creatura terrestre e corporea, la cui vera essenza è lo spirito apollineo.
LA GAIA SCIENZA: LA MORTE DI DIO
Altra menzogna che Nietzsche deve svelare è l’esistenza di Dio. La “morte di Dio” rivelata dall’”uomo folle” non ha valore di rivelazione metafisica ma è semplicemente una constatazione: con la sua presunzione della superiorità della Ragione, è stato l’uomo ad uccidere Dio in quanto ha creduto che le sue capacità fossero illimitate e che quindi non avesse più bisogno di Dio. Ma per abitudine, convenzione ed educazione continua ad ammettere l’esistenza di Dio. E’ l’”uomo folle” della “Gaia scienza” che annuncerà agli uomini del mercato -l’ateismo ottimistico di fine ‘800- tale rivelazione giunta troppo presto, ma non verrà compreso e scacciato.
L’annuncio della morte di Dio non è la consapevolezza che l’entità “Dio” non esiste, ma è la consapevolezza che è stata l’età moderna ad uccidere Dio con la presunzione della Ragione.
Tale consapevolezza spiazza però l’uomo che, perse tutte le sue certezze assolute su cui proiettava la sua esistenza (peccato, aldilà, ordine razionale…) viene gettato nel caos irrazionale della realtà. Tale sgomento è quello dell’uomo di fine ‘800 di fronte alla perdita di valori: si apre la crisi delle certezze.
LA FILOSOFIA DEL MERIGGIO: COSI’ PARLO ZARATHUSTRA
La morte di Dio porta l’uomo al nichilismo: come definito ne “Il crepuscolo degli idoli”, esso è “manca il fine, manca la risposta al perché? I valori supremi si svalorizzano”. Il nichilismo può agire sull’uomo:
==> bloccandolo e paralizzandolo, rendendolo incapace di agire (nichilismo passivo);
==> facendo sì che si crei nuovi idoli: in tal modo viene ricreato un impianto morale esterno all’uomo;
==> rendendolo consapevole della propria Volontà di Potenza (Wille zur Macht) che gli permette di andare oltre la morte di Dio, evitare la perdita totale dei valori ma di recuperare i valori originari della terra legati allo spirito dionisiaco (nichilismo attivo). In questo modo, lasciato dietro di sé il vuoto, l’uomo diventato Űbermensch -superuomo- affronta il caos lasciato dalla mancanza di valori, conscio delle infinite possibilità che si aprono di fronte a lui: si pone quindi in un atteggiamento attivo in cui deve attuare la transvalutazione dei valori. Il superuomo è un’attività creatrice assolutamente libera che, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone ad esso i propri significati e le proprie interpretazioni: in tal modo Nietzsche, ricollocando in un giusto rapporto il mondo della menzogna e il mondo vero della terra, dischiude all’uomo una nuova prospettiva di pensiero e azione.
Diverse sono state le interpretazioni ideologiche e politiche del superuomo, prima fra tutte l’interpretazione della sorella che manipolò gli scritti, facendo emergere un superuomo come superiorità di un gruppo su un altro portando una concezione antiegualitaria, futura base per l’Űbermensch nazista.
Il superuomo, annunciato da Zarathustra nella filosofia del meriggio, non è infatti né sopra gli uomini né risultato di un processo evolutivo bestia-uomo-superuomo.
Egli è piuttosto l’uomo che, consapevole della morte di Dio e abbandonato dietro di sé il vuoto di valori (nichilismo) riprende su di sé la disposizione dionisiaca che lo rende amante del fatalismo gioioso e disposto al pessimismo coraggioso, all’accettazione consapevole e costruttiva del dolore della vita. Egli va al di là del bene e del male, al di là dei vecchi limiti imposto dalla divinità, e si fa spirito creatore che plasma il caos a suo favore.
In “Così parlò Zarathustra”, Nietzsche introduce un nuovo concetto di tempo: è la teoria dell’Eterno Ritorno dell’Uguale di cui il superuomo deve farsi carico per essere completamente tale.
L’Eterno Ritorno dell’Uguale può essere sintetizzato con il secondo insegnamento di Zarathustra “Così colli che fosse”: in esso, di matrice stoica, sta il sì più profondo e totale alla vita, l’accettazione del piacere e delle sue sofferenze. Il senso della vita, infatti, sta nell’attimo presente che il superuomo vive intensamente tanto da volere che esso ritorni identico in eterno. L’accettazione del tempo deve essere amor fati (concetto di matrice stoica), il fatalismo gioioso: il superuomo ama tutto ciò che accade nel mondo e non vuole che nulla sia diverso da ciò che è ma anzi vuole che ogni istante ritorni uguale in eterno.
Nietzsche in tal modo rifiuta la concezione lineare del tempo e quella circolare che annullano l’azione umana e la Volontà di Potenza: la prima, infatti, prevede pochi momenti unici, eccezionali e irrepetibili predestinati e un continuo progresso che tende ad un unico fine (concezione cristiana); la circolarità del tempo invece, se non accetta con la coscienza del superuomo dell’eterno ritorno dell’uguale, inibisce l’attività dell’uomo schiacciandolo sotto il peso della rassegnazione dal momento che, se tutto ritorna, egli non può agire né avere controllo sul tempo.
In “Così parlo Zarathustra” nella sezione “la visione e l’enigma”, Nietzsche espone in modo chiaro la concezione dell’Eterno Ritorno dell’Uguale: Zarathustra, l’uomo profeta, profeta di Dioniso, porta tra i marinai, gli uomini disposto alla liberazione, tale visione.
La linearità del tempo è rappresentata dallo spirito di gravità, mezza talpa (perché rende cieco l’uomo), mezzo nano che con il suo peso schiaccia l’uomo verso il basso e il non agire. Tale spirito che incarna anche la concezione più semplice della circolarità del tempo (“il tempo stesso è in circolo”), grava sulle spalle di Zarathustra impegnato a percorrere la via in salita per la liberazione dal peso dell’impossibilità di agire portato dalla linearità del tempo ma anche dalla circolarità del tempo quando essa sia accompagnata dalla rassegnazione fatalistica dell’impossibilità dell’uomo di agire sulle azioni (se tutto ritorna uguale, tutto è già stato deciso?).
Il sogno di Zarathustra, invece rappresenta il risveglio dell’uomo dalla circolarità del tempo così come inteso dal nano (ciclico ripetersi di ciò che è già stato) e la nascita dell’Űbermensch.
Il pastore rappresenta infatti l’uomo che, soffocato dal serpente -la circolarità del tempo rappresentata dal serpente che si morde la coda- rifiuta tale concezione fatalistica del tempo mordendo il serpente e rendendo ogni attimo presente degno di essere rivissuto in eterno (amor fati ed eterno ritorno dell’uguale): Così l’uomo è diventato consapevolmente superuomo.
SUPERUOMO: colui che
1. sa accettare la vita
2. si rende amante del fatalismo gioioso e non vuole nulla di diverso da ciò che è (amor fati ed eterno ritorno dell’uguale)
3. rifiuta la morale tradizionale
4. va oltre la morte di Dio, superando il vuoto dietro di sì (nichilismo)
5. sfrutta il caos della vita imponendo ad essa i propri valori e interpretazioni
6. ritorna ad uno spirito dionisiaco e ai valor della terra
7. si pone come Volontà di Potenza (Wille zur Macht), come libertà creatrice.

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