Giordano Bruno

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Giordano Bruno
Nacque a Nola ed entrò nei Domenicani a 18 anni, dove vi rimase per 10 anni, trascorsi i quali lasciò l’abito e fuggì in Europa, dapprima a Ginevra, dove aderì al movimento calvinista, poi in Francia e in Inghilterra. Tra il 1583 e il 1585 è in Germania e in Cecoslovacchia. Nel 1591 Bruno è a Venezia presso la corte del Mocenigo, un mecenate veneziano. Nel 1592 però è denunciato per le sue opere contro la Chiesa, e quindi subì un primo processo, nel quale Bruno ritrasse parte delle sue tesi filosofiche, spiegando che questo era l’unico modo per continuare ad operare. Nel 1593 subisca un altro processo e Bruno non solo si rifiuta di ritrarre le tesi, ma assunse anche un atteggiamento di netto rifiuto nei confronti della Chiesa. Venne quindi bruciato vivo nel febbraio del 1600.
Bruno riprende vari filosofi durante la sua attività: Pitagora, per l’armonia dell’universo, Parmenide poiché riduce tutto all’uno (all’essere), Eraclito per il divenire e Democrito per il pluralismo atomistico, riuscendo a sintetizzare varie filosofie contrapposte. Il punto fondamentale è l’infinità dell’universo, che non ha limiti. Quindi ogni punto può essere il centro.
Anche Bruno, come Telesio, è contro Aristotele, aderendo al neoplatonismo, riprendendo il concetto d’emanazione di Plotino e unendolo al concetto d’universo di Cusano (universo è esplicazione di Dio). L’universo possiede tutte le caratteristiche di Dio. Se è infinito, l’universo è infinito. Lo spazio è qualcosa che esiste realmente, un grandioso recipiente che raccoglie innumerevoli mondi.. Dio è definito:
- mens supra omnia : Dio è trascendente, inaccessibile alla mente umana; perciò sono vani e inutili i tentativi di risalire alla natura di Dio;
- mens insita in omnia : Dio è immanente, quindi la mente umana può avvicinarsi a Dio. Nella natura si possono scoprire le sue orme.
Bruno predilige definire Dio immanente. Questo Dio viene identificato con l’intelletto universale che diventa principio dell’anima del mondo. Tutte le cose sono animate e l’anima diviene forma del mondo, ma ciò non è sufficiente per spiegare tutta la realtà dei fenomeni. Quindi introduce il concetto di materia, che insieme alla forma assumono un significato diverso rispetto ai concetti aristotelici. L’anima del mondo è un principio attivo, mentre la materia è un principio passivo. Sembrerebbe in linea con Aristotele. Bruno introduce la sintesi e l’unione tra materia e forma; inoltre il concetto di coincidenza degli opposti, che da Dio si trasferisce nella natura. Bruno conclude che, se la causa è infinita, tale dovrà essere anche l’effetto, perché la natura come Dio deve risultare assoluta e infinita.
La sua è una fede laica nelle capacità razionali dell’uomo, e perciò viene accusato di eresia. Per Bruno, se l’universo è infinito è impossibile fissarne un centro, quindi cade l’ipotesi tolemaica. L’ipotesi copernicana è pura e più semplice e appare come indagine fisica, grazie alla quale è divenuta possibile abbattere la vecchia concezione aristotelica dell’uomo e di un universo finito e chiuso.
Nella sua terza fase, Bruno prende in considerazione la struttura dell’universo, costituito da monadi e atomi. Le monadi sono sostanze individuali distinte l’una dall’altra, che esistono nel mondo. Poiché in Bruno c’è un neoplatonismo di fondo, il suo atomismo si inserisce in una natura dominata dall’idea della coincidenza degli opposti. Rifiuta la morale tradizionale quindi il misticismo medievale, che prevedeva che l’uomo non era in grado di salvarsi da solo. Tiene quindi della dignità umana e suggerisce che:
- l’uomo partecipa attivamente alla vita dell’universo;
- grazie alla sua ansia di infinito, si concilia a Dio e alla natura.
Quindi la sua morale è una morale dell’eroico furore, che richiama l’eros platonico. Unisce conoscenza e azione, e per Bruno, per lo slancio sempre vivo dell’animo dell’uomo, l’individuo va oltre la conoscenza del particolare e del molteplice, cogliendo nella natura l’infinito. Così l’uomo supera i propri limiti e si libera della sua natura passionale, identificandosi nell’infinito, diventando parte del tutto. Questo slancio si manifesta come amore, unito all’inquietudine (furore). L’uomo si dedica totalmente a questa ricerca di arrivare all’infinito (eroico).

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