Hegel

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Testo

HEGEL
“gli scritti”
Nel periodo giovanile Hegel scrive alcuni testi dove prevale l’interesse “religioso-politico”.
Quest’interesse si trasforma nella maturità in un interesse “storici-politico”.
“il giovane Hegel”
a) Rigenerazione etico-religiosa e rigenerazione politica.
Per intendere la personalità di Hegel bisogna riprendere gli scritti giovanili che vanno dal 1793 al 1800.
In questi scritti l’argomento dominante è quello teologico, ma è molto netta la connessione con la politica.
Hegel studia, infatti, un tema molto connesso alla rivoluzione francese: il tema della rigenerazione morale e religiosa dell’uomo come fondamento della rigenerazione politica.
Per lui era impossibile realizzare un’autentica rivoluzione politica se non basata su una rivoluzione del cuore (= rivoluzione culturale per noi moderni). Per questo motivo nei temi giovanile è difficile riconoscere il tema politico da quello religioso, essi formano un’unità inscindibile.
Hegel afferma che per far si che giungano tempi migliori occorre una nuova forma religiosa che s’incarni nella storia non attraverso leggi e precetti morali, ma attraverso la vita stessa degli uomini.
Ciò avvera quando i cittadini impareranno a vivere la religione come comunanza dei cuori.
b) Cristianesimo, ebraismo e mondo greco: perdita e nostalgia dello spirito di bellezza.
A Berna tra il 1795 e il 1797, Hegel scrive alcuni testi criticando duramente le strutture della Chiesa Cristiana.
In quanto per lui sarebbe sparito il senso profondo del “messaggio religioso” del Maestro.
Le chiese hanno costruito una religione positiva attraverso criteri di verità oggettiva, con dogmi, leggi morali codificate e precetti del tutto esteriore; il sentimento religioso può essere vissuto solo soggettivamente, ma è stato sommerso dalle istituzioni.
Il Dio di Hegel è solo un pensato, qualcosa di costruito con l’Intelletto.
Dagli studi sulla Bibbia, Hegel deduce che la figura di Gesù è vicina al mondo greco, dal momento che i greci hanno vissuto il loro rapporto con la Natura in spirito di bellezza, in altre parole in sereno accordo con questa.
Questo fatto e delineato dalle differenze di comportamento tra gli ebrei e i greci, infatti, i greci dopo la distruzione del genere umano, hanno cercato un nuovo patto di fiducia nei confronti della natura e della vita, al contrario di Noè che ha creato una scissione tra se e il tutto.
Un'altra condanna fatta alla chiesa da Hegel riguarda il fatto che le chiese moderne vedono la figura di Dio come la vedevano gli ebrei, invece di riportarci il messaggio d’amore, occorre perciò una nuova religione, un nuovo messaggio d’amore.
“i capisaldi del sistema”
Le tesi di fondo del suo idealismo:
a) Finito e infinito:
Hegel intende affermare che la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo coincide con l’Assoluto e con l’Infinito, mentre i vari enti del mondo, essendo manifestazioni di lui, coincidono con l’infinito.
Ciò che noi chiamiamo finito è solo un’espressione parziale dell’infinito, di conseguenza il finito come tale non esiste.
Come la parte può esistere in connessione con il tutto così il finito esiste unicamente nell’infinito e in virtù dell’infinito.
Il finito in quanto è reale non è tale ma è lo stesso infinito.
L’hegelismo è una teoria che vede nel mondo (il finito) la realizzazione di Dio (l’infinito)
b) Ragione e realtà:

Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà è denominato da Hegel con il termine d’Idea o Ragione, o meglio, di ragione o realtà.
Con “ciò che è razionale è reale…”: Hegel intende affermare che la razionalità non è pura identità, astrazione, schema ma la forma stessa di ciò che esiste poiché la ragione governa il mondo e lo costituisce.
“…e ciò che è reale e razionale”: Hegel intende affermare che la realtà non è una materia caotica ma il dispiegarsi di una struttura razionale (idea o ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo.
Da qualsiasi punto di vista guardiamo il mondo, secondo Hegel troviamo una rete di connessioni necessarie e di passaggi obbligati che costituiscono l’articolazione vivente dell’unica Idea (o Ragione).
Secondo uno schema della filosofia romantica, Hegel ritiene che la realtà costituisca una totalità processuale necessaria, formata da una serie ascendente di momenti o gradi che rappresentano il risultato di quelli precedenti ed il presupposto di quelli seguenti.
c) La funzione della filosofia:
Hegel ritiene che il compito della filosofia consista nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono.
