Il motore immobile di Aristotele

Materie:Scheda libro
Categoria:Filosofia
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Data:28.05.2007
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Testo

IL MOTORE IMMOBILE

Questo libro, formato da dieci capitoli, contiene ampi ragionamenti riguardanti la metafisica ma soprattutto le teorie del divino, o Motore Immobile, secondo Aristotele.
Partendo col dire che la metafisica è ricerca delle cause e dei principi della sostanza, Aristotele fornisce una dettagliata descrizione della sostanza che, essendo essere fondamentale e principale, risulterà sempre principio primo e dipendente solo da se stesso.
Vi sono tre generi di sostanze: la sostanza sensibile corruttibile (riguardante animali, piante ecc.), la sostanza sensibile incorruttibile (i cieli), e infine la sostanza soprasensibile, immobile, eterna. Le prime due sono di competenza della fisica, la terza della metafisica.
Aristotele inizierà a parlare della sostanza sensibile come essere soggetto al mutamento, mutamento che può essere di quattro tipi: secondo la sostanza (generazione e corruzione), secondo la qualità (alterazione), secondo la quantità (aumento e diminuzione), secondo il luogo (traslazione). La materia, che è ciò che muta, e è in potenza, mutando passa all’atto. La materia è condizione del divenire. Tre sono i principi del mutamento: la forma, la privazione della forma e la materia.
Il terzo capitolo si apre con Aristotele che afferma che forma e materia ne si generano ne si corrompono e che la causa efficiente di ogni sostanza è la sostanza stessa. Egli stesso aggiunge che la sostanza sarà sia materia sia forma sia le due insieme. Ammettendo che la forma è sostanza Aristotele non vuole dire che essa è separata dalle cose e sussiste singolarmente e autonomamente.
A seguire vi sarà una descrizione articolata delle cause e dei principi delle cose, i quali possono essere intrinseci o esterni alle cose stesse. La materia, la forma e la privazione sono le cause e i principi intrinseci mentre la causa efficiente o principio motore sarà la causa e principio esterno.
I principi sono gli stessi per tutte le cose. E i principi di tutte le cose sono atto e potenza i quali sono diversi a seconda che si trovino nelle diverse cose. Le cause delle sostanze sono cause di tutto, perché tolta la sostanza è tolto tutto.
Aristotele mette in chiaro che per spiegare l’esistenza di un movimento incorruttibile bisogna ammettere la presenza di un principio motore, il quale deve essere eterno e sempre in atto. Quindi questo primo motore sarà atto puro, eterno e privo di materia e potenza.
Anche se il ragionamento soprastante potrebbe sembrare anomalo, dato il fatto che l’atto è preceduto dalla potenza, è anche vero che potenza e materia non muovono se stesse e presuppongono il principio motore in atto.
In più ciò che muove di moto continuo ed eterno come il primo cielo deve essere mosso da altro perché ciò che è in moto non può muovere se stesso, ecco quindi il perché del bisogno di un principio primo che muova restando immobile.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi di come possa questo principio muovere senza muovere esso stesso. A questa domanda Aristotele trova risposta dicendo che questo principio, o motore pensa se stesso pensante: pensa, perché è l’azione più alta che un individuo possa fare, pensa se stesso, perché se pensasse qualcosa d’altro non sarebbe più perfetto, pensante, perché è l’unica azione che lo mantiene immobile e per questo attira verso di se le altre cose.
Non vi è solo un motore, anche se viene ammessa da Aristotele l’esistenza di uno di questi che sia maggiore degli altri.
Il libro si conclude con un ragionamento riguardante il bene e l’ottimo che agiscono come “ordine immanente alle cose e come principio trascendente”. In seguito Aristotele smentisce ragionamenti fatti da altri filosofi precedenti a lui dando chiari motivi per i quali questi siano errati e quindi non andrebbero seguiti.

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