Hegel

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Categoria:Filosofia

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Testo

Relazione su Hegel
CAP. 3
A)Rigenerazione etico-religiosa e rigenerazione politica
L'argomento degli scritti giovanili (1793-1800) è teologico, ma è connesso alla politica. Hegel infatti studia il tema della Rivoluzione Francese: il tema della rigenerazione morale e religiosa dell'uomo come fondamento della rigenerazione politica.
I Paesi tedeschi erano stati il centro della riforma protestante, quindi le chiese riformate e i principati tedeschi costituivano un insieme politico-religioso omogeneo. Religione e politica erano parte di un unico quadro d'insieme per tutti coloro che studiavano progetti di riforma nella seconda metà del 700 in Germania(«Costituzione della Germania»).
Perché i popoli ottengano una vita migliore e la libertà devono realizzare progetti di riforma che spazzino via il vecchio impianto sociale fondato sulla stabilità delle classi e sulla supremazia del potere nobiliare. Perché questo accada l'ansia di libertà del popolo dev'essere così forte nel mondo interiore degli uomini da produrre un nuovo ordine giuridico esteriore. Secondo Hegel la rivoluzione nelle istituzioni può avvenire solo come conseguenza esteriore di una maturazione avvenuta all'interno della coscienza del popolo. Perché giungano tempi migliori occorre una nuova forma di religione che permetta a ognuno di partecipare con la propria vita interiore alla vita dello spirito di Dio che si incarna nella storia attraverso la stessa vita degli uomini.
B)Cristianesimo,ebraismo e mondo greco: perdita e nostalgia dello spirito di bellezza
Nell'opera «La positività della religione cristiana», Hegel critica duramente le strutture delle chiese cristiane poiché in esse sarebbe sparito lo spirito profondo del messaggio religioso di Gesù, quest'Ultimo infatti ha predicato l'amore, la comunanza de cuori, la fratellanza, il superamento della vecchia legge esteriore fatta di precetti e comandi, attraverso la nuova legge dell'amore fatta di intensa vita interiore. Le chiese invece hanno costruito una religione positiva, cioè determinata attraverso i dogmi e precetti del tutto esteriori.
Nell'opera «Lo spirito del Cristianesimo e il suo destino» ripercorre la storia degli ebrei notando come essi abbiano reagito al diluvio ancorando la salvezza dalla natura alla fede nella potenza del loro Dio. Dio è contrapposto alla natura: Egli è tutto, l'uomo e la natura sono niente. Per questo gli ebrei hanno scelto di vivere in inimicizia con la natura e con gli altri uomini e riponendo la salvezza nel Dio trascendente e geloso di ogni rapporto di amicizia con altri popoli. Hegel studia la figura di Gesù che ha rifiutato la scelta del suo popolo e ha predicato la legge dell'amore. Questo concetto è fondamentale nello spirito del Cristianesimo, Hegel infatti parte dall'idea che la vita sia una e inimicarsi gli altri popoli significa inimicarsi dei viventi, dunque porsi contro la vita stessa che si esprime in loro. Poiché una sola vita accomuna i viventi allora la stessa vita degli ebrei è in sé lacerata: la vita offesa si vendica condannaando gli ebrei a un destino di infelicità.
Nel mito greco dopo la distruzione del genere umano, Deucalione e Pirra non fecero come Noè, ma sottoscrissero un nuovo patto di fiducia con la natura. Tuttavia i Geci e Gesù sono stati storicamente sconfitti: Gesù muore ucciso dal suo popolo testimoniando la sua fede nel divino che è ogni cosa e dunque sperando che risorga dopo di Lui un nuovo spirito di bellezza. Le chiese moderne pensano Dio come lo pensavano gli ebrei!!!

