Epicuro

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

EPICURO
Biografia
(gr. Epíkuros; lat. Epicurus). Filosofo greco (Samo 341-Atene 270 a. C.). Ancora giovinetto, ascoltò a Samo il platonico Panfilo, ma dissentì da questa filosofia e si avvicinò al democriteo Nausifane. A 18 anni si recò ad Atene e a 32 iniziò a insegnare, passando poi a Mitilene e a Lampsaco. Ad Atene, nel 306 a. C., comprò una casa con giardino (il famoso giardino di E.), dove fondò la scuola che da lui prese nome: come molte altre scuole filosofiche greche, anch'essa assunse presto un carattere religioso, sebbene oggetto di venerazione fosse il maestro stesso.
Etica
Il pensiero di E. ci è noto attraverso i suoi discepoli o adepti lontani nel tempo, come Metrodoro di Lampsaco, Temistia, Filodemo, Lucrezio, Diogene di Enoanda. Per E. la filosofia, come disciplina e come atteggiamento di vita, ha come fine il raggiungimento della felicità. Questa s'identifica nella liberazione dalle passioni, dai desideri, dalle opinioni incerte e mutevoli: la conoscenza quindi non ha un valore autonomo, ma ha senso, per chi la possiede, solo in quanto contribuisce alla sua felicità e al suo equilibrio interiore. Parallelamente ad altre scuole di questo periodo - prima fra tutte quella stoica - l'epicureismo abbandona la ricerca speculativa fine a se stessa e si ripiega sull'interiorità dell'uomo; è quindi una filosofia sostanzialmente individualistica. Per E. l'ignoranza e la superstizione stanno alla base della paura popolare degli dei e della morte: ma la filosofia libera l'uomo dai pregiudizi e dalle superstizioni, e lo conduce al sapere, alla conoscenza di sé e delle leggi di natura, causa di quella felicità che s'identifica con la libera serenità del saggio. Questi raggiunge così la pace interiore, che E. chiama atarassia e che è lo scopo finale, il fine pratico cui la ricerca speculativa è subordinata. È chiaro come una dottrina morale di questo tipo identifichi totalmente e senza residui il piacere e la felicità: ma qui E. distingue il piacere stabile - cioè la liberazione dai dolori e dalle passioni - dal piacere "in movimento", come l'allegrezza e la gioia: solo il primo è per E. veramente la felicità.
Logica e fisica
Accanto all'etica sviluppano il pensiero di E. altre due discipline: la canonica e la fisica. La prima è in sostanza la logica, cioè la dottrina della conoscenza, diretta a stabilire i criteri o "canoni" della verità, che sono principalmente le sensazioni. Dalla fisica di Democrito, E. deduce il principio del materialismo e meccanicismo universali, e nella materia (eterna e causa di se stessa) ricerca la spiegazione della natura; con gli stoici, E. sostiene che ogni cosa è corpo, e il nascere e morire delle cose non è che un processo di aggregazione e di disgregazione dei corpi più semplici, che E. chiama "atomi": questi si muovono nel vuoto infinito, e casualmente - senza quella "necessità ordinatrice" di cui parlava Democrito - deviano dalla loro direzione originaria - un'infinita caduta in linea retta - incontrandosi, urtandosi e dando così luogo, per aggregazione, ai corpi. Così la sensazione è generata dal distaccarsi, dalla superficie delle cose, di un flusso continuo di atomi che, condensandosi in "immagini", entrano in contatto con il soggetto senziente. Fondata su queste basi, la dottrina di E. afferma che la sensazione è sempre vera, contrariamente alla credenza od opinione che, se non è confermata dai sensi, può rivelarsi fallace. La dottrina di E. è dunque del tutto materialistica e esclude ogni intervento divino sul mondo: E. ammette bensì l'esistenza degli dei, ma li relega completamente al di là e al di fuori del mondo, separati dalla natura e dall'uomo. La filosofia epicurea non va confusa con un edonismo volgare: oltre che per le ragioni già dette ciò appare anche dal fatto che grande rilievo è dato in essa alla solidarietà e all'amicizia che servono ad alleviare i mali con l'aiuto reciproco che recano.
Politica
Quanto alla vita politica se ne riconoscono i vantaggi, ma si consiglia il saggio di non parteciparvi, per l'ambizione e i turbamenti che può generare. E. fu scrittore assai prolifico, ma di lui ci restano solo, attraverso Diogene Laerzio, tre lettere (a Erodoto, su temi di fisica; a Pitocle, sulla meteorologia; a Meneceo, su etica e teologia), e le Massime capitali(punti essenziali della sua dottrina). Molti frammenti, anche della sua opera principale ( Sulla natura) e di sue lettere hanno poi dato i papiri di una villa di Ercolano scoperti nel 1752-54.

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