Il Giusnaturalismo,telesio,giordano bruno, Francesco Bacone, Galileo Galilei, Cartesio

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

Il Giusnaturalismo
Il problema che il giusnaturalismo si pone è la ricerca dell’origine e dei limiti del potere statale.
Questa teoria sostiene che tale fonte vada ricercata nel diritto naturale, che precede il diritto positivo, precede cioè la legislazione codificata dei singoli stati.
Tra i maggiori giusnaturalisti sono annoverati Grozio, Hobbes, Spinoza, Pufendorf, Locke, Rousseau, Kant; nell’accomunarli bisogna però ricordare che questi potevano avere anche diversi orientamenti politici e filoni di pen
siero diversi, anche opposti.
Il giusnaturalismo si contrappone alle tesi aristoteliche, che volevano lo stato come istituto naturale, formatosi per evoluzione graduale a partire dall’unità familiare, e si contrappone anche a concezioni quali la sovranità in base al diritto divino.
Nel ricavare dalla natura le leggi, il metodo di questa filosofia si ispira al rigore deduttivo delle dimostrazioni geometriche, ma senza basarsi su procedure induttive di origine empirica.
Questa filosofia può essere delineata
con cinque grandi postulati teorici:
La convivenza umana può darsi solo entro una cornice statale
Lo stato, anche se basato su fondamenti naturali, ha un’origine artificiale, dato che è opera della volontà razionale umana.
L’istituzione dello stato nasce con il passaggio tra uno stato di natura ad uno stato civile.
Il contratto e il consenso hanno un ruolo determinante per l’istituzione e la riconferma del vincolo di obbligazione politica.
La legge naturale razionale, preesistente alle norme positive, deve
fungere da criterio ispiratore dell’opera legislativa e come criterio di verifica della sua legittimità etico-politica.
Con queste basi comuni i filosofi sviluppano alcune differenze sostanziali, specie riguardo alla libertà, all’uguaglianza e all’indipendenza reciproca degli uomini; queste caratteristiche possono essere riprese nello stato civile. Una forte differenza vi è nella concezione dei diritti con Hobbes e Locke. Il primo sostiene che la libertà e l’uguaglianza possono essere sostituite, nello stat
o civile, dalla ricerca alla sicurezza, e quindi l’unico diritto inalienabile che si mantiene tale è quello di sopravvivenza. Il secondo invece sostiene che il passaggio da stato naturale a stato civile serve a tutelare la libertà, la proprietà e l’uguaglianza.
Telesio
Bernardino Telesio criticò aspramente le teorie e le concezioni aristoteliche, rivendicando un nuovo approccio alla realtà naturale, espresso nel suo capolavoro: De rerum naturae iuxta propria principia. In quest’opera Telesio critica la presenza di principi metafisici nella fisica aristotelica, principi quindi ad essa estranei.
La sua gnoseologia è quindi fondata interamente sulla sensibilità; il principio conoscitivo prende avvio dalla sensazione, che viene definita come la consapevole modificazione dello spirito nel suo rapporto con le cose: quindi tra i cinque sensi quello fondamentale è il tatto, a cui tutte le sensazioni sono riconducibili.
Percepire questa modificazione avvia quindi lo spirito alla conoscenza, all’intelligenza, alla me
moria, all’immaginazione. L’intelletto quindi non si distingue dai sensi, e la sua attività è più imperfetta in quanto indiretta rispetto ai sensi.
La conoscenza matematica ugualmente è meno certa di quella fisica, perché fondata indirettamente sull’esperienza sensibile.
Rispetto alla fisica peripatetica, Telesio mette in gioco delle forze: da un lato i due principi agenti universali, incorporei, del caldo e del freddo; dall’altro lato un principio inerte e passivo che funge da sostrato corporeo.
Il caldo è
bianco, illumina, riscalda, dilata, rende leggere e muove le cose, e corrisponde quindi al Sole e ai cieli. Questi hanno quindi un movimento naturale e intrinseco essendo costituiti da calore, e non hanno bisogno di una causa esterna, andando quindi contro ai principi aristotelici che vedevano ogni cosa mossa da un’altra cosa.
Il freddo invece condensa rendendo le cose più pesanti e quindi immobili, e perciò è il materiale della Terra, che è ferma al centro dell’universo.
Dallo scontro del caldo celeste e
del freddo della Terra si genera la molteplicità degli enti.
Nella natura organica il calore è lo spirito, che rende possibili le sensazioni. Quindi il bene viene visto come un qualcosa che conserva lo spirito e quindi piace, mentre il male è ciò che lo ostacola e quindi non piace.
