Il primo Heidegger

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

IL PRIMO HEIDEGGER
HEIDEGGER E L’ESISTENZIALISMO
1930-1945_ Heiedegger è stato considerato la maggior figura dell’esistenzialismo contemporaneo, ovvero il filosofo che incarna le istanze della filosofia esistenziale del ‘900.
Dopo il 1945_ vennero pubblicati gli inediti degli anni trenta e si ebbe una SVOLTA (zain), in cui appare evidente come il programma “ontologico” di “Essere e tempo”, non era quello dell’esistenza, bensì quello dell’essere. Le singole cose che si manifestano = gli enti. Perciò H. nega la propria appartenenza all’esistenzialismo.
PERCORSO ONTICO = domande sul singolo ente (manifestazione più eclatante di come la filosofia sia sparita). Bisogna invece fare una ricerca ontologica, non ontica.
Rivoluzione interpretativa: Filosofo dell’esistenza ==> filosofo dell’essere.
Modi di affrontare il problema dei rapporti tra H. e l’esistenzialismo sono insoddisfacenti, perchè:
_Fa di H. un esistenzialista tout court, un esistenzialista incoerente;

_lo sforzo di rivendicare la portata ontologico di H. finisce per smarrire i legami con l’esistenzialismo e riduce la questione ad un semplice equivoco storiografico del passato.
.
H. risulta parte integrante della storia dell’esistenzialismo, pur non essendo storiograficamente classificabile come tale. All’esistenzialismo ha fornito analisi, tematiche, e una sorta di grammatica filosofica.
1. Essere e tempo è un’analitica esistenziale condotta in vista dell’elaborazione del problema dell’essere;
2. il protagonista di Essere e tempo non è l’essere, bensì l’esistenza;
3. se risulta scorretto appiattire il secondo Hiedegger sul primo, risulta altrettanto sbagliato appiattire il primo sul secondo, cioè leggere Essere e tempo sulla falsariga della interpretazione che ne ha offerto Hiedegger dopo la “svolta”, alla luce degli esistenziali come “eventi” dell’essere;
4. Essere e tempo non ha influito solo sull’esistenzialismo, poiché è stato esso stesso influenzato dall’atmosfera esistenzialista e dalla sua sensibilità per gli aspetti negativi e limitanti della condizione umana.
i
Non si può parlare di Heidegger a prescindere dall’esistenzialismo e viceversa.
VITA E SCRITTI
Nasce nel 1889, nel Baden da una famiglia borghese. Nel 1909 s'iscrive all'università di Friburgo, diventando un allievo di Rickert. Nel 1915 diventa libero docente all'università di Friburgo. Nel 1916 Husserl viene chiamato all'università di Friburgo. H. ne diviene assistente. Dal '17 al '23 lavora intensamente col maestro su Kant, Aristotele, Fichte, Fenomenologia della religione. Dal '23 al '27 è professore a Marburgo, dove viene seguito dai primi allievi grazie al suo fascino come docente. Nel '27 pubblica la prima e unica parte di Essere e tempo. Rompe con la filosofia di Husserl, ma contrasti ve n'erano stati anche prima, poiché Husserl mal sopportava l'antisemitismo di H. Nel '28 gli succede a Friburgo. Nel '29 pronuncia la prolusione Che cos'è la metafisica? Pubblica anche Kant e il problema della metafisica e L'essenza del fondamento.
DAL NEOKANTISMO ALL’ONTOLOGIA
1914_ Teoria del giudizio nello psicologismo: contro lo psicologismo e la riduzione delle leggi logiche a leggi psicologiche, contrapponendo, alla mutevolezza degli stati psichici la validità degli enunciati logici.
1916_ Teoria delle categorie e del significato in Duns Scoto: discorso sull’autonomia dei significati → esigenza di connettere il mondo della logica con il mondo storico dello spirito vivente. Necessità di una FONDAZIONE FILOSOFICO-METAFISICA DELLA LOGICA.
Si allontana dalla prospettiva antimetafisica dei neokantiani → la filosofia non può fare a meno dell’ottica che le è propria, cioè della metafisica → chiarificazione metafisico-teologica della coscienza.
1916_ Concetto di tempo nella storiografia: Interesse per lo spirito vivente che è essenzialmente spirito storico. Deriva dalle influenze della filosofia e delle cultura tardo-ottocentesca e primo novecentesca, ma anche da kiekegaard e dalla tradizione cristiana. Avvicinamento alla fenomenologia ==> potenzia questi interessi, perché H. ne sottolinea soprattutto la capacità di giungere alla “cose stesse”, cioè di fornire un metodo per l’ermeneutica fattività (o della vita).
ESSERE E ESISTENZA
SCOPO Essere e tempo è quello di costruire un’ontologia che permette di comprendere e porre la domanda sull’essere, per giungere ad una determinazione completa del senso (Sinn) dell’essere.
In una domanda → Nella domanda Che cos’è l’Essere?
1. ciò che si domanda → essere stesso;
2. ciò a cui si domanda, l’interrogato → è un ente poiché l’essere è sempre proprio di un ente;
3. ciò che si trova domandando → senso dell’essere.
PRIMO PROBLEMA ONTOLOGIA: determinare qual è l’ente che deve essere interrogato.
Questa stessa domanda, con tutte le sue implicazioni, è il modo d’essere di un ente determinato cioè l’uomo, che possiede un primato ontologico sugli altri enti perché su di lui deve cadere la scelta dell’interrogato.
Nel problema dell’essere c’è:
1. un cercato = l’essere;
2. un interrogato = l’uomo o l’esserci;
3. un ricercato = il senso dell’essere.
L’analisi del modo d’essere dell’Esserci è essenziale o preliminare per l’ontologia è la prima questione da cui bisogna partire [dal tedesco → dasein]. L’uomo/esserci non è dotato di qualità permanenti, l’esserci cambia, si modella, VIVE ==> Si può così parlare del primato dell’esistenza (→ basato sulla vita che cambia e si modella) sull’essenza (→ non muta mai).
Il modo d’essere dell’Esserci è l’esistenza: l’analisi di questo modo d’esserci sarà dunque l’analitica esistenziale che è l’unica strada per giungere alla determinazione di quel senso dell’essere.
CARATTERISTICHE DELL’ESISTENZA:
• possibilità di rapportarsi in qualche modo all’essere, di comprendere l’essere;
• è possibilità d’essere;
• non è una realtà fissa, ma un insieme di possibilità fra cui l’uomo deve scegliere.
Mentre le cose sono ciò che sono (=semplici presenze), l’uomo è ciò che ha da essere ciò che è, perché è ciò che progetta e sceglie di essere.

