La filosofia politica di Ficthe

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

Il pensiero politico di Ficthe si svolge attraverso fasi evolutive diverse, sulle quali esercitano il loro influsso le vicende storiche contemporanee.
Secondo l’intellettuale, il fine ultimo della vita comunitaria è la formazione di una società perfetta, intesa come insieme di esseri liberi e ragionevoli. Lo Stato, a sua volta, è solo un mezzo per la sua realizzazione, finalizzato al proprio annientamento in quanto “il fine di ogni governo è rendere superfluo il governo”.
Lo Stato è anche un garante del diritto che, a differenza della moralità basata anche sulla buona volontà, vale anche senza la buona volontà. Esso riguarda le azioni ed implica una costrizione esterna e non interna. La sfera della libertà dell’io è dunque limitata da quella del diritto (l’io è individuo).
L’individuo mantiene comunque tre diritti, fondamentali per garantire la sua possibilità di agire nel mondo: libertà, proprietà e conservazione che soltanto lo Stato può assicurare, un solo individuo, infatti, non sarebbe sufficiente .Lo Stato, dunque, non elimina il diritto naturale ma lo garantisce.
Ficthe sostiene, inoltre, che lo Stato non deve solo tutelare i diritti originari, ma deve mantenere il benessere degli individui che lo compongono, affermando che nello Stato tutti devono essere ugualmente subordinati al tutto sociale e parteciparvi con giustizia. Ficthe si discosta dallo schema liberale per passare ad una forma di statalismo socialistico (per la regolamentazione statale della vita pubblica) e autarchico (perché autosufficiente sul piano economico). Fiche, comunque, non parla propriamente di comunismo(ossia eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione), perché ritiene che gli strumenti di lavoro debbano appartenere a chi li usa , quindi mentre in Locke il diritto al lavoro è derivato dal diritto di proprietà , in Fiche il diritto alla proprietà è fatto scaturire dal dovere etico al lavoro.
Lo Stato ha, dunque, anche il compito di sorvegliare la produzione e distribuzione dei beni, innanzitutto dividendo le classi e poi fissando un certo numero di appartenenti ad ogni classe per distribuire meglio i beni.
Le classi che lo Stato divide sono:
- i produttori di base della ricchezza;
- i trasformatori della ricchezza (operai, artigiani);
- i diffusori della ricchezza materiale e spirituale, gli amministratori della vita socio-politica, i difensori della ricchezza.
Ogni Stato, inoltre, secondo Ficthe deve pensare per sé, isolandosi dagli altri stati, chiudendo il commercio al proprio interno. Questo per evitare gli scontri tra gli stati.
La condizione fondamentale dell’esistenza dello Stato è la formazione di una volontà generale nella quale siano unificate le volontà delle singole persone. Ciò è possibile attraverso il contratto politico che dà origine alla legislazione. Questa ha due compiti fondamentali: determinazione del diritto (legislazione politica) e determinazione delle punizioni contro chi lo viola (legislazione penale). Per rendere effettive le leggi, lo Stato deve essere investito di alcuni poteri: potere di polizia (impedisce la violazione del diritto), potere giudiziario (giudica se c’è stata una violazione), potere penale (punisce la violazione). L’insieme di questi tre poteri costituisce il governo o potere esecutivo. Il potere esecutivo deve essere controllato da un eforato.
La filosofia di Ficthe si evolve in senso nazionalistico concretizzandosi nel “ Discorso alla nazione tedesca”, uno dei documenti intellettuali più rilevanti della storia della Germania moderna.
Il tema fondamentale dei discorsi è l’educazione. Ficthe ritiene necessaria una innovazione pedagogica, che si estenda alla maggioranza del popolo e non solo ad una élite.
Ma ben presto i Discorsi passano dal piano pedagogico a quello nazionalistico, in quanto si afferma che solo il popolo tedesco risulta adatto a promuovere la “nuova educazione”, in virtù della lingua tedesca. I tedeschi sono, infatti, gli unici ad aver mantenuto la propria lingua e ad averla posta come espressione concreta della cultura del popolo, mai contaminato da altre stirpi. I tedeschi sono la razza pura, il popolo per eccellenza, il solo ormai in grado di trovare una perfetta corrispondenza tra pensiero e azione, il solo capace di subordinare gli interessi individuali a quelli generali . Per questo i tedeschi sono l' unico popolo nel vero senso della parola, inteso come unità sincronica degli individui nella società nazionale e come unità diacronica delle generazioni nello sviluppo storico. Pur essendo divisi in una miriade di Stati, i tedeschi sono una “ sola nazione” culturalmente ed idealmente. Solamente essi, per quanto di fatto” in catene”, hanno il senso della libertà dal momento che sono capaci di avere fede nell'illimitato, nell'infinito, nella vita universale che é immagine di Dio.
La Germania, afferma Ficte con orgoglio, è la nazione eletta
a guida per il mondo.
Antonio De Bellis IIIA

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