Oltre allo spirito materiale, Telesio non nega l’esistenza di uno spirito infuso direttamente dal Creatore nel nostro corpo; la presenza di questa seconda “anima” rivela la modernità di Telesio, consistente nella diversificazione
di metafisica e religione dall’indagine sulla natura.
L’uomo quindi non deve imporre le sue leggi alla natura, ma deve cercare di leggerne i principi nascosti che ne regolano la vita.
Giordano Bruno (Nola 1548-Roma 1600)
Afferma con decisione la validità fisica della teoria eliocentrica di Copernico, presso gli atenei londinesi, stando attento a non intervenire eccessivamente nella polemica tra eliocentrismo e Bibbia. Arriva a degli acerbi principi di inerzia e di relatività dei movimenti.
Bruno, studian
do Cusano e la teoria atomistica descritta da Lucrezio nel suo De Rerum Naturae, giunge alla geniale intuizione di un universo composto da stelle, immobili e circondate come il Sole dai rispettivi pianeti. Per cui nacque per la prima volta l’idea dell’esistenza di indeterminati sistemi solari, situati nell’infinità dell’universo e l’assenza di un centro dell’universo; ma Bruno, non essendo effettivamente un astronomo ed essendo tra l’altro poco competente sull’argomento, trasporta le sue idee in un piano me
tafisico, mescolando religione, filosofia ed astronomia, facendo scaturire una conclusione unica, ovvero che il mondo, causato da un Essere perfetto, deve necessariamente essere infinito per dimostrare la sua perfezione.
Inoltre Bruno considera l’universo come unificato e omogeneo, quindi non più diviso in due regioni come per Tolomeo, e simile a se stesso in ogni suo punto.
Le teorie di Bruno (De l’infinito universo et mondi) possono quindi essere riassunte in cinque punti fondamentali:
Mancanza di “mura
esterne” dell’Universo;
Pluralità di mondi abitabili;
Struttura unica dell’Universo;
Universo geometrico;
Infinità dell’Universo.
Tesi rifiutate a causa delle innovazioni troppo forti inserite.
L’universo è formato da un’unica materia, capace di produrre forme, ovvero un’anima vivente e quindi Dio è all’interno di tutte le cose.
Spaccio della bestia trionfante
L’uomo è diverso dagli altri enti in quanto possiede organi e strumenti, e precisamente l’intelligenza e la mano.
Con l’operosità intellettuale l’uo
mo si differenzia dagli altri esseri e quindi può avvicinarsi a Dio in quanto coartefice della realtà. I vizi più gravi sono l’ozio e la rassegnazione, che vengono puniti, riprendendo la metempsicosi pitagorica, con la trasformazione in bestia. Con queste idee critica profondamente il protestantesimo, artefice dell’inoperosità dell’uomo, in quanto predestinato e non artefice del proprio destino. In questo modo non si avvicina però al cattolicesimo, in quanto critica totalmente il cristianesimo che ha prodot
to le radici per l’ozio, dato che predicava l’ascolto passivo e obbediente della Parola, l’umiltà, la rassegnazione, producendo un periodo storico in cui le opere manuali e intellettuali venivano disprezzate.
Teorizza una ciclicità della storia, in cui non si ripresentano mai le stesse situazioni (sarebbe a discapito della sostanza unica), ma presentano periodi di fioritura e di decadenza.
Francesco Bacone
Nuova Atlantide – descrive l’isola immaginaria di Bensalem dove si trova l’ideale di una scienza al
servizio dell’uomo. La conoscenza progredisce con la collaborazione e il coordinamento della comunità scientifica, e serve per migliorare il benessere materiale e morale della comunità di Bensalem.
Dall’opera si deduce l’idea che la scienza sia strumento per intervenire attivamente nei processi naturali, piegandoli a vantaggio del genere umano –> continuità dell’idea di magia ed ermetismo. La magia la vede come una particolare forma di attività tecnica.
Il successo pratico certifica la verità teorica delle
conoscenze -> non è possibile operare senza una conoscenza della forma.
La conoscenza è filia temporis, in continuo aggiornamento e quindi non totale e definitiva. E’ comunque possibile un sapere enciclopedico.
Il sapere è diviso in tre campi: storico, poetico e filosofico/scientifico che rispecchiano le facoltà della mente, rispettivamente memoria, fantasia e ragione.
Il metodo baconiano è diviso in due momenti: il primo distruttivo e il secondo costruttivo.
MOMENTO DISTRUTTIVO:
La mente umana riproduce
la natura distorta a causa di preconcezioni e difetti stessi dell’essere umano.