Esistenza riferito all’uomo → EX-SISTERE = stare al di fuori o al di là di sé, nella dimensione della possibilità o del progetto. E’ esistenza, possibilità, è, per definizione, cambiamento, possibilità di cambiare. Possibilità dell’uomo di farsi da sé. Il carattere dell’esistenza lo fa diventare un CHI, piuttosto che un CHE COSA. Non si deve infatti partire da una presunta definizione, da un’idea astratta di umanità, bensì dalla quotidianità media, comune. In essa l’esserci si pone come possibilità. QUOTIDIANITÀ MEDIA = caratteri che gli uomini hanno sempre avuto nella storia (mangiare, discutere, bere…) e condurre questa indagine implica l’ANALITICA ESISTENZIALE.
STRUTTURE ESSTENZIALI = determinazioni che si trovano sempre nell’esserci, nel loro viere quotidiano, l’essere dell’esserci.
Trascendendo la realtà in vista della possibilità → Esserci = ente a cui nel suo essere ne va di questo essere stesso, cioè è un ente il cui essere risulta permanentemente in gioco, a cominciare dall’alternativa tra autenticità e in autenticità.
SCELTA: problema che si pone di fronte al singolo uomo e che dà luogo alla comprensione esistentiva od ontica.
Comprensione esistenziale od ontologica: indaga teoricamente le strutture fondamentali dell’esistenza.
_Metodo: fenomenologia. Essa non è infatti una dottrina, bensì un metodo: concerne le modalità di questa ricerca, non l’oggetto. Essa punta direttamente sulle cose.
_Fenomeno: non è apparenza, ma manifestazione o rivelazione di ciò che la cosa stessa è nel suo essere in sé. Non si contrappone perciò ad una realtà più profonda, ma è l’aprirsi di questa realtà.
_Logos: discorso che manifesta ciò di cui si parla → è VERO: (=non nascosto) se fa vedere e discopre ciò che era coperto.
:
ESSENZA FENOMENOLOGIA: fare in modo che l’essere dell’esistenza si manifesti, all’analisi, nelle sue strutture fondamentali, senza alterazioni, aggiunte o correzioni.
c
La filosofia è ontologia universale e fenomenologia: descrizione obiettiva e imparziale delle strutture essenziali (=dimensioni invarianti) dell’esistenza.
L’ESSERE NEL MONDO E LA VISIONE AMBIENTALE PREVEGGENTE
Gli uomini nella loro concretezza sono innanzitutto esseri nel mondo ==> prendersi cura delle cose che gli occorrono, manipolarle, ripararle, costruirle…
E’ un sentirsi legati al mondo ed è un legame costitutivo, essenziale.
CARATTERISTICHE DEL “PRENDERSI CURA”:
1. trascendenza: l’Essere oltrepassa la realtà di fatto, come si presenta a prima vista;
2. progetto: costruisce la realtà secondo una totalità di significati facenti capo a lui stesso, cioè come un insieme di strumenti utilizzabili.
_Essere-nel-mondo = prendersi cura delle cose
_L’essere delle cose di cui ci si prende cura = utilizzabilità delle cose.
.
L’uomo è nel mondo trascendenza e progetto = l’uomo è nel mondo in modo tale da progettare il mondo stesso secondo un piano globale di utilizzabilità, volto a subordinare le cose ai suoi bisogni e ai suoi scopi.
n
o L’uomo non è nel mondo secondo la modalità della conoscenza, ma secondo quella del “commercio”, della manipolazione degli enti.
o Le cose non sono oggetti di studio, ma strumenti di azione.
o Semplice-presenza = modo di essere derivato e privativo rispetto alla utilizzabilità, che si manifesta quando all’atteggiamento del commercio subentra quello della manipolazione.
Commercio: non è cieco, perché esiste uno specifico modo di vedere che guida la manipolazione ==> (umsicht) visione ambientale preveggente, cioè la visione circospetta del mondo-ambiente (complesso di rimandi fra gli utilizzabili, che si richiamano l’un l’altro attraverso una serie più o meno lunga di rinvii. E’ tutto l’insieme delle cose che ci vengono davanti con l’utilizzabilità).
Queste cose non si manifestano isolatamente il mondo si qualifica come una totalità di rimandi e di significati mettenti capo all’uomo.
Per l’uomo le cose, gli enti, esistono originariamente come mezzi. Lo strumento per definizione serve per qualcosa, rinvia quindi a qualcos’altro, in rapporto cui esiste o è stato progettato. Lo strumento crea un rapporto col modo.
Nel segno diviene esplicita la struttura ontologico dell’utilizzabilità secondo un progetto.
• Ci sono dei casi in cui gli oggetti perdono la loro utilizzabilità, oppure non l’hanno mai avuta: semplice presenza → cose, che sono addirittura da ostacolo (Ferandenait) → l’uomo viene analizzato come se fosse una cosa tra le altre.
• Esserci → ha la caratteristica che l’uomo entri in rapporto con le cose ma anche con gli altri. Non c’è un soggetto senza mondo, ci sono anche gli altri esserci → esserci nel mondo = essere con (mitscein), essere in rapporto con gli altri. Il mondo è quindi condiviso con gli altri esserci, l’intuizione di se stesso avviene sempre con l’intuizione degli altri.
Essere in mezzo a una totalità di strumenti = essere familiari con una totalità di significati.

