Il pensiero di Locke

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Testo

LOCKE

Locke nasce nella seconda metà del ‘600 in Inghilterra, quindi ha la possibilità di vivere in un paese all’avanguardia dove l’approccio verso uomo, scienza e religione è rispettoso verso ogni punto di vista e si spinge agli scambi di idee e opinioni.
Locke proviene da una famiglia benestante di Bristol, e riesce ad iscriversi ad Oxford che era considerata l’università più importante e il centro della filosofia aristotelica.
Siccome Locke pensava che non servisse a nulla stare chiusi in una stanza a riflettere, compie moltissimi viaggi: visita Italia, Francia e Spagna, per poi morire in Inghilterra.
Durante la sua vita scrive soprattutto saggi, i più famosi sono quelli sulla tolleranza, sulla legge di natura e sull’intelletto umano, inoltre scrive anche due importanti trattati sul governo e alcuni pensieri sulla pedagogia.
Locke è considerato il primo esponente della filosofia empirista siccome riteneva che l’esperienza fosse un fondamento unico e insuperabile del sapere umano; la sua esigenza era scoprire i limiti dell’intelletto e come quest’ultimo funzionasse: Locke voleva indagare i limiti e le possibilità dell’intelletto umano, cosi da operare una chiarificazione circa le sue capacità, i suoi poteri reali e i suoi campi di applicazione (quando si parla di intelletto umano si intende l’intelligenza).
Secondo Locke è impossibile comprendere la realtà delle proprie riflessioni senza aver capito prima quali siano i limiti dell’intelletto e come fare ad applicarlo (il soggetto che studia coincidere con l’oggetto di studio).
Locke si domanda anche in che modo acquisiamo informazioni e stabiliamo certezze, per rispondere afferma che i sensi raccolgono le informazioni dal mondo e l’intelletto le rielabora; la conoscenza ha una natura pratica, il suo scopo è quello di migliorare la natura umana, e ad essa si può arrivare attraverso azioni pratiche (non si può stare fermi a pensare.
Per spiegare il suo punto di vista a riguardo del recupero di informazioni scrive il saggio sull’intelletto, il quale è diviso in 4 parti:
• Critica alle idee innate: Locke sostiene il concetto di tabula rasa, secondo il quale al momento del parto la mente del bambino non contiene nessuna nozione e pensiero.
Nel momento in cui il bambino è immesso nel mondo i suoi sensi iniziano a raccogliere informazioni, e l’intelletto comincia ad elaborarle.
Locke critica moltissimo le idee innate proposte da Cartesio e dimostra facilmente la loro inconsistenza: i fanciulli e i pazzi fanno cose che dimostrano la mancanza di razionalità.
Senza le idee innate, è attraverso il ragionamento che l’uomo arriva ad idee certe come l’esistenza di Dio; senza contatti con il mondo esterno non si potrebbero avere idee, infatti queste sono gli oggetti della nostra conoscenza quando pensiamo, quindi l’esperienze è fondamentale (
• Analisi delle idee: secondo Locke le idee possono essere essenzialmente di 2 tipi
➢ Semplici: la mente riceve passivamente informazioni dall’esterno, le quali non possono essere distrutte; queste idee sono prodotte dalle riflessioni e dalle sensazioni. Le sensazioni vengono da fuori e possono essere di due tipi:
- Primarie oggettive: rappresentano le caratteristiche dei corpi, cioè estensione, solidità, movimento-quiete.
- Primarie soggettive: sono prodotte attraverso le primari oggettive, infatti derivano dalle relazioni che esistono tra di loro.
➢ Complesse: la mente riceve attivamente le informazioni, le quali sono prodotte dall’unione d’idee semplici per:
- Astrazione: rappresenta la libera costruzione del linguaggio.
- Comparazione: è la relazione che c’è per esempio tra causa ed effetto.
- Combinazione: è un insieme d’idee semplici che definiscono sostanza e modo.
Locke non riesce a dimostrare l’essenza delle cose, la sostanza rimane elemento complesso ed oscuro e per questo motivo riceve molte critiche.

• Linguaggio: Locke si pone il problema sulla natura del linguaggio, e arriva a concludere che non è altro che una convenzione attraverso la quale gli uomini hanno deciso arbitrariamente i nomi delle cose.
Le parole sono i segni delle idee: quando si parla si capisce che non si ha un’idea, ma le parole hanno il solo scopo di ricordare e comunicare.
• Realtà della conoscenza: l’obbiettivo di Locke è capire quanto vicino alla realtà possa portarci la ragione, siccome non possiamo essere sicuri che le nostre idee corrispondano alla realtà.
Locke distingue tre tipi di conoscenza, ognuno dei quali assicura un sapere certo:
➢ Intuizione: si agisce senza avere una conoscenza precedente, ma seguendo l’istinto; l’intuizione è un modo di conoscenza immediato, e attraverso ad esso ci rendiamo conto dell’esistenza dell’io.
➢ Dimostrazione: attraverso alla combinazione di più idee complesse arriviamo a moltissime conoscenze; l’unica idea certa che dimostriamo però è l’esistenza di Dio, siccome deve esserci una causa di tutte le cose.
Inoltre, possiamo avere certezze anche nelle dimostrazioni matematiche.
➢ Sensazioni: attraverso ad esse si può dimostrare il mondo inteso come materia; le idee che riempiono la tabula rasa devono derivare da qualcosa percepibile attraverso i sensi.
L’uomo può essere certo solo di 3 ordini di realtà, cioè Io, Dio e la materia del Mondo; Locke arriva a concludere che la conoscenza è capace di distinguere la concordanza e la discordanza delle cose: le nostre conoscenze infatti arrivano per assonanza e discordanza (per identificare un cavolo all’interno di un cestino di cavoli, occorre fissarlo per notare che ha qualcosa di diverso dagli altri; non esiste un oggetto senza sfondo, noi conosciamo perché un elemento della realtà si stacca dagli altri elementi della realtà).
Dopo tutte le sue riflessioni Locke capisce che la ragione è limitata, non è ne unica, non è infallibile e non è onnipotente; per dimostrare l’imperfezione della ragione Locke usa come esempio anche l’ambiguità del linguaggio.

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