CAP. 4
I capisaldi del sistema
Le tesi di fondo dell'idealismo di Hegel sono: la risoluzione del finito nell'infinito, l'identità fra ragione e realtà, la funzione giustificatrice della filosofia.
A) Finito e infinito
La realtà non è n insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo rappresentando la ragion d'essere d'ogni realtà, coincide con l'assoluto e con l'infinito, mentre i vari enti del mondo essendo manifestazione di esso, coincidono con il finito. Di conseguenza il finito come tale non esiste, come la parte non può esistere se non in connessione con il tutto. Il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è lo stesso infinito.
Mentre per Spinoza l'assoluto è una sostanza statica che coincide con la natura, per Hegel si identifica con un soggetto spirituale in divenire.
B) Ragione e realtà
Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene indicato da Hegel con il termine idea o ragione, da ciò l'aforisma «Ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale». Con la prima parte intende dire che la razionalità non è pura astrazione, ma la forma stessa di ciò che esiste, poiché la ragione governa il mondo e lo costituisce. Con la seconda parte intende affermare che la realtà non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale (la ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell'uomo. L'identità tra realtà e ragione implica anche l'identità tra essere e dover essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere.
C) La funzione della filosofia
Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono. La filosofia arriva sempre troppo tardi a dire come dev'essere il mondo giacché sopraggiunge quando la realtà ha compiuto il suo processo di formazione. L'autentico compito che Hegel ha inteso attribuire alla filosofia è la giustificazione razionale della realtà.
D) Il dibattito critico intorno al giustificazionismo hegeliano
Hegel per evitare che la sua filosofia potesse essere scambiata per una banale accettazione della realtà in tutti i suoi aspetti ha puntualizzato: nella vita ordinaria si chiama realtà ogni cosa a casaccio, ma l'accidentale è possibile, può non essere allo stesso modo che è.
Secondo alcuni critici questo passo dimostra che l'hegelismo non è riducibile a una forma di giustificazionismo.
Un noto filone interpretativo da Engels a Marcuse pur ammettendo gli aspetti conservatori del sistema hegeliano ha cercato di dimostrare come esso possa venire letto in modo dinamico e rivoluzionario. Infatti l'aforisma di Hegel altro non significa che il reale è destinato a coincidere con il razionale, mentre l'irrazionale è destinato a perire.
Marx ha contestato la canonizzazione dell'esistente operata da Hegel.

CAP. 5 Idea, natura e spirito.
Le partizioni della filosofia
Il farsi dinamico dell'Assoluto attraversa i tre momenti dell'idea in sé e per sé (tesi), dell'idea fuori di sé (antitesi), dell'idea che ritorna in sé (sintesi). L'idea in sé e per sé è considerata in se stessa ed è assimilabile a Dio cioè al programma logico-razionale della realtà. L'idea fuori di sé è la natura cioè l'alienazione dell'idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. L'idea che ritorna in sé è lo spirito cioè l'idea che dopo esseri fatta natura torna presso di sé nell'uomo. Ciò che concretamente esiste nella realtà è lo spirito (la sintesi) il quale ha come sua condizione la natura (antitesi) e come suo presupposto il programma logico rappresentato dall'idea pura. A questi tre momenti dell'assoluto corrispondono tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico: la logica che è la scienza dell'idea in sé e per sé, cioè dell'idea considerata nel suo essere implicito e nel suo!
graduale esplicarsi, ma a prescindere dalla sua concreta realizzazione nella natura e nello spirito; la filosofia della natura che la scienza dell'idea nel suo alienarsi da sé; la filosofia dello spirito che è la scienza dell'idea che dal suo alienamento torna in sé.

CAP.6 La dialettica
L'Assoluto per Hegel è divenire, la legge che lo regola è la dialettica che rappresenta la legge di sviluppo della realtà e di comprensione della realtà. Hegel distingue tre momenti del pensiero: l'astratto o intellettuale, per cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà limitandosi a considerarle nelle loro differenze reciproche; il momento dialettico o negativo razionale che consiste nel mostrare come le determinazioni siano unilaterali e esigano di essere messe in movimento, cioè essere relazionate con altre determinazioni; il momento speculativo o positivo-razionale che consiste nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte. La dialettica consiste: nell'affermazione di un concetto astratto e limitato che funge da tesi, nell negazione di questo concetto come limitato o finito e nel passaggio ad un concetto opposto che funge da antitesi; nell'unificazione della precedente affermazione e negazione di una sintesi positiva che comprende entrambe. La sintesi è una riaffermazione che Hegel chiama Aufhebung che esprime l'idea di superamento.
Puntualizzazioni circa la dialettica
1) La dialettica comprende la totalità dei 3 momenti indicati.
2) La dialettica esprime il principio fondamentale della filosofia di Hegel: la risoluzione del finito nell'infinito. Infatti ci mostra come ogni finito non possa esistere in se stesso, ma solo in un contesto di rapporti.
3) La dialettica ha un significato globalmente ottimistico perché ha il compito di unificare il molteplice, conciliare le opposizioni e ridurre ogni cosa all'ordine e alla perfezione del tutto. Molteplicità, opposizione e conflitto sono reali solo come momenti di passaggio, quindi il negativo è un momento del farsi del positivo.
4) Pensare dialetticamente significa pensare la realtà come una totalità processuale che procede secondo lo schema di tesi, antitesi e sintesi. La dialettica è una sintesi finale chiusa cioè un ben preciso punto di arrivo.
5) Tutti i filosofi che si sono rifatti a Hegel hanno criticato l'idea di uno stagnante epilogo della storia del mondo.