Se il mondo viene prima delle singole cose, l’uomo viene prima del mondo, perchè si identifica con l’ente grazie al quale soltanto possono darsi dei “significati”.
Esistere nel mondo = progettare = il progetto si fonda sulle possibilità che all’uomo sono offerte. La comprensione di queste possibilità è un modo d’essere fondamentale dell’uomo.
L’uomo ha già da sempre una precomprensione, vaga e riflessa, della realtà che lo circonda. Egli la eredita, insieme al linguaggio dalla società in cui vive.
La conoscenza stessa, in quanto interpretazione, è un’esplicitazione del precompresso.

H. apre così le porte all’ermeneutica contemporanea = CIRCOLO ERMENEUTICO, parte della filosofia secondo cui ci si trova già dentro un circolo (non vizioso) da cui non se ne può uscire senza la precognizione.

ESISTENZA INAUTENTICA
a) Con-esserci ed esistenza anonima
La vita in autentica non è la parte più svalutizzante, è la vita più normale, nella quotidianità. E’ mediocre, ma normale.
L’esistenza è apetura verso il mondo e verso gli altri. Nella società di massa ognuno di noi è gli altri, la GENTE, nessuno è se stesso.
Come il rapporto tra l’uomo e le cose è un prendersi cura delle cose, così il rapporto tra l’uomo e gli altri è un aver cura degli altri.
APPUNTI:
In questo agire, com’è l’ESSERCI?
I MODI COSTITUTIVI DELL’ESSERCI, i modi con cui l’Esserci vive la sua quotidianità sono:
1. situazione emotiva: emozione, emotività, non si può conoscere l’oggetto puro, perché gli esseri sno anche emotività.
2. la comprensione: comprendere capire, forma di conoscere originario.
• Libero arbitrio: indifferenza, scelgo la possibilità che voglio (tradizione cattolica)
• Possibilità di scegliere all’interno di alcune possibilità date dall’esserci costituite dal rapporto che si ha col mondo, sia con gli altri.
3. interpretazione: comprendere senza interpretare è impossibile. Interpretazione e comprensione sono strettamente connesse (circolo ermeneutico).
L’aver cura può significare:
• sottrarre agli altri le loro cure, cioè l’uomo non si cura tanto degli altri quanto delle cose da procurar loro, perciò è la forma inautentica della coesistenza, è un puro “essere insieme”
• aiutarli ad essere liberi di assumersi le proprie cure, cioè l’uomo apre agli altri la possibilità di trovare se stessi e di realizzare il loro proprio essere, perciò è la forma autentica, il vero “coesistere”
La trascendenza esistenziale, fondandosi sulle possibilità di essere dell’uomo, è nello stesso tempo un atto di comprensione esistenziale. Ci sono 2 tipi di comprensione:
• comprensione autentica, nella quale l’uomo assume come punto di partenza se stesso
• comprensione inautentica, nelle quale l’uomo assume come punto di partenza il mondo e gli altri, che è il fondamento dell’esistenza anonima.
L’esistenza anonima è quella di tutti e di nessuno; è l’esistenza del “si dice” o “si fa”. In essa tutto è livellato e insignificante. E’ la dittatura del sì (no “si” come affermazione, ma del “così si dice”), acriticamente l’opinione pubblica racconta, dice…
Essa è caratterizzata da:
1. linguaggio: che è lo svelamento dell’essere, e nell’esistenza anonima diventa chiacchiera inconsistente. Si fonda sul “si dice”;
2. curiosità: un’esistenza così vuota, cerca di riempirsi in qualche modo, ed è protesa verso la novità e perciò è curiosa, curiosità non per l’essere delle cose ma per la loro apparenza visibile;
3. equivoco: l’esistenza, in preda alle chiacchiere e alla curiosità, finisce per non sapere neppure di che si parla.
b) La Cura
Heidegger non condanna l’esistenza anonima, ma riconosce solo la sua appartenenza alla struttura esistenziale dell’uomo ed è un suo costitutivo poter essere (possibilità).
Alla base di questo poter essere c’è la deiezione, ossia la caduta dell’uomo a livello delle cose.
L’uomo è quindi gettato nel mondo in mezzo alle altre cose, al loro stesso livello, e si sente perciò abbandonato ad essere ciò che è di fatto. Gli uomini vivono in un mondo che non hanno scelto. “noi siamo nel mondo, ma non l’abbiamo scelto noi” → l’esserci è il vivere senza avere scelta.
Questa situazione emotiva si differenzia dalla comprensione esistenziale poiché è un continuo progettare in avanti mentre l’altra è orientata all’indietro e fa perno sul fatto che l’uomo c’è ed è esistente fra gli altri.
Bisogna prendere coscienza del fatto ce il nostro modo di vita è in autentico (SUPERFICIALITA’), e prendere coscienza che la vita potrebbe essere diversa.

