L'ordine della natura

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CAP. 4. I PRIMI SISTEMI DI FISICA: L’ORDINE DELLA NATURA
LETTURE INTRODUTTIVE: NASCITA E MORTE DELLE COSE SIGNIFICANO SEMPLICEMENTE MESCOLANZA E SEPARAZIONE DEI LORO COMPONENTI
DA EMPEDOCLE: ...Non vi è nascita di nessuna delle cose / mortali, né fine alcuna di morte funesta, / ma solo mescolanza e separazione di cose mescolate, / ma il nome di nascita, per queste cose, è usato dagli uomini (fr. 8). ...Da ciò che infatti non è, è impossibile che nasca, /ed è cosa irrealizzabile e non udita che l'ente si distrugga... (fr. 12)
DA ANASSAGORA:
Del nascere e del perire i greci non hanno una giusta concezione, perché nessuna cosa nasce né perisce, ma da cose esistenti ogni cosa si compone e si separa. E così dovrebbe propriamente chiamarsi il nascere comporsi e il perire separarsi (fr. 17).
DA DIOGENE LAERZIO (SU DEMOCRITO):
Le sue [di Democrito] dottrine sono queste: principi di tutte le cose sono gli atomi e il vuoto, e tutto il resto è opinione soggettiva; vi sono infiniti mondi, i quali sono generati e corruttibili; nulla viene dal non essere, nulla può perire e dissolversi nel non essere. E gli atomi sono infiniti (...) e si muovono nell'universo aggirandosi vorticosamente e in tal modo generano tutti i composti, fuoco, acqua, aria, terra; poiché anche questi sono dei complessi di particolari atomi: i quali invece non sono né scomponibili, né alterabili appunto per la loro solidità.

§. 1. Lo sviluppo della prosa e dell'atteggiamento scientifico nel V secolo
Sulla base degli sviluppi culturali precedenti della Ionia e della Magna Grecia, nel V secolo l'atteggiamento razionalistico si diffonde e si radica sempre più nelle diverse aree del mondo greco; in altre parole, l'indagine razionale e critica viene sempre più chiaramente rivendicando la sua autonomia dal mito e dalla tradizione. Come vedremo meglio nel prossimo capitolo, Atene sta diventando il principale centro di attrazione degli intellettuali di spirito scientifico e razionalistico, in essa attratti dalla presenza di un pubblico, oltre che ricco, anche aperto e colto. In effetti, da un lato essa è il primo centro commerciale e navale del mondo greco, e dall'altro i suoi cittadini amano il dibattito e sono aperti alle idee nuove ed antitradizionali, in particolare a partire dai tempi della riforma democratica di Clistene (507 a. C.). La gloriosa vittoria ateniese contro i Persiani a Salamina (480) aveva poi contribuito al prestigio e all'influenza della città. La massima fioritura si avrà infine sotto il governo di Pericle (442-429), che accorda un'aperta protezione a fisici, retori, storici, sofisti ed artisti.
DIFFUSIONE DELL'ATTEGGIAMENTO RAZIONALISTICO
NEL PERIODO DEL MASSIMO SPLENDORE DI ATENE
Troviamo in questo favorevole ambiente Erodoto di Alicarnasso (485-430), geografo e viaggiatore, considerato il fondatore della storiografia (cfr. cap. 5), Anassagora di Clazomene (496-428 circa), filosofo, fisico, astronomo e ricercatore sperimentale, Protagora di Abdera (490-410 circa), sofista, studioso di retorica e di diritto, tutti egualmente protetti da Pericle. Egualmente ad Atene fiorì Prodico di Ceo, studioso del linguaggio, lo scultore Fidia ed innumerevoli intellettuali ed artisti.
LA DIFFUSIONE DEL TEATRO: LA COMMEDIA IN PROSA
Non va però sottovalutata l'evoluzione di altri centri del mondo ellenico. Nella ricca città di Siracusa si sviluppava la commedia in prosa di Epicarmo (530-440 circa), a volte di argomento mitico - ma il mito vi veniva spesso impiegato a scopo umoristico e parodistico - e a volte di argomento popolare e quotidiano. Come si vede, anche la diffusione del teatro, un fenomeno tipicamente greco, testimonia una intensa vita sociale e profonda trasformazione della mentalità (del teatro in Atene parleremo nel prossimo capitolo).
LO SVILUPPO DELLA MEDICINA, ARTE CHE CONGIUNGE TEORIA E PRATICA
Inoltre anche la medicina, come arte distinta da quella dei guaritori sacri o dei guaritori popolari, si va sviluppando in vari luoghi, sia nel mondo ionico (le due più famose scuole mediche hanno sede nelle isole di Cos e di Cnido, non lontane da Mileto), sia in Magna Grecia. I medici italici inizialmente partirono da tematiche pitagoriche e si ispirarono poi in buona parte alla filosofia naturale di Empedocle, mentre le scuole di Cnido e di Cos si rifacevano alla filosofia ionica, e più tardi alle dottrine fisiche di Anassagora e di Democrito.
Parleremo più diffusamente delle teorie mediche in seguito. Un fatto va però sottolineato fin di subito: l'arte medica è una delle poche discipline in cui si manifestino insieme, nel mondo greco, sia l'esigenza dell'esperienza ragionata e metodica ai fini del progresso della teoria, sia l'esigenza di applicare le conoscenze teoriche a finalità praticamente utili.
IL DISTACCO DEGLI INTELLETTUALI DELL'ANTICHITA' DAL MONDO DELLA TECNICA
La medicina, in effetti, è la scienza più adeguata alla specifica razionalità del mondo delle poleis greche. Qui non esiste nulla di simile all'organizzazione moderna della ricerca scientifica, che collega istituzionalmente il settore della ricerca di base (la cosiddetta "ricerca pura") con il settore della ricerca applicata, che è a sua volta in contatto con il mondo della tecnica e della produzione. Nel mondo antico il produttore e l'artigiano, soprattutto delle arti meccaniche (fabbro, carpentiere, muratore, ecc.) erano normalmente analfabeti e le loro attività - e quindi anche la loro esperienza pratica - erano considerate con sufficienza o con disprezzo dagli intellettuali, quasi sempre appartenenti ai ceti superiori. I fisici ionici, a quanto sembra, si erano occupati tanto di questioni intellettuali quanto di questioni applicative e tecniche (la predizione di eclissi, la cartografia, gli orologi solari, ecc.). Tuttavia, nel loro complesso, gli intellettuali del mondo greco, e poi del mondo ellenistico-romano, si appassionano ai problemi della fisica senza troppo preoccuparsi degli strumenti tecnici necessari per la ricerca o delle ricadute applicative di essa (fa per certi versi eccezione, come vedremo, lo sviluppo della scienza e della tecnica nel periodo alessandrino). Lo stimolo per la ricerca sono soprattutto la pura curiosità teoretica o la questione metafisica o etico-religiosa del significato ultimo dell'ordine che regna nel mondo.
LA MEDICINA E' UNA SCIENZA A MISURA DEL CITTADINO DELLA POLIS
L'arte medica, invece, ha come fine la salute e il vigore dei liberi cittadini delle poleis, tenuti a essere in forma in vista del servizio militare civico e amanti, inoltre, delle competizioni ginniche. L'esercizio di quest'arte non è dunque disonorante, e in questo caso la ricerca scientifica è a misura del cittadino della polis e riesce a congiungere opportunamente teoria e pratica, ragione ed esperienza. Proprio in questo ambito, in particolare, si manifesta la prima chiara consapevolezza dell'idea stessa di progresso scientifico, del fatto, cioè, che l'accumulazione di esperienze ragionate e il dibattito teorico su di esse produce un indefinito arricchimento della conoscenza. L'unica altra scienza che nel mondo antico potè vantare un fecondo contatto con la pratica fu forse l'architettura, scienza anche questa a misura del cittadino greco e dell'aristocrazia urbana di Roma.
IL PLURALISMO CERCHERA' DI RISOLVERE IL PROBLEMA
DELL'ESSERE, MA SALVANDO I DATI DELL'ESPERIENZA
Ricapitolando, possiamo dire che la cultura del secolo V, soprattutto attica, favorisce il sorgere di un sapere scientifico nuovo, non aristocraticamente fondato su una conoscenza "sapienziale", rivelata o settaria, ma sulla libera discussione e la verifica pubblica. Questo sapere, tipico della "cultura dell'agorà", mentre eredita le acquisizioni del mondo ionico, non può comunque ignorare neppure le acquisizioni della "cultura dell'acropoli" (l’agorà era la piazza della città bassa dove si svolgevano i commerci e dove si riuniva l’assemblea dei cittadini, per cui si intende con cultura dell’agorà la cultura delle città democratiche o delle fazioni democratiche, mentre si dice cultura dell’acropoli – che è la parte alta, in cui sorge il tempio - quella delle città o delle fazioni nobiliari). Il pensiero pitagorico ed eleatico, tipico dell’acropoli, parte dall’idea che la realtà sia perfettamente conoscibile, pensabile in modo rigorosamente razionale. Il pensiero ionico, nato nelle città mercantili della costa egea orientale in cui dominava il demos e in cui fiorivano gli scambi commerciali, invece si era preoccupato soprattutto di indagare la natura. I pluralisti cercheranno di mantenersi di pensare la realtà in modo rigorosamente razionale e coerente, tenendo conto però contemporaneamente dei dati dell'esperienza.

