Immanuel Kant: tutto su di lui

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

IMMANUEL KANT
VITA
- Immanuel Kant nacque da famiglia di origine scozzese a Konisberg, capoluogo della Prussia Orientale (che poi passò sotto il blocco sovietico) nel 1724.
- Fu educato nel Collegium Fridericianum
- Uscito dal collegio studiò filosofia, matematica, teologia all’università di Konisberg
- Dopo gli studi fu precettore in alcune case patrizie e questo risultò essere un mestiere frustrante, essendo gli allievi la maggior parte delle volte sprezzanti.
- Nel 1770 fu nominato professore di logica e metafisica nella stessa università e tenne questo posto fino alla morte, nonostante una grave forma di debolezza senile che lo privò gradualmente di ogni facoltà.
SCRITTI
- Si possono distinguere tre periodi
1) fino al 1760: prevale l’interesse per le scienze naturali, in particolare per la cosmologia. L’opera principale è STORIA NATURALE UNIVERSALE E TEORIA DEI CIELI, in cui descrive la formazione dell’intero sistema cosmico.
2) Fino al 1780: prevale l’interesse filosofico
3) Dal 1780 in poi: effettuerà un approfondimento delle tematiche filosofiche e successivamente si aprirà il cosiddetto “periodo critico” o “criticismo”, periodo di massima originalità della riflessione kantiana.
Appartenere all’Illuminismo significa per Kant sostanzialmente due cose:
1) presa di distanza dal dogmatismo, inteso come razionalismo dogmatico, dall’onnipotenza della ragione umana. Fu Hume a risvegliarlo dal “sonno dogmatico”. La ragione per Kant è infatti uno strumento finito.
2) Superare lo scetticismo. La filosofia di Hume era approdata allo scetticismo, non dava cioè neanche alle matematiche un fondamento certo. Kant invece le salva.
CRITICISMO
- Iniziatore fu Locke, ma quello di Kant è ovviamente più approfondito
- Kant fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia
- Criticare: da κρινω, giudico, esamino, ovvero interrogarsi programmaticamente circa il fondamento delle possibilità umane, chiarendone la possibilità, la validità, i limiti.
- Sappiamo che, a parte la sensibilità, la ragione è l’unico strumento che abbiamo per conoscere il mondo.
- Sappiamo poi che sulla sensibilità possiamo avanzare dei dubbi, poiché le sensazioni sono fallaci di norma
- Il punto è: anche sulla ragione possiamo avanzare dei dubbi? Le sue possibilità sono o non sono limitate?
- Secondo Kant, e questo è un problema che affronta mediante la metafora dell’isola, la ragione può conoscere solo quello di cui ha o può avere esperienza.
- La metafisica si occupa di problemi che vanno al di là del mondo di cui possiamo avere esperienza.
- Kant paragona il campo dell’esperienza ad un’isola e la metafisica ad un mare tempestoso: l’uomo, essendo pervaso dallo stupore, vorrebbe conoscere di più del campo esperienziale, ma uscendo dai confini dell’isola rischia di naufragare.
- Questa filosofia è dunque definita “filosofia del limite”, che non equivale ad una forma di scetticismo, poiché tracciare il limite di un’esperienza significa garantirne, entro il limite, una certa validità.
LA DISSERTAZIONE DEL 1770
- è l’opera fondamentale che segna il passaggio all’indirizzo critico.
- Il titolo è FORMA E PRINCIPI DEL MONDO SENSIBILE ED INTELLEGIBILE, e Kant la presentò per la nomina a professore ordinario di logica e metafisica nel 1770.
- Kant comincia con lo stabilire una distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale.
- Nella conoscenza sensibile possiamo distinguere materia e forma.
- Materia: è la sensazione (o molteplice dell’intuizione). Essa è una modificazione dell’organo di senso da parte dell’oggetto che agisce. È dunque una forma di passività, essendo noi recettivi.
- Forma: è la legge che ordina le sensazioni ricevute, la possediamo in modo congenito e ha un aspetto attivo.