La Cura è l’essere dell’Esserci, ovvero la struttura fondamentale dell’esistenza. E’ l’essere degli esserci, l’elemento unitario che rende possibile la manifestazione degli esserci.
L’Esserci è una possibilità, un progettare in avanti che non fa che cadere all’indietro, su ciò che l’esistenza è di fatto (=deiezione ed inautenticità), infatti tutte le possibilità lo riconducono alla situazione d’origine.
Le caratteristiche dell’Esserci come Cura sono:
• la comprensione dell’essere
• la possibilità
• il progetto
• la trascendenza
• l’essere-nel-mondo
• il prendersi cura degli utilizzabili
• la coesistenza
• l’aver cura degli altri
• la comprensione
• la situazione emotiva
• l’esser-gettato
La Cura è la totalità delle strutture (autentiche e in autentiche) dell’Esserci. La Cura esprime la situazione di un ente che, gettato nel mondo, progetta in avanti le sue possibilità.
L’uomo in quanto Esserci è un ente a cui, nel suo essere, ne va di quest’ essere stesso: l’uomo può quindi scegliere come punto di partenza o se stesso o il mondo e gli altri uomini. Nel primo caso si ha la comprensione propria dell’esistenza autentica, nel secondo la comprensione dell’esistenza in autentica.
L’ESISTENZA AUTENTICA
a) La morte
L’esistenza dell’uomo è anche un poter essere ==> PERCORSO.
Nella vita ci sono tutte le possibilità all’interno di un percorso, però manca qualcosa in particolare: la morte.
La morte, per Heidegger, non è la fine dell’esistenza dell’uomo, ma è la possibilità dell’Esserci. E’ l’ultima possibilità dell’esistenza. Teoricamente e teoreticamente la vita manca di qualcosa, e solo morendo l’esserci arriva alla completezza. Tuttavia morendo, vi è la perdita dell’Esserci nel mondo, quindi dopo la morte l’esserci diventa una semplice presenza, perde il CHI, quindi apparentemente c’è sempre qualcosa che manca.
Il Non esserci si muove come DIVENIRE DIALETTICO.
Il “sì” esorcizza la morte che viene vista come qualcosa di strano, di impudico…in una società in autentica, dove vive la dittatura del sì, la morte viene cacciata fuori dalla società, quindi l’Essere per la morte è l’essere autentico.
• più propria, in quanto concerne l’essere stesso
• incondizionata, perché appartiene all’uomo visto come singolo, isolato
• certa.
• e, come tale, indeterminata e insuperabile, in quanto l’estrema possibilità dell’esistenza è la sua rinuncia a sé stessa
Soltanto nel riconoscere la possibilità della morte, nell’assumerla su di sé come scelta anticipatrice, l’uomo ritrova il suo essere autentico e comprende veramente se stesso.
Il sentimento che accompagna la comprensione della morte è l’angoscia.
ANGOSCIA [≠ PAURA (riguardante solo gli enti definiti)] è quella situazione in cui l’Esserci si trova di fronte al nulla della possibile impossibilità dell’esistenza. Perciò l’angoscia nullifica l’esistenza.
Lo spaesamento: momento che serve per la grande scelta, solo così l’esserci può arrivare all’autenticità.
L’esistenza quotidiana è una continua fuga di fronte alla morte. L’individuo la considera come una caso fra tanti e cerca di dimenticarla.
La decisione anticipatrice progetta invece l’esistenza come un essere-per-la-morte. Non significa suicidio e neppure attesa, ma significa abbandonarsi alle possibilità del destino.
b) La “voce della coscienza”
E’ un richiamo all’uomo che gli dice di fare una scelta piuttosto che un’altra. Essa coi parla dentro di noi.
E’ la voce che ci dice che potremmo vivere in modo diverso e ciò fa scaturire il senso di colpa.
E’ il richiamo dell’esistenza a se stessa, cioè al proprio nulla di fondo.
Il NULLA consiste:
1. nel fatto che l’uomo, pur trovandosi ad essere il fondamento di se stesso (cioè l’autore delle proprie scelte), in quanto progetto-gettato, non risulta il fondamento del proprio fondamento, ossia del proprio essere;
2. nel fatto che l’uomo, nella sua finitudine, può progettare determinate possibilità solo escludendo o negandone altre. Tale richiamo, che coincide con un sentimento di colpevolezza si concretizza in una decisione per il nulla, che fa tutt’uno con la decisione anticipatrice della morte.
• La realizzazione = divenire concreto di una possibilità che ci riguarda, cioè diventare qualcosa che desideriamo diventare ma che non ancora conosciamo. L’esserci è quello che cerca di trovare il proprio fondamento in se stesso, ma il non trovare il proprio fondamento è una caratteristica essenziale dell’uomo e questa mancanza di fondamento lo porta a perdersi nel SI.
• La risposta = scegliere se stessi, cambiare vita, voler essere coscienza profonda, pensare con la propria testa.
• DECISIONE ANTICIPATRICE = della propria morte (non perché si va al suicidio). Prendere una decisone durante l’esistenza profonda come se quella scelta fosse l’ultima che faccio. Qualunque decisione che io prenda, se presa autenticamente, implica pensare che potrebbe essere l’ultima.
IL TEMPO E LA STORIA
Qual è il senso della Cura, visto che l’essere dell’esserci è la Cura?
E’ la TEMPORALITA’:
• Il progetto: proietta l’Esserci verso il futuro → essere-avanti-a-sé;
• L’essere-gettato: inchioda l’Essere al passato → essere-già-in;
• Deiezione: radica l‘uomo nel presente inautentico del prendersi cura delle cose, a cui si contrappone il presente autentico dell’attimo → essere presso.

Il tempo = L’esserci;
La temporalità = ciò che rende possibile l’Esserci nella totalità strutturale delle sue determinazioni.
La STORICITA’:
l’esistenza autentica, pur progettandosi come nullità radicale del mondo e di se stessa, non elimina il mondo, ma lo presuppone nella sua realtà di fatto → non impedisce di esistere come questa possibilità e nullità, anzi rende liberi di accettare l’esistenza così come essa è.
L’esistenza è un coesistere con gli altri uomini ==> l’esistenza autentica conferisce all’uomo la possibilità di rimanere fedele al destino della comunità o del popolo a cui appartiene.

