Hegel

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

Voto:

2 (2)
Download:318
Data:15.11.2001
Numero di pagine:12
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
hegel_34.zip (Dimensione: 12.53 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_hegel.doc     52.5 Kb


Testo

Hegel
Per Hegel la dialettica è la legge che governa il divenire dell'Assoluto. Essa consiste in:
a) TESI: Affermazione di un concetto astratto e limitato, in cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, limitandosi a considerarle secondo il principio di identità e non-contraddizione. (momento astratto o intellettuale)
b) ANTITESI: Negazione di questo concetto perché limitato e finito, e passaggio ad un concetto opposto. Si procede dunque oltre il principio d’identità e si mettono in rapporto le varie determinazioni con quelle opposte. (momento dialettico o negativo-razionale)
c) SINTESI: unificazione della precedente affermazione e negazione, che consiste nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, in altre parole rendersi conto che queste sono aspetti di una realtà che comprende o sintetizza entrambi. (momento speculativo o positivo-razionale)
Momenti della logica:
1. Dottrina dell'essere: è il concetto più vuoto ed astratto, senza nessun contenuto. In questo modo l'essere è il nulla; il concetto di tale unità è il divenire (passaggio dal nulla all'essere).
2. Dottrina dell'essenza: Nel momento in cui l'essere, riflettendo su se stesso, si riconosce identico e diverso e il pensiero si fa oggetto, e dall'essere si passa all'essenza.
3. Dottrina del concetto: Si ha identità tra pensiero ed essere. In seguito alle due prime categorie (oggettivo, soggettivo), si ha l'ultima categoria: l'Idea, concepita come la ragione, che ha in sé tutta la realtà.

Logica (1812-16)

E' il tentativo di esporre lo svolgimento sistematico del sapere assoluto. Nella Fenomenologia vi era lo svolgimento della coscienza (individuale e storica) che diventa tale come risultato d'un processo; nella Logica invece si risale all'origine dello stesso processo, alle fonti dell'essere, dal cui sviluppo procede tutta la realtà determinata (inclusa la coscienza). Si tratta d'indicare il cominciamento assoluto delle cose, del reale. La logica, in tal senso, è la scienza dell'idea pura, astratta, in sé. A detta di Hegel, la logica studia Dio prima della creazione del mondo, un Dio che si viene perfezionando attraverso la sua estrinsecazione nella natura e nello spirito umano. La logica è dunque metafisica, scienza dei concetti originari, dei modelli ideali che, utilizzati da Dio per la creazione, hanno fin da principio una loro realtà. Nella Fenomenologia il luogo in cui accade il movimento dialettico è il processo storico della cultura; nella Logica questo luogo è il pensiero. La logica è un'ontologia che riconosce che non esiste alcuna forma di obiettività se non come posizione del pensiero: la totalità raggiunta nel sapere assoluto della Fenomenologia è prodotta nella forma dell'identità metafisica di essere e pensiero studiata nella Logica.

Le sezioni della Logica sono tre: essere, essenza e concetto.

a) La logica dell'essere prende in esame i concetti più astratti, primo dei quali è quello di "puro essere indeterminato", che è principio di tutto, ma che per poterlo essere deve prima trasformarsi nel suo contrario: il "non-essere" o "nulla". L'essere di per sé non produce nulla, se non il suo contrario; il vero cominciamento sta nell'unità di essere e nulla, essendovi anche nell'essere primordiale un antagonismo. Dunque l'essere vero, che produce realtà, corrisponde al divenire. L'essere di Hegel non corrisponde minimamente al Motore Immobile di Aristotele né al Nous plotiniano né al Dio agostiniano, poiché esso acquisisce completezza solo quando diviene spirito.

