Il movimento nei filosofi presocratici

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Roma, 5 Ottobre 2006
Il movimento nei filosofi presocratici
Il movimento ha assunto sempre un ruolo molto importante nel pensiero dei primi filosofi greci, anche se in modo diverso tra loro. Esso viene per la prima volta tematizzato da Eraclito in quanto viene visto come il principio essenziale che spiega tutta la realtà. Nella sua teoria del divenire, egli afferma infatti che tutto scorre ( Πάντα ρέι ) cioè che tutto è soggetto ad un movimento continuo e quindi ad una trasformazione di ogni cosa, tanto che anche ciò che appare statico è in realtà sempre in pieno movimento. Anche gli opposti, sulla cui perenne e continua lotta si basa la sua dottrina, sono sottoposti ad un continuo movimento che, oltre a mantenerli sempre in conflitto ed in opposizione tra di loro, li alterna e ne permette un equilibrio, che però non comporta una quiete staticità. Dobbiamo comunque ricordare che la componente del movimento era stata già considerata notevolmente da Anassimandro, il quale teorizza che è proprio il costante movimento rotatorio dell’άπειρον a dar vita, tramite separazione, agli opposti che sono alll’origine di tutte le cose. Anassimene attribuisce anch’egli un’importanza fondamentale al movimento: egli infatti da luogo al primo modello meccanicistico della filosofia, affermando che l’aria ( l’elemento naturale che egli considera come αρχέ ) proprio grazie ai movimenti di rarefazione e di condensazione ha la possibilità di generare tutti i fenomeni della realtà. In maniera molto più marginale possiamo ritrovare la componente del movimento anche in Talete, poiché egli afferma che tutto è acqua, e che l’acqua proprio attraverso il movimento, cioè la sua trasformazione, da origine a tutte le cose. L’unica scuola filosofica che ha una concezione diversa del numero, è quella dei Pitagorici, i quali prendono in considerazione il movimento solo per cercare una legge che lo regola e per arrivare al numero.
Elena Abrusci I C

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