CAP.7 La critica delle filosofie precedenti
Hegel e gli illuministi
Gli illuministi facendo dell'intelletto il giudice della storia sono costretti a ritenere che il reale non è razionale dimenticanso che la vera ragione (lo spirito) è quella che prende corpo nella storia e abita in tutti i momenti di essa. La ragione degli illuministi è finita e parziale cioè un intelletto astratto che pretende di dare lezione alla realtà e alla storia stabilendo come dovrebbero essere mentre per Hegel sono ciò che necessariamente devono essere.
Hegel e Kant
Kant voleva costruire la filosofia del finito e l'antitesi tra dovere essere e essere (tra ragione e realtà). In Kant l'essere non si adegua mai al dover essere e la realtà alla razionalità, secondo Hegel questa adeguazione è in ogni caso necessaria.
Hegel e i romantici
Il suo dissenso verte su due punti:
1) contesta il primato del sentimento, dell'arte e della fede sostenendo che la filosofia, in quanto scienza dell'assoluto, non può che essere una forma di sapere mediato e razionale.
2) contesta gli atteggiamenti individualistici affermando che l'intellettuale non deve ripiegarsi sul proprio io, ma tener d'occhio l'oggettivo corso del mondo e adeguarsi alle istituzioni socio-politiche del proprio tempo.
Hegel e Fichte
Lo accusa di non riuscire ad assimilare adeguatamente l'oggetto riducendolo ad un ostacolo esterno dell'io. Inoltre lo accusa di aver ridotto l'infiniot a una semplice meta ideale del finito.
Hegel e Schelling
Lo critica perché concepisce l'assoluto in modo a-dialettico cioè come un'unità indifferenziata e statica da cui derivano la molteplicità e la differenziazione delle cose.

CAP.8 la Fenomenologia dello spirito
Il principio della risoluzione del finito nell'infinito è stato illustrato da Hegel in 2 forme diverse: prima ha illustrato la via che per giungere fino ad esso ha dovuto percorrere la coscienza umana, secondo ha illustrato il principio quale appare in tutte le determinazioni fondamentali della realtà. La prima illustrazione è la «Fenomenologia dello spirito», la seconda l' «Enciclopedia delle scienze filosofiche». La Fenomenologia è la storia armonizzata della coscienza che attraverso contrasti, infelicità e dolore esce dalla sua individualità, raggiunge l'universalità e si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione. L'intero ciclo della Fenomenologia viene riassunto nella coscienza infelice che non sa di essere tutta la realtà perciò si trova scissa in differenze e conflitti dai quali è internamente dilaniata e da quali esce arrivando alla coscienza di essere tutto. La prima parte della Fenomenologia si divide in !
tre momenti: coscienza (tesi), autocoscienza (antitesi) e ragione (sintesi).
Nella fase della coscienza domina la attenzione verso l'oggetto, nella fase dell'autocoscienza domina l'attenzione verso il soggetto, nella fase della ragione si riconosce l'unità profonda tra soggetto e oggetto.
la fenomenologia studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione. infine la psicologia studia lo spirito nelle sue manifestazioni universali che sono il sapere teoretico, l'attività pratica e il volere libero (volontà di libertà).