In questa sezione Hegel critica Fichte, dicendo che la sua prosecuzione del finito (IO) nell'infinito è un "cattivo infinito", così come lo è l'infinito (natura) accanto al finito (IO) di Schelling: in realtà finito e infinito coincidono nell'essere.

b) La logica dell'essenza prende in esame le radici dell'essere nella loro concretezza, in quanto l'essenza si esprime nell'esistenza. L'essenza è l'essere che riflette su di sé. Hegel qui critica Kant dicendo che il fenomeno può essere logicamente compreso solo come il manifestarsi dell'essenza, per cui una cosa in sé e il fenomeno vanno posti in unità. Hegel critica anche i principi di identità e di non-contraddizione di Aristotele, dicendo che l'identità include le differenze: l'identità sta nelle distinzioni e queste in quella ("A" dunque è anche "non-A"), poiché tutte le cose sono in se stesse contraddittorie (anzi la contraddizione è più essenziale dell'identità, essendo questa cosa morta senza quella). Infine Hegel difende la prova ontologica (a priori) dell'esistenza di Dio (di Sant'Anselmo) contro Kant, dicendo che pensare Dio senza pensarlo esistente è impossibile: l'assoluto esiste appunto perché il finito non è.

c) La logica del concetto prende in esame la realtà come sviluppo vivente in se stessa, come divenire. Il concetto è più importante dell'essere e dell'essenza, perché ne è la sintesi, racchiude ogni contenuto di entrambi, è l'assoluto, è il principio di ogni vita, e in tal senso esso è anche negazione di ogni determinazione e finitudine. Caratteristiche fondamentali del concetto soggettivo sono il "giudizio" e il "sillogismo". Nel "giudizio" il predicato (che esprime l'universale) è più importante del soggetto (che esprime l'individuale), mentre la loro identità è espressa dalla copula "è". Nel giudizio è appunto la copula "è" che garantisce l'identità dell'individuale coll'universale (per Hegel è impossibile spiegare in anticipo la distinzione di soggetto e predicato, in quanto un giudizio è vero in proporzione alla coincidenza dei momenti in esso distinti con il loro contenuto, in proporzione cioè al rappresentare la conformità di una cosa con la sua nozione). Giudicare significa distinguere parti che si appartengono reciprocamente in maniera indissolubile. L'identità è presente, non posta nella copula, poiché è veramente presente solo nel sillogismo. Il giudizio emerge quando vi è una ragionevole dose di dubbio ed è soprattutto presente in questioni di ordine morale ed estetico. Quando non vi sono dubbi si formulano proposizioni, non giudizi. Il "sillogismo" è la forma universale, logica, triadica, di tutte le cose (il che per la logica pre-hegeliana era un assurdo). Il sillogismo mostra la stretta interdipendenza di tre momenti: individualità, specificità e universalità (individuo, specie e genere; libertà, moralità e ragione; spirito, natura, idea). Hegel fa di ogni oggetto un sillogismo (tesi, antitesi, sintesi). In particolare egli evita di considerare i sillogismi che enunciano connessioni non-essenziali: il sillogismo infatti non è solo "logica" ma "logica necessaria", oggettiva.

Nel concetto oggettivo Hegel svolge categorie che fino a lui erano rimaste estranee alla logica, essendo proprie della filosofia della natura: meccanismo, chimismo e teleologia. Nell'ambito di quest'ultima si manifesta l'astuzia della ragione, che persegue i suoi fini usando come mezzi oggetti, processi, fenomeni che invece appaiono fini a se stessi: concetto questo che diventerà fondamentale nella sua filosofia della storia.

L'idea infine è il concetto compiuto in sé e per sé. Essa supera definitivamente la differenza fra soggettivo e oggettivo.

