LA SOSTANZA NELLA FILOSOFIA

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

INTRODUZIONE:
Nel linguaggio comune il termine Sostanza ha numerose accezioni. Può significare materia, con allusione generica alla composizione chimica Ma 1'accezione più diffusa è un'altra, ed è poi quella cui bene o male tutte le altre si riferiscono e da cui provengono, e cioè essenza, essere proprio di qualcosa, ciò senza il quale non si dà la cosa stessa.
Nel linguaggio filosofico , con sostanza si intende ciò che si mantiene stabile nei processi di cambiamento e sorregge quanto ci appare mutevole nel tempo, costituendone la base e il fondamento: infatti questo termine di calco latino deriva da substare, che significa star sotto

Aristotele, cui si deve la prima teorizzazione del concetto di sostanza (in greco, ousia), la concepisce come l'essenza necessaria che sta a fondamento di ogni realtà; inoltre egli la qualifica anche come ciò che esiste in maniera indipendente e "di per sé". Una certa realtà, ad esempio un certo uomo, può presentare vari aspetti, talvolta mutevoli, quali l'essere grande o piccolo, buono o cattivo, ma non può essere altro che uomo, cioè animale razionale, che è quanto costituisce la sua essenza necessaria; inoltre è chiaro che gli aspetti suddetti non possiedono un'esistenza indipendente, ma sono presenti sempre e soltanto come aspetti secondari (o "accidenti") di un certo individuo. Si conosce a fondo una determinata cosa solo quando si conosce la sua sostanza, ossia "che cosa è".
Per Aristotele ogni sostanza è sinolo di materia e forma (dal greco synolon, composto syn, "con", e da olon, "tutto", letteralmente "tutt'insieme", "tutt'uno"): realtà indissolubilmente unita.
Un ruolo fondamentale nello studio della sostanza aristotelica è la teoria delle quattro cause:
-causa materiale, è ciò da cui una cosa ha origine o di cui essa è fatta;
-causa formale, coincide con l’insieme delle sue caratteristiche sia morfologiche che funzionali;
-causa efficiente,è ciò che determina l’inizio del cambiamento, ossia ciò che precede e determina un effetto;
-causa finale, indica ciò in vista di cui avviene il mutamento.
Strettamente collegata con le quattro cause è a che la coppia di concetti potenza e atto. La potenza (dynamis) esprime la possibilità o potenzialità propria di qualcosa, di trasformarsi in qualcos'altro. Il termine italiano "atto" traduce nozioni chiave della filosofia aristotelica, quelle di eutelècheia e di enèrgheia.
Locke affronta il problema della sostanza nel Saggio sull'intelletto umano, dove discute dell'origine delle idee. Le idee di sostanza sono classificate tra le idee complesse: esse, infatti, sono «combinazioni di idee semplici che si ritiene rappresentino cose particolari, distinte e sussistenti per se stesse». Il contenuto dell'idea di sostanza in generale è così determinato da Locke:
“L'idea alla quale diamo il nome generale di sostanza, non è altro che il sostegno supposto ma sconosciuto di quelle qualità che scopriamo esistenti, che non possiamo immaginare sussistano sine re substante, senza cioè qualcosa per sostenerle; e chiamiamo perciò quel sostegno substantia; il che, secondo il vero valore della parola, in linguaggio comune si dice star sotto o sostenere.”
Locke non nega l’esistenza di questa sostanza, anzi afferma che:”ci deve essere qualche costituzione reale dalla quale deve dipendere qualsiasi collezione di idee semplici coesistenti”; ma non riesce a dimostrarlo.

Anche Hume muove una critica al concetto di sostanza, infatti, siccome non riceviamo alcuna impressione corrispondente, noi non possiamo disporre di alcuna idea di sostanza .
L'idea di qualcosa come la sostanza, ossia di un sostrato non percepito ché sorregge tali percezioni, deriva dall'abitudine e dall'immaginazione, che generano in noi la credenza istintiva secondo cui alle ricorrenti associazioni di percezioni debba corrispondere l'esistenza fuori di noi di qualcosa di reale. Scrive infatti Hume:
“[...] non abbiamo nessuna idea se non derivata da qualche impressione, e non abbiamo nessuna impressione di sostanza, sia materiale che spirituale; non conosciamo che particolari qualità e percezioni; come la nostra idea di corpo, per esempio d'una pesca, è solo quella di un particolare gusto, colore, figura, grandezza, consistenza ecc. così la nostra idea di spirito è solo quella di percezioni particolari, senza la nozione di qualche cosa che chiamiamo sostanza.”
Leibniz definì un nuovo concetto di sostanza come "forza viva", centro di forza e di energia spirituale, che egli chiamò anche "monade". Inoltre, contro il monismo della filosofia di Spinoza, che riduceva tutte le manifestazioni dell'universo all'unica sostanza divina, egli fece valere sia il principio della pluralità dei singoli centri sostanziali o monadi, sia il principio della personalità di Dio. L'universo appare così costituito da innumerevoli "monadi" o atomi spirituali (sostanze semplici e inestese), disposte in un ordine con al vertice la monade suprema o Dio.
Ogni monade rappresenta un microcosmo individuale, rispecchiando l'universo secondo gradi di perfezione crescente e sviluppandosi indipendentemente da tutte le altre monadi. L'attività di ciascuna monade consiste nell'esplicarsi in sempre nuove percezioni. Queste, a loro volta, non sono tutte chiare e distinte, come le idee di cui parlava Descartes, ma comprendono anche percezioni "oscure e confuse", ovvero, come si direbbe oggi, inconsce. Le monadi si distinguono pertanto tra loro per il diverso grado di chiarezza e di perfezione delle loro percezioni.
La materia non è propriamente una sostanza corporea, ma un aggregato di un'infinità di monadi dotate di vita. "Ogni parte della materia", scrive Leibniz," può esser concepita come un giardino pieno di piante e uno stagno pieno di pesci. Ma ogni ramo della pianta, ogni membro dell'animale, ogni goccia dei suoi umori è ancora un giardino o uno stagno di tal fatta".

Spinoza afferma che l'universo è identificabile con Dio, inteso come la "sostanza" eterna, unica, incorruttibile e incausata di tutte le cose:infatti per Spinoza sostanza è ciò che è in sé e ciò che si concepisce per sé. Egli riconobbe la possibilità dell'esistenza di infiniti attributi della sostanza, ma sostenne che due soli sono accessibili all'intelletto umano: il pensiero e l'estensione. L'estensione e il pensiero, che nella filosofia di Descartes costituivano due distinte sostanze, vengono ora intese da Spinoza come aspetti o attributi dell'unica sostanza, intesa come Dio e identificata con la natura stessa. Dal pensiero e dall’estensione derivano i modi:

modi infiniti
modi finiti

Esempio