La storicità è l’assunzione dell’eredità del passato, la ripresa deliberata e consapevole delle possibilità tramandate (≠ restaurazione del passato).
Ripresa = destino = storicizzarsi originario dell’esserci = atto con cui l’uomo si tramanda in una possibilità ereditaria e tuttavia scelta.
Nella storicità in autentica, invece:
• L’estensione originaria del destino è nascosta, poiché dimentica l’antico essendo troppo concentrato sulle novità immediate;
• Cieco nei confronti delle possibilità, non è in grado di ripetere l’essente-stato;
• Si sofferma e si mantiene presso le realtà vaganti nel mondanamente-storico, presso le opinioni prevalenti;
• Comprende il passato a partire dal presente, ma oppresso dal peso del passato, non va in cerca del moderno.
Per H. non è la storiografia a fondare la possibilità della storicità, bensì la storicità originaria dell’Esserci a fondare la possibilità della storiografia.
L’INCOPIUTEZZA DI ESSERE E TEMPO
Esserci = temporalità;
TEMPO = orizzonte di ogni comprensione e di ogni interpretazione dell’essere.
Heiedegger avrebbe dovuto passare alla sezione “tempo ed essere”, ma non lo fece.

Essere e tempo è incompleto, poiché manca:
o Seconda parte: di carattere storico, che comunque non ha un significato particolare grazie alle anticipazioni nella prima parte e ai chiarimenti nella successiva opera “kant e il problema della metafisica” ;
o Terza parte: dove avrebbe dovuto concludersi l’intero movimento di pensiero e risolvere il problema del senso dell’essere in generale rispetto al quale le prime due sezioni erano solo preparatorie.
LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
CARATTERI GENERALI
1922_ Nasce il nucleo originario della scuola di Francoforte: l’Istituto per la ricerca sociale, fondato da Weil.
E’ diretto da:
Inizialmente:
* Grunberg;
* Grossmann;
* Pollock;
* Borkenau;
* Horkeimer;
* Adorno.
1936_ Horkeimer inaugura la rivista per la ricerca sociale.
Con l’avvento del nazismo → emigrazione a Ginevra, Parigi e New York;
Terminata la seconda guerra mondiale → alcune esponenti rimasero in America, altri tornarono in Germania dove danno nuovamente vita all’istituto per la ricerca sociale.
PENSIERO FILOSOFICO: “teoria critica della società presente”, alla luce dell’ideale rivoluzionario di un’umanità futura libera e disalienata ==> forma di pensiero negativo proteso a smascherare le contraddizioni profonde dell’esistente, tramite un modello utopico in grado di fungere da pungolo rivoluzionario per un mutamento radicale della società.
Riferimenti: Hegel, Marx e Freud.
DIALETTICO: volto ad evidenziare le contraddizioni;
Impostavano intorno alla società un discorso
TOTALIZZANTE: non si ferma alla constatazione analitica e statica di ciò che la società è, ma la mettono in discussione nella sua globalità, esprimendosi su ciò che dovrebbe essere.
Da Freud si ereditano → strumenti per lo studio della personalità, i concetti di “ricerca del piacere” e di libido.
TRE COORDINATE STORICO-SOCIALI:
1. avvento del nazismo e del fascismo → stimola la problematica dell’autorità e dei nessi strutturali con la società industriale moderna;
2. affermazione del socialismo sovietico → esempio negativo di “rivoluzione fallita” e di “altra faccia” del capitalismo odierno;
3. trionfo società tecnologica e opulenta → meditazioni sull’industria culturale.
HORKHEIMER
LA DIALETTICA AUTODISTRUTTIVA DELL’ILLUMINISMO
• 1895 – 1973 , famiglia borghese
• Docente di filosofia e direttore dell’Istituto di scienza sociali
• Nazismo → insegna a Parigi e negli USA
• Anni ’50 → Germania = riprende con Adorno la direzione della scuola
• TEMA CENTRALE = concetto di razionalità alla base del mondo moderno e della civiltà industriale.
• Parte dal libro “teoria tradizionale e teoria critica ” del 1927 dove mete in evidenza come le classi rivoluzionarie sono integrate nella società da cui sono stati assorbiti.. l’operaio ha le stesse preoccupazioni degli altri (es. la sicurezza non è più solo quella del salario).
• Grazie alla diversificazione del lavoro che porta ad una distinzione tra teoria e pratica→
o Tecnica: fa la realtà, la modella e la utilizza quotidianamente
o Teoria: descrive la realtà e la legittimi (simile a Leibenitz)
• Ruolo della scienza = produrre teorie che diano una lettura e giustificazione del nostro mondo→ anche loro infatti sono inquadrati nel sistema sociale secondo cui se non si è conformi alla società se ne viene emarginati.
• Quindi il compito della teoria critica che lui elabora è quello di cogliere le contraddizioni presenti nella società.
• Viene messo in discussione il conformismo di massa e la creazione di stereotipi = gli uomini sono liberi ma solo apparentemente..
• il lavoro è l’elemento chiave della società ma esso, che era un elemento di liberazione,ora reprime la felicità personale ( che per Marx è la sensibilità) in cambio di pagliativi di felicità: divertimenti.
• 1947 “Eclisse della ragione” distingue tra:
o Ragione oggettiva: propria dei grandi sistemi filosofici (Platone, Aristotele ecc) esistenza ragione universale come sostanza della realtà e criterio del conoscere e dell’agire.
o Ragione soggettiva: no scopo ultimo società MA basata sulla determinazione dell’efficienza dei mezzi. Ragione della civiltà industriale: unico scopo = dominio natura e uomini→ razionalità = funzionalità. Uomo asservito alle esigenze produttive.
• 1947 “Dialettica dell’Illuminismo” scritta con Adorno = opera chiave della Scuola.
Concetto ampliato → categoria tipico-ideale che allude al pensiero borghese moderno(partenza Cartesio e Bacone + cultura del 1700 + Positivismo – Neopositivismo Pragmatismo) = logica del dominio → complesso di atteggiamenti volti a razionalizzare il mondo per soggiogarlo. Storia universale Illuminismo il cui apice è la moderna società industriale.
• Ma l’illuminismo è segnato da una dialettica autodistruttiva → pretesa di accrescere il potere sulla natura si rovescia in un dominio dell’uomo sull’uomo = asservimento degli individui al sistema.
• Il prezzo di tutto questo è la felicità. Riferimento a Ulisse e le sirene:
o Compagni con orecchie tappate = lavoratori che ignorano i richiami al piacere
o Ulisse ,legato, ode il canto = borghesi che + cresce la loro potenza + si negano la felicità.
• Critica anche alla scienza moderna di tipo matematico-fisico che ha portato all’odierna tecnizzazione del mondo.
L’ULTIMO HORKHEIMER
• Adesione al marxismo per contrastare il nazismo MA già dagli anni 40-50 se ne allontana perché seguiva l’ideale del padroneggiamento della natura proprio dell’Illuminismo
• Socialismo = in realtà a un mondo organizzato
• Nell’intervista “ la nostalgia del totalmente altro” :
o Avvicinamento al marxismo perché come unica strada per eliminare il nazionalsocialismo
o Poi perplessità perché dice che Marx:
• si è illuso (che proletari potessero migliorare condizioni eliminando capitalismo MA la situazione migliorò senza eliminarlo)
• Mondo diretto verso libertà MA invece verso mondo totalmente amministrato (schiavitù)
• Credeva che giustizia = libertà MA invece si escludono
• Allontanamento marxismo = avvicinamento al discorso teologico
• Sostituzione credenza nella rivoluzione → credenza in Dio
• (influenza Schopenauer) = no dimostrabile esistenza Dio
• Di fronte ingiustizie mondo → No dio onnipotente e buono(no cristianesimo) MA Dio = Speranza: nostalgia verso un mondo dove l’ingiustizia non sia l’ultima parola
• Dio-nostalgia = indimostrabile e irrapresentabile TUTTAVIA per lui ha una funzione importantissima : stimolo all’azione + coscienza della finitudine dell’uomo e non-assolutezza del mondo.
• Nostalgia dell’infinito = modo per prendere coscienza dei nostri limiti e non cadere in mitizzazione dell’uomo.
ADORNO
LA DIALETTICA NEGATIVA
Contro la fenomenologia e l’esistenzialismo;
TEMA CENTRALE: DIALETTICA
Contro il neopositivismo e il logicismo.
Tre studi su Hegel e Dialettica negativa: difende la funzione primaria della dialettica e come strumento di comprensione del reale.