Ecco lo schema della Logica: I) ESSERE, suddiviso in: a) Qualità, b) Quantità, c) Misura [la Qualità -che è il concetto più importante- include: a)essere (cioè puro essere, nulla e divenire), b) essere determinato, c) essere per sé]; II) ESSENZA, suddivisa in: a) essenza, b) fenomeno (o apparenza), c) realtà in atto; III) CONCETTO, che si divide in: a) soggettivo (concetto-giudizio-sillogismo), b) oggettivo (meccanismo-chimismo-teleologia), c) idea.
Il contenuto della Logica (pag.249)
I tre momenti principali della Logica sono:
• la Dottrina dell’essere (il pensiero nella sua immediatezza - in sé)
• la Dottrina dell’essenza (il pensiero nella sua manifestazione - per sé)
• la Dottrina del concetto e dell’idea (il concetto tornato in sé e per sé).
1) LA DOTTRINA DELL’ESSERE
Scopo della Dottrina dell’Essere è superare l’indifferenza della quantità rispetto alla qualità. E’ divisa in tre momenti: qualità, quantità e misura.
Qualità: l’essere indeterminato: l’essere, il nulla e il divenire
La qualità è divisa in: essere indeterminato, essere determinato e essere per sé.
Caratteristica fondamentale dell’essere inde-terminato è l’immediatezza.
Il momento dialettico dell’essere indeterminato comprende essere, nulla e divenire.
Essere: è la nozione più povera e astratta di tutte: l’essere non ha determinazioni. Secondo le altre filosofie il pensare deve avere per forza un contenuto determinato: questo concetto le smentisce. E’ impossibile distinguere un contenuto all’interno del pensare: l’essere puro è identico al puro pensare.
Nulla: Ma questa definizione di essere in quanto privo di determinazioni coincide con quella di nulla: essere e nulla sono identici. Hegel sconvolge tutte le basi della filosofia!
Divenire: il divenire è unità di essere e nulla, in quanto passano dinamicamente uno nell’altro.
Il divenire è la prima categoria della logica: così la logica viene fondata sul divenire, un concetto dinamico e non più, come la tradizione, statico.
L’essere determinato: determinazione e negazione
L’intera attività del pensare è incessante e generalissima (negativa). Per questa sua generalità si dice che l’unità dell’essere e del nulla si presenta nella determinazione del nulla.
Ma un singolo pensiero è determinato (positivo) e può essere formulato solo in un momento in cui l’attività del pensare si “ferma”. Si dice allora che l’unità dell’essere e del nulla si presenta nella determinazione dell’essere. Ed ecco la seconda categoria della logica: l’essere determinato.
Nonostante la sua istintiva positività, l’essere determinato si presenta anche come negativo: infatti una determinazione è tale solo perché si afferma contro infinite altre determinazioni che esclude. L’essere determinato è positivo e negativo.
Si delinea così il momento della qualità: l’essere qualitativamente determinato è un qualcosa che si distingue da qualcos’altro.
Quantità: la cattiva infinità e l’infinito della ragione
Ogni essere finito (determinato) ha in sé la negazione. La ragione considera tale negazione come necessaria a se stessa, in contraddizione con la stabilità che la contraddistingue. Questa inquietudine nel modo di pensare il finito (essere in sé e essere per altro - le determinazioni negate) è la base del passaggio da finito a infinito.
Si delineano così due infinità: la cattiva infinità e la vera infinità.
La cattiva infinità coincide con ciò che nel finito non è stato incluso. Non è un vero infinito perché è limitato e poi, anche se si cercasse di raggiungere l’infinito vero attraverso la cattiva infinità, si riuscirebbe solo a creare sempre più determinazioni e non si raggiungerebbe l’infinito, ma solo un maggior numero di determinazioni.
Per raggiungere la vera infinità bisognerà allora superare la contrapposizione che da sempre ha contraddistinto l’idea di infinito e finito, finendo col trovare il divenire, il vero infinito.
Geometricamente, se la cattiva infinità può essere disegnata come una linea senza confini precisi (ma con confini), la vera infinità sarà un cerchio.