Nel Novum organum Bacone classifica questi errori in quattro categorie:
Idoli della tribù: insiti nell’uomo, questi errori sono quelli causati dai difetti dei sensi e dell’intelletto, e quindi dal troppo affidamento su di essi. I sensi possono essere ingannati e hanno forti limiti, e l’intelletto può essere condizionato dalle passioni e influenzato dall’opinione corrente.
Idoli della caverna: insiti nell’uomo, indicano l’uomo
prigioniero di una propria caverna, di una propria realtà, definita da vari aspetti come l’educazione ricevuta, la condizione sociale in cui si è vissuti, dalle abitudini.
Idoli della piazza: provenienti dall’esterno, sono gli errori causati dalla scarsa affidabilità del linguaggio; le parole possono avere diversi significati, e quindi un errato uso del linguaggio può compromettere la veridicità delle tesi.
Idoli del teatro: provenienti dall’esterno, indicano in maniera ironica gli scritti degli altri filo
sofi, che spesso sono opera di pura fantasia e rappresentano ipotesi immaginarie della natura, in quanto non hanno sperimentato empiricamente le loro tesi.
MOMENTO COSTRUTTIVO:
Critica sempre nel Novum Organum la deduzione Aristotelica, perché non è possibile conoscere la realtà con poche prove pratiche e senza l’analisi degli eventuali casi negativi. Non si tratta quindi di conclusioni ma di congetture.
La forma corrisponde alla legge che regola un dato ente e che lo fa tale.
I dati che si raccolgono dall
’esperienza diretta devono essere sottoposti all’intelletto secondo un certo ordine, per non confondere la mente, e quindi classificati in tre diverse tavole:
La tavola di presenza, in cui vengono indicati tutti i casi in cui il fenomeno si presenta.
La tavola di deviazione o di assenza in contiguità, in cui vengono indicati tutti i casi in cui ci si aspetta di trovare lo stesso fenomeno (per evitare un elenco infinito) ma ciò non accade.
La tavola dei gradi, in cui si indica la differente intensità del fe
nomeno in questione nei diversi casi.
Segue il vero e proprio processo induttivo, in cui si elaborano e si interpretano i dati disponibili, ottenendo così una prima conoscenza della forma ricercata, un’inferenza ipotetica detta “prima vindemiatio”.
Per la convalida o la ricettazione della prima vindemiatio, Bacone fa ricorso a nove aiuti dell’intelletto, di cui viene trattato solo il primo: le instantiae praerogative, che sono degli strumenti che consentono di conseguire informazioni o di tradurle in prat
ica.
Per conseguire le informazioni si fa uso delle instantiae informative che si dividono in supporti ai sensi e all’intelletto. I primi comprendono strumenti che amplificano i sensi come telescopi e microscopi, ma anche metodi che rendono visibili ai sensi ciò che non lo sarebbe normalmente, come la misurazione del polso per la verifica dello stato di salute del corpo.
I secondi ci sono le instantiae crucis o del crocicchio, che sono dei casi che si possono verificare accidentalmente ma che sono generalme
nte costruiti dall’uomo come veri e propri esperimenti, consentono l’esclusione di una tra due tesi contrastanti.
Per tradurre in pratica le informazioni, Bacone fa ricorso a degli strumenti, da lui definiti instantiae pratiche che si dividono in tre tipi:
Strumenti del potere: Indicano cosa può essere intrapreso, e comprendono molti artifizi prodotti dall’uomo come carta, vetro ecc.
Strumenti matematici o della misura: Indicano una valutazione quantitativa dell’opera intrapresa e servono a porla al riparo
da una errata valutazione.
Strumenti che facilitano l’opera: comprendono le tecniche di intervento sulla realtà fisica ma anche le operazioni magiche.
In questa apparente divisione Bacone accomuna il momento teorico e quello pratico indicandone la non contrapposizione ma anzi lo stretto rapporto che li accomuna.
Galileo Galilei
Galileo (1564-1642), considerato universalmente il padre della scienza, fu senza dubbio uno dei più attivi e geniali scienziati e astronomi del periodo: grazie all’invenzione del
telescopio, scoprì fenomeni e proprietà degli oggetti celesti altrimenti impensabili per l’astronomia del tempo. Grazie ad osservazioni della superficie lunare, scoprì che la Luna non possedeva una superficie levigata come si pensava fino ad allora, ma bensì una superficie molto simile alla Terra in quanto possedeva valli e montagne caratteristiche del nostro pianeta.