CAP.9 La logica
La logica è la scienza dell'idea pura e studia la struttura originaria del mondo che è un organismo dinamico di concetti o categorie che sono oggettivi. Hegel fa una rassegna delle principali posizioni del pensiero logico rispetto all'oggettività: la prima è data dal procedere ingenuo che ritiene che da una parte vi sia il pensiero e dall'altra le cose che il pensiero può conoscere mediante la riflessione (posizione della vecchia metafisica dogmatica, determinazioni del pensiero=determinazioni fondamentali delle cose); la seconda è quella dell'empirismo che elevando il contenuto della percezione a rappresentazione fa di quest'ultima la misura dell'oggettività, riducendo la realtà vera delle cose ad una x impenetrabile dal pensiero che è costretto a cadere nello scetticismo. Esemplare è l'esperienza di Kant; la terza è quella della filosofia della fede che ha il pregio di porre l'esigenza di saltare dal pensiero all'essere, ma!
il demerito di ritenere che ciò sia possibile mediante il sentimento. Per Hegel la logica (studio del pensiero) e la metafisica (studio dell'essere) sono la stessa cosa. la logica che si divide in logica dell'essere, dell'essenza e del concetto procede mostrando come partendo dai concetti più astratti (essere, nulla e divenire) si giunga a concetti più ricchi come l'idea. Il punto di partenza della logica è l'essere assolutamente determinato che è identico al nulla. Il concetto di questa identità (essere=nulla) è il divenire. L'essere e il nulla sono l'opposto dell'essere determinato che è tale in virtù della qualità che lo rende finito, della quantità e della misura. Dall'essere si passa all'essenza quando l'essere riflettendo su se stesso si riconosce identico e diverso e scopre la propria ragione sufficiente. Le categorie dell'essenza sono: essenza come ragione dell'esistenza, il fenomeno e la realtà in atto. L'essenza scopre la propria ragion d'essere riconoscendosi identica a se stessa e diversa dalle altre essenze e diventa esistenza. L'apparizione della su esistenza è il fenomeno che è la manifestazione di ciò che esiste cioè la realtà in atto. Le relazioni che caratterizzano la realtà in atto sono: sostanzialità, causalità e azione reciproca (che sono le categorie di relazione di Kant). L'essere così determinato diventa concetto della ragione cioè spirito vivnte della realtà. Il concetto è soggettivo o formale quando si determina negli aspetti di universalità, particolarità e individualità, poi si esprime nel giudizio e si organizza nel sillogismo che esprime la razionalità del tutto, oggettivo quando si manifesta negli apsetti fondamentali della natura e ne costituisce le sue categorie che sono meccanismo, chimismo e teologia, infine l' idea quando unisce soggettivo e oggettivo ed è la totalità della realtà in tutte le sue determinazioni cioè la vita e il conoscere la cui finalità è il contrasto tra soggettivo e oggettivo. Questo contrasto può avere forma teoretica nella quale la finalità è data dalla verità o la forma pratica in cui è data dal bene.
CAP. 10 La filosofia della natura
Il testo fondamentale della filo della natura è l'enciclopedia, Hegel ammette che essa abbia per presupposto e condizione la fisica empirica che deve limitarsi a fornirle il ateriale e a fare lavoro preparatorio di cui essa si avvale per mostrare la necessità con cui le determinazioni naturali si concatenano in un organismo concettuale. Secondo Hegel la natura è essenzialmente esteriorità, considerata in sé è divina , il suo carattere proprio è la negazione perché essa è il decadimento dell'idea da se stessa. Il passaggio dall'idea alla natura costituisce un rompicapo critico perché da un lato il filosofo lo rappresenta come una caduta dell'idea, dall'altro come il suo potenziamento.
La natura è anche vista come pattumiera del sistema perché ciò che è finito deve pur trovare qualche posto, e lo trova nella natura.
Le divisioni ella filo della natura sono: meccanica (considera l'esteriorità e la natura nella sua asrtazione -spazio, tempo-, nel suo isolamento, - materia e movimento -, nella sua libertà di movimento - meccanica assoluta- ), fisica (comprende la fisica della individualità universale, dell'individualità particolare, dell'individualità totale, fisica organica (comprende natura geologica, natura vegetale e l'organismo animale).

CAP. 11 lo spirito soggettivo
È lo spirito individuale, la sua filo si divide in 3 parti: antropologia (studia lo spirito come anima che rappresenta una sorta di dormiveglia dello spirito e si articola in naturale , senziente e reale e indica tutto il complesso di legami tra spirito e natura che si manifestano nell'uomo come carattere), fenomenologia, psicologia.