§. 2. La problematica teorica del pluralismo in Fisica

La cultura del V secolo, soprattutto attica, favorisce dunque il sorgere di un sapere scientifico non aristocraticamente fondato su una conoscenza sapienziale, rivelata o settaria, ma sulla libera discussione e la verifica. Ma proprio per questo non poteva ignorare il problema posto dagli eleatici:
com’è possibile parlare in modo rigoroso del mondo della molteplicità, del movimento e del mutamento, del mondo del “Non Essere” ?
La soluzione dei fisici pluralisti sarà nel complesso questa: l’Essere è sì eterno, ingenerato e imperituro come voleva Parmenide, e non si trasforma in altro (poiché diventerebbe così Non Essere), tuttavia esso è composto di una pluralità di parti tutte quante indistruttibili , che, senza perdere mai le loro qualità, rimanendo sempre eguali a se stesse, si combinano nello spazio grazie al movimento, aggregandosi e disgregandosi

§. 3. Il cosmo di Empedocle: Amore ed Odio mescolano e separano i quattro elementi

§. 3.1. Empedocle, filosofo-mago e naturalista
Ad Empedocle non è possibile applicare lo schema, che abbiamo precedentemente impiegato, dell'opposizione tra cultura del tempio e cultura dell'agorà. Egli infatti unifica e fonde in sè atteggiamenti di entrambe. Proviene da una famiglia aristocratica, appartiene alla cultura pitagorica, scrive in versi; nel suo poema Sulle purificazioni insegna i modi per purificarsi e liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni; ivi afferma anche di essersi già reincarnato come "fanciullo e fanciulla, arbusto ed uccello, e muto pesce"; fu considerato profeta e mago, e appariva in pubblico vestito come un dio, con vesti di porpora, bende sacre e corona d'oro; a lui si attribuirono guarigioni miracolose; addirittura si disse che, ormai vecchio, si gettò nell'Etna per far scomparire il suo corpo ed accreditare la voce della sua assunzione al cielo. D'altra parte egli apparteneva al partito democratico, e sosteneva l'eguaglianza, si dice che sia stato espulso dalla setta pitagorica per averne divulgato le dottrine, esercitò la professione medica e probabilmente si occupò anche di ingegneria idraulica, e infine studiò la natura con grande attenzione per i dati dell'esperienza.
EMPEDOCLE, MEDICO E MAGO, SCIENZIATO E TEOLOGO
Del resto, in lui e in altri esponenti del pensiero presocratico (come i medici della Magna Grecia) troviamo spontaneamente congiunte la visione religiosa del mondo, considerato come un tutto vivente, pervaso da forze sensibili e intelligenti, la curiosità teoretica per il cosmo e per gli esseri animati che lo abitano e l'interessamento pratico per la salvezza del corpo e dell'anima. Nonostante le differenze, Anassimandro, Eraclito e Anassagora (cfr. par. 3), hanno delle affinità con questa visione.