Un’altra importante scoperta mise in forte dubbio la veridicità delle affermazioni di Aristotele, secondo le quali la Terra, immobile al cen
tro dell’Universo, fosse l’unico perno per qualsiasi moto astrale: ma Galileo, sempre grazie ad osservazioni telescopiche, scoprì la presenza di quattro satelliti intorno a Giove (Io, Europa, Callisto, Ganimede), che si muovevano di moto simile a quello della Luna intorno alla Terra; ma ciò poteva dare un’ulteriore conferma al moto della Terra intorno al Sole: così come Giove ruotava intorno al Sole, nulla vietava di pensare che la Terra ruotasse con la Luna intorno al Sole.
Il pregiudizio per cui i corpi c
elesti erano considerati perfetti secondo Tolomeo, ricevette il colpo di grazia da Galileo dopo numerose ferite inferte da altri filosofi: su base sperimentale, grazie all’osservazione diretta del Sole, venne scoperta la presenza di macchie sulla superficie solare, che si formavano e scomparivano ciclicamente, dimostrando un processo di trasformazione continua, e quindi, dato che erano soggetti a mutamento, i corpi celesti non erano perfetti.
Un altro colpo di grazia alle teorie tolemaiche fu la scoperta de
lle fasi di Venere; fino al Medioevo si riteneva che solo la Terra fosse un corpo opaco, privo di luce propria e illuminato dal Sole. Ma Galileo grazie a diverse osservazioni, vide che anche Venere presentava delle fasi simili a quelle lunari, dando quindi un’ulteriore conferma alla teoria eliocentrica, e inducendo a pensare che ciò potesse valere anche per gli altri corpi celesti; sempre grazie al telescopio, scoprì la presenza di migliaia di stelle invisibili ad occhio nudo e che galassie e nebulose non f
ossero altro che degli ammassi di stelle.
Grazie alle sue scoperte in ambito scientifico, e in particolare grazie alla sua relatività, potette confutare le accuse mosse contro il copernicanesimo: la Terra movendosi non produce vento in quanto l’aria fa parte della Terra stessa, e quindi rispetto ad essa è ferma. Stessa cosa risponde riguardo alla possibile caduta obliqua di gravi dato il movimento da ovest ad est della Terra, in quanto i gravi partecipano al moto terrestre, e quindi cadono perpendicolari ri
spetto al suolo.
Contestazione del principio di autorità: Aristotele se avesse potuto usufruire del telescopio avrebbe riveduto le sue tesi.
Non nega la possibilità dell’universo finalizzato all’uso dell’uomo, ma è un qualcosa di imperscrutabile alla mente umana e quindi non è possibile spiegare le caratteristiche del mondo in base al progetto divino.
Lotta per l’autonomia della scienza dalla religione –> contestazione di passi della Bibbia.
Argomenti a suo favore:
necessità dell’interpretazione delle Sacr
e Scritture in maniera profonda e non alla lettera;
erronea interpretazione della Parola di Dio per l’apparente contrasto tra Scritture e scienza (rifiuta quindi la doppia verità);
significato in primo luogo morale e salvifico;
sottolineatura del carattere metaforico delle Scritture, per far capire anche ai popoli rozzi e indisciplinati.
Queste ragioni sconsigliano di ricorrere alla Bibbia nelle discussioni scientifiche.
La natura è più valida rispetto alle Scritture in quanto fedele esecutrice della volon
tà Divina
La scienza deve sottomettersi all’autorità dell’esperienza.
Con esperienza Galileo intende l’osservazione condotta attraverso i sensi della natura, o tramite strumenti come il cannocchiale. Con questo mezzo Galileo sostituisce all’universo immaginato di Bruno un universo percepito.
Nonostante ciò è consapevole degli errori che i sensi possono produrre, ed anche in base a questi svilupperà un suo metodo di indagine scientifica. Tra i mezzi che gli permetteranno di verificare la veridicità delle su
e idee, c’è senza dubbio la matematizzazione dell’esperienza: si utilizzano anche qui metodi differenti, ad esempio l’utilizzo delle semplici proprietà geometriche, non considerando le qualità sensibili dei corpi, oppure l’estrapolazione delle componenti essenziali, come lo spazio e il tempo per le leggi di moto, componenti che verranno misurate.
I fatti scientifici sviluppati sperimentalmente possono quindi venir spiegati e previsti.
Il metodo di Galileo può essere così riassunto:
Si crea un quadro teorico
enumerando le ipotesi fondamentali, ritenendole valide.
