Marx, Karl (Treviri 1818 - Londra 1883)

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Testo

MARX
Marx, Karl (Treviri 1818 - Londra 1883), filosofo, economista e pensatore politico tedesco, fondatore con Friedrich Engels del socialismo scientifico. Iniziati gli studi universitari a Bonn, nel 1836 Marx si trasferì all' Università di Berlino, dove conseguì il dottorato in filosofia nel 1841 con una dissertazione dal titolo: Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Nel 1842 iniziò a collaborare con la "Rheinische Zeitung" (Gazzetta renana) di Colonia, della quale divenne in breve tempo caporedattore. I suoi articoli, incentrati sulla critica delle condizioni sociopolitiche dell'epoca, gli crearono problemi con le autorità prussiane: il giornale fu soppresso nel 1843. Marx si recò quindi a Parigi, dove stabilì contatti con i movimenti socialisti e si dedicò ai primi studi di economia politica. Nel 1844 incontrò Engels: entrambi si accorsero di essere pervenuti per strade differenti alla teorizzazione della necessità storica di una rivoluzione. Da quel momento Marx ed Engels collaborarono alla sistematizzazione dei principi teoretici del comunismo, oltre che all'organizzazione di un movimento operaio internazionale fondato su tali principi.
Karl Marx e Friedrich Engels sono i fondatori del socialismo scientifico. Nel Manifesto del partito comunista, pubblicato a Londra nel 1848, essi formularono le premesse teoriche del comunismo, inquadrando l'evoluzione dell'umanità in una prospettiva socioeconomica. La concezione del materialismo storico e la teoria della lotta di classe trovarono in quest'opera una prima sistematizzazione e vennero perfezionate poi nel Capitale. Le teorie marxiste diedero impulso alle lotte sociali che si moltiplicarono nella seconda metà del XIX secolo e che influenzarono profondamente ideologie e movimenti rivoluzionari nel XX secolo.

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA
Espulso dalla Francia nel 1845, Marx si stabilì a Bruxelles dove organizzò una rete internazionale di gruppi rivoluzionari definiti "comitati di corrispondenza comunista". Continua nel frattempo l'impegno teorico: del 1847 è la Miseria della filosofia, in cui Marx polemizza con le dottrine economiche di Pierre-Joseph Proudhon e in generale dell'economia borghese. Nello stesso anno la Lega dei comunisti chiese a Marx e a Engels di formulare un manifesto di principi del comunismo; nacque così il Manifesto del Partito comunista, pubblicato nel gennaio del 1848, alla vigilia dei moti insurrezionali che sconvolsero l'Europa. Nella sezione centrale del Manifesto Marx articola nuovamente la teoria del materialismo storico, che individua nel sistema economico dominante di ogni epoca ciò che determina la forma di organizzazione sociale e la configurazione storica e politica dell'epoca stessa; inoltre il Manifesto evidenzia la nozione di lotta di classe come processo dialettico che plasma il corso della storia. Da queste premesse teoriche Marx concluse che, nell'epoca dominata dalla forma di produzione capitalista, la classe dei capitalisti sarebbe stata eliminata da una rivoluzione organizzata dal proletariato, che avrebbe "abbattuto" la società esistente per costituire una società senza classi.

IL MATERIALISMO STORICO
Nei cosiddetti Manoscritti economico-filosofici del 1844 Marx utilizza gli strumenti della dialettica hegeliana per mettere a fuoco il tema del "lavoro alienato" nella società capitalistica. Se fino a questo periodo Marx appare vicino alla generazione dei filosofi della "sinistra hegeliana", in particolare a Ludwig Feuerbach, in seguito se ne distanzia per dare al suo pensiero un carattere più nettamente materialistico. È nell'Ideologia tedesca, scritta in collaborazione con Engels nel 1845-46 (ma pubblicata postuma nel 1932), che trova le sue basi il materialismo storico marxiano, ossia una concezione che afferma la dipendenza di ogni fattore coscienziale (le sovrastrutture ideologiche, religiose, politiche) dalle strutture economiche e dalle condizioni materiali nelle quali gli uomini riproducono, nelle varie epoche, la loro esistenza.

LA CRITICA DELL'ECONOMIA CAPITALISTA
Dopo la pubblicazione del Manifesto scoppiarono le rivoluzioni in Francia e in Germania: il governo belga, temendo l'avanzata dell'onda rivoluzionaria, bandì Marx, che tornò a Parigi e poi nuovamente a Colonia, dove fondò e diresse il periodico comunista "Neue Rheinische Zeitung" (Nuova gazzetta renana) e si dedicò all'attivismo politico. Nel 1849 fu arrestato e processato con l'accusa di incitamento all'insurrezione armata; fu assolto, ma costretto a lasciare il paese e a chiudere il giornale. Nel medesimo anno venne nuovamente espulso dalla Francia; si trasferì quindi a Londra, dove rimase fino alla morte. In Inghilterra Marx collaborò con quotidiani sia europei sia americani, come il "New York Tribune", con articoli sugli eventi politici e sociali, e scrisse Il Capitale (vol. 1, 1867; voll. 2 e 3, a cura di Engels e pubblicati postumi nel 1885 e 1894), un'analisi sistematica e storica dei meccanismi di produzione e di distribuzione della ricchezza entro il sistema capitalistico, effettuata con l'intento di enuclearne le contraddizioni e di individuare le tendenze economiche che conducono al superamento di questo sistema. In questa opera Marx presenta la teoria dello sfruttamento della classe operaia da parte dei capitalisti: questi ultimi pagherebbero agli operai solo una parte del valore prodotto nel ciclo di produzione delle merci, realizzando un "plusvalore" frutto del "pluslavoro" estorto all'operaio.

ULTIMI ANNI E FORTUNA DELLE TEORIE DI MARX
Dopo la scioglimento della Lega dei comunisti nel 1852, Marx mantenne i contatti con centinaia di rivoluzionari con i quali fondò a Londra nel 1864 l'Associazione internazionale dei lavoratori (la Prima Internazionale; vedi Internazionale socialista), di cui tenne il discorso inaugurale, redasse lo statuto e diresse il consiglio generale. Nel 1871 pubblicò La guerra civile in Francia (1871), in cui analizzò l'esperienza della Comune di Parigi – il governo rivoluzionario istituito a Parigi durante la guerra franco-prussiana – interpretando questa esperienza come una conferma storica della necessità per i lavoratori di impadronirsi del potere politico con un'insurrezione armata e di distruggere poi lo stato capitalistico. Queste idee sono presentate anche nella Critica del programma di Gotha (1875).
La fortuna delle dottrine di Marx si accrebbe dopo la sua morte con l'affermarsi del movimento operaio e la nascita di una delle principali correnti del pensiero contemporaneo, il marxismo. La sua analisi dell'economia capitalista e la sua teoria del materialismo storico, della lotta di classe e del plusvalore sono alle fondamenta del socialismo moderno. Rilevanti rispetto all'azione rivoluzionaria sono le teorie dello stato capitalista e della dittatura del proletariato, riprese in seguito da Lenin. Queste idee costituirono il cuore del bolscevismo e della Terza Internazionale.

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