La filosofia deve soltanto portare ad elaborare in concetti il contenuto reale che l’esperienza le offre, dimostrandone con la riflessione l’intrinseca realtà.
d) Il dibattito critico intorno al giustificazionismo hegeliano:
La filosofia di Hegel implica un atteggiamento programmaticamente giustificazionista nei confronti della realtà, ciò risulta evidente da quanto detto prima.
I testi di Hegel documentano in modo chiaro il suo atteggiamento fondamentalmente giustificazionista nei confronti della realtà.
“idea, natura e spirito”
Idea: Hegel con questo termine intende l’Assoluto concepito come Ragione, in altre parole come unità dialettica di pensiero ed essere, ragione e realtà, infinito e finito.
_ L’idea, “in sé e per sé”, secondo un noto paragone teologico di Hegel, è assimilabile a Dio, in termini meno equivocanti all’ossatura “logico - razionale” della realtà.
_ L’idea ”fuori di se” è la natura, cioè l’alienazione dell’idea nella realtà “spazio - temporale” del mondo.
_ L’idea “che ritorna in sé” è lo spirito, cioè l’idea che dopo essersi fatta natura torna presso di se nell’uomo.
Questa triade non è da intendersi in senso cronologico ma in senso ideale.
A questi tre momenti strutturali dell’assoluto, Hegel fa corrispondere le tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico:
1. La logica, ossia l’idea considerata nel suo essere implicito e nel suo graduale esplicarsi,
2. La filosofia della natura,
3. La filosofia dello spirito.
“la dialettica”
In Hegel l’Assoluto è fondamentalmente divenire.
La legge che regola tale divenire è la dialettica che rappresenta la legge di sviluppo e di comprensione della realtà. Hegel distingue tre aspetti del pensiero:
_ l’astratto (o intellettuale): consiste nel concepire l’esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate.
_ il negativo - razionale: consiste nel mostrare come le sopracitate determinazioni siano unilaterali ed esigano di essere messe in movimento, in altre parole di essere relazionate con altre determinazioni.
_ il positivo - razionale: consiste nel raccogliere l’unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li sintetizzi entrambi.
La dialettica consiste quindi:
• nella negazione,
• nell’unificazione,
• Nell’affermazione.
Par.
Dimostrazione dei capisaldi dell’hegelismo in negativo, ossia contrapposti ad alcune filosofie precedenti.
a) Hegel e gli Illuministi.
La filosofia di Hegel implica un oggettivo rifiuto della maniera illuministica di rapportarsi al mondo.
Gli illuministi usando l’intelletto come ”Giudice” della storia sono costretti a ritenere che il reale non è irrazionale, dimenticando che la vera ragione (spirito) è quella che prende corpo nella storia ed abita in tutti i momenti di essa, quindi la Ragione Illuministica “è una ragione finita e parziale, in altre parole un intelletto astratto”, dimenticando così che la realtà è sempre necessariamente ciò che deve essere.
b) Hegel e Kant.
L’avversione all’Illuminismo si accompagna all’opposizione nei riguardi di Kant.
Per Kant le Idee della ragione sono meri ideali, che spingono la ricerca scientifica all’infinito, verso una compiutezza che essa non raggiunge mai.
Per Kant l’essere non si adegua mai al dover essere, la realtà alla razionalità, al contrario in Hegel questa “adeguatio” è necessaria.
c) Hegel e i Romantici.
Il dissenso di Hegel nei riguardi dei Romantici verte principalmente su due punti:
1°_ contesta il primato del sentimento, sostenendo che la filosofia in quanto “scienza dell’assoluto” può che essere una forma di sapere mediato e razionale.
2°_ contesta gli atteggiamenti individualistici dei Romantici, affermando che l’intelletto non deve ripiegarsi sul proprio “Io”.
Del tema romantico condivide “l’Infinito”, non costituendo un superamento del romanticismo ma il diverso esito di una direzione di sviluppo della Cultura Romantica.
d) Hegel e Fichte.
Muove a Fichte due rilievi fondamentali, in primo il soggettivismo di questo di non riuscire ad assimilare adeguatamente l’oggetto, ossia di ridurlo come ostacolo dell’ Io , con il rischio di un nuovo dualismo tipo quello kantiano (spirito e natura).
In secondo luogo di aver ridotto l’infinito a semplice meta ideale dell’io finito.
e) Hegel e Schelling.
Lo critica in quanto questo concepisce l’Assoluto in modo ”a-dialettico”, vale a dire come un’unità statica da cui deriva in modo inspiegabile la molteplicità e la differenziazione delle cose.