DIALETTICA ≠ dialettica della sintesi di Hegel;
DIALETTICA = dialettica negativa, che svela le disarmonie e le contraddizioni non conciliate che caratterizzano il mondo in cui viviamo.
Critica Hegel perché diceva che il “vero è tutto”: o spirito diventa assoluto e la verità si trova in questo assoluto. Ma la società per Adorno è FALSA, è basata su strutture non razionali.
La costruzione di un sistema è un NON SENSO per Adorno che scrive “Minima Moralia” (sottotitolo = riflessioni morali e sintetiche di aforismi): la cosa migliore per leggere la realtà è la frammentarietà. La realtà diviene falsa perché la si vuole cedere come frammentarietà. Insieme di aforismo che tentano di dare una lettura della società che ci circonda.
Adorno pensa che, dopo Auschwitz, gran parte delle visioni del mondo siano diventate spazzatura ==> la FILOSOFIA, deve rompere col passato: i filosofi anziché criticare la realtà si sono per lo più dedicati ad elogiarla, sforzandosi di darne una spiegazione coerente. Ma facendo così si sono costretti a razionalizzare l’irrazionale, a unificare il diverso… Infatti, Adorno ha dimostrato che l’uomo è sempre lo stesso nonostante il progresso, tanto che per la sua sete di prevalere sugli altri ha organizzato e programmato una distruzione in modo razionale! Parlare di Dio e fare poesia dopo Auschwitz è difficile. E’ una filosofia idealistica che assume un atteggiamento giustificazionistico e conservatore verso la società presente.

Adorno contrappone una filosofia materialistica:
• l’oggetto può essere pensato solo dal soggetto, ma resta sempre di fronte a questo come altro;
• insiste sul non-identico, sul demoniaco, sul contraddittorio, sul disarmonico;
• rinuncia al mito della totalità pacificata.
La filosofia dopo-Auschwitz assume un ruolo centrale e rivoluzionario: missione utopica-critica di attuare l’incompiuta equazione fra ragione e realtà.
CRITICA DELL’INDUSTRIA CULTURALE E LA TEORIA DELL’ARTE COME ANTICIPAZIONE UTOPICA DI UN MONDO DISALIENATO
La creazione dei media è l’aspetto più caratteristico dell’odierna società tecnologica.

Adorno denuncia l’impero dei media come il più subdolo strumento di manipolazione delle coscienze impiegato dal sistema per conservare se stesso e per tenere sottomessi gli individui.
1) inizialmente usa il termine “cultura di massa”, ma rendendosi conto del carattere ideologico di tale espressione, la respinge insieme a quella analoga di “mass media”;
2) Dopo usa la locuzione “industria culturale”, alludendo alla preordinata integrazione, dall’alto, dei suoi consumatori → il consumatore non è il sovrano, il soggetto di tale industria, bensì l’oggetto, poiché l’industria culturale suscita i bisogni e determina i consumi degli individui rendendoli passivi ed etero-diretti annullandoli come persone.
TEMPO E DIVERTIMENTO: dovrebbero essere il momento di libertà creativa, invece divengono anch’essi programmati.
Attraverso l’industria culturale il sistema impone quindi dei valori e modelli di vita funzionali al dominio di classe delle minoranze, creando vaste zone di consenso. Essa è l’ideologia più vitale per il neocapitalismo: idea della “bontà” del sistema e della felicità degli individui etero-direttti che lo costituiscono.
POLEMICA CONTRO LA SOCIOLOGIA EMPIRICA DI TIPO POSITIVISTICO:
1. priva di una prospettiva filosofica;
2. si limita ad una serie di prospettive settoriali sulla realtà;
3. aderisce in modo piatto e conservatore all’esistente;
L’ESTETICA: la sua teoria sull’arte è connessa a quelle precedenti.
L’arte del XX secolo:
• può denunciare la negatività disarmonica del mondo;
• immagine anticipatrice di riconciliazione;
• l’arte è vista da Adorno non come una creazione individuale, ma come la spia di una determinata epoca; essa incarna un’epoca, è una carica utopica.
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Esprime quindi una soggettività repressa, la sofferenza per la mancanza di libertà e la verità sulla mostruosità dominante; porta alla superficie ciò che si vorrebbe dimenticare e fa parlare ciò ce l’ideologia nasconde.
L’arte non mira alla conciliazione del tutto.
MUSICA: espressione artistica di questa carica rivoluzionaria. Non tutta la musica fa riflettere, ma la maggior parte è finalizzata solo al divertimento. La musica rivoluzionaria, invece, mette in risalto le contraddizioni del presente.
‘70_ “Teoria estetica” in cui si accentua l’arte come contestazione. Arte contemporanea = il mondo nella sua conflittualità rende palese l’infelicità che lo domina.