CAP 13 lo spirito oggettivo.
Qui lo spirito si manifesta in istituzioni sociali concrete, ovvero nel diritto. I momenti dello spirito oggettivo sono 3:
Il diritto astratto
Riguarda l'esistenza eterna della libertà delle persone che trovano il loro primo compimento in una cosa eterna , che diventa loro proprietà. La proprietà diviene tale solo tramite il contratto. L'esistenza del diritto implica l'esistenza del suo contrario che è il torto e nel suo aspetto più grave è il delitto. La pena è un ripristino del diritto violato perché sia costruttiva e non vendicativa occorre che sia riconosciuta interirmente dal colpevole.
La moralità
E' la volontà soggettiva che si manifesta nell'azione, che ha una portata morale solo se sgorga da un proponimento. Dato che procede da un essere pensante prende la forma dell'intenzione, il fine cui mira è il benessere. Ma il bene è ancora un'idea astratta che attende di passare all'esistenza attraverso un'altrettanto astratta volontà soggettiva. Il dominio della moralità è caratterizzato dalla separazione tra soggettività, che deve realizzare il bene , e il bene che deve essere realizzato.
L'eticità
Questa separazione viene risolta nell'eticità dove il bene si è attuato concretamente. L'eticità è la moralità sociale , cioè la realizzazione del bene nelle forme istituzionali che sono la famiglia , la società civile e lo Stato. In quanto moralità concreta , l'eticità rappresenta il superamento della spaccatura tra interiorità ed esteriorità configurandosi come una sorta di morale che ha assunti la forma del diritto. Il bene qui è il fine universale.
a) la famiglia: è il primo momento dell'eticità, in cui vi è una unità spirituale fondata sull'amore e sulla fiducia, si articola nel matrimonio, patrimonio e educazione dei figli.
b) La società civile: con la formazione di nuovi nuclei familiari, il sistema unitario della famiglia (tesi) si frantuma nel sistema conflittuale della società civile (antitesi) che è il luogo di incontro e scontro . la società civile si articola in 3 momenti: il sistema dei bisogni, nasce dal fatto che gli individui danno origine a diverse classi: la classe sostanziale degli agricoltori, la classe formale degli artigiani, la classe universale dei funzionari, l'amministrazione della giustizia, concerne la sfera delle leggi e della loro tutela, la polizia e le corporazioni, provvedono alla sicurezza sociale.
c) Lo stato: rappresenta la riaffermazione dell'unità della famiglia al di là della dispersione della società civile, implica uno sforzo verso il bene collettivo. Hegel rifiuta la teoria dello stato liberale come strumento volto a garantire la sicurezza degli individui, dello stato democratico perché il popolo al di fuori dello stato è nulla, il modello contrattualistico e giurisdizionalistico.
Lo stato hegeliano è sovrano ma non dispotico ed ha la forma di uno stato di diritto, la costituzione è qualcosa che sgorga necessariamente dalla vita collettiva di un popolo ed è identificata con la monarchia costituzionale moderna che ha 3 poteri:
Legislativo, al quale concorre l'assemblea delle rappresentanze di classi.
Potere governativo, o esecutivo consiste nello sforzo di tradurre in atto l'universalità delle leggi
Potere principesco, è l'incarnazione stessa della unità dello stato.
Lo stato è volontà divina, l'ingresso di Dio nel mondo, per questo non esiste un diritto internazionale.
Hegel giustifica la guerra in quanto momento strutturale della storia.

Cap XIV
LA FILOSOFIA DELLA STORIA
La storia può apparire dal punto di vista dell'intelletto finito intessuto di fatti contingenti mutevoli e dominata dal disordine, la stessa fede religiosa nella provvidenza implica la razionalità nella storia; ma questa fede generica che si nasconde dietro l'incapacità umana di comprendere i disegni provvidenziali. Essa deve essere sottratta a tale limitazione e deve determinare il fine, i mezzi, e i modi della razionalità della storia. Il fine della storia è che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso è veramente, oggettivi e realizzi tale sapere facendone un mondo esistente. Questo è lo spirito del mondo che di incarna negli spiriti dei popoli che si succedono all'avanguardia della storia. I mezzi della storia sono gli individui con le loro passioni, ma queste conducono a fini diversi da quelli a cui esse mirano. Poiché lo spirito del mondo è quello di un popolo determinato, l'azione dell'individuo sarà tanto più efficace quanto più sarà conforme allo spirito del popolo cui l'individuo appartiene. La tradizione è conservazione & progresso e trova i suoi strumenti negli individui conservatori come il progresso trova i suoi strumenti negli eroi della storia. Questi soni i veggenti i segni del loro destino eccezionale è il successo: ogni resistenza è vana. Tali individui seguono la propria passione, ma si tratta di una astuzia della Ragione che si serve degli individui e delle loro passioni come mezzi per attuare i suoi fini: L'individuo perisce perché l'idea universale ha raggiunto il suo fine. La storia del mondo è la successione di forme statali che costituiscono momenti di un divenire assoluto, esse sono: Il mondo orientale, che è uno solo e libero; il mondo greco-romano, dove alcuni sono liberi; il mondo germanico, dove tutti gli uomini sanno di essere liberi.

