La fattoria degli animali

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia
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Data:09.10.2006
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Testo

La fattoria degli animali – G. Orwell

"La fattoria degli animali" è stata scritta da George Orwell tra il 1943 e l'inizio del 1944 sul finire della seconda guerra mondiale ed è una satira politica sulla tirannia. “Animal farm” ha la struttura della fiaba classica con lo stratagemma degli animali antropomorfi e racconta la storia di una rivoluzione fallita. Gli animali di una fattoria si ribellano alla tirannia umana e instaurano una società di uguali. Ben presto però i maiali, più intelligenti e più ricchi di qualità organizzative, assumono il controllo della situazione. In apparenza lavorano per il bene comune, ma in realtà cercano soltanto di mantenere il potere. Napoleon, il maiale che ha assunto la guida della fattoria dopo aver annientato la fronda interna, diventa impunemente sempre più simile agli uomini grazie ad una massiccia opera di disinformazione a danno degli altri animali. Il libro si chiude con i maiali ormai indistinguibili dagli uomini e con i sette principi che avevano ispirato la rivoluzione ridotti ad uno solo: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
Questa dittatura di pochi maiali genera terrore e repressione verso i più deboli e finisce con una rappacificazione con gli uomini, dai quali per opportunismo e avidità, gli animali rivoluzionari non si distinguono più. Le parti più interessanti: sono quelle dove il maiale “dittatore”, Napoleon, riesce a dare ad ogni fatto accaduto una spiegazione utile per la sua causa al fine di convincere gli altri animali, i meno intelligenti o i più ingenui, che lui ha sempre ragione e ciò che fa, lo fa sempre, per il bene della comunità. Dove invece non riesce con le parole a persuadere gli animali più intelligenti, usa il fucile. Napoleon ha assunto un tale potere che riesce a modificare a sua convenienza anche i “comandamenti” che tutti gli animali allora si erano dati democraticamente dopo aver cacciato il padrone. Napoleon, attorniato dai suoi pochi fedeli, diventa così il nuovo “padrone” e trasforma la vecchia “Fattoria padronale” nella “Fattoria degli Animali”. Egli, infatti, va ad abitare nella casa del fattore, si veste come lui, prende i suoi vizi, incontra gli altri uomini con cui tratta gli affari, e tiene in sfruttamento e schiavitù gli altri animali a cui non resta che chiedersi se era meglio prima con il sig. Jones o adesso con Napoleon, ormai del tutto simile agli uomini.
I maiali che camminano su due gambe rappresentano l’esito del comunismo: quelli che erano partiti come liberatori erano diventati i nuovi oppressori.
Questo libro è stato considerato come una fiaba divertente per i bambini e una storia dura e riflessiva per gli adulti: dietro gli animali, infatti, si nascondono veri personaggi politici. Orwell condanna qualsiasi tirannia e qualsiasi forma di totalitarismo ma più specificatamente la sua opera è riferita con molta severità al comunismo della Russia.
Il libro di Orwell, descrivendo metaforicamente la rivoluzione russa del 1917, fornisce una critica della contraddizione fondamentale a cui andò incontro il comunismo una volta applicato.
Colpisce positivamente l’invenzione dell’autore di servirsi del mondo animale per mettere in evidenza i mali del potere, riferito specialmente al tempo in cui visse Orwell.
Il protagonista del libro, Napoleon, è il cattivo di turno, astuto, spietato, perfido e in alcune situazioni megalomane: una copia perfetta di Stalin. Sempre in controcorrente, ma non per questo preferito a Palla di Neve che era più accattivante, con una faccia di bronzo sufficiente a prendersi il merito dell’operato del suo “avversario politico” e da calpestare tutti i principi dell’Animalismo.
Crea il cosiddetto “Napoleonismo” fra gli altri animali, ovvero la sua onnipresenza, una sua effigie sul granaio, il Mulino Napoleon, attribuisce il suo nome ad ogni opera, si prende il merito di ogni cosa…. Proprio come nel regime staliniano e, come in quest’ultimo, vengono fatte le cosiddette epurazioni. Lo scopo del libro era criticare Stalin e il suo governo e Orwell, descrivendo in questo modo Napoleon e rendendolo antipatico agli occhi del lettore, riesce pienamente nel suo intento.
Si può notare anche il sogno utopico dello scrittore, che desidera una società in cui giustizia sarà fatta, dove regnerà la vera uguaglianza delle genti e nessuna forma d’oppressione.
Egli mi ha reso chiaro il concetto che cambiando gli uomini al potere, anche se si chiamano in maniera diversa e sembrano inizialmente sostenere ideali giusti, è molto facile che questi prendano i modi e i metodi degli altri, mentre a pagarne le conseguenze sono sempre i più deboli ed indifesi.
L'acuta satira Orwelliana verso un certo tipo di totalitarismo, che ha avuto in Stalin la sua esemplificazione più clamorosa, fu molto criticata all’epoca in cui fu scritto e la sua pubblicazione fu messa in discussione da più editori proprio a causa dei temi trattati e dell’alta suscettibilità del popolo russo, per niente entusiasta di essere paragonato a dei maiali. Il libro, seppur di stampo fiabesco e ironico, resta in ogni caso denso di significati.

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