§. 3.2. I quattro elementi, le indistruttibili componenti della natura
Primo dei cosiddetti pluralisti, Empedocle sostiene che vi sono quattro elementi o "radici" (rizomata) che compongono tutte le cose , cioè terra, acqua, aria, fuoco. Mescolandosi variamente gli elementi originari indistruttibili danno luogo a tutte le cose che noi vediamo nascere, cambiare, morire. Il divenire non è che uno spostamento di particelle di questo o quell'elemento, le quali da un corpo passano ad un altro, mutandone la composizione e quindi l'aspetto visibile.
CONFRONTO TRA LA DOTTRINA ANTICA DEGLI ELEMENTI E QUELLA MODERNADEGLI STATI DELLA MATERIA. Abbiamo già accennato, parlando di Anassimene, alle simmetrie e alle asimmetrie che ci sono tra la teoria classica dei quattro elementi, rimasta dominante in fisica fino al Rinascimento, e la teoria moderna dei tre stati della materia. Gli elementi sono intesi nelle culture premoderne in modo assai impreciso. Aria, acqua e terra corrispondono grossomodo agli stati gassoso, liquido e solido, visti però non come metamorfosi della stessa materia (relativamente stabili, e tuttavia, in certe condizioni, reversibili), ma invece come elementi originari, indistruttibili e non trasformabili l'uno nell'altro. Il quarto elemento, il fuoco, non corrisponde, per la sua instabilità, a nessuno dei nostri tre "stati della materia", e tuttavia è concepito da Empedocle e dalla gran parte dei fisici antichi come elemento originario, *evidentemente per l'importanza del calore e della luce (qualità legate al fuoco) in un numero immenso di processi naturali.
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I concetti basilari della fisica empedoclea sono dunque quelli di mescolanza e di separazione. Ma la mescolanza degli elementi produce determinate sostanze composte che dipendono da determinate proporzioni dei diversi componenti. Per G.E.R. Lloyd, storico della scienza, questa fu davvero "un'ipotesi ispirata". Così si esprime Empedocle: "Una determinata quantità di acqua, unita ad una determinata quantità di fuoco, di aria, di terra, diede luogo alle bianche ossa, ai tendini, al sangue". Un altro frammento precisa che le ossa sono composte di fuoco, di aria e di terra nel rapporto 4:2:2, e altrove è detto che il sangue e i diversi tipi di carne sono formati dalle quattro radici in proporzione uguale.
LE COSE SONO COMPOSTE DAI QUATTRO ELEMENTI MESCOLATI IN DIFFERENTI PROPORZIONI
In realtà quello della proporzione è l'unico concetto matematico che compare in Empedocle. Per il resto non c'è traccia in lui dell'impostazione geometrico - matematica della fisica pitagorica. I quattro elementi non paiono avere affinità alcuna con le monadi, e *probabilmente Empedocle li distingueva non per la loro forma geometrica, ma esclusivamente per le loro qualità sensibili. In effetti la medicina italica, da lui influenzata, e tutta la successiva tradizione della fisica greca vedevano i quattro elementi come combinazioni delle qualità sensibili elementari caldo - freddo - umido - secco. Tuttavia l'idea matematica della proporzione nelle mescolanze è già un rilevante *indizio di mentalità scientifica, e qualcuno vi ha visto la prima intuizione di quella legge generale della chimica moderna che è chiamata "legge delle proporzioni definite".

§.3.3. Il ciclo di Odio e Amore e le trasformazioni della natura vivente
Quanto al moto che mescola e separa gli elementi, esso è spiegato da Empedocle attraverso l'azione di forze ad essi esterne. Egli parla di due forze opposte che indica con il nome di Amore e Odio (o Amicizia e Contesa). La prima puo' essere vista come una forza di attrazione, la seconda come una forza di repulsione, secondo una schema di opposizione polare che avrà un importante seguito nelle scienza moderne (polarità magnetica ed elettrica). Kurt Von Fritz osserva che, se i nomi sono mitologici, non lo è la natura di queste forze, concepite come forze fisiche. Questo però non esclude che esse abbiano nello stesso tempo anche un carattere etico-religioso: l'Amore è fonte di pace e gioia, l'Odio di dolore e aggressività. Empedocle poi afferma di essere stato condannato all'incarnazione "per aver dato fiducia alla furente Contesa".
I 4 ELEMENTI SONO UNITI E SEPARATI DA DUE FORZE POLARI: L'ODIO E L'AMORE
Secondo Empedocle le due forze sono in perenne lotta: l'una tende ad acquistare alternativamente la prevalenza sull'altra senza mai però giungere a vincerla definitivamente. E' la vecchia idea presocratica di un equilibrio dinamico tra gli opposti. Quando prevale l'Amore tutto si aggrega e si fonde in una mescolanza totale, scompare ogni distinzione tra le cose, si forma un tutto compatto e uniforme, "un dio uguale a se stesso", lo Sfero, che ricorda molto da vicino l'Uno parmenideo, indifferenziato, omogeneo, uguale in ogni sua parte. Ma questo stato di pace e di perfezione non è destinato a durare. Quando è giunto il momento "secondo l'oracolo della Necessità", il fermento della Contesa comincia ad agitarsi. Subentra il processo di dissoluzione che non cessa finchè il mondo non si disperde in un vortice (che Empedocle chiama il Caos). Ma poi di nuovo, quando il contrasto è giunto all'ultimo abisso del vortice, allora nel mezzo del turbine sorge l'Amore.
LA STORIA DEL MONDO E' UN CICLO ALTERNO DI VITTORIE DELL'AMORE E DELL'ODIO
Il mondo di Empedocle è un sistema instabile dal funzionamento ciclico, commenta il De Santillana, un processo che si ripete sempre lo stesso con "salda periodicità". Naturalmente, quello che noi chiamiamo propriamente un mondo, il mondo dell cose distinte e degli esseri viventi, prende consistenza solo nei semicicli ascendente e discendente. De Santillana suggerisce di immaginare un quadrante di orologio: se i due momenti estremi della totale mescolanza e della totale dispersione o separazione cadessero ripettivamente a mezzogiorno e a mezzanotte, un equilibrio approssimativo si verificherebbe alle 6 e alle 18.
IL REGNO DELL'AMORE E' FUSIONE COMPLETA TRA GLI ELEMENTI, QUELLO DELL'ODIO SEPARAZIONE
Dunque, da mezzanotte alle 6 l'Amore lotta per imporsi alla Contesa. Lavorando ancora in condizioni di svantaggio, esso compone le primissime forme di vita, che Empedocle vede iniziare a formarsi a partire da componenti frammentari. Egli immagina infatti che in questa fase l'Amore produca solo esseri elementari, non ancora articolati e organizzati: ossa e carne, poi membra vaganti e "occhi privi di fronte".
Ad essa [la terra] molte tempie spuntarono prive di collo / e prive di spalle erravano braccia nude / e occhi solitari vagavano senza fronti [fr.57].
Poi queste parti si combinano casualmente e formano animali da incubo, esseri dai "piedi stravolti", incapaci di camminare ma forniti di innumerevoli mani, esseri dal "doppio viso" e dal "doppio petto", "bovini con volto umano e uomini dalla testa bovina". Molti di questi animali, incapaci di procurarsi il nutrimento e di congiungersi con l'altro sesso, periscono senza lasciare dietro di sè animali della stessa specie. Fra questi animali sopravvivono solo i pochissimi in grado di svolgere le funzioni essenziali (cfr. Testimonianza 72 e frammento 61).
L'AMORE HA PRODOTTO ANIMALI DI OGNI GENERE, MA SOLO QUELLI ADATTI SONO SOPRAVVISSUTI
Certo la cosmogonia e la zoogonia di Empedocle sono del tutto fantastiche: non si tratta in alcun modo di ipotesi fondate sperimentalmente. Tuttavia esse adombrano, sia pure in una maniera assai rozza, l'idea di una selezione naturale. Per Empedocle, infatti, all'inizio singoli organi di esseri viventi sono generati direttamante dagli elementi, e si uniscono grazie alla forza dell'Amore. Solo quelli formati dalla combinazione di membra appropriate potranno sopravvivere e generare - questa volta per via sessuale - altri esseri come loro (cfr. fr. 61 e 70, test. 72).
Torniamo al nostro orologio. Man mano che la lancetta avanza, l'Amore viene prevalendo. Prima si forma il nostro mondo con cose distinte e con specie definite, in cui comunque permane l'Odio e l'aggressione reciproca. Si forma poi un mondo armonioso e felice: "...Tutti erano buoni ed ubbidienti verso gli uomini, animali ed uccelli, ed ardevano di un mite amore". E' la classica età dell'oro. Ma alla fine anche quest'ordine armonioso si cancella nell'unità dello Sfero, nella fusione completa di tutti gli esseri, fino a quando la Contesa torna di nuovo a differenziarli.
*APPROFONDIMENTO. IL SIGNIFICATO DEL CICLO.
La Contesa, dunque, è necessaria insieme con l'Amore nella formazione di un cosmo fatto di esseri ben distinti e organizzati. Essa accresce e articola le varie forme prodotte da Amore, ma alla fine tutte le distrugge, separando gli elementi, così come prima l'Amore aveva sfruttato gli impulsi alla differenziazione fatti nascere dalla Contesa per poi tutto confondere nell'uniformità dello Sfero. Si puo' forse scorgere qui il motivo anassimandreo della giustizia, per cui tutte le cose "espiano le colpe reciproche nell'ordine del tempo", ma ancora di più che in Anassimandro il volto della Giustizia viene ad identificarsi con quello della Necessità. Infatti il ciclo che fa alternare la vittoria dell'Amore a quella dell'Odio è un processo necessario e inevitabile. C'è dunque un fato cosmico, che vince anche l'amore e scompiglia eternamente la perfezione dello Sfero.
Questo fato è certo anche un antenato della Necessità delle leggi fisiche della scienza moderna. Ma non è solo questo. Il pensiero di Empedocle è un'unità originaria in cui costituiscono un tutt'uno ambiti che per noi sono assolutamente distinti: la visione religiosa salvifica e la volontà di alleviare le sofferenze umane qui ed ora, la parola ispirata e l'osservazione empirica della natura, la spiegazione del moto attraverso le forze meccaniche e la sua spiegazione attraverso l'impulso vitale o il *finalismo, l'intervento intenzionale e volontario di Amore e Odio nell'ordine del mondo e la spiegazione funzionale per cui solo gli organismi più adatti possono sopravvivere.
Proprio in questa unità originaria sta, secondo noi, il fascino del pensiero presocratico. La molteplicità dei temi che in questa unità sono implicati e fusi lascia infatti una vasta gamma di interpretazioni e di suggestioni al pensiero contemporaneo.