CAP XV
LO SPIRITO ASSOLUTO
È il momento in cui l'idea giunge alla piena coscienza della propria infinità o assolutezza, cioè del fatto che tutto è Spirito e non vi è nulla al di fuori dallo Spirito. Tale autosapersi è il risultato di un processo dialettico rappresentato dall'arte, dalla religione e dalla filosofia; che si differenziano fra di loro non per il contenuto ma per la forma.
L'ARTE
Essa conosce l'assoluto nella forma dell'intuizione sensibile, tramite essa l'uomo acquista consapevolezza di sé. Tramite essa lo spirito vive in modo immediato e intuitivo la fusione fra soggetto e oggetto che la filosofia idealistica teorizza concettualmente. Nell' esperienza del bello artistico, di fronte ad una statua greca, spirito e natura sono un tutt'uno in quanto l'oggetto è già natura spiritualizzata, ed il soggetto è già spirito naturalizzato.
Si hanno tre momenti: l'arte simbolica, tipica dei popoli orientali, è caratterizzata dallo squilibrio tra contenuto e forma caratterizzato dal ricorso al simbolo; l'arte classica, che è caratterizzata da un armonico equilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile attuato mediante la figura umana; l'arte romantica, che è caratterizzata da uno squilibrio tr a contenuto spirituale e forma sensibile dato che lo spirito acquista coscienza che qualsiasi forma sensibile è ormai insufficiente a esprimere compiutamente l'interiorità spirituale. Il messaggio spirituale è così ricco da trovare inadeguata ogni figurazione sensibile! Ciò determina la crisi moderna dell'arte che non va interpretata come un suo funerale di fatto.
LA RELIGIONE
In essa l'assoluto di manifesta nella forma della rappresentazione. Il problema è il rapporto fra la filosofia della religione e la religione stessa. La soluzione è che la filosofia della religione non deve creare la religione, ma riconoscere quella che c'è già, determinata, positiva, presente. Il suo oggetto è Dio , il suo soggetto è la coscienza umana indirizzata a Dio, il suo scopo è l'unificazione di Dio e la coscienza. La prima forma della religione è l'immediatezza del rapporto fra coscienza e Dio che è propria del sentimento. Esso no è in grado di giustificare la certezza dell' esistenza di Dio trasformandola in verità. Un passo in più è fatto dall'intuizione di Dio, è un'ulteriore dalla rappresentazione che sta a metà fra l'intuizione sensibile dell'arte ed il concetto razionale della filosofia. La rappresentazione intende le sue determinazione come giustapposte (indipendenti l'una dall'altra). Si ha la rappresentazione degli attributi divini singolarmente presi, che poi vengono uniti, si giunge così a riconoscere l'inconcepibilità dell' essenza divina che li riunifica. La religione non sa pensare a Dio dialetticamente. Lo sviluppo della religione è lo sviluppo dell'idea di Dio nella coscienza umana. Prima abbiamo la religione naturale in cui Dio è come sepolto nella Natura e le forme più basse sono la stregoneria e il feticismo, le forme + alte delle religioni naturali sono quelle panteistiche; secondo abbiamo le religioni naturali che trapassano in religioni della libertà (Dio=spirito libero); terzo abbiamo le religioni dell'individualità spirituale, in cui Dio è sotto forma spirituale; nel quarto troviamo la religione assoluta, cioè cristiana, in cui Dio appare come puro spirito.
FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA
Nella filosofia l'idea giunge alla piena e concettuale coscienza di sé chiudendo il ciclo cosmico. La filosofia è una totalità processuale che si è sviluppata attraverso una serie di dati concludentisi necessariamente nell'idealismo. Essa non è nient'altro che l'intera storia della filosofia giunta finalmente a compimento come storia dell' avvento progressivo della verità.

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