Si aggiungono ipotesi in caso alcuni dati osservativi non potessero essere spiegati dalla teoria generale
Si elabora un modello e si integrano i dati reali al quadro ipotetico, interpretandoli quindi come conseguenze di esso. Il modello deve essere il più possibile semplice.
Si tenta di dedurre ulteriori dati dal modello appena generato. Si potrà quindi cercare di prevedere un fenomeno, e se questo realmente accadrà, il modello sarà esatto.
Potrebbe n
on essere possibile osservare con precisione un dato fenomeno (caduta di un grave, ad esempio). Si potrà quindi effettuare un’interrogazione attiva della natura e cercare di trovare i dati che ci interessano con mezzi indiretti (piano inclinato)
Il procedimento Galileiano, quindi, oltre che ipotetico-deduttivo può essere definito anche sperimentale.
L’utilizzo di modelli matematici genera però dei problemi, dato che questi modelli sono astratti e ideali: una sfera reale toccherà un piano in più di un punto,
mentre una ideale in uno solo.
Ma Galileo afferma che basta utilizzare una sfera ideale che tocca in più di un punto il piano per poter essere il modello di una sfera reale.
Secondo Galileo, Dio conosce tutte le infinite proprietà matematiche, mentre l’uomo conosce solo una minuscola parte, e, le conoscenze matematiche dell’uomo ostacolano la conoscenza della realtà, e di conseguenza, per conoscere e spiegare la realtà, l’uomo avrebbe bisogno della matematica infinita di Dio.
Nonostante ciò all’uomo è perm
essa una conoscenza stabile e verace, generata grazie alla produzione di descrizioni matematiche dei fatti fisici il più possibile simile alla realtà, astraendo tutte quelle interferenze (l’attrito dell’aria nel moto di un proiettile) che influiscono in minima parte e la cui variabilità è molto alta.
Si dovranno quindi sviluppare degli esperimenti mentali, come ad esempio pensare di effettuare l’esperimento della caduta dei gravi nel vuoto, cioè in condizioni ideali, quindi non legate a particolari fenomeni
.
Cartesio
Fondatore della filosofia moderna.
Critica Galileo per aver voluto ricercare esclusivamente gli effetti ma non le cause dei fenomeni, e cerca quindi di trovare un legame tra fisica e metafisica. -> Ricerca il modo secondo il quale si deve percepire la realtà per pervenire a soluzioni matematiche.
L’importanza più alta era data alla metafisica, radice del sapere, quindi abbiamo il tronco costituito dalla fisica e per finire i rami da cui cogliere i frutti che corrispondono alle altre scienze, de
rivate dalla fisica.
Nega l’importanza di lingua e letteratura classiche per la soluzione dei problemi di quel secolo.
Similmente a Bacone, vede i sillogismi di Aristotele utili per trasmettere il sapere ma non per scoprire la verità.
Metodo:
Regola dell’evidenza: devono essere accolte come vere solo quelle idee chiare e distinte (chiaro = esaustive, non oscure in ogni loro parte; distinte = non si sovrappongono ad altre)
Regola dell’analisi: si divide ogni problema nelle sue parti elementari, fino ad arriv
are ad un problema la cui soluzione ci sia a portata di mano, perché intuitivamente evidente o derivabile con facilità.
Regola della sintesi: Si dispongono i propri pensieri secondo un ordine crescente di difficoltà, inversamente al punto precedente.
Regola dell’enumerazione (analisi) o della revisione (sintesi): si fa un controllo approfondito delle due regole precedenti.
Sempre secondo il suo metodo, Cartesio sviluppa il dubbio iperbolico, ovvero il considerare falsa qualsiasi ipotesi su cui ci possano e
ssere dubbi, fino ad essere certi della verità.
Il dubbio Cartesiano possiede due stadi:
Gli errori dei sensi: i sensi non sono certi e bisogna mettere in dubbio la loro verità in quanto a volte possono ingannarci. Ma Cartesio amplifica questo dubbio aggiungendo il sogno, che può essere causa di errori, in quanto durante un sogno non ci possiamo rendere conto se siamo nella realtà o meno, e viceversa.
Gli errori dell’intelletto: riguardano le cognizioni matematiche che sono valide in qualsiasi caso, sia in
sogno, sia nella realtà. Per sviluppare il suo dubbio metodico, Cartesio introduce l’ipotesi di un genio maligno ingannatore, che ci può far sbagliare in qualsiasi ragionamento. In questo modo, Cartesio mette in dubbio tutta la realtà che ci circonda, ma non può mettere in dubbio la sua esistenza, in quanto se pensa, esiste.

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