- La forma esiste, a livello della sensibilità, secondo due dimensioni: lo spazio ed il tempo, che sono intuizioni (apprensioni dirette della realtà) pure (non sono mescolate a nulla di empirico)
• il tempo: la forma del senso interno che ordina le cose in successione
• lo spazio: la forma del senso esterno che ordina le cose le une accanto alle altre.
- Ogni sensazione ricevuta viene incasellata in queste due dimensioni
- Spazio e tempo non hanno tuttavia la stessa importanza: il tempo è infatti più importante in quanto tutte le sensazioni vengono tradotte nel tempo, la dimensione umana per eccellenza.
- L’insieme di materia e forma produce il FENOMENO (da φαίνομαι, apparire), l’uti apparent, che però è oggettivo per tutti gli uomini.
- La conoscenza intellettuale ci fa invece giungere alla sostanza, al noumeno e pur nell’ambito di un serie di limiti può cogliere le cose uti sunt.(opinione che cambierà nel corso dei suoi scritti)
GLI SCRITTI DEL PERIODO CRITICO
- Abbiamo detto che la dissertazione del 1770 rappresenta il passaggio al periodo critico kantiano.
- Nei dieci anni che seguirono realizzò delle opere, concentrandosi sul mondo dell’uomo diviso in tre ambiti: la conoscenza (Critica della ragion pura – 1781); la morale (Critica della ragion Pratica – 1788); la relazione tra l’uomo e la natura (Critica del Giudizio)
- Per quanto riguarda la conoscenza si occuperà di sensibilità ed intelletto.
- Per quanto riguarda la morale (da mos – costume) si occuperà della ragione, la facoltà che presiede l’ambito dei comportamenti umani
- Per quanto riguarda la relazione uomo – natura si occuperà del sentimento. La natura infatti, attraverso il sentimento, ci appare più vicina.
LA CRITICA DELLA RAGION PURA
- La critica della ragion pura si presenta come la fase più originale del pensiero di Kant
- Essa è sostanzialmente un’analisi critica dei fondamenti del sapere
- Prendiamo in considerazione il titolo:
• CRITICA: abbiamo già esaminato questo termine in precedenza.
• RAGIONE: in senso lato la facoltà della conoscenza; in senso più specifico equivale all’intelletto, ma un intelletto tracotante che vuole andare oltre i confini dell’isola.
• PURA. Perché non contaminata da nulla di sensibile, al contrario della ragione empirica.
- Ai tempi di Kant l’universo del sapere si articolava in scienza e metafisica, che, agli occhi del filosofo si presentavano in modo molto diverso.
- La prima appariva un sapere fondato ed in continuo progresso, la seconda invece, con le sue contese senza fine, non aveva per nulla intrapreso il cammino della scienza.
- Al contrario di Hume infatti sappiamo che Kant considerava il valore della scienza un fatto ormai stabilito.
- Tuttavia, anche se la metafisica non poteva di fatto essere considerata come scienza, la nobiltà della stessa (di cui Kant si dichiarava “innamorato deluso”) lo portava ad indagare al riguardo.
- C’è infatti una predilezione degli uomini verso la metafisica, un “perenne anelito” che porta l’uomo ad andare fuori dai confini dell’isola.
- Dunque lo studio di Kant si articola secondo 4 domande di base:
1) come è possibile la matematica pura?
2) Come è possibile la fisica pura?
3) Come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
4) Come è possibile la metafisica come scienza?
- Mentre però nel caso della matematica e della fisica si tratta solo di chiarire le condizioni che le rendono possibili, nel caso della metafisica si tratta di capire se esistono condizioni tali da legittimarla.
- Innanzi tutto Kant adopera un metodo analitico per capire come è fatta la scienza, quali siano le sue proposizioni, dividendo queste ultime in 3 gruppi:
1) GIUDIZI ANALITICI A PRIORI:
- Analitici: perché basta analizzare il soggetto. Il predicato non fa altro che esplicitare quanto c’è già di implicito nel soggetto stesso
- A priori: perché non hanno bisogno dell’esperienza
- Dunque sono universali e necessari in quanto a priori, ma sono infecondi in quanto in essi il predicato non dice nulla di nuovo rispetto al soggetto. Ad esempio: i corpi sono estesi.
2) GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI
- Sintetici: perché i predicati dicono qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, dunque sono fecondi
- A posteriori: perché derivano dall’esperienza, dunque sono particolari e non necessari. Ad esempio: il tè è caldo.