Misura: uno dei tratti più originali della filosofia di Hegel è la relazione tra qualità e quantità, che fino ad allora erano state pensate come completamente eterogenee. Hegel deriva la quantità dalla qualità. Hanno in comune la variabilità, ma intesa in modi opposti: a una quantità non cambia nulla se gli elementi hanno diverse qualità, così come non è importante la quantità se ci si riferisce alla qualità (un campo sarà sempre tale anche se varia la sua estensione). La separazione tradizionale tra quanittà e qualità esiste solo nell’intelletto: in realtà esiste una quantità qualitativa che è la misura. Così si conclude la Dottrina dell’essere.
2) LA DOTTRINA DELL’ESSENZA
Dato che “la verità dell’essere è l’essenza”, posso pensare che l’essenza sia il risultato del processo dialettico dell’essere.
Lo scopo della Dottrina dell’essenza è superare il dualismo tra essere immediato ed essenza.
Infatti caratteristica della Dottrina dell’Essenza è l’essere ragionata (non più immediata come l’Essere).
Il processo funziona in questo modo: durante la Dottrina dell’Essenza viene negata l’immedia-tezza dell’essere e sono messe in relazione le differenze che porteranno alla sua unicità. Queste differenze sono illustrate secondo coppie di concetti in opposizione bipolare (essenza/fenomeno; causa/effetto; …), che verranno riconciliate nella terza Dottrina sotto forma di concetto e di idea.
La Dottrina dell’Essenza si divide in: essenza, fenomeno e realtà.
Essenza, fenomeno e realtà
Essenza: comprende i i due movimenti opposti di interiorizzazione ed esteriorizzazione.
Nel primo movimento l’essere è negato dal movimento di interiorizzazione dell’essenza e diventa semplice apparenza, mentre l’essenza è il fondamento.
Fenomeno: si divide in esistenza, fenomeno e relazione essenziale. L’essenza si manifesta nell’esistenza e diventa contemporaneamente fenomeno, che perde la sua accezione negativa perché indica il mostrarsi della cosa in sé (il contrario di quello che diceva Kant). Questa relazione tra essenza ed esistenza si chiama relazione essenziale.
Realtà, sostanza, causa
E’ dunque nel terzo momento (realtà) che si realizza lo scopo della Dottrina dell’Essenza, perchè la relazione essenziale diventa ufficialmente vera (essenza e esistenza sono unite) sotto il nome di relazione assoluta. In questa relazione la realtà è esistenza che ha in se stessa il principio del suo strutturarsi (essenza).
La dialettica della relazione assoluta (terzo momento della realtà) si svolge attraverso la relazione sostanziale, la relazione di causalità e l’azione reciproca.
• La relazione sostanziale è quella che intercorre tra sostanza e accidenti. Per Hegel, a differenza della tradizione filosofica che considerava la sostanza immutabile, nella relazione sostanziale la sostanza si scinde in due poli: da un lato una molteplicità di accidenti, dall’altro la loro unità nella sostanza. Nella relazione sostanziale questi poli passano immediatamente uno nell’altro.
• Nella relazione di causalità il rapporto sostanza-accidente si trasforma nel rapporto causa-effetto, che (come sempre Hegel rivoluziona tutta la filosofia tradizionale!) non sono più opposte una all’altra. La causa è una sostanza che agisce producendo un effetto. Come si fa a dire che la causa è sostanza? In questo caso Hegel fa ricorso al termine tedesco che in italiano viene tradotto con “causa”, e cioè “Ursache”, il cui significato letterale è “sostanza originaria”.
Oltre a questo, Hegel afferma che il rapporto causa-effetto non è quello concepito spontaneamente dall’intelletto: come sono termini distinti, allo stesso tempo sono identici. Non nel senso che una causa è effetto di un’altra causa o che un effetto è causa di un altro effetto, ma che la causa è effetto (e viceversa) non nell’ambito dello stesso rapporto in cui è causa (e viceversa). Questo modo di pensare la relazione causa-effetto crea una specie di progresso all’infinito (una serie infinita di cause che è contemporaneamente una serie infinita di effetti).
• Nell’azione reciproca si coglie la vera infinità del processo: l’effetto è diverso dalla causa nel senso che questa è una sostanza che agisce su un’altra sostanza producendovi un effetto. Sebbene la seconda sostanza sia passiva, in quanto è anch’essa causa è contemporaneamente anche attiva e reagisce alla prima sostanza producendo un effetto su sé stessa.
I due termini di causa e effetto devono essere ricondotti al loro fondamento unitario che è il concetto, e pensati come momenti di quest’ultimo.