All’ estitizzazione della politica fascista, contrappone l’idea di una politicizzazione dell’arte, vista come messaggio e speranza di liberazione. SPERANZA IN UN MODNO MIGLIORE.
MARCUSE
EROS E CIVILTA’: PIACERE E LAVORO ALIENATO
TEMI: la polemica contro la società repressiva e la difesa dell’individuo e della sua felicità.
Fa una sintesi tra marxsismo e freudismo.
1955_ Eros e civiltà: la civiltà ha potuto svilupparsi solo in virtù della repressione degli istinti (dirottando così queste pulsioni verso qualcosa di esterno), con la ricerca del piacere.
La società è infatti riuscita ad accrescere la produttività e a mantenere l’ordine solo imponendo all’individuo la libera soddisfazione delle sue pulsioni.
Freud → riteneva la repressione un costo inevitabile della civiltà;
Marcuse → non è la civiltà in quanto tale ad essere repressiva, ma quel tipo particolare di civiltà che è la società di classe ==> Freud, per Marcuse, non ha distinto tra rimozione di base (=controllo degli istinti richiesto dalla vita sociale) e surplus di rimozione (=richiesto dalla particolare forma storica di civiltà occidentale).
Principio della prestazione = impiegare tutte le energie psico-fisiche dell’individuo a scopi produttivi e lavorativi.
Il CAPITALISMO applica una REPRESSIONE ADDIZIONALE = tutte le civiltà sono basate sul lavoro, ma il capitalismo ha aggiunto questa nuova forma di repressione e il dell’uomo nella società capitalistica è diventato il lavoro.
PRINCIPIO DI PRESTAZIONE = reprime le richieste umane di felicità e piacere, comportando il disorientamento del corpo umano e la “tirannide genitale”, cioè la riduzione della sessualità a pura procreazione.
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Fine della vita = non è quello di godere con gli altri del nostro stare al mondo, ma è divenuto il lavoro e la fatica accettati come qualcosa di “naturale”, come la “giusta punizione” per una qualche colpa.
MA la civiltà della prestazione non ha potuto tacere gli impulsi primordiali verso il piacere, la cui memoria è conservata dall’inconscio e dalle sue fantasie.
RITORNO DEL REPRESSO: ARTE che ha sempre espresso il desiderio umano di libertà, personificando la creatività non alienata.
L’arte è l’unica via di liberazione e la dimensione estetica può salvare l’uomo.
Le “categorie” hanno conservato la connessione ragione/repressione: ciò che appartiene alla sfera dei sensi, del piacere è in antagonismo con la ragione e va soggiogato.
ORFEO E NARCISO : rappresentano la forma di liberazione estetica.
PROMETEO: l’eroe culturale dell’Occidente, perché simbolo di fatica e produttività.
ORFEO ==> voce che non comanda, ma canta intuendo nel mondo
un ordine senza repressione;
NARCISO ==> vita di bellezza, contemplazione.
IDEALE DI STORIA = far sì che gli uomini possano tornare al piacere e non alla fatica, con la risessualizzazione della persona umana ==> trasformazione del lavoro in gioco, finalizzata ad una esistenza non repressiva anche grazie alla tecnologia che non viene bandita, anzi è usata per liberare l’uomo
*Esistono delle possibilità reali atte a garantire una civiltà non repressiva?
Il principio di prestazione ha creato le precondizioni storiche per la sua stessa abolizione, grazie allo sviluppo tecnologico e l’automatismo che hanno posto le premesse per una diminuzione della quantità di energia investita nel lavoro, a vantaggio dell’eros in vista della trasformazione lavoro → gioco.

UTOPIA = il desiderio di un paradiso ricreato in base alle conquiste della civiltà.
LA CRITICA DEL “SISTEMA” E IL “GRANDE RIFIUTO”
1964_ “L’uomo a una dimensione”. In esso critica la società tecnologica avanzata, rivede alcune sue speranze.
Nella società avanzata, che lui connota come totalitaria e unidimensionale, l’uomo è alienato, perché la ragione si è identificata con la realtà, perciò non distingue più ciò che è e ciò che deve essere, così, per l’individuo, al di fuori del sistema in cui vive, non ci sono altri possibili modi di esistere.
Il sistema fa apparire razionale l’irrazionale e stordisce l’individuo in un frenetico universo consumistico.
La DEMOCRAZIA: è un’ILLUSIONE, poiché le decisioni, in realtà, sono sempre nelle mani di pochi.