“La notte dove tutte le pecore sono nere”, è il paragone in cui Hegel vuole indicare che l’Assoluto di Schelling è un’unità astratta che è incapace di dar ragione della molteplicità delle cose.

Par.8 “la fenomenologia dello spirito”
La Fenomenologia è la storia romanzata della coscienza, che attraverso contrasti, e quindi infelicità e dolore, esce dalla sua individualità, raggiungendo l’universalità si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione.
La prima parte della fenomenologia si divide in tre momenti:
- coscienza,
- - ragione,
- - autocoscienza.
Par.8.2 “l’autocoscienza”
Con la sezione dell’Autocoscienza, il centro dell’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto, in altre parole all’attività concreta dell’io.
a) Signoria e servitù.
Secondo Hegel un uomo è autocosciente solo se riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza, in altre parole da un altro essere libero e pensante. Questo è quello che aveva sostenuto negli scritti giovanili.
Nella Fenomenologia sceglie un’altra strada, in quanto l’amore rappresenta ancora un’unita attinta a buon mercato.
Hegel con una penetrante analisi dialettica, argomenta lo svolgimento del rapporto “servo - signore” che è destinata a mettere capo ad una paradossale inversione di ruoli, in quanto ad una situazione per cui il signore diviene servo e il servo diviene signore.
Infatti, il signore che inizialmente appariva indipendente, nella misura in cui si limita a godere passivamente del lavoro altrui, finisce per rendersi dipendente del servo.
Invece il servo, che appariva inizialmente dipendente, nella misura in cui padroneggia e trasforma le cose da cui il signore riceve il proprio sostentamento, finisce per rendersi indipendente.
I momenti della progressiva acquisizione dell’indipendenza sono:
• La paura della morte = perdita assoluta della propria essenza, ha potuto costatare l’essenza del suo essere come qualcosa di distinto o d’indipendente da quel mondo di realtà,
• IL lavoro imprime nelle cose una forma, dando luogo ad un’opera che permane e che ha una sua indipendenza e una sua autonomia.
Il servo coltiva non solo le cose ma anche se stesso, imprimendo nell’essere quella forma d’autocoscienza trovando così se stesso nell’opera.
Giunge ad intuirsi come “essere-indipendente”.
• Il servizio.
b) La coscienza infelice.
È la scissione tra l’uomo e Dio.
Questa è la situazione dell’ebraismo, nel quale l’essenza dell’Assolto è sentita come lontana dalla coscienza ed assume le sembianze di un “Dio trascendentale” padrone assoluto della vita e della morte.
Nel Cristianesimo assume la figura di un Dio incarnatosi, così considerandolo come un Padre.
Si cerca di recuperare la dimensione umanistica unitaria della realtà.
Par.11 “la filosofia dello spirito”
Hegel definisce la “filosofia dello spirito” come la conoscenza più alta e difficile, questa è lo studio dell’idea, che dopo essersi estraniata da se sparisce come natura (cioè come esteriorità), per farsi soggettività e libertà (auto - creazione ed auto-produzione).
Lo sviluppo dello spirito avviene attraverso tre momenti:
*lo spirito soggettivo,
*lo spirito oggettivo,
*lo spirito assoluto.
Anche lo spirito procede per gradi; nello spirito ciascun grado è compreso ed irrisolto nel grado superiore, che a sua volta è già presente nel grado inferiore.
(es. individuo non esiste accanto alla società ma è ricompreso nella società che a sua volta è presente nell’individuo.)
par.12 “lo spirito soggettivo”
“Lo spirito soggettivo” è lo spirito individuale.
La filosofia dello spirito soggettivo si divide in tre parti:
_ l’antropologia,
_ la fenomenologia,
_ la psicologia.
L’antropologia studia lo spirito come anima, la quale s’identifica con quella fase aurorale della vita cosciente che rappresenta una sorta di dormiveglia dello spirito.(= l’anima che si articola in anima naturale, senziente e reale).
La fenomenologia studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione.
La psicologia studia lo spirito in senso stretto, cioè in quelle sue manifestazioni universali, che sono il conoscere teorico, l’attività pratica e il volere libero.
L’attività pratica è intesa come l’unita di quelle manifestazioni (felicita sentimento) attraverso le quali lo spirito giunge in possesso di sé e diviene libero.
Par.13 “lo spirito oggettivo”
Questa volontà si libera nella sfera dello spirito oggettivo, in cui lo Spirito si manifesta in istituzioni sociali concrete, in altre parole in quell’insieme di determinazioni sovra-individuali che Hegel raccoglie sotto il concetto di diritto in senso lato.
