Il problema sociniano della tolleranza

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Testo

Il problema sociniano della tolleranza

Biografia e pensiero filosofico

Socini o Sozzini, nome di una famiglia italiana fiorentina a cui appartengono due teologi vissuti nel XVI secolo, che elaborarono una dottrina antitrinitaria nota come socinianesimo.

Lelio Socini (Siena 1525 - Zurigo 1562), studiò diritto, dedicandosi successivamente al greco, all'ebraico, all'arabo e all'esegesi biblica e avvicinandosi alle opere dei riformatori. Viaggiò a lungo in Europa, stringendo contatti con esponenti della Riforma quali Melantone e Calvino. Stabilitosi a Zurigo, scrisse una serie di dissertazioni teologiche sui sacramenti e sulla resurrezione della carne. Pur interrogandosi sulla dottrina della Trinità, non formulò esplicitamente un pensiero antitrinitario; si batté per la libertà di pensiero dei teologi.

Fausto Socini (Siena 1539 - Luclawice, Polonia 1604), nipote di Lelio Socini, nel 1559 fu denunciato dall'Inquisizione e dovette lasciare l'Italia per tre anni, viaggiando tra Zurigo, Lione e Ginevra. Rientrato in Italia nel 1563, visse dodici anni a Firenze alla corte dei Medici senza manifestare dissenso verso il cattolicesimo.
Nel 1575 si trasferì a Basilea, dove partecipò a dispute dottrinali con esponenti della Riforma. Formatosi sugli scritti dello zio Lelio, delineò una sua teologia radicale, che prese il nome di socinianesimo. La sua teologia rifiuta il dogma trinitario e nega la divinità di Cristo, pur considerandolo figlio di Dio e Redentore. Il socinianesimo rigetta inoltre la dottrina del peccato originale e del sacrificio di Cristo per i peccati degli uomini, il potere dei sacramenti e la possibilità di una condanna eterna.
Verso il 1579 Socini si recò in Polonia, dove trascorse il resto della vita a diffondere la sua dottrina con scritti e pubblici dibattiti. Diresse inoltre l'attività delle comunità antitrinitarie in Transilvania (attualmente una regione della Romania) tramite relazioni epistolari. Nel 1598, a causa di una sommossa popolare, dovette lasciare Cracovia. Molte delle sue concezioni teologiche risentono del pensiero umanistico nell'esaltazione della ragione e nel rifiuto del soprannaturale.
Nonostante fu un tenace apostolo della propria dottrina difesa contro ogni minaccia, offrì lo spettacolo di un eretico singolare ambasciatore della tolleranza religiosa, aperto ad un universalismo religioso con i segni della dissoluzione dell'etica dogmatica.

La sua dottrina eretica ha un'impronta estremamente razionalistica e si basa sulla convinzione che nessun dogma tradizionale può essere accettato, perche appare manifestamente irrazionale alla mente umana. In particolare, inaccettabile è il dogma della trinità: vi è un'unica persona divina, Dio Padre, di cui lo Spirito Santo è semplice manifestazione; Cristo è soltanto un uomo, scelto da Dio a guida degli altri uomini, i quali si salvano non per la grazia divina ma per le loro buone azioni. Per il socinianesimo, inoltre, la pena inflitta ai peccatori non è eterna e i sacramenti sono pure cerimonie esteriori.

La trattazione sulla tolleranza

Se il problema della tolleranza si impone ad ogni fermento di eresie al fine di precisare l'atteggiamento teoretico e pratico da assumere nei confronti delle nuove dottrine, si può dire che nel secolo XVI ha raggiunto il suo vertice, e non soltanto a causa della riforma protestante, quanto per il confluire di una molteplicità di aspetti storici, culturali, politici ed etnici. La complessità di queste situazioni ha unito studiosi, regnanti, riformatori e tradizionalisti in una comune problematica, quella della tolleranza: fu una questione teoretica e pratica, volta a far accordare le diverse dottrine all'interno del sistema al fine di un'utile coesistenza, studiando come pensatori e uomini di Stato dovessero comportarsi nei confronti delle opinioni differenti dalla loro.
La posizione di Fausto Socino in proposito costituisce un importante esempio, non soltanto in relazione al suo comportamento pratico nei confronti delle confessioni altrui, ma soprattutto in rapporto ai dogmi sostenuti e alla propria dottrina, che sopra abbiamo brevemente presentato. Egli infatti non vede la tolleranza come sincretismo tra le diverse religioni (conciliazione arbitraria di dottrine filosofiche tra loro inconciliabili) e nemmeno (se non alla lontana) come irenismo: ovvero, non pretende di raggiungere un accordo coi suoi avversari venendo ad un compromesso sulle verità rivelate. La tolleranza sociniana è piuttosto il rispetto dell'altrui indagine teologica e religiosa, e (giacchè il socinianesimo nega la validità effettiva di qualsiasi dogma), ammette la pluralità delle confessioni come risposta al relativismo dogmatico. La tolleranza teorica prende dunque l'aspetto di un misconoscimento di una dogmatica garantita da un magistero depositario della verità rivelata, ma anche di un libero esame delle scritture. Ciò implica una molteplicita di interpretazioni che rendono enormemente più vasto il problema della tolleranza pratica, che Socino risolve non pretendendo di imporre le proprie convinzioni, ma rispettando quelle altrui, tendendo ad un irenismo (tendenza a realizzare l'unione delle confessioni cristiane in base ai punti che hanno in comune) di carattere morale: ovvero la confidenza in Dio, che per lui è sinonimo di obbedienza ai comandi divini, si realizza anche indipendentemente dalla postulazione di certe verità; questo, perchè colui che dubita, non assume certo questa posizione perchè non vuole credere in Dio, ma perchè teme che quelle presunte verità non siano veramente tali, né abbiano Dio come genesi.

BIBL.: Grande Antologia Filosofica, vol. VIII Il Pensiero della Rinascenza e della Riforma ; Enciclopedia Multimediale Microsoft Encarta 98, Il socinianesimo e i suoi maggiori esponenti ; L'enciclopedia Glorier, Socinianesimo.

Di Morabito Fabio

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