3) GIUDIZI SINTETICI A PRIORI
- Sintetici: perché il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto e dunque sono fecondi
- A priori: perché non derivano dall’esperienza e dunque sono universali e necessari.
- Essi dunque posseggono la fecondità dei giudizi d’esperienza e la scientificità dei giudizi analitici
- Dunque la scienza risulta feconda in duplice senso: per quanto riguarda la materia che le deriva dall’esperienza, sia per quanto riguarda la forma, che le deriva dai giudizi sintetici a priori, i quali quindi rappresentano la spina dorsale della scienza, l’elemento che le conferisce universalità e stabilità.
SCIENZA = ESPERIENZA + PRINCIPI SINTETICI A PRIORI
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
- Come Copernico aveva ribaltato i rapporti terra-sole in astronomia, così Kant, per spiegare la scienza, ribalta i rapporti fra soggetto ed oggetto, stabilendo che non è l’oggetto a modificare il soggetto, bensì il soggetto che imprime all’oggetto le sue forme a priori.
- Se fosse l’oggetto ad imporre al soggetto le sue leggi non si potrebbe arrivare a nulla di scientifico, di oggettivo.
- I PRINCIPI A PRIORI sono quadri concettuali (spazio e tempo per la sensibilità, le dodici categorie per l’intelletto) attraverso cui incaselliamo le sensazioni. Ecco perché i principi a priori non servono a nulla senza l’oggetto sensibile, ma sono insiti in noi
- Gli esseri umani li utilizzano per ordinare il molteplice dell’intuizione: sono come lenti azzurre attraverso cui conosciamo la realtà: noi non sappiamo come sia davvero la realtà, il noumeno, l’uti sunt, ma per noi, per tutto il genere umano essa è azzurra, il fenomeno, l’uti apparent.
LE FACOLTA’ DELLA CONOSCENZA E LA PARTIZIONE DELL’OPERA
- Kant articola la conoscenza in tre facoltà principali:
- SENSIBILITA’: la facoltà attraverso cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente mediante le forme a priori di spazio e tempo
- INTELLETTO: la facoltà di pensare attraverso i concetti puri o “categorie”
- RAGIONE: la facoltà attraverso cui andando oltre l’esperienza si cerca di spiegare il mondo attraverso le tre idee di anima, mondo e Dio.
- La critica della ragion pura si biforca in due tronconi principale:
• DOTTRINA DEGLI ELEMENTI: anatomia del processo conoscitivo, che si propone di conoscere gli elementi puri o a priori.
• DOTTRINA DEL METODO: fisiologia del processo conoscitivo, che consiste nel determinare l’uso possibile degli elementi a priori della conoscenza.
- La dottrina degli elementi si biforca in estetica trascendentale , che studia la sensibilità e le sue forme a priori, spazio e tempo; e logica trascendentale, che studia il pensiero e a sua volta si biforca in analitica trascendentale, che studia l’intelletto (ovvero la facoltà del pensiero) e le sue forme a priori, le categorie; e dialettica trascendentale, che studia la ragione (ovvero l’intelletto dominato dalla υβρις) e le tre idee di mondo, anima e Dio.
- Nella terminologia scolastica del medioevo erano denominate “Trascendentali” quelle proprietà universali che tutte le cose hanno in comune.
- Kant si ricollega a questa tradizione terminologica pur connettendo però il concetto di “trascendentale” a quello di “a priori”.
ESTETICA TRASCENDENTALE
- Per estetica oggi si intende la scienza del bello. Tuttavia etimologicamente il termine deriva dal verbo greco αιστάνομαι, ho sensazioni.
- Dunque questa è la dottrina che studia il potere degli uomini di avere delle sensazioni
- Kant considera la sensibilità recettiva, in quanto non genera i propri contenuti, bensì li accoglie.
- Ma essa è anche attiva, in quanto organizza il materiale accolto, il molteplice dell’intuizione, in spazio e tempo, che costituiscono le forme a priori della sensibilità.