§. 4. Anassagora: la divisibilità all’infinito degli elementi infiniti.

Anassagora (426-428 circa) nacque a Clazomene nella Ionia e si trasferì ad Atene, dove risiedette almeno trent'anni, appartenendo al circolo intellettuale di Pericle. Le sue dottrine fisiche mettevano in dubbio la concezione tradizionale della carattere divino del cielo. Egli affermava infatti che la materia componente gli astri è dello stesso tipo di quella che compone la terra. Quando il potere di Pericle fu contestato, il filosofo fu accusato di empietà e, per evitare il processo, dovette abbandonare Atene. E' molto probabile che l'attacco contro di lui fosse in realtà un attacco rivolto soprattutto contro Pericle, contro la sua politica culturale e contro lo stesso partito del demos.
ANASSAGORA RITIENE CHE LA STESSA MATERIA COMPONE LA TERRA E GLI ASTRI
Con Anassagora, dunque, abbiamo un esempio abbastanza chiaro di "cultura dell'agorà", razionalistica, antitradizionalistica e "democratica". L'Atene di Pericle, come è noto, costituisce il momento classico di tale cultura, e sarà da noi studiata nelle sue varie espressioni (teatro, storiografia, etica e politica) nel cap. 5. Anassagora, nella divisione del lavoro intellettuale del circolo pericleo, è il più valido specialista di fisica (disciplina che però comprendeva tanto lo studio della natura vivente, quanto quello degli astri).
L'UOMO SI DISTINGUE DAGLI ANIMALI PERCHE' FA USO DI ESPERIENZA, SAPERE E TECNICA
Egli ha in comune con altri esponenti del circolo la nuova concezione dell'uomo come artefice del suo mondo. Per lui *infatti l'uomo si distingue dagli animali, di cui è più debole, perchè sa far uso di "esperienza, memoria, sapere ed arte" e perchè riesce così ad utilizzare gli altri animali per i suoi fini (fr. 21 b). Egualmente interessante è la sua affermazione secondo cui l'uomo è il più sapiente dei viventi perchè ha le mani. Aristotele, riferendola, obietta seccamente che è vero il contrario, e cioè che l'uomo ha le mani in quanto la natura (che secondo Aristotele non fa nulla a caso) glie le ha assegnate, dato che egli è già, in sè, il più sapiente dei viventi, ed è quindi l'unico che le può usare adeguatamente (testimonianza 102).
L'UOMO E' IL PIU' SAPIENTE DEI VIVENTI PERCHE' HA LE MANI
Solitamente Aristotele difende il senso comune dei greci contro le idee "scandalose" e sofistiche affermatesi nel circolo di Pericle (cfr. cap.5). Anassagora ha scatenato l'obiezione di Aristotele *verosimilmente perchè intendeva dire che, grazie alle sue mani prensili, l'uomo è riuscito a sviluppare le arti e a creare il suo mondo artificiale: il linguaggio e la scrittura sono infatti frutto dell'artificio e dell'invenzione, non del pensiero puro. Per Aristotele invece è impensabile un progresso del sapere grazie allo sviluppo tecnico, così come è indiscutibile l'idea che l'uomo è intelligente per natura, non grazie ad uno sviluppo delle sue facoltà attraverso l'evoluzione e la storia.
*Noi riteniamo dunque che Anassagora aderisse alle nuove concezioni del carattere artificiale della società umana e sentisse anch'egli l'esigenza di mettere in relazione la filosofia della natura e la tecnica (queste idee appaiono a vario titolo nell'Atene del V secolo, ma si veda in particolare il sofista Protagora, nel cap. 5). Tali concezioni ed esigenze verranno rifiutate o messe da parte nei secoli successivi dalle correnti principali del pensiero greco, grazie anche alla grande autorità di Aristotele.

IN OGNI COSA CI SONO TRACCE INFINITESIME DI TUTTI GLI ELEMENTI, OVVERO LA MATERIA E' DIVISIBILE ALL'INFINITO
Anche per Anassagora non esiste propriamente il nascere o il perire delle cose, ma solo il mescolarsi ed il separarsi degli elementi. L’Essere infatti è costituito da un’infinità di elementi qualitativamente differenti, detti semi, i quali sono a loro volta suddivisibili all’infinito, senza però poter perdere la loro qualità costitutiva o poter essere annullati e ridotti a Non Essere. In ogni cosa sono presenti quantità minime di tutti gli infiniti semi, prevalendo però uno o alcuni di essi: così in un oggetto di ferro prevale il seme ferro, ma sono presenti in tracce gli infiniti altri.
E' L'AZIONE DELL'INTELLETTO COSMICO CHE METTE IN MOTO IL MONDO
Esiste poi un elemento particolare, che non si mescola con gli altri ma che è intelligente e capace di governarli tutti , il Nous (= intelletto, mente). E’ il Nous che ha dato inizio al movimento che ha trasformato la mescolanza assoluta e caotica di rutti i semi nel cosmo in cui viviamo, nel quale certi semi si sono addensati dando luogo alle cose distinte e definite.
Secondo Anassagora, i semi in origine erano mescolati disordinatamente tra loro. Questo miscuglio (migma) era immobile. Il mondo ebbe inizio quando in seno all'immobile caos la forza del Nous (Mente o Intelletto) impresse un movimento vorticoso. Le sostanze allora cominciarono a separarsi in base alla loro similarità. L'idea del vortice cosmico, che avrà grande fortuna nella fisica moderna, poteva verosimilmente essere stata tratta da Anassagora dall'osservazione della separazione dei granelli e del pulviscolo che avviene in un vaglio.
Anassagora, a differenza di Empedocle, non ha una concezione ciclica del mondo, non parla mai di uno stato di completa separazione degli elementi e nemmeno dell'oscillazione da uno stato di completa mescolanza a uno stato di completa separazione. Si tratta di un processo unidirezionale e unico. Per mettere in moto tale processo, Anassagora impiega un solo principio, il Nous, come si è detto. Secondo Anassagora, anch'esso è un seme ed è perciò presente ovunque nel mondo, ma non si mescola con gli altri semi.
Tuttavia Anassagora non si serve affatto del Nous come di un principio provvidenziale che spieghi la conformazione delle cose una per una e che assegni a ciascuna il suo fine, come fa invece la dottrina creazionista ebraica e cristiana, ma se ne serve solo per spiegare l'inizio del moto vorticoso. *Secondo Von Fritz, storico della scienza, i due aspetti non sarebbero necessariamente in contrasto. In realtà il Nous di Anassagora conferisce l'impulso rotatorio iniziale perché sa che in questo modo si svilupperà un mondo ordinato e dotato di senso. Ma per Von Fritz è evidente la tendenza del filosofo a concepire le forze agenti sempre più in termini meccanici (e sempre meno come persone divine o come forze vitali). *Si può dunque concludere che il Nous (l’Intelligenza) è fornito di una forza meccanica con cui dà, per così dire, il calcio d'inizio al mondo; poi esso non avrà più bisogno d'intervenire perché, come in un colossale biliardo, le cose si disporranno secondo uno ordine determinato, strettamente conseguente al sistema di urti reciproci tra le particelle elementari, a sua volta conseguente all'urto iniziale del Nous.

§ 5. Democrito e la dottrina atomistica

La risposta storicamente più importante data da un "pluralista" ai problemi sollevati dalla scuola di Elea è la dottrina atomistica di Democrito. Questa dottrina ha esercitato un'influenza enorme sullo sviluppo del pensiero scientifico moderno.
Democrito, nativo di Abdera (città dell'Egeo nord-occidentale, in cui era nato anche il sofista Protagora), non è propriamente più un presocratico. Egli infatti visse così a lungo (addirittura dal 460 al 370 circa) da essere contemporaneo sia di Socrate sia di Platone. Più anziano invece, e contemporaneo di Empedocle e Anassagora, è Leucippo, il cui nome è stato spesso affiancato a quello di Democrito. Dell'apporto di Leucippo alla elaborazione della teoria atomistica sappiamo però ben poco.
DEMOCRITO, TIPICO ESPONENTE DELLA CULTURA "DEMOCRATICA"
Anche Democrito è un tipico esponente del mondo "democratico" dell'agorà. Ancor più della dottrina di Anassagora, la sua concezione atomistica è stata attaccata da Aristotele e rimossa dalla cultura greca successiva, e addirittura dalla cultura occidentale nel suo complesso fino al secolo XVII. Esploreremo dunque ora un sentiero di ricerca che il pensiero occidentale ha abbandonato per secoli e che è stato di nuovo ripreso e battuto con significativi risultati dopo oltre duemila anni.
L'ATOMISMO DI DEMOCRITO E' STATO RIMOSSO DAL PENSIERO OCCIDENTALE

§. 5.1. Gli atomi, particelle indistruttibili in moto nello spazio vuoto. La teoria della sensazione
Se Empedocle e Anassagora avevano abbandonato la teoria dell'unità dell'essere ma avevano tenuto fermo il principio che il vuoto, il non essere, non può esistere, Democrito afferma invece chiaramente che il non essere in qualche modo esiste: esso è lo spazio vuoto, mentre la materia è lo spazio pieno.
LA DISCONTINUITA' DELLA MATERIA: LO SPAZIO PIENO E IL VUOTO
Ma se lo spazio vuoto ha da esistere, l'essere deve necessariamente scomporsi in una pluralità di parti separate fra loro dal vuoto. L'intera realtà viene ad apparire come una alternanza, una mescolanza di pieno e di vuoto, come qualcosa di discontinuo. Le parti separate dal vuoto sono gli atomi (àtomos = non divisibile).
Gli atomi, infiniti di numero, sono caratterizzati, a parte l'impenetrabilità, esclusivamente da caratteristiche di tipo geometrico: la forma, che è data dalla linea del contorno, la posizione assoluta e quella relativa agli altri atomi. E' come se, dice un'antica testimonianza, essi fossero tutti ritagliati, in forme diverse, in una medesima materia: "Essi differiscono per la loro forma, ma la loro sostanza ... è unica come se ciascuna di queste parti separate fosse oro".
GLI INFINITI ATOMI, INDISTRUTTIBILI, SI DISTINGUONO SOLO PER FORMA E POSIZIONE
Mentre Empedocle e Anassagora avevano rinunciato a ricondurre la qualità alla quantità e avevano visto nelle varie qualità dei caratteri originari, Democrito, ammettendo in sostanza una sola qualità, quella di estendersi nello spazio, ritorna alla fisica quantitativa, riprendendo per questo apsetto l'impostazione pitagorica. In effetti, nella sua fisica le differenze fra le sostanze (ad esempio il legno e il ferro) si possono spiegare con caratteri puramente quantitativi. E' ormai classico il paragone con le lettere dell'alfabeto, le quali differiscono solo per forma, ma danno luogo a tutte le parole disponendosi variamente.
Democrito tentò dunque di risalire dalle differenze percepibili fra i corpi alle forme degli atomi (piccolissimi e invisibili). Un po' ingenuamente, egli immagina che le sostanze fluide siano fatte di atomi tondeggianti che scivolano facilmente gli uni sugli altri, le sostanze dure di atomi uncinati o poligonali che si incastrano saldamente fra loro. Quanto alle qualità sensibili (odori, sapori, colori ecc..), egli pensa che esse non siano altro che le diverse impressioni che noi proviamo quando atomi dalla forma diversa colpiscono i nostri organi di senso: ad esempio noi proviamo la sensazione di dolce quando atomi tondeggianti accarezzano la nostra lingua, la sensazione di acido quando atomi aguzzi la punzecchiano. Le qualità sensibili non possono in altre parole essere attribuite agli atomi: gli atomi non sono nè sapidi nè insipidi, nè di un colore nè di un altro.
LE SENSAZIONI DERIVANO DAL CONTATTO DEGLI ATOMI CON GLI ORGANI DI SENSO
Poichè le impressioni dei sensi dipendono anche dalle condizioni dei nostri organi di senso, esse sono puramente soggettive: risultano infatti diverse in individui diversi, e anche nello stesso individuo in momenti diversi. E' notissimo il caso dell'acqua che appare tiepida a chi ha la mano fredda, fredda a chi ha la mano tiepida, e del cibo che appare dolce a chi sta bene, disgustoso a chi è ammalato o del tutto sazio.
La dottrina di Democrito al proposito ci è riferita testualmente dal grande medico Galeno (II secolo d. C.): "opinione il colore, opinione il dolce, opinione l'amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore; verità gli atomi e il vuoto."
LE QUALITA' SENSIBILI SONO OPINIONI, LA FORMA E LA POSIZIONE DEGLI ATOMI SONO VERITA'
Prosegue Galeno: "Questo è ciò che dice Democrito, ritenendo che tutte quante le qualità sensibili, ch'egli suppone relative a noi che ne abbiamo sensazione, derivino dalla varia aggregazione degli atomi, ma che per natura non esistano affatto bianco, nero, giallo, rosso, dolce, amaro: infatti l'espressione 'per convenzione' equivale, per esempio, a 'secondo l'opinione comune' e a 'relativamente a noi', cioè non secondo la natura stessa delle cose, la quale egli indica con l'espressione 'secondo verità'. Mentre per gli altri filosofi gli oggetti sensibili sono per natura quali appaiono, per Leucippo, Democrito o Diogene invece sono tali soggettivamente, cioè secondo le opinioni e le impressioni nostre."
Questa distinzione fra qualità oggettive e soggettive (primarie e secondarie) sarà ripresa da Galileo, Cartesio, Locke e posta a fondamento della scienza esatta moderna.
*APPROFONDIMENTO. CONFRONTO CON GALILEO.
Ecco le parole di Galileo, tanto simili a quelle dell'antico filosofo greco: "...ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch'ella è terminata e figurata, di questa o quella figura, ch'ella in relazione ad altre è grande o piccola; ch'ella è in questo o quel luogo; ch'ella si muove o sta ferma,; ch'ella tocca o non tocca [un altro corpo]. Ma che essa debba anche essere dolce o amara, odorosa o meno, questo la ragione non mi inclina affatto ad ammetterlo." Odori, sapori, colori... "fuori dall'animale vivente non credo che siano altro che nomi come appunto altro che nome non è il solletico o la titillazione, rimosse le ascelle e la pelle attorno al naso."

§. 5.2. Il razionalismo materialistico
La dottrina atomistica di Democrito si presenta come una forma di razionalismo. Le qualità oggettive della realtà non ci sono manifestate dai sensi, ma solo dalla ragione. Gli atomi, il vuoto e il movimento degli atomi infatti non sono nè possono essere oggetto di percezione. Quello che noi percepiamo è già sempre un aggregato di atomi. E' la ragione che, al di sotto delle apparenze sensibili - il regno dell'opinione -, afferma l'esistenza degli atomi in movimento nel vuoto - il regno della verità. Gli atomi, pur materiali, sono degli oggetti dell'intelletto, delle forme intelliggibili (Democrito le chiama anche idee, che nel linguaggio della filosofia greca significa forme, immagini - nel senso di rappresentazioni).
GLI ATOMI, INACCESSIBILI AI SENSI, DERIVANO DA UN'IPOTESI DELLA NOSTRA RAGIONE
La distinzione e il riconoscimento di tali forme intelligibili si afferma esplicitamente in Democrito in opposizione alla *gnoseologia sensista che vede nei sensi la fonte essenziale della conoscenza (cfr. *APPROFONDIMENTI dei § 2 e 3). Ma neppure i sensisti Empedocle e Anassagora avrebbero negato la funzione centrale della ragione, che coglie le sostanze che permangono nel divenire. Quanto a Democrito, per lui la ragione ha esplicitamente il compito di passare dalle apparenze fenomeniche alla verità. Il valore dell'ipotesi atomistica sta proprio nella sua capacità di "salvare i fenomeni", in altri termini, di darne una spiegazione razionale.
DEMOCRITO ANTICIPATORE DEL RAZIONALISMO SPERIMENTALE
Il procedimento di Democrito anticipa, osserva l'Enriques, sia pure in forma meno evoluta, il razionalismo sperimentale di Galileo: è stupefacente scoprire che il filosofo di Abdera era perfettamente consapevole del significato dell'ipotesi teorica nella scienza; egli considerava infatti il concetto (l'ipotesi) come "criterio della ricerca". Non si tratta di una verità assoluta, come la teoria parmenidea dell'Essere, ma di un'ipotesi che permette di guidare la ricerca sperimentale.
Va però osservato che le stesse nozioni di ipotesi e di scienza sperimentali, di esperimento ripetibile, di laboratorio sperimentale, così come le intendiamo noi, sono piuttosto lontane dalla teoria e dalla prassi di ricerca del mondo antico. Anche la concezione - e la pratica - moderna per cui scienza e tecnologia si integrano vicendevolmente non sono certo chiaramente espresse nella filosofia di Democrito. Torneremo sul tema del rapporto tra sapere, esperienza e pratica nel successivo § 6, sulla MEDICINA GRECA.

§. 5.3. Il moto infinito degli atomi nello spazio infinito
Gli atomi, secondo Democrito, sono, in perpetuo movimento. Muovendosi nel vuoto, essi si urtano, si scontrano, si uniscono variamente.
Questi atomi, che nel vuoto infinito sono separati tra loro e che differiscono per forme e grandezze, si muovono nel vuoto e incontrandosi si urtano: e parte rimbalzano e vengono spinti dove capita, parte invece si collegano a seconda della convenienza di forma, di grandezza e posizione, e restano uniti. E così si svolge la generazione di tutto ciò che è composto.
Il movimento degli atomi, che è all'origine del mutamento delle cose, si conserva attraverso gli urti. Anche nel caso di atomi che si collegano per fare composti, Democrito e gli atomisti successivi sostengono che essi continuano a muoversi. Ciascuno infatti si muove nello stretto spazio delimitato dagli atomi vicini, soggetto a collisioni frequenti, che sono simili a rapide vibrazioni. *Quindi la quantità di moto non diminuisce, ma si conserva attraverso tutti gli urti.
Quanto alla causa che muoverebbe gli atomi, Democrito non ha bisogno di ipotizzarla. Per lui, a differenza di Empedocle e Anassagora, il moto inerisce agli atomi stessi. Gli atomi si muovono ab aeterno. Egli non ha bisogno di ammettere una forza distinta dalla materia, poichè vede nel moto uno stato naturale che si prolunga all'infinito senza che intervenga causa alcuna. Questa veduta troverà la sua compiuta espressione solo nel principio d'inerzia formulato da Galileo e da Cartesio, nel secolo XVII, ma che, secondo Enriques, potrebbe già essere attribuito a Democrito.
Per meglio apprezzare la modernità di Democrito, si consideri che per lui gli atomi non cadono nel vuoto - come diranno invece alcuni atomisti posteriori - ma si dirigono in tutte le direzioni: non esiste nel vuoto nè alto nè basso, e il suo spazio è *isotropico. Non solo, ma per lui, oltre al nostro, ci sono stati, ci sono e ci saranno infiniti mondi, con infinite varianti casuali nell'aggregazione degli atomi. Niente di più lontano dallo schema pitagorico, platonico, aristotelico e stoico, che sarà ripreso dalla teologia cristiana e mussulmana, secondo cui il mondo è finito, la terra sta al centro, ci sono luoghi fissi assegnati ai diversi elementi ed astri, lo spazio terrestre è profano e quello celeste è sacro e perfetto, l'ordine si ripete ciclicamente uguale e le specie sono fisse e prive di qualunque evoluzione o variazione.
*APPROFONDIMENTO. SPAZIO FISICO E SPAZIO GEOMETRICO IN DEMOCRITO.
*Da quanto precede è ormai evidente che Democrito non identifica più grandezze fisiche e grandezze geometriche. In effetti, mentre le linee, le superfici, lo spazio geometrico (lo spazio vuoto) sono un continuum divisibile all'infinito, le grandezze fisiche sono discontinue, sono cioè formate di corpuscoli, gli atomi, assolutamente indivisibili (impenetrabili).
In altre parole per Democrito, come per la geometria dei suoi tempi, i punti della geometria non hanno estensione e lo spazio geometrico è un continuum divisibile a piacere, mentre l'atomo, l'elemento ultimo della materia, è caratterizzato contemporaneamente da un'estensione data (anche se minima) e dall'indivisibilità.
L'atomismo di Democrito si presenta quindi come un atomismo solo fisico e non fisico-geometrico come era quello di Pitagora. I punti geometrici e gli atomi materiali non sono più identificati. Democrito elimina per questa via le difficoltà insite nella concezione pitagorica del di continuo e nella concezione eleatica del continuum, superandone in qualche modo la contrapposizione.

§. 5.4. Il caso e la necessità
Abbiamo visto come Democrito ricerchi la causa di tutti i fenomeni nel moto degli atomi. La spiegazione cinetica dell'universo fisico conferisce al sistema di Democrito i caratteri di un rigoroso *materialismo. In lui non troviamo, come invece nei pitagorici e in Platone, il dualismo di anima e corpo e di spirito e materia. Anche quando parla di "anima", egli non intende qualcosa di diverso per natura dalla materia. Egli concepisce l'anima come formata da animi più fini e mobili che trasmettono il loro movimento agli altri atomi del corpo.
Per Democrito la formazione di tutte le cose, compresi gli esseri viventi, dipende esclusivamente dal gioco delle cause meccaniche, cioè dagli scontri e dalle pressioni reciproche degli atomi. Tutto quello che avviene in natura si può spiegare sulla base delle pure leggi del moto. Non esiste un piano prestabilito che indirizzi i movimenti verso un fine. Gli incontri tra gli atomi sono puramente casuali, ovviamente non nel senso che non abbiano una causa precisa, ma nel senso che non sono predisposti in vista della realizzazione di fini, che la loro trama complessiva non ha alcun significato intenzionale. Come egli afferma, "tutto ciò che esiste è frutto della necessità e del caso".
Quello di Democrito quindi è un *determinismo materialistico. Tutto ciò che avviene ha una causa determinata e necessaria. Come nel suo universo non c'è posto per i fini, così non c'è posto per la libertà, per una dimensione dello *spirito o della vita indipendente dalla materia degli atomi. Perciò la dottrina di Democrito sarà avversata e combattuta da Platone da Aristotele, sostenitori di una concezione finalistica della natura. Tale concezione riguardava sia la natura vivente (le funzioni degli organi di un corpo vivente evocano anche oggi al comune buon senso l'idea di un progetto intenzionale della natura) sia lo stesso ordine del mondo. Per loro cielo e terra costituiscono non solo un ordinamento spaziale organizzato da un'intelligenza divina, ma addirittura un ordinamento gerarchico di valore. Per Platone poi, come per Pitagora, l'anima è superiore al corpo che la contiene, e puo' ritornare ad essere del tutto libera dalla sua influenza.
*APPROFONDIMENTO. LE DIFFICOLTA' DEL DETERMINISMO MECCANICISTICO IN BIOLOGIA.
Qualunque cosa si pensi della metafisica finalistica e spiritualistica, proprio nel campo della fisica la dottrina di Democrito andava incontro a grandi difficoltà quando passava a considerare gli esseri viventi (quel campo specifico che noi oggi chiamiamo biologia). Senza l'idea moderna dell'evoluzione infatti risulta ben difficile ammettere che, nella formazione di un organismo animale e vegetale, quello straordinario accordo che si verifica tra le parti del corpo, accordo che solo consente la vita, si sia verificato per caso. Com'è possibile infatti spiegare la formazione di un organo così complesso e così unitario come l'occhio adducendo come causa il fortuito incontro di atomi?
Le difficoltà della dottrina di Democrito saranno espresse in maniera assai chiara da Cicerone. Costui affermerà che la probabilità che esseri così altamente organizzati come gli esseri viventi si siano formati per un incontro fortuito di atomi non è maggiore della probabilità che una manciata di lettere dell'alfabeto, gettate per terra, ricada a formare un poema come l'Iliade e l'Odissea.
E tuttavia noi sappiamo che tutto lo sforzo della scienza moderna sarà diretto proprio ad eliminare nella scienza le spiegazioni di tipo finalistico per sostituirle con spiegazioni di tipo causale. Questo avverrà dapprima nella fisica, che si libererà del concetto di fine con Galileo, e molto più tardi, a causa delle enormi difficoltà nella biologia. Solo al pensiero scientifico contemporaneo la prtesa di spiegare meccanicisticamente e deterministicamente anche la formazione degli esseri viventi non pare più assurda (come pareva a Platone, Aristotele e Cicerone), anche se i problemi da risolvere in questo campo sono sempre molti.

§. 6. La scuola medica si Cos.

Nella seconda metà del v secolo si accentua sempre di più la distinzione tra i generi letterari e la distinzione tra le diverse branche del sapere (matematica, geometria, astronomia, grammatica, retorica, musica, ecc.).
Si sviluppano anche le arti e le tecniche scientifiche, come l’architettura e la medicina, che si organizzano in gruppi corporativi, forniti di regole professionali, di un proprio metodo e di propri testi, anche se non di istituzioni pubbliche simili alle nostre Università. Tra le diverse scuole mediche, importante quella di Cos, cui appartiene Ippocrate, considerato il fondatore della medicina scientifica.
Per Ippocrate la medicina deve basarsi sulla sensazione e sull’esperienza e insieme sul ragionamento, che è in grado di individuare le cause della malattia fondandosi sui sintomi forniti appunto dall’esperienza. La malattia deriva per Ippocrate dalla rottura dell’equilibrio tra i quattro umori che pervadono il nostro corpo (prodotti rispettivamente dal cuore, dal cervello, dal fegato e dalla bile). Vengono rifiutate altresì le spiegazioni di tipo religioso di alcune malattie, come l’epilessia (morbo sacro).
L’ordine della natura è dunque conoscibile, per la scuola di Cos, come un ordine autonomo, fornito di un proprio equilibrio. Di tale ordine, che può essere conosciuto anche senza fare riferimento alla religione e all’ordine divino, anche l’uomo fa parte.

§.5 – Versione breve di ricapitolazione- L’atomismo: l’indivisibilità degli elementi
Il punto culminante della rivendicazione dell’autonomia dell’ordine del mondo rispetto alla volontà degli dei è raggiunto dall’atomismo, la fisica pluralista di Leucippo (V secolo) e Democrito (di Abdera, metà del V secolo - metà del IV secolo).
1) Il cosmo (l’Essere eterno) è costituito da un’infinità di atomi, corpi indivisibili e indistruttibili, distinguibili solo per la loro conformazione geometrica e per la loro posizione relativa nello spazio.
2) Gli atomi - indivisibili e non attingibili con la sensazione - aggregandosi e separandosi sono la causa della generazione e della dissoluzione delle cose sensibili, che compongono il cosmo.
3) Gli atomi si muovono nel vuoto (nel Non Essere) dello spazio infinito, nelle direzioni in cui li spinge l’impeto degli urti reciproci: ciclicamente si aggregano in grandi vortici e generano dei mondi, che poi spariscono, all’infinito.
4) Le aggregazioni degli atomi sono stabilite con assoluta necessità dalla loro forma geometrica, dalla traiettoria e dalla velocità del loro movimento, e da nient’altro.
5) Il fisico conosce gli atomi attraverso il puro ragionamento e spiega tutti i diversi fenomeni attraverso le qualità geometriche, la posizione e il movimento degli atomi. Le ordinarie qualità sensibili (che servivano agli Ionici, a Empedocle e ad Anassagora per descrivere i principi, gli elementi e i semi) non ci permettono invece di cogliere le caratteristiche reali degli atomi, e non ci permettono di andare oltre la semplice opinione.

Conclusione
L’atomismo respinge dunque l’idea presente in tutte le cosmologie precedenti, e che ricomparirà in quelle successive, per cui l’ordine del mondo è dato da un’intelligenza divina formatrice, che assegna in qualche modo alle diverse parti o elementi del mondo il loro posto e la loro funzione. Nello spazio infinito degli atomisti non c’è un centro, né un posto definito per le componenti dell’universo (p. es.: un certo luogo assegnato per natura alla terra ed un altro assegnato al cielo), né vi sono finalità e funzioni prestabilite (quali quelle che Platone, Aristotele e gli Stoici, assegneranno alle diverse specie animali), ma tutto è regolato dalla necessità meccanica. Quest’ultima a sua volta non ha evidentemente nulla di antropomorfo, non è pensata a misura dei desideri e delle esigenze umane, ma è una forza oggettiva ed impersonale.
Parlando della fisica di Aristotele ne mostreremo la sostanziale divergenza dalle caratteristiche della fisica meccanicista atomista (che sono: mancanza di centro, movimento degli atomi nel vuoto dovuto agli urti, mancanza di “luoghi naturali” assegnati nel cosmo agli elementi, mancanza di un’intelligenza ordinatrice che assegni fini e funzioni, riduzione di tutte le cause alla causa motrice costituita dagli urti degli atomi, spiegabile con assoluta necessità meccanica attraverso forma geometrica e posizione degli atomi).
La fisica aristotelica propone un modello totalmente alternativo all’atomismo meccanicista. Il modello aristotelico non solo sarà quasi universalmente accettato nel mondo antico e nel medioevo, ma condurrà alla svalutazione ed alla scomparsa delle opere degli atomisti, di cui ci restano solo frammenti.
Sulle ragioni di questa scelta e di questo rifiuto (tanto più interessanti in quanto l’atomismo democriteo sarà per molti versi ripreso dalla fisica galileiano-newtoniana) ritorneremo a più riprese.
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