Giordano Bruno

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

GIORDANO BRUNO

La Vita
Bruno è un filosofo che sta a metà tra rinascimento ed età moderna. La sua vita è un peregrinare per sfuggire a condanne ed inquisizioni.
Nasce a Nola e studia presso il convento dei domenicani a Napoli, e presto inizia ad avere dubbi sulla verità della religione cristiana e ha dei problemi con l’ambiente del chiostro. Quindi parte per la Spagna, poi si recò in Francia e in Inghilterra. Qui scrisse tutti i dialoghi italiani ed entrò in conflitto con gli universitari di Oxford, che egli definiva pedanti, cioè si attengono alle regole in modo ridicolo ed eccessivo. Successivamente si trasferì in Germania e a Venezia, dove fu arrestato dall’inquisizione. Di lì fu trasferito all’inquisizione di Roma e venne arso vivo nel campo dei fiori.

La filosofia di Bruno si occupa di tre rami: ONTOLOGIA, COSMOLOGIA ed ETICA.

(Dal “candelaio”)Ciò che caratterizza la filosofia bruniana è l’amore per la vita, che sfocia poi in un fortissimo interesse per la natura. Non si tramuta, come in Telesio, in una razionale e pacata ricerca, ma la natura è tutta viva, tutta animata; Bruno intendeva quest’universale animazione con la sua filosofia. Di qui scaturì quindi la sua predilezione per la magia, dato che secondo lui la natura andava presa d’assalto, e la mnemotecnica ovvero la tecnica che mira a prendere d’assalto il sapere senza regole scientifiche. . Egli considerava le religioni positive utili per governare i ‘rozzi popoli’, ma riteneva che fossero comunque da valutarsi alla luce della religione naturale.

ONTOLOGIA dal “de la causa, principio et uno”
Bruno parla di Dio in duplice modo: MENS SUPER OMNIA e MENS INSITA OMNIBUS.
Per il primo aspetto Dio è mente al di sopra di tutto; è un Dio trascendente, oggetto di fede. L’uomo non è in grado né di pensarlo né di conoscerlo.
Per il secondo aspetto Dio è mente in tutte le cose (da cui il panteismo bruniano); è un Dio accessibile alla ragione e oggetto della filosofia.
Essendo mente in tutte le cose, Dio è l’anima del mondo, che opera tramite l’intelletto universale (Bruno lo chiama anche artefice interno, fabbro del mondo). L’intelletto è l’insieme di tutte le idee che plasmano la materia dall’interno.
Per Bruno conoscere l’Universo è conoscere non la causa ma l’effetto. Dio, in quanto anima del mondo, è causa e principio dell’universo.
Causa, cioè energia dell’universo, perché è ciò che concorre dall’esterno a determinare un effetto.
Principio, cioè elemento costitutivo dell’universo, perché è ciò che concorre dall’interno a determinare un effetto.
L’universo è un immenso organismo dotato di un’unica forma e di un’unica materia; l’unica forma è Dio come anima del mondo (principio attivo), l’unica materia è la massa corporea del mondo, che il principio attivo plasma (principio passivo).
Quindi a differenza della concezione cristiana, che considera l’anima eterna e la materia finita, secondo Bruno la materia non muore, ma semplicemente si trasforma, perché è un presupposto universale e coessenziale con la forma, l’anima.
Bruno contesta il dualismo aristotelico forma-materia, avvicinandosi all’identità dell’essere parmenideo.

COSMOLOGIA
Bruno sostiene la rivoluzione copernicana dell’universo, ma ne afferma, a differenza di Copernico, l’infinità, con l’aiuto della proporzione tra causa ed effetto. Infatti Bruno sostiene che Dio, essendo infinito, non può aver creato qualcosa di finito.
Per Bruno nell’universo ci sono infiniti mondi, soli innumerabili, infiniti centri, quindi è eccentrico.
All’interno dell’universo gli opposti coincidono (vedi Eraclito): l’universo non ha centro, né alto e né basso, perché tutto dipende dal modo di guardare.

ETICA dallo “spaccio della bestia trionfante”
“Degli eroici furori”
I vizi che condanna Bruno sono l’ascolto passivo e l’inattività perché le virtù principali dell’uomo sono l’operosità intellettuale e manuale. Dice Bruno che Dio ha dato all’uomo l’intelletto e la mano all’uomo per consentirgli di indiarsi, perché attraverso l’intelletto e la mano l’uomo può svolgere lo stesso lavoro divino cioè plasmare la realtà. Bruno condanna gli accademici di Oxford proprio perché, essendo protestanti, condannano la salvezza per mezzo delle opere; infatti secondo Bruno i protestanti sono rappresentanti della degenerazione iniziata con la predicazione di Cristo.
Bruno ha una concezione della storia diversa da quella del cristianesimo: per il cristianesimo la storia è lineare e disegnata dalla Provvidenza, per Bruno la storia è ciclica, e si alternano fasi di giovinezza e fasi di vecchiaia. Nella giovinezza prevalgono le religioni che esaltano l’operosità, nella vecchiaia c’è un processo di degenerazione in cui vengono criticati questi aspetti e privilegiati altri. Bruno è l’ambasciatore di una nuova fase storica perché critica la cultura, la religione, la società e l’etica del tempo.

Nei confronti della realtà ci sono due possibili atteggiamenti conoscitivi: sapiente e furioso. Il sapiente ha un atteggiamento distaccato dalle cose, mentre il furioso è colui che si appassiona e partecipa alle cose. Ci sono tre tipi di furia: 1) furore animale, che non porta a niente di produttivo, è dominata dai sensi; 2) furore asinino, furore dei profeti, che sono portatori di verità non proprie perché è Dio che parla attraverso loro; 3) furore eroico, estrema avventura dell’intelligenza, estremo atto della mente umana che riesce a cogliere la propria identità col tutto.

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