- Dopo 10 anni riprende la dissertatio, capendo che il suo traguardo andava cambiato, come accennato precedentemente: l’uomo può percepire solo il fenomeno, le cose uti apparent; le cose uti sunt, il noumeno, è conoscibile soltanto a Dio, o meglio è proprio di Dio.
- Come abbiamo detto precedentemente lo spazio è la forma del senso esterno, quella forma a priori che sta alla base del disporsi delle cose le une accanto alle altre, mentre il tempo è la forma del senso interno, quella forma a priori che sta alla base del disporsi delle cose l’una dopo l’altra. Abbiamo detto anche che il tempo è più importante dello spazio in quanto tutto è nel tempo, mentre non tutto è nello spazio, ad esempio i sentimenti.
- Kant giustifica l’ “apriorità” dello spazio e del tempo dicendo che non possono derivare dall’esperienza in quanto per fare un’esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e tempo.
- Essi sono dei quadri mentali a priori entro cui incaselliamo i molteplici dell’intuizione.
- Essi hanno:
• realtà empirica: in quanto il loro essere si attiva ogniqualvolta che si ha esperienza di qualcosa
• idealità trascendentale: in quanto in noi sono a priori, appartengono al soggetto e non all’oggetto e dunque sono puri e a priori.
- Tuttavia senza la presenza di un oggetto che attivi i nostri sensi essi non vengono attivati
- La loro natura è dunque intuitiva e non discorsiva, hanno bisogno infatti della sensibilità.
- Ecco perché possiamo conoscere sensibilmente solo il fenomeno: l’intuizione sensibile è propria dell’uomo mentre quella intellettuale è propria solo di Dio, che conosce le cose uti sunt.
- Essendo noi finiti, possiamo conoscere le cose solamente uti apparent, i fenomeni.
- LA FONDAZIONE KANTIANA DELLE MATEMATICHE
- Kant giustifica ulteriormente l’apriorità di spazio e tempo mediante alcune considerazioni sulle matematiche.
- Secondo il filosofo geometria ed aritmetica sono le scienze a priori per eccellenza.
• sintetiche: perché ampliano le nostre conoscenze (infatti il risultato si trova mediante una particolare operazione, sia essa somma o differenza etc e non per via analitica.)
• a priori: perché valgono indipendentemente dall’esperienza.
- La geometria è la scienza che dimostra sinteticamente e a priori le proprietà delle figure mediante l’intuizione pura di spazio.
- L’aritmetica è la scienza che determina le proprietà della serie numerica, basandosi sull’intuizione pura di tempo, senza la quale non esisterebbe lo stesso concetto di numero.
- Dato che è a priori, la matematica è universale e necessaria
- Per quale ragione allora le matematiche, pur essendo create nella nostra mente valgono in natura? Per rispondere a questa domando Galileo aveva affermato che Dio, creando, geometrizza. Kant invece risponde che ai molteplici dell’intuizione vengono applicate le intuizioni pure di spazio e tempo, che sono a loro volta i concetti cardine delle matematiche.

LOGICA TRASCENDENTALE
- La seconda parte della dottrina degli elementi è appunto la logica trascendentale, che ha come oggetto d’indagine l’origine, l’estensione e la validità delle conoscenze a priori proprie dell’intelletto e della ragione.
- Per quanto riguarda l’intelletto se ne occuperà l’analitica trascendentale, per quanto invece concerne la ragione, la dialettica trascendentale.
ANALITICA TRASCENDENTALE
- Noi sappiamo che sensibilità ed intelletto sono indispensabili perché senza la sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto nulla sarebbe pensato.
- Kant stesso dice “I pensieri senza intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche.”
- Ma cosa sono i concetti? Mentre le intuizioni sono delle affezioni, i concetti sono delle funzioni e dunque attivi e consistono nell’ordinare ed unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune.
- Essi possono essere:
• empirici: derivati dall’esperienza
• puri: contenuti a priori nell’intelletto
- I concetti puri si identificano con le CATEGORIE, ovvero quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto.
- Ciascun concetto è il predicato di un giudizio possibile, dunque le categorie coincidono con i predicati primi.
- Aristotele aveva già parlato di categorie, ma mentre quelle aristoteliche avevano un valore sia ontologico che gnoseologico (ricordiamo che le aveva definite per quanto riguarda la metafisica le diverse forme attraverso cui si dà l’essere e per quanto riguarda la logica i predicati).
- Kant invece adopera questo termine con una portata esclusivamente gnoseologica, in quanto rappresentano le leggi dell’intelletto.
- Bisogna capire in che modo agisce l’intelletto: quando pensiamo giudichiamo (giudicare in termini filosofici, ovvero attribuire un predicato ad un soggetto), dunque ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio.
- Quando pensiamo categorizziamo, allo stesso modo i cui la sensazione viene incanalata in spazio e tempo.
DEDUZIONE TRASCENDENTALE
- Una volta chiarito il concetto di categoria, Kant si trova di fronte al problema di giustificarne l’uso.
- Il problema che viene posto è: perché le categorie, pur essendo forme soggettive della nostra mente pretendono di valere anche per la realtà, che materialmente non è l’intelletto a creare?
- Kant usa il termine deduzione in senso giuridico – forense, volto alla dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto.
- Nei confronti della sensibilità il problema non sussiste perché sono intuizioni, non corriamo il rischio di sbagliare in quanto siamo passivi.
- SOLUZIONE
1) l’unificazione del molteplice non deriva dalla molteplicità stessa, ma dall’intelletto che unifica, ordina e sintetizza
2) dato che i molteplici dell’intuizione e l’intelletto ordinatore sono due realtà eterogenee Kant sviluppa il concetto di un’autocoscienza universale, un centro mentale unificatore, l’IO PENSO ( o appercezione – percezione con coscienza), che è formale, in quanto dà le leggi, ed è finito, in quanto l’uomo stesso è finito.
3) L’attività dell’io penso si attua tramite i giudizi
4) I giudizi si basano sulle categorie, i 12 modi di agire dell’io penso
5) Quindi gli oggetti non possono essere pensati senza essere categorizzati
- ovviamente dunque la realtà non dipende da noi, però pensandolo e categorizzandola la rendiamo conoscibile
- L’io penso viene identificato come il principio supremo della conoscenza umana, ciò che rende possibile l’oggettività del sapere
- Tuttavia il concetto dell’io penso no fa di Kant un idealista, poiché l’io penso non crea, ma è solamente formale, si limita dunque solo ad ordinare una realtà preesistente, senza la quale esso stesso non avrebbe senso. Il pensiero senza l’oggetto è infatti un paradosso.
SCHEMI TRASCENDENTALI
- Con questa teoria Kant vuole dimostrare come l’intelletto condizioni la realtà in concreto.
- Schema: rappresentazione intuitiva di un concetto
- il problema che Kant si pone in questo caso è questo: sensibilità ed intelletto sono due facoltà eterogenee. Per metter insieme queste due cose sussiste la necessità di un terzo elemento che abbia una doppia natura, formale e materiale.
- E questo elemento è appunto lo schema, una rappresentazione che ha a che fare con la realtà, ne raccoglie le caratteristiche ma non è la realtà stessa.
- Quindi gli schemi trascendentali sono le categorie calate nel tempo . se il tempo condiziona gli oggetti, l’intelletto condizionando il tempo condizionerà gli oggetti
- A questo punto si può definire l’io penso come legislatore della natura: abbiamo visto come la realtà dipenda da noi, ma è il soggetto umano che impone le leggi alla natura, prende cioè atto della sua regolarità e la trasforma in legge.
- Ora dato che alla base anche della scienza più esatta c’è il fenomeno, cosa è per noi il noumeno?
- In senso positivo: l’oggetto dell’intuizione intellettuale (cosa che non ci riguarda in quanto essa è propria solo di Dio)
- In senso negativo è un promemoria critico, volto a ricordarcela nostra finitezza.
DIALETTICA TRASCENDENTALE
- Rappresenta l’ultima parte della Critica della Ragion Pura: se prima Kant si è preoccupato di come sia possibile il sapere scientifico adesso il problema è se la metafisica possa costituirsi come scienza.
- Analizziamo il termine dialettica: parola “famosa” in ambito filosofico
- Per Platone era la scienza delle idee
- Per Kant la dialettica trascendentale è lo smascheramento dei ragionamenti fallaci della metafisica
- Noi sappiamo che i limiti dell’isola sono invalicabili, tuttavia la ragione tracotante vuole avventurarsi al di fuori di essa poiché la metafisica rappresenta un’esigenza inevitabile della mente umana. Ed è proprio per questo motivo che il filosofo se ne deve occupare.
- Secondo Kant, questo nostro voler uscire dall’isola deriva dal fatto che la nostra ragione, insoddisfatta dal campo dell’esperienza, che è inevitabilmente un campo relativo, sia attratta dall’assoluto.
- Ecco che questa ragione tracotante si serve, per conoscere il mondo, di tre idee.
- IDEA: per Platone le idee erano degli esseri perfetti, che stavano nell’iperuranio e dei modelli rispetto alle cose del mondo; per Kant l’idea è una perfezione non reale, che trascende dalla possibilità di esperienza. In altre parole le idee sono rappresentazioni mentali a cui non si può trovare un corrispondente nel mondo reale.
• idea di anima: mediante cui la ragione è portata ad unificare i dati del senso interno, dunque è l’insieme dei fenomeni del senso interno.
• Idea di mondo: mediante cui la ragione è portata ad unificare i dati del senso esterno, dunque è l’insieme dei fenomeni del senso esterno.
• Idea di Dio: mediante cui la ragione è portata ad unificare i dati del senso interno e quelli del senso interno.
- L’errore della metafisica consiste nel trasformare queste esigenze puramente mentali in altrettante realtà e dunque in altre scienze, ovvero la psicologia razionale, la cosmologia razionale e la teologia razionale (o naturale), dimenticando però che noi non abbiamo a che fare con la cosa in sé, il noumeno, ma con la realtà non oltrepassabile dal fenomeno.
CRITICA DELLA PSICOLOGIA RAZIONALE
- Innanzi tutto bisogna capire da dove derivi l’idea di anima: l’uomo ha sempre ammesso che, al di là del corpo, vi fosse qualcosa di altro, quel quid che egli ha chiamato anima (ψυχή da ψύω respirare). E questo quid è sempre stato considerato la parte più nobile del corpo (vedi Pitagora e Platone).
- La psicologia razionale, secondo Kant, è fondata su un paralogismo, ovvero su un ragionamento errato che consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’io penso e conseguentemente attribuirgli una serie di qualità, come ad esempio l’immortalità, l’incorruttibilità ecc.
- Ma l’errore sta nel fatto che l’io penso non è sostanza, è solo una funzione. Cosa sia in realtà l’io penso non lo sappiamo perché lo conosciamo solo come fenomeno.
- Inoltre abbiamo detto che l’anima è l’insieme dei fenomeni del senso interno, ma noi non possiamo conoscere la totalità dei fenomeni dell’interiorità, li possiamo conoscere solo ad uno ad uno.
- L’idea di anima dunque nasce dal desiderio della ragione tracotante di voler conoscere tutti i fenomeni dell’interiorità.
- E allora l’anima è solo una rappresentazione mentale, un’idea metafisica che soddisfa la voglia di superare i confini dell’isola, ma che in realtà non esiste.
CRITICA DELLA COSMOLOGIA RAZIONALE
- Abbiamo detto che il mondo è l’idea che rappresenta la totalità dei fenomeni del senso esterno
- Ma, come per l’idea di anima, non possiamo conoscere tutti i fenomeni dell’esteriorità: possiamo solo sperimentare questo o quel fenomeno, ma non la totalità di essi.
- Quando la ragione umana si è convinta di conoscere in mondo ha prodotto 4 antinomie
- ANTINOMIA: (dal greco αντι, contro e νόμος legge – letteralmente contrasto di leggi). Sono coppie di affermazioni opposte, la tesi che afferma e l’antitesi che nega, ma tra le quali non è possibile decidere.
- In particolare le prime due sono dette “matematiche” perché concernono il cosmo dal punto di vista delle categorie di quantità e qualità. La terza e la quarta sono dette “dinamiche perché concernono il cosmo dal punto di vista della relazione e della modalità.
• PRIMA: quantità: tesi “Il mondo ha limite secondo il tempo e lo spazio” antitesi “Il mondo è infinito secondo il tempo e lo spazio”
• SECONDA: qualità: tesi “Tutto nel mondo consta del semplice” antitesi “Non vi è niente di semplice, tutto invece è composto”
• TERZA: relazione: tesi “Vi sono nel mondo delle cause con libertà” antitesi “Non vi è libertà. Tutto invece è natura”
• QUARTA: modalità: tesi “ nella serie delle cause cosmiche vi è un certo essere necessario” antitesi “Non vi è nulla di necessario, tutto è contingente”
- Tra la tesi e l’antitesi di queste antinomie è impossibile decidere, poiché entrambe possono essere valide
- Il difetto è dunque nell’idea di mondo, che essendo al di là dell’esperienza non può fornire elementi per scegliere.
- Dunque anche l’idea di mondo è illegittima.
CRITICA DELLA TEOLOGIA RAZIONALE (O NATURALE)
- Dio, è concepito da Kant, come l’ideale della ragion pura, ovvero quell’ENS REALISSIMUM concepito dagli altri filosofi, che è l’essere più reale in assoluto, che è causa sui e dal quale derivano e dipendono tutti gli esseri.
- Tale causa ci lascia nella totale ignoranza riguardo alla sua realtà effettiva.
- Tuttavia la tradizione ha elaborato una serie di prove dell’esistenza di Dio che Kant raggruppa in prova ontologica, cosmologica e fisico-teologica.
1)PROVA ONTOLOGICA: S. Anselmo. Essa pretende di ricavare l’esistenza di Dio dal concetto che essendo Egli perfetto non può mancare dell’attributo più perfetto ovvero l’esistenza. Kant obietta che non è possibile “saltare” dal piano della mente a quello della realtà e dunque dalla possibilità logica alla realtà ontologica. L’esistenza infatti è qualcosa che si può constatare solo empiricamente e non logicamente (cento talleri reali e cento pesanti sono molto diversi tra loro). Ecco che allora la prova ontologica risulta o impossibile (quando vuole derivare una realtà da una idea) o contraddittoria (se nell’idea del perfettissimo assume già l’esistenza che deve ancora dimostrare).
2)PROVA COSMOLOGICA: si basa sulla distinzione tra congiungente e necessario e afferma che se qualcosa esiste, deve esistere allora un ente assolutamente necessario. Secondo Kant, il 1° limite di tale prova è un uso illegittimo del principio di causa che in questo caso parte dal molteplice dell’intuizione per innalzarsi a qualcosa di metaempirico. Tuttavia il principio di causa connette tra loro i molteplici dell’intuizione, i fenomeni con qualcosa di transfenomenico.
Il 2° limite è che con una serie di forzature logiche, dopo aver ricavato la necessità di questo ente, ricava che il necessario è qualcosa di perfettissimo che non può fare a meno di esistere. Dopo aver dimostrato questa causa incausata si pretende di dimostrare che questa esiste a livello reale. Si è dunque fatto nuovamente quel “salto mortale” tra la possibilità logica e la realtà ontologica, della precedente prova, che abbiamo detto essere fallace.
3)PROVA FISICO-TEOLOGICA: si basa sull’ordine del mondo per asserire che il mondo non è fatto a caso, come invece concludeva Democrito, ma esiste una Mente Ordinatrice, identificata con Dio creatore mossa da un fine buono. Il mondo dunque è degno del suo creatore, perfetto, bello e armonioso. Il limite di questa prova è che noi però non possiamo escludere che questa forza ordinatrice sia della natura stessa e non di Dio. E se si asserisce che questo ordine non può venire dalla natura si è costretti a concepire Dio come causa ordinante e come causa dell’essere stesso del mondo. Ma tale operazione può avvenire solo identificando la causa ordinante con l’Essere Necessario Creatore, ricadendo nella prova cosmologica e dunque in quella ontologica. Inoltre questa prova pretende di stabilire l’esistenza di una causa bella, infinita e perfetta, degna del mondo steso, ma non riflette sul fatto che gli attributi che diamo al mondo sono relativi a noi e non ci permettono di passare dal finito all’infinito. Con questo però non si deve pensare che Kant sia ateo, che abbia cioè negato Dio, bensì ha voluto mettere in discussione la sua dimostrabilità razionale.

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