I positivisti: appunti di filosofia sugli autori

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Categoria:Filosofia

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Testo

Il positivismo è il modo di pensare della borghesia e lo si riscontra in Comte, Mill e Spencer. I tre filosofi positivisti sono a favore della scienza e per loro l’unico vero sapere è il sapere scientifico.

COMTE

Secondo Comte l’uomo ha attraversato tre tipi di sapere:il sapere di tipo mitico, il sapere di tipo metafisico (filosofico) ed il sapere di tipo sperimentale (scientifico).
1. Il sapere mitico nasce dallo spiegare il mondo naturale che ci circonda e lo spiega ricorrendo ad ipotesi di tipo antropomorfo: spiega i fenomeni riconducendoli alle gesta di attori (dei).
2. Il sapere filosofico riconduce i fenomeni naturali a delle essenze che sono considerate cause dei fenomeni naturali stessi.
3. Il sapere scientifico è il più potente ma riconduce le sue pretese di spiegazione perché si limita a descrivere i fenomeni: il “perché?” motiva le ricerche dello scienziato ma nel risultato il “perché?” non c’è più.

Comte dice che il governo delle società dipende dal tipo di modalità conoscitiva che attraversa quella società.
Alla conoscenza mitica corrisponde il governo teocratico: per cui i sacerdoti delineano i principi secondo cui si deve governare la società ma saranno i governi a governare di fatto.
Alla conoscenza metafisica corrisponde il governo dei giuristi: per cui i contrattualisti delineano i tratti della società ma saranno i governi militari a governare i fatto.
Egli quindi si chiede “chi ha competenze a governare nella fase scientifica?” Egli risponde i sociologi ovvero gli esperti di sociologia. Ai tempi la sociologia non esisteva e Comte la inventa. La sociologia è la scienza sperimentale delle relazioni sociali dell’uomo.
Comte sostiene che i sociologi delineano i tratti della società ma di fatto a governare saranno i capitalisti. Egli sceglie i capitalisti perché hanno già realizzato la razionalizzazione della produzione; egli considera il loro modo di produrre l’unico modo possibile.
Comte ritiene i politici incompetenti e come tali sono le cause dei disordini sociali e politici.
La sua ricetta è: occorre riconoscere il progresso ed estenderlo anche al campo politico senza fare rivoluzioni.
Qualificando i sociologi egli squalifica il parlamento: non c’è più un paese che riversa le proprie idee ma dei sociologi che scelgono per tutti.
Comte è illiberale ed antidemocratico essendo a modo suo borghese.
Egli sostiene che le civiltà che non seguono la sua filosofia sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia da lui stilata: con la sua filosofia vuole dimostrare la superiorità dell’Europa.
Dopo la seconda guerra mondiale l’Europa perde il potere che migra verso la Russia e gli Stati Uniti: si capisce che la storia delle civiltà nasce per caso, in base al territorio in cui un popolo iniziò il suo sviluppo. Le civiltà sono inconfrontabili: non si può pretendere che un popolo apprezzi lo stile di vita di un altro popolo, se lo si costringe lo si uccide.

Mill

Egli è un alfiere inglese del liberalismo radicale (Radicals) ed opera a cavallo dell’Ottocento
I Radicals erano coloro che ritenevano che la lotta per la libertà (per i diritti) era una lotta da combattere costantemente e che la libertà o la si conquista giorno per giorno o non la si ha.
Mill fa proprio il quadro storico di Comte con una differenza: Mill sostituisce la psicologia alla sociologia; ovvero considera l’uomo in se stesso nella sua individualità.
Mill non delega però agli psicologi il governo di un paese perché è legato al parlamento inglese che considera il luogo dove prendono forma le idee ed i problemi che agitano il paese.
La grande bestia nera di Mill è la miseria che non rende possibile l’esercizio della libertà perché gran parte della popolazione non è libera ma è misera.
Mill pensa che il capitalismo sia il metodo di produzione migliore ma che la distribuzione della ricchezza non sia la migliore: ci vorrebbe una ridistribuzione di soldi nella classi più basse prelevandoli da quelle più alte, così si avrà la libertà di tutti.
Mill si schiera contro la dittatura della maggioranza parlamentare: la maggioranza può sfruttare il suo potere contro le minoranze dal punto di vista razziale, religioso e scientifico ma non può cancellarle. Il principio è che i diritti non possono essere toccati dalle maggioranze parlamentari. Per quanto riguarda le minoranze Mill pensa che non è il numero a fare la verità: la libertà di pensiero va’ protetta anche contro la maggioranza parlamentare.
Secondo Mill sono le minoranze a mettere in discussione ciò che noi riteniamo vero e sicuro. Mill fu il primo ad occuparsi della limitata capacità giuridica della donna borghese dell’Ottocento ed assieme all’amante scrisse un libro da cui iniziò la battagli a favore dell’emancipazione della donna.

Spencer

Egli adopera nella seconda metà dell’Ottocento.
Il suo pensiero viene classificato come positivismo evoluzionistico in quanto suppone che l’universo non sia sempre stato come lo vediamo ora ma si sia evoluto diventando ciò che è ora.
A parte ciò Spencer è noto come teorico del Darwinismo sociale: utilizza Darwin in maniera impropria. Darwin diceva che l’origine della specie deriva da due fattori: la radiazione genetica e l’habitat che modifica la specie.
Spencer cerca di trovare un analogia tra l’affermazione di una nuova specie e l’affermazione di una società dominante.
Il suo ragionamento è: come tra le varie specie c’è una lotta per la vita così tra le varie società umane c’è un eguale lotta che dovrà affermare la società più adatta. Ma nel mondo naturale la lotta è la condizione per l’esistenza delle varie specie e non per la predominanza delle varie specie. Non ci sono specie più o meno adatte perché se esistono significa che sono adatte e, se non fossero adatte non esisterebbero.
L’analogia di Spencer getta un’ombra pesante sull’unità del genere umano. Spencer è come se ti dicesse che i generi umani hanno geni genomi diversi e secondo il suo ragionamento i più deboli sarebbero destinati all’estinzione: la sua filosofia si avvicina molto al razzismo a cui offre un ambiente favorevole.
Spencer ripete lo stesso concetto anche all’interno della società dominante riguardo le classi sociali: afferma che è un bene l’esistenza delle classi sociali perché è una palestra per l’affermazione dei più adatti. La stessa società vede quindi la distinzione tra coloro che sono destinati ad affermarsi e coloro che sono destinati ad estinguersi.

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