1) LA DOTTRINA DEL CONCETTO
Essere ed essenza alla fine si risolvono nel concetto.
Mentre i tratti distintivi di essere e essenza erano rispettivamente l’immediatezza e la mediazione, quello del concetto è l’autosviluppo della totalità.
L’automovimento del concetto corrisponde alla creatività del pensiero ed è l’antecedente dell’essere e dell’essenza.
Il concetto è il risultato della dialettica della relazione assoluta, ed essendo autosviluppo è anche soggettività. Per questa soggettività si può dire che nel movimento del concetto l’assoluto viene inteso non come sostanza ma come soggetto.
I tre momenti del movimento del concetto sono soggettività, oggettività e idea.
Soggettività, oggettività e idea
Soggettività: la soggettività si divide a sua volta in concetto, giudizio e sillogismo. Quanto al concetto (inteso qui in senso ristretto), Hegel classifica la distinzione del concetto tra universalità, particolarità e singolarità come una serie di momenti di un unico processo, e non come semplici proprietà. Infatti universale, particolare e singolare corrispondono al concetto in sé (concetto), al suo particolarizzarsi o differenziarsi (giudizio - che diventa l’elemento divisore dell’unità del concetto) e all’unità di particolare e universale nell’individuo (sillogismo).
Il concetto si realizza nell’oggetto, perchè questo rappresenta una realtà indipendente e completa, e questa completezza è la totalità del concetto.
Oggettività: si divide in meccanismo, chimismo e teleologia.
Il primo momento dell’oggettività è il meccanismo, che considera l’oggetto senza riguardo alle differenze qualitative che lo distinguono dagli altri oggetti (movimento simile a quello nella Dottrina dell’essere, quando si passa dalla qualità alla quantità). La relazione con gli altri oggetti è solo esteriore, perchè interi-
ormente tutti gli oggetti sono aggregati di componenti.
E’ importante dire che Hegel parla di meccanismo sia riguardo agli oggetti fisici sia riguardo ad altri oggetti, come un’azione.
Altra categortia dell’oggettività è il chimismo, in cui l’oggetto si mostra differente in composizione chimica, qualitativamente.
Solo nella teologia si realizza la vera unità dell’oggetto, dando luogo ad un oggetto finalisticamente ordinato o organismo (la teologia nell’oggettività è come il sillogismo nella soggettività).
Ora, dice Hegel, manca solo l’ultimo passaggio: porre la finalità internamente all’organismo (cosa che la filosofia tradizionale è non riuscita a fare, ma Kant sì).
La dialettica dell’idea: vita, conoscenza, prassi
L’unità del concetto e delle determinazioni in cui si oggettiva è conseguita nella dialettica dell’idea.
L’idea è vita, e nella vita si ha l’unità immediata di soggettivo e oggettivo. L’oggettività diventa un momento dell’autorealizzazione del vivente e si realizza dunque in questo la finalità interna a cui tendeva la teleologia.
Bisogna sempre ricordare che per vita Hegel intende anche la vita dello spirito, degli organismi politici, non solo la vita biologica.
Come vita l’idea è ancora sostanzialità, nel senso che ancora non mostra i connotati della libera soggettività, poichè li possiede solo implicitamente. Ciò accade non solo riguardo all’individuo vivente, ma a tutta l’universalità. Questa universalità è però limitata dal fatto di realizzarsi solo nella singolarità degli individui, che rappresenta però contemporaneamente la negazione dell’universalità. Il superamento di questa negazione sta nella morte, che è negazione della negazione (la soggettività).
Dunque, se da un lato la vita è morte incessante degli individui, dall’altro la morte dei singoli, in quanto nega la sostanzialità immediata della vita, libera il genere vivente dalla singolarità e consente così che emerga la soggettività universale.
Solo, dunque, liberandosi dall’immediatezza della vita l’idea può affermarsi come libera soggettività.
Infatti l’idea può assumere a proprio oggetto il concetto (diventato universale perchè si è liberato dalla singolarità) o meglio se stessa (perchè l’idea è unità del concetto).
Inizia il processo dialettico dell’idea, che si divide in idea soggettiva e oggettiva, che appare come un universo esteriore. L’unità dell’idea si ricompone attraverso l’idea assoluta. Come?
L’idea soggettiva opera in due modi:
1. con la passività (idea del vero), assorbendo in sè stessa l’universo esteriore per mezzo del conoscere;
2. con l’attività (idea del bene): l’idea soggettiva tenta di dissolvere l’oggettività dell’idea oggettiva modellando come volontà il mondo esteriore per incorporarvi se stessa con la prassi.
L’idea assoluta (la totalità del pensare) è l’unità dell’idea del vero e del bene, dell’idea soggettiva e oggettiva. .Si è realizzata l’unità di soggetto e oggetto presupposta all’inizio della Logica.

Esempio