Avviene la DESUBLIMAZIONE REPRESSIVA = falsa libertà dell’Occidente, in cui, in apparenza, non vi sono repressioni e tabù, m in realtà si ha una liberalizzazione “amministrata” e commercialmente redditizia del sesso, ai fini di un adattamento repressivo dell’individuo al sistema. Tutto diviene merce. La “libertà sessuale” è un illusione.
Permissivismo della società: si parte dall’assurdo che non esiste una verità assoluta. Il soggetto non è mai individuale, ma COLLETTIVO (la ggente): società composta da individui ragionevoli,capaci di scegliere, ma ciò produce l’effetto opposto → non la libera scelta, bensì il conformismo di massa. A ciò bisogna opporre il grande rifiuto (vedi dopo).
La società tecnologica, però, ha una contraddizione di fondo: quella fra potenziale possesso dei mezzi atti a soddisfare i bisogni umani e l’indirizzo conservatore di una politica che nega a taluni gruppi l’appagamento dei bisogni primari e stordisce il resto della popolazione con l’esaudimento dei bisogni fittizi.

Il soggetto rivoluzionario non è più il lavoratore salariato (marxsismo classico), ma è rappresentato dal gruppo degli esclusi delle società opulente.

Questi gruppi possono incarnare il GRANDE RIFIUTO = opposizione totale al Sistema per porre le basi per la traduzione dell’utopia nella realtà. E’ l’alternativa per realizzare ciò che ancora non si è realizzato.
1967_ Fine dell’utopia: Marcuse esalta l’UTOPIA = protesta verso il presente e ansia preveggente del futuro.
Nel suo scritto allude al fatto che oggi ci sono le pre-condizioni materiali e tecniche, ossia i “luoghi”, dove le utopie possono abbandonare i “non-luoghi” dell’astrazione per concretizzarsi nella realtà.
Sottolinea come la tecnologia rappresenta la concretizzazione di tante utopie. E’ un elogio alla tecnologia utilizzata per la liberazione dell’uomo.
L’ULTIMO MARCUSE: I COMPITI DI UNA “NUOVA SINISTRA”
Negli anni successivi a L’uomo a una dimensione, continua a riflettere sui possibili soggetti rivoluzionari in grado di abbattere il sistema:
• gruppi di dissenso dei paesi avanzati: sottoproletariato e studenti (a cui si rivolge Marx, perché non subiscono il fascino diretto della società capitalistica);
• i dannati: del Terzo Mondo, il proletariato occidentale ancora politicamente attivo.
Marcuse crede in un’azione simultanea di queste forze e d è scettico nei confronti di un’azione isolata e spontaneistica (→ non si può attribuire a M. la tesi secondo cui la rivoluzione del ventesimo secolo sarebbe affidata agli studenti e alle minoranze emarginate).
1969_ controrivoluzione e rivolta: critica un certo spontaneismo giovanile, ed elabora un progetto per una Nuova Sinistra, organizzata e capace di far leva sulla disperazione delle minoranze. La nuova sinistra è quindi rappresentata non più dagli operai, ma da tutti i soggetti vittime della società capitalistica, coloro che lottano contro il colonialismo. Lo scontro non avviene più tra borghesia e proletariato, ma tra paesi capitalisti e paesi del Terzo Mondo (stragrande maggioranza).
Marcuse non ha perso la speranza in una rivoluzione che secondo lui è GLOBALE, e in cui l’arte rappresenta l’invincibile utopistico anelito.
BENJAMIN
• 1892 Berlino, famiglia ebrea
• Pensiero asistematico
• Tesi sull’arte = compenetrazione arte filosofia e estetica
• 1924 = interesse Marxismo → conoscenza Horkheimer + Adorno
• Esule nazismo + internato Francia + visto per USA ma bloccato a frontiere Spagnola si suicida.
• “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” 1936 = auraticità dell’opera d’arte → tradizionalmente l’opera nasce in un contesto storico ed è irriproducibile MA con industria culturale anche opera d’arte può essere facilmente riprodotta = fruizione collettiva
o Distrugge auraticità
o Fruitore sempre più passivo di fronte all’opera = la vede come ogg di divertimento e non conoscenza.
o Il soggetto non è più partecipe attivamente ma la subisce
o Trionfo della “copia del sempre uguale” per degli uomini che si fermano solo al dato più superficiale delle cose.
o Diventa strumento per esercitare dominio di potere sulle masse
• Diventa un prodotto del mondo capitalistico = industria culturale.
• Solo la fotografia e il cinema conservano le loro cariche rivoluzionarie perché riescono a leggere la realtà così com’è mostrandone la carica più devastatrice.
• Filosofia della storia →”Studi sul concetto di storia”all’inizio congiunge marxismo e teologia messianica (ebraismo). Il marxismo: mostra annientamento individuo nella società borghese + privilegia dinamiche collettive.
• Contesta il principio ottimistico del progresso.
• Si deve studiare la storia e individuare le linee maestre che la conducono sfuggendo al conformismo delle classi chiuse (es. marxismo definito fascismo come variante della dittatura borghese).
• Nella storia non c’è un fine garantito → propone di accostare la filosofia (marxista) al messianismo teologico. La storia non è vista con un carattere lineare, non è un assoluto progresso.
• Nonostante questo vuole comunque tener vivo il carattere individuale del soggetto.
• Ma rassegnato ammette annullamento sogg individuale a vantaggio del collettivo = no via d’uscita.
• Solo dalla coincidenza dei 2 momenti = nascita fiducia nel futuro → per questo non individua un momento determinato MA la colloca in un futuro messianico .
• Speranza messianica della redenzione = vedere il passato come qualcosa di negativo
• Marxismo e teologia tendono a fondersi: spinta messianica→ elimina aspetti deterministici
• Storia = andamento incerto + no garanzia del progresso → improvviso avvento dell’epoca messianica.
• Noi dobbiamo stare con il futuro alle spalle ( come dicevano già i greci) = l’uomo per progredire deve guardare indietro
• La storia non è soggettiva ma oggettiva
• Concetto di storia dialettica ma con l’attesa messianica di redenzione dell’uomo a cui lui stesso deve porre mano.
Simbolo “ Angelus Novus ” di Klee

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