I momenti dello spirito oggettivo sono tre :
* il diritto astratto,
* la moralità,
* l’eticità.

Par.13.1 “il diritto astratto”
È la manifestazione del volere del singolo individuo, considerato come persona fornita di capacità giuridiche.
Il diritto astratto formale riguarda l’esistenza esterna della libertà delle persone, concepite come puri soggetti astratti del diritto, indipendentemente dai caratteri specifici e dalle condizioni concrete che diversificano i vari individui fra loro.
Ovviamente, l’esistenza del diritto rende possibile il suo contrario, ossia la comparsa del “torto”, che nel suo aspetto più grave è il delitto.
La colpa richiede una sanzione come un ripristino del diritto violato (diritto = tesi, delitto = antitesi, pena = sintesi).
Par.13.2 “la moralità”
La moralità è la sfera della volontà soggettiva.
Quest’ultima ha una portata morale solo in quanto sgorga da un proponimento, il quale prende la forma dell’intenzione.
Il dominio della moralità è caratterizzato dalla separazione tra la soggettività, che deve realizzare il bene, e il bene che deve essere realizzato.
Hegel afferma che assume l’aspetto di un dover-essere, in altre parole di un essere assoluto, che tutta via insieme non è.
Da ciò la contraddizione fra essere e dover-essere, che è tipica della morale, soprattutto di quella kantiana, che Hegel critica per la sua formalità ed astrattezza, cioè per la sua mancanza di contenuti concreti e per la sua impotenza a realizzarsi nella realtà.
Par.13.3 “l’eticità”
La separazione tra la soggettività ed il bene è tipica della moralità.
La quale è annullata e risolta dall’eticita, nella quale il bene si è attuato concretamente ed è divenuto esistente.
Mentre la moralità è la volontà soggettiva, cioè interiore e privata del bene, l’eticità è la moralità sociale, in altre parole la realizzazione del bene in quelle forma istituzionali che sono: la famiglia, la società civile e lo Stato.
a) la famiglia:
è il primo momento dell’eticità, nella quale il rapporto naturale dei sessi assume la forma di un’entità spirituale fondata sull’amore e sulla fiducia.
Si articola nel matrimonio, nel patrimonio e nell’educazione dei figli che Hegel definisce come una loro seconda nascita.
b) la società civile:
con la formazione di nuovi nuclei famigliari il sistema unitario e concorde della famiglia si frantuma nel sistema atomistico e conflittuale della società civile, che s’identifica con la sfera economico-sociale e giuridico- amministrativo del vivere insieme.
La società civile si articola in tre momenti:
1. il sistema dei bisogni,
2. l’amministrazione della giustizia,
3. la polizia e le corporazioni.
L’idea di porre, fra l’individuo e lo Stato, quella sorta di terzo termine che è la società civile, è stata ritenuta una delle maggiori intuizioni di Hegel, tale idea troverà in Marx un originale interprete.
b) lo Stato:
è il momento culminante dell’eticità, ossia la ri-affermazione dell’unità della famiglia.
Par.14 “la storia della filosofia”
Hegel non nega che la storia possa apparire un tessuto di fatti contingenti e quindi privi di ogni piano razionale (o divino) e dominata dallo spirito del disordine, ma tale può apparire solo dal punto di vista dell’intelletto finito, cioè dell’individuo, che misura la storia alla stregua dei suoi personali, se pur rispettando ideali e non sa elevarsi al punto di vista puramente speculativo della ragione assoluta.
L’astuzia della Ragione o storia.
Par.15 “ lo spirito assoluto”
Nell’arte lo spirito vive in modo immediato ed intuitivo quella fusione tra soggetto e oggetto, spirito e natura che la filosofia idealistica teorizza concettualmente.
Hegel idealizza l’arte in tre momenti:
° l’arte simbolica: tipica dei popoli orientali, caratterizzata dallo squilibrio fra contenuto e forma, in altre parole dall’incapacità di esprimere un massaggio spirituale secondo forme sensibili adeguate.
Quest’incapacità è il ricorso al simbolo.
° l’arte classica: è un armonico equilibrio fra contenuto spirituale e forma sensibile, fatto mediante la figura umana.
° l’arte romantica :è nuovo squilibrio, poiché acquista la conoscenza che qualsiasi forma sensibile è insufficiente ad esprimere la spiritualità interiore, preferendo così svolgersi nella filosofia o fare dell’arte una parte della filosofia.
È una sovrabbondanza di messaggi spirituali.

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