Empedocle e l'Orfismo

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Testo

EMPEDOCLE di Agrigento (490-430 a.C.) и il primo pensatore che cerca di risolvere l’antitesi aperta da Parmenide. Nascita e morte sono per lui mescolanza e dissoluzione di determinate sostanze che sono ingenerate e indistruttibili e quindi che permangono eternamente uguali. Queste sostanze sono quattro : acqua, terra, aria e fuoco, ed Empedocle le chiama "radici di tutte le cose". Empedocle inoltre chiama Amicizia la forza che tiene unite le quattro radici, e Contesa la forza che separa le une dalle altre radici producendo il divenire cosmico. Con Empedocle diventa esplicita la nozione di elemento (stoicheion), inteso come qualcosa di originario e qualitativamente immutabile che produce la molteplicitа delle cose col suo diverso modo di combinarsi e separarsi dagli altri elementi, altrettanto immutabili nelle loro qualitа. Empedocle ritiene che il divenire dell’universo sia ciclico, una sorta di eterno ritorno che culmina ad un estremo col caos (tutte le cose sono confuse) e dall’altro con lo sfero,in cui tutte le cose sono armonizzate.
La vita
Nacque intorno al 492 a. C. nella cittа di Agrigento (Akragas). Capeggiт la fazione democratica della sua cittа; esiliato nel Peloponneso si recт ad assistere alla fondazione di Turi, dove incontrт Protagora, Erodoto e Ippodamo. Secondo l’uso arcaico egli scrisse in versi le sue dottrine, uno dei suoi poemi fu Sulla Natura (Perм Fyseos) che trattava argomenti cosmologici e naturalistici, infatti egli si dedicava all’osservazione di fenomeni naturali di botanica, zoologia e fisiologia.
Fu uno studioso della physis, un teorico di biologia, un oratore, un profeta, un taumaturgo e un grande medico; gli si attribuisce la scoperta del labirinto dell’orecchio interno e la costruzione di una scuola di medicina scientifica. Sembra anche che fosse un esperto ingegnere e come tale deviт le acque del fiume che attraversava la cittа di Selinunte distrutta dalla pestilenza. Secondo la leggenda morм nel 432 a. C. circa, gettandosi nel cratere dell’Etna per far credere di essere stato accolto dagli dei, ma un suo sandalo rigettato dal vulcano avrebbe palesato la veritа.
L'Orfismo
Nella seconda metа del VI sec. a. C. ad Atene e nella Magna Grecia, si svilupparono dei movimenti che raccoglievano coloro che decidevano di vivere secondo le regole di Orfeo o di Dioniso. Quest'ultimo era una delle divinitа piщ importanti del mondo ellenico; figlio di Zeus, fu ispiratore delle correnti misteriche dell'etа antica (misteri dionisiaci, eleusini e orfici); fu animatore del genio artistico del popolo (poesia, teatro, danza). Era il dio della natura incontaminata, della foresta, dell'ebbrezza e delle forze vitali, una divinitа i cui culti erano privati e personali; vi erano donne, le baccanti, che si abbandonavano a danze sfