Karl Marx

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Categoria:Filosofia

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Testo

Karl Marx
"Dimidiato, mutilato, incompleto, nemico a se stesso è l'uomo contemporaneo; Marx lo disse "alienato", Freud "represso"; uno stato d'antica armonia è perduto, a una nuova completezza s'aspira." (Introduzione a "I nostri antenati")
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Marx con il suo pensiero dà origine a una delle componenti intellettuali e politiche più importanti dell'età moderna: il marxismo. Oltre a essere stato "il filosofo del comunismo", è anche un classico della cultura, il cui pensiero riveste quindi una portata universale. Egli fu variamente interpretato. La sua importanza storico-politica si protese anche per tutto il 1900. Al di là delle opzioni politiche che ci potrebbero influenzare, si può scorgere un personaggio che ha colto l’evoluzione travagliata dell’800, del nascente industrialismo, del capitalismo e della società borghese che studiò con profondità, anche se certe analisi si sono rivelate errate, come pure alcune previsioni sull’evoluzione della società che non si sono concretizzate, e che a volte si sono evolute in direzioni divergenti rispetto alle sue previsioni. Nonostante tutto però l’elaborazione di Marx non è da scartare totalmente. Bisogna evitare sia un atteggiamento di esaltazione ideologica sia di denigrazione. Per quanto riguarda la corrente di pensiero da lui scaturita è lecito parlare di marxismi perché è un filone filosofico-politico molto variegato con articolazione e differenziazioni. Marx non ha lasciato indifferenza, ma solo ora, con la fine del comunismo, crea meno controversie ideologiche, ciò ha il pregio di consentire di inquadrare in modo più scientifico l’elaborazione marxiana cogliendo meglio pregi e limiti attraverso le sue opere principali.

Un aspetto molto importante del marxismo ci è mostrato da uno studioso, K. Korsch. Korsch mette in evidenza che Marx vuole essere analisi e spiegazione globale della società in tutti i suoi aspetti: economico, sociale, politico, culturale, e per questo motivo non sappiamo dire con precisione se sia stato un politico o uno storico o un filosofo. In Marx troviamo una consapevole tensione a considerare tutti gli aspetti (concetto che troviamo per primo in Hegel: "il vero è l'intero").
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Hegel: valore della storia: la storia è una processualità dialettica che procede per
contrasto guidata dall’Assoluto.
Lavoro: il lavoro è la condizione essenziale per diventare uomini: lavorare
riconoscere il limite, esprimere la propria creatività e intelligenza
a condizione che esso sia libero.
Marx ha tenuto una posizione critica anche nei confronti di Hegel, ma, nonostante le critiche, per alcuni aspetti importanti Marx rimase sempre un hegeliano, suo malgrado. In particolare lo scritto critico in riferimento a Hegel è la “Critica della filosofia del diritto di Hegel”, un saggio breve ma significativo. Le sue critiche verso tale filosofo erano simili a quelle mosse da Feuerbach. Per esempio Feuerbach aveva definito l’Hegelismo una «mistica razionale», mentre Marx lo aveva definito «misticismo logico». Entrambi consideravano l’Hegelismo una filosofia astratta che capovolgeva il rapporto soggetto-predicato.
Sinistra hegeliana:ragione e realtà non coincidono, la ragione è degli uomini,e ciò che è
razionale deve diventare reale e viceversa.Bisogna trasformare
razionalmente la realtà.
Marx riconosce il limite della sinistra hegeliana nella mancata capacità di passare “dalle armi della critica alla critica delle armi”.
Feuerbach: la religione è alienazione.Propone come soluzione l’ateismo
Per Marx il problema non è la religione, ma l’economia che creando disuguaglianze offre come oppio dei popoli la religione.
Socialismo utopistico: prendendo in esame i problemi della società capitalistica
immagina di superare il capitalismo stesso.
Es:Furie propose di costruire fabbriche in posti perduti
Owen propose di pagare di più gli operai per farli lavorare
meglio.
Per Marx quelle non sono altro che proposte utopiche le quali non possono fare altro che portare la società al fallimento.Egli propone un socialismo scientifico in quanto la sua proposta per superare il capitalismo è realistica: partire dalla comprensione del sistema industriale capitalistico per poi correggerlo passando ad un sistema industriale più concreto e nel quale non siano più presenti i problemi di quello precedente.
Economia politica classica: economisti che tra fine ‘700 e ‘800 descrissero le leggi di
(Smith, Richard e Marcus) funzionamento del sistema capitalistico industriale:
concorrenza, proprietà privata, valore del lavoro.
Questi definivano tale sistema perfetto.
Per Marx il sistema capitalistico ha aspetti positivi ma anche negativi (sfruttamento,disuguaglianza di ricchezza),per questo motivo va superato però prima bisogna conoscere le leggi studiando Smith, Richard e Marcus poi bisogna andare oltre per costruire un buon sistema economico-industriale comunista.
Tesi su Feuerbach
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Tesi n° 6:”Feuerbach risolve l’essenza religiosa nell’essenza umana, ma l’essenza
umana non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo.
Nella sua realtà essa è l’insieme dei rapporti sociali”
Secondo Marx l’uomo si definisce non perché possiede un’anima, ma come risultato di determinati rapporti sociali nei quali entra a farne parte attraverso il lavoro.

Tesi n° 11: “I filosofi hanno soltanto interpretato diversamente il mondo,si tratta di
trasformarlo”
La filosofia deve diventare politica, discorso pratico, non deve soffermarsi a quello teorico, contemplativo.
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L'alienazione dell'uomo di Marx è di natura socio-economica e dipende quindi da un fatto reale: è la condizione storica del salariato nell'ambito della società capitalistica ed è descritta sotto quattro aspetti fondamentali:
-Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività in quanto non è proprio ma è del capitalista .
-Il lavoratore è alienato rispetto alla sua attività perchè nella fabbrica non lavora in modo umano ma in modo ripetitivo e meccanico (è appendice della macchina).
-il lavoratore è alienato rispetto alla propria essenza: gli uomini si realizzano nellavoro ma non in modo obbligato e meccanico come nel capitalismo.
-il lavoratore è alienato rispetto al prossimo e agli altri uomini per la concorrenza tra di loro: nel sistema capitalistico non sono possibili autentici rapporti umani.
L’origine dell’alienazione risiede nel diverso modo in cui i soggetti coinvolti, l’operaio e il capitalista, sono rapportati dalla proprietà dei mezzi di produzione: ciò consente al capitalista di sopraffare l’operaio, è in grado di trattarlo come un mezzo per accrescere la propria ricchezza; l’operaio è se stesso merce. È questa visione frutto di un’analisi del costo-beneficio.
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Alcune analogie con l'"uomo alienato" di Marx le possiamo trovare nell' "uomo represso" di Freud.
Oltre agli scritti sulla psicoanalisi, Freud intorno al 1905 scrive tre saggi sulla sessualità o libido che indica come una chiave per spiegare la psiche umana e la intende come una carica di energia che tende alla soddisfazione secondo la teoria del piacere (vuole manifestarsi senza compromessi). Una parte di questa energia sessuale può essere indirizzata attraverso il meccanismo della sublimazione per altre attività utili per la società umana.
Secondo Freud non può esistere la civiltà senza una relativa repressione dei nostri istinti di origine libidica in attività conoscitive e produttive
Il grado di repressione però nella nostra civiltà tende a divenire eccessivo e a produrre nevrosi, quindi la società pesa sull'individuo con le sue regole e lo schiaccia.
Materialismo
L’azione materiale umanizza l’uomo: distinzione uomo-animale:
c’è distinzione perché l’uomo cominciò a produrre i mezzi per il lavoro per necessità.
Il termine materialismo per Marx non ha lo stesso significato che ha per Feuerbach. La concezione materialistica della storia si esprime nell’“Ideologia tedesca” (soprattutto nella prima parte, pubblicata postuma nella prima parte del ‘900) che Marx scrisse con Engels. Questo è un testo scritto per far chiarezza a se stesso su alcuni concetti.
Tedesca: il testo si concentra sull’analisi critica di certe teorie che erano nate nel mondo tedesco e riguardavano l’elaborazione della Sinistra Hegeliana. I suoi esponenti, secondo Marx, erano finti rivoluzionari, perché si limitavano alla critica parolaia, senza arrivare alla prassi rivoluzionaria.
Ideologia: tale termine nasce in Francia ai tempi di Napoleone, ma non aveva il significato negativo che assunse per Marx. Questi per ideologia intende una “falsa rappresentazione della realtà”; le ideologie non vanno in profondo nella loro analisi e non riescono ad afferrare le reali dinamiche della realtà. Marx distingue la rappresentazione ideologica della realtà con la rappresentazione scientifica, che invece riesce a rappresentare correttamente la realtà, analizzando anche la base economica e i fenomeni socio-politici che le stanno dietro.
I termini “struttura” (fattore determinante) e “sovrastruttura” sono molto usati da Marx.
Struttura (della società): fattori socio-economici.Costituita da:
Forze produttive:elementi necessari alla produzione: uomini=forza del lavoro
mezzi di produzione
conoscenze tecniche e scientifiche
per organizzare e migliorare la
produzione
Rapporti di produzione: rapporti sociali tra gli uomini che si instaurano nel processo
produttivo.
Questi trovano espressione giuridica nei rapporti di proprietà.
Sovrastruttura: fattori di natura religiosa, ideologica, politica, giuridica…
Tutti i soggetti coinvolti in questo sistema hanno tra loro dei rapporti di produzione che variano a seconda del modo di produzione.
Per esempio il rapporto feudale è differente dal rapporto relativo al sistema capitalista (tra capitalista e operaio), dove i rapporti di produzione si legano strettamente ai rapporti di proprietà. Gli operai sono esclusi dalla proprietà dei mezzi di produzione che fanno riferimento ai datori di lavoro.
Problemi:
1. Rapporto tra struttura e sovrastruttura
2. Nell’ambito della struttura, rapporto tra forze produttive e rapporti di
produzione (Marx si riallaccia a concetti di stampo hegeliano).
RAPPORTO TRA STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA
Marx utilizza più verbi che possono determinare interpretazioni diverse.
1. Afferma che la struttura determina la sovrastruttura. Usando tale termine sottintende che la sovrastruttura è assolutamente subordinata alla struttura.
2. Altre volte usa il termine condizionare, con significato più tenue. Smorza così il rapporto tra i due elementi. Se la struttura condiziona la sovrastruttura, infatti, non è detto che l’abbia determinata.
3. Inoltre Marx dice anche che la struttura e la sovrastruttura sono intrecciate; il tutto si complica, perché in un intreccio è difficile capire chi condiziona chi. Si concluderebbe che sia possibile che la sovrastruttura condizioni la struttura.
È impossibile dare una soluzione chiara a tale problematica interpretativa, ma indubbiamente Marx non pensava ad un rapporto tra struttura e sovrastruttura tanto meccanico (come il primo). Si pensa di poter comunque dire che il fattore decisivo sia quello economico, pur avendo la sovrastruttura un suo margine di autonomia (questa è l’ipotesi più accreditata).
RAPPORTO TRA FORZE PRODUTTIVE E RAPPORTI DI PRODUZIONE
Il processo storico (divenire storico) è di tipo dialettico (= Hegel): il motore che muove la società è rappresentato dalla dialettica tra le forze produttive e i rapporti di produzione. Tra questi due esiste una diversa velocità di sviluppo: le forze produttive sono più dinamiche e si sviluppano più rapidamente, mentre i rapporti di produzione si rivelano più statici. Per esempio il feudalesimo è caratterizzato da una configurazione di forze produttive (signore e servi) e rapporti di produzione sanciti a livello giuridico. La società feudale conosce un’evoluzione delle forze produttive, per cui nascono nuove figure sociali (mercanti). Quindi l’economia diviene più frastagliata e ci sono nuovi processi produttivi. Dal punto di vista giuridico e istituzionale c’è dunque una maggior lentezza nello svilupparsi delle leggi che regolano i rapporti di produzione rispetto al dinamismo sociale.
Conseguenze: questo comporta che, quando le forze produttive sono tanto sviluppate rispetto ai rapporti di produzione, si crea una contraddizione (termine Hegeliano). Per Hegel tale termine si associa allo scontro tra tesi e antitesi, che determina lo sviluppo dello spirito. Per Marx, invece, è lo scontro tra le diverse velocità di sviluppo che produce una situazione tendenzialmente rivoluzionaria. Le nuove forze produttive, sviluppandosi, determinano un inevitabile scontro tra vecchio e nuovo.
In particolare nel mondo capitalistico si determinano le condizioni per uno stato di contraddizione. Si verifica una divaricazione radicale tra minoranza capitalista e maggioranza proletaria, secondo un processo di proletarizzazione.
Nella divaricazione le forze produttive e in particolare le forze di lavoro (i due concetti non sono equivalenti: la forza di lavoro rientra nella forza produttiva, insieme alla scienza e alla tecnologia) subiscono un processo di socializzazione: lavoro cooperativo dove i componenti devono cooperare, cioè socializzare. Ma i mezzi di produzione, invece, rimangono privati, per cui le forze produttive vengono escluse dalla proprietà di essi.
Esemplificazioni storiche: Francia del ‘700: c’è lo scontro tra borghesia (=nuova forza
produttiva capitalistica) e aristocrazia
(=vecchi rapporti di produzione agrario-
feudali).
Vince la borghesia che impone i suoi
rapporti produttivi e la sua visione del
mondo.
Capitalismo moderno: contraddizione tra forze produttive sociali e
rapporti produttivi privatistici.
La fabbrica moderna è posseduta da capitalisti
e azionisti ma la produzione è opera collettiva
degli operai.
Il capitalismo ha in sé la contraddizione
dialettica, che pone la base del socialismo e
quindi una rivoluzione comunista mondiale
che porterà al socialismo=struttura definitiva
perché razionale.
Tale situazione è destinata a gonfiarsi e ad esplodere in rivoluzione
Sviluppo delle grandi formazioni economico-sociali: la società evolve dalla società asiatica a quella antica, poi a quella feudale infine a quella borghese.
Asiatica: caratterizzata da forme comunitarie di proprietà
Antica: contrapposizione tra schiavi e signori
Feudale: contrapposizione tra servi e feudatari
Borghese: contrapposizione tra proletari e borghesi
A queste dovrebbe anticipare una comunità primitiva di stampo comunista e seguire la futura società comunista: secondo Marx questo è uno sbocco necessario e dialettico (v. Hegel: processo dialettico necessario):
“Col comunismo inizia la storia del genere umano e finisce la preistoria”

Il manifesto socialista (gennaio ’46-gennaio ’48)
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Verso la fine degli anni ’40 (’47) gli autori Marx ed Engels aderiscono ad un gruppo rivoluzionario di comunisti (la lega dei comunisti) che gli commissionano un manifesto propagandistico per presentare le posizioni comuniste che erano una piccola frangia delle sette rivoluzionarie. È stato pubblicato alla vigilia dei moti.
È molto sintetico: è un pamphlet, una sintesi brillante della loro concezione della storia. È una sintesi che può scadere nello schematismo, riduzione della complessità dei problemi: impoveriti e superficiali. Proprio perché semplificato e per questo più accessibile, è stato letto da molti, al contrario del “Capitale”. Più tardi, quando il marxismo divenne espressione conosciuta, il “manifesto” divenne il “libro del socialista”.
Nella parte iniziale Marx delinea in modo sintetico la concezione materialista della storia, vista come luogo nel quale si sono avvicendate le lotte di classe (le classi ovviamente sono mutate: liberi vs schiavi, patrizi vs plebei, baroni vs servi della gleba). Si sofferma sul mondo contemporaneo, sulla società borghese e la lotta di classe fra borghesi e proletari; non demolisce del tutto la borghesia, ma le attribuisce anche dei meriti storici:
1. ha liquidato il feudalesimo, un modo di produzione non in grado di produrre ricchezza;
2. ha creato la scienza e la tecnologia moderna;
3. ha messo in atto meccanismi produttivi tali da amplificare la ricchezza sociale;
4. ha reso la società più aperta e dinamica di quella tradizionale.
Insomma la borghesia ha buttato giù i limiti tra le diverse società, unificandole in un unico sistema sociale ed economico (capitalismo).
La borghesia è la “classe che vive e prospera rivoluzionando gli assetti tradizionali”, è una classe dinamica. Allo stesso tempo però per le stesse caratteristiche del modo di produzione capitalistico, la borghesia ha creato le condizioni per il suo stesso abbattimento. Infatti ha creato il proletariato (ragionamento simile ad Hegel: “ogni cosa nell’affermarsi genera le condizioni del proprio negarsi”).
La contraddizione fra borghesia e proletariato genera le condizioni per il degenero della società dagli stessi borghesi costruita.
È evidente come tale messaggio tende a colpire più il sentimento che la ragione.
Dittatura del proletariato: fase di transizione tra capitalismo e comunismo ed è una
dittatura di una maggioranza, al contrario di ciò che accadeva
quando la borghesia era al potere.
Nella seconda parte del manifesto Marx si sofferma sulla critica a certe espressioni del socialismo del tempo, come per esempio il socialismo utopico, alcuni socialisti idealisti e tutti quelli da lui considerati “fumosi” e non attaccati all’analisi concreta della società del tempo.
“IL CAPITALE”
Questo testo non è stato terminato da Marx, il quale ne pubblico solo il primo libro, ma Engels lavorò sui manoscritti per pubblicare anche il resto, che però risulta incompleto in alcune parti.
L’intento di Marx non era quello di fotografare la società capitalistica esistente, ma il suo era un intento idealizzante: voleva studiare le linee di fondo, mettendo a tacere gli aspetti secondari e quelli non integrabili col capitalismo che esistevano ai suoi tempi (come per esempio le forme produttive residuali di stampo precapitalistico) perché il suo scopo era di scoprire l’evoluzione del sistema capitalistico.
Si presenta quindi come un ideale che poi va messo in relazione con la realtà perché ne è una chiave di lettura.
L’essenza del sistema capitalistico è quella di produrre merci su vasta scala. Si chiede quindi cosa sia una merce; in proposito bisogna distinguere due aspetti:
1. il valore d’uso: il metro in cui assolvono ad un bisogno. Le merci possono avere valori d’uso differenti;
2. il valore di scambio: la merce viene scambiata e ciò si concretizza nell’utilizzo del denaro. Bisogna confrontare i differenti valori di scambio delle merci.
Due merci possono avere valori d’uso differenti ma valori di scambio uguali. Chiedendosi perché questo accada, Marx si risponde dicendo che deve esistere un minimo comune denominatore che le fa equivalere: l’unica caratteristica che hanno in comune può essere che entrambe le merci sono frutto del lavoro umano.
Il settore distributivo/commerciale, come si può vedere, non è considerato determinante.
Marx riprende la teoria non sua del valore lavoro, che si era affacciata nell’economia classica, e i cui maggiori esponenti erano stati Adam Smith, Thomas Marcus (che aveva formulato la tesi secondo cui la popolazione cresce in proporzioni geometriche, mentre gli alimenti in proporzioni aritmetiche) e in particolare lo scozzese David Richard, secondo cui il valore della merce è dato dal lavoro umano socialmente necessario (valore medio, non individualmente necessario) per produrla. Come si può denotare Marx non tiene in considerazione la legge della domanda e dell’offerta.
I più non capiscono questo perché illusioriamente la merce sembra avere una sua autonomia rispetto all’uomo, si parla in proposito di feticismo delle merci. Tale determinazione fa riferimento al feticcio (totem) che veniva adorato nell’antichità: al selvaggio che aveva costruito il totem sembrava che questo si fosse più grande di lui e che avesse una forza sovrastante. Ugualmente nel mondo capitalistico le merci sembrano avere un valore indipendente.
La produzione delle merci: nel sistema capitalistico il possessore del capitale investe del denaro per acquisire tutto ciò che gli occorre per la produzione di una merce. Poi, prodotta la merce, la rivende, con un ritorno di denaro superiore al denaro investito. Denaro → merce → denaro
D – M – D’ in cui D’ > D
Marx si chiede quindi come sia possibile che il denaro alla fine sia maggiore di quello investito, per rispondersi pone l’attenzione sull’analisi dei principali fattori che concorrono alla produzione delle merci.
1. materie prime, materiale da lavoro
2. mezzi di lavoro (macchinari)
3. forza lavoro ed operai
Attraverso la combinazione di questi tre fattori si arriva alla produzione delle merci, secondo cui dopo aver rivenduto la merce il denaro ricompare aumentato: il ciclo produttivo genera un plus valor.
Il plus valor non si può produrre quando il capitalista acquista il materiale da lavoro e i mezzi di lavoro, e neanche quando la merce viene venduta perché nelle compravendite le merci vengono scambiate con valori equivalenti.
Bisogna vedere come influiscono i tre fattori sopraccitati:
• per quanto riguarda le materie prime il loro valore rimane immutato nel prodotto;
• nell’utilizzo dei mezzi di lavoro si verifica un ammortamento, che contribuisce a determinare il valore della merce: la sostituzione dei macchinari e il valore del loro costo, che viene trasferito nel valore delle merci, ma che non genera valore.
Sia le materie prime che i mezzi di lavoro costituiscono quindi il capitale costante che si ritrova immutato nel valore della merce.
• Il plus valor non può che riguardare la forza lavoro e quindi la merce che il capitalista acquista valore dato dal salario.
Per capire tale valore bisogna applicare la teoria del valore lavoro (in base alla quale il valore della merce è dato dal lavoro socialmente necessario per produrla), che corrisponde al salario che può variare e che per questo le forze lavoro corrispondono al capitale variabile.
Il capitalista ha quindi trovato una merce particolare che usandola crea valore, più di quanto sia espresso nel salario, questa differenza da il plus valor.
Rapporto fra plus valore e profitto: questi due non equivalgono, c’è fra loro una differenza e quindi il saggio del plus valor non corrisponde al saggio del profitto, che è sempre minore, perché lo diminuisce il capitale costante. Per incrementare il plus valore:
1. si incrementa il valore assoluto, però questo ha dei limiti perché alla fine l’operaio “crepa” (necessita infatti di un aumento idoneo)
2. bisogna produrre un plus valore relativo che si ottiene aumentando la produttività degli operai.

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