Giordano Bruno e il giusnaturalismo

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Categoria:Filosofia

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Testo

Giordano Bruno
Per quanto riguarda la filosofia della natura è considerato un personaggio emblematico poiché costituisce un anello importante per la rivoluzione scientifica (Infinitudine della natura). Non troveremo nemmeno in Copernico (eliocentrismo, visione chiusa dell’universo) intuizioni così simili al vero come le sue, nonostante sia poco scienziato; egli affermerà l’infinitudine dell’universo.
Vita
Finì arso sul rogo. A 15 anni si avvicinò alla religione domenicana ma ebbe dei dubbi e dovette rifugiarsi a Parigi, poi in Inghilterra (durante le prime guerre di religione –1560/1598-) a Oxford, tornò a Parigi, in Germania fino a giungere a Venezia da Mocenigo. Era abilissimo nell’arte della memoria di Lullo (mnemotecnica). A Venezia l’Inquisizione lo arresta e lui ritratta la sua dottrina della Doppia Verità, ovvero la religione storica va bene per le masse mentre i filosofi ammettono solo la filosofia come religione. Resta in galera per 7 anni poi viene bruciato sul rogo.
Opere
Le sue opere sono costituite da dialoghi italiani e poemi latini (titoli sul libro)
Pensiero
Prova un grande amore per la vita e la sua concretezza, questo impatto con la realtà gli permette di criticare la cultura libresca, l’erudizione solo fine a se stessa. Ama la vita, quindi la natura nella sua infinita vitalità, sfiora la visione panteistica di Dio. La filosofia naturale vuole scoprire con naturalezza, senza forzature le leggi della natura (Telesio, Bruno e Campanella ne sono i maggiori esponenti) ma Bruno ha un atteggiamento più magico/religioso degli altri due: ha uno slancio senza freni verso la natura, verso il tutto. Lui và oltre le cose limitate, non cerca di immedesimarsi nel tutto non come i Neoplatonici (estasi), bensì vuole aderire al massimo grado alla vita (= fisicità), ha sete d’infinito e per questo prova quelli che definisce Eroici furori (da eros = amore, và verso l’universo tutto che è vita). Nella sua filosofia compaiono elementi cristiani intrisi di Platonismo, Neoplatonismo, Presocratismo,… Eros = il modo attraverso il quale si abbandonano le cose per arrivare alle idee (per Platone) andando di bellezza in bellezza fino a prescindere dal corpo. Gli eroici furori sono definiti così perché contrapposti ai Bassi furori (tipici del volgo), questa è la verità nota da sempre e che tutte le filosofie hanno come oggetto.
Rapporto con Dio
Per lui Dio si configura in due modi
1. Mens super omnia, ovvero un’ entità sopra le cose (trascendente) in conoscibile. Viene paragonata ad una statua dalla quale si vuole risalire allo scultore.
2. Mens insita omnibus, ovvero la modalità di pensiero dei filosofi, per loro Dio è l’anima del cosmo, l’anima che gli dà vita. Attraverso l’intelletto divino l’anima dà forma alla materia, ma la materia non è preesistente, bensì materia e intelletto universale sono le facce della stessa cosa (l’una contiene l’altro). Questo è il vero modo di pensare Dio, sfiora il panteismo. Dio dà anima a tutte le cose. Può darsi che parli di mens super omnia perché risente un po’ del cristianesimo (dato che le due cose sono diverse) o per la doppia verità per l’altalenanza tra verità di fede e razionale. Bruno critica gli aristotelici che tra fede e ragione preferiscono la fede, lui pende per l’IMMANENZA. Questi caratteri (tema dell’infinito)ricordano Cusano.
Piano etico / morale
1. Sul piano trascendentale il problema del male non è visto come una realtà, il bene viene detto direttamente da Dio. Ci si chiede se il male è stato creato da Dio.
2. Sul piano immanente non c’è né bene né male: ammesso che si veda questa differenza la si accetta, il male c’è da sempre come il bene ed è bene che esista.
Bruno ha questa ambivalenza, anche se la religione và bene per il volgo e la filosofia è la vera religione. Negli “Eroici furori” riporta il mito di A. scoperto a spiare Diana nuda e trasformato da cacciatore in cervo. A. rappresenta l’uomo che cerca il segreto della natura e scopre che lui stesso è la natura, rappresentata da Diana. La contemplazione della natura, che è la verità di cui l’uomo, in quanto essere naturale, fa parte, è poco stimata. Il compito dell’ uomo è cercare il bene, cioè l’essere naturale, cioè lavorare. Disprezza la contemplazione perché è il lavoro la dimensione che avvicina l’uomo di più alla natura. Lui dice “Io sono uomo nella ragione in cui manipolo le cose, in questo sta la mia naturalità”. L’uomo deve fare come fa la natura. La capacità di lavorare è la quintessenza dell’uomo. C’è un tratto aristocratico in Bruno poiché pochi, secondo lui, riescono ad arrivare alla dimensione di Mensa insita omnibus.
Pensiero politico del Rinascimento
L’originalità è il Giusnaturalismo (diritto naturale, c’è una condizione naturale dell’uomo prima che nasca la società attraverso cui capisce cos’è bene e cos’è male: la RAGIONE. Tutto ciò ancor prima che nasca la nazione. Si pensa che prima del diritto positivo vi sia quello naturale). Prima però conviene trattare di due pensatori che non ne hanno fatto parte: Moro (1480-1535), cancelliere del regno scontratosi con Enrico VIII e fatto giustiziare, e Bodin, il teorico dell’assolutismo. Da un certo punto di vista i due sono anticipatori di alcuni caratteri del Giusnaturalismo.
Moro
Alla sua morte si chiude il periodo dell’Umanesimo europeo e l’anno prima era morto Erasmo da Rotterdam, il più grande umanista europeo. Moro è uno degli ultimi, con Macchiavelli, a credere nella funzione civile e politica dell’intellettuale (per Maccchiavelli il fine giustifica i mezzi, promuove l’autonomia della politica vuole separarla dalla morale). I due lo intendono in modo diverso. Macchiavelli si mantiene sulla realtà effettuale, i rapporti reali di potere, non vuole occuparsi di cose campate in aria. Moro invece si occupa di uno stato utopistico, una realtà ideale. Nel primo libro dell’ “Utopia” critica l’ Inghilterra del tempo (1500), ci sono le enclosures (rivoluzione agricola, erano recinzioni che accorpavano il terreno, ma in maniera costruttiva inducendo i microproprietari a vendere per far accorpare tutto dai grandi proprietari). I contadini vivono male: sono stati espulsi dalle loro terre, vengono continuamente tassati, diventano vagabondi e criminali: pauperismo. Nel secondo libro invece immagina che un filosofo, Raffaele Iclodeo, narri di un viaggio compiuto con Vespucci in un’isola chiamata Utopia, qui:
- non esiste proprietà privata;
- tutti lavorano per avere più tempo libero;
- ci sono 54 città di 6000 famiglie l’una;
- c’è totale tolleranza religiosa e si rendono conto che il cristianesimo è molto simile alla filosofia naturale;
- non è ammesso l’ateismo perché la ragione umana concepisce un essere superiore che può essere interpretato in modi diversi;
- non ci sono differenze tra lavoro manuale e intellettuale, anche se i più dotati vengono direttamente destinati al lavoro intellettuale;
- c’è una concezione di tipo comunistico.
Moro anticipa la prospettiva giusnaturalistica attraverso la tolleranza religiosa con la ragione. Con Utopia dice come dovrebbero andare le cose sulla base della pura razionalità. C’è un abisso tra lui e Macchiavelli (realista). Moro sembra Platone, infatti dà indicazioni, non fornisce ricette. Con queste indicazioni l’ Inghilterra dovrebbe regolarsi.
Bodin
Nasce nel 1529 e muore nel 1596. La sua opera è il “Colloquium eptaplonneres…” del 1595,70 o 80 anni dopo Moro, epoca elisabettiana, ma siamo in Francia durante le guree di religione (1562-1598). Egli fa ogetto della sua riflessine il concetto di sovranità (assolutismo, da ab- solutus: sciolto da ogni vincolo), giustifica l’ assolutismo assoluto ( non ammette interferenze, sennò ci verrebbe solo caos) ad eccezione delle leggio divine (della prole di Dio) e umane, ovvero il sovrano non può commettere efferatezze contro l’umanità, ma non può nemmeno dimenticare le altre leggi (tipo la legge salica secondo cui il otere doveva essere ereditato dal primogenito maschio). Dunque il suo assolutismo è limitato, dal punto di vista teorico il potere può essere in mano al re a al Parlamento, anche se personalmente preferisce la monarchia, infatti assoluta può essere anche la repubblica o l’aristocrazia.
Le leggi devono dunque esere fatte dal sovrano. Nella sua opera si incontravano 7 rappresentanti di 7 religioni diverse e tutte convenivano che il fondamento era stata la religione naturale e razionale (principio di tolleranza). Egli cerca:
- di trovare il fondamento del potere;
- trova una base di questo fondamento nel razionalismo, conciliare l’utilitarismo politico e la morale.
Giusnaturalismo
E’ il movimento politico più importante del 1600 e continua ad esserlo nel 1700. Cerca di affrontare il problema dello stato e della religione in modo differente (non del tutto), ma mentre per gli stoici logos = Dio, per Tommaso il diritto naturale è formato da Dio. Qui è radicato nell’immanenza, nella dimensione/ragione umana. Non ha alcun fondamento teologico trascendentale. Infatti nel 1600 (affine al 1300, che però rappresentava i sussulti di un mondo medievale in decadenza) c’è la manifestazione dell’uomo (civiltà mercantile del ‘500), come effetto di un capitalismo che si sta sviluppando. Queste crisi nel ‘600 sono diverse per ogni realtà nazionale. Dal punto di vista culturale l’Italia è riformistica, in altri paesi si combatte per la libertà religiosa. Ci sono tante contraddizioni (razionalismo sul piano politico, ma si cacciano le streghe) così si sente il forte bisogno di trovare una bussola ( razionalità,verità indiscutibili per tutti, collettivamente condivisa) per trovare un accordo.
Durante il Rinascimento c’è molta ambizione di rinnovamento per ricongiungersi al principio. Anche nella sfera politica si tenta questa ricongiunzione attraverso due strade:
1. Particolare epoca del passato a cui attingere (Macchiavelli) che è la Repubblica Romana;
2. Per altri l’origina non và ricercata in un epoca particolare, bensì TUTTI gli stati devono rinascere e cercano un’ipotizzabile condizione naturale dell’uomo anteriore in senso logico alla nascita della società.
La bussola è la legge di ragione, un criterio di condotta che non possiamo non rispettare presente in noi già prima della nascita della società. Non sostengono ciò ex novo (come gli stoici e i cristiani), bensì tutto ciò ha un fondamento umano, una base umana che non trae la propria validità se non dalla proria forza cogente (ius immanente). Nella visone seicentesca si vuole affrontare tutto senza aiuti divini, bensì con strumenti umani e si rielabora un po’ tutto.
Pufendorf parlerà di pactum unionis e pactum subiectionis, in questo modo nascono gli stati e i diritti positivi (stato naturale = negativo delle fotografie, ne poso sviluppare molti –potenza e atto aristotelico- è precedente agli sviluppi realizzati concretamente, cioè positivi). Ci sono molte risposte ma tutti concordano che il diritto positivo ha da avere un rapporto col diritto naturale, si cerca di spiegare la loro relazione e non saranno mai in conflitto.
Grozio
La sua opera è “De iure belli ac pacis” cioè il “Diritto di guerra e di pace”, questa è la risposta che cerca Grozio. Durante la guerra l’invasore non rispetta il nemico, si azzera il diritto positivo e si ha l’ experimentum crucis, indi dovrebbe emergere il diritto naturale, la indicazioni naturali precedenti la nascita dello stato. E’ un pensatore con residui medievali e metafisici, non approda al fondamento umano, non imbocca la strada dell’umanizzazione del diritto. Era olandese e partecipò alle lotte tra arminiani (attenuavano il concetto di predestinazione tipico del calvinismo) e gamaristi (più ortodossi), deve fuggire in Francia perché gli armaniani sono stati condannati.
Il suo obiettivo era di ottenere la pace religiosa, il denominatore comune di tutte le religioni era il diritto naturale, appetitus societatis (l’uomo istintivamente sta con gli altri, ma ha una giustificazione divina: influenza medievale). Accondiscende al potere assoluto ma con lo ius gentium. Secondo lui la religione naturale esiste perché a prescindere da tutto Dio , secondo ragione:
- esiste;
- è trascendente;
- è provvidenza;
- è il creatore.
Poi si hanno le varie religioni, lui sopprime i motivi di dissidio tra le varie religioni.
Pufendorf
Giusnaturalista della seconda metà del secolo, scrive il “ De iure naturali et gentium”. C’è la separazione tra diritto naturale e religione (risolve i problemi dell’aldilà), morale (risolve quelli all’interno dell’ uomo), la metafisica ( si occupa della realtà sopra le cose). Per lui è inutile voler trovare un fondamento comune tra tutte, il diritto riguarda questo mondo, lui cerca un fondamento nell’ambito umano, cioè pratica una filosofia politica laica. Pactum unionis e subiectionis, ammette la sovranità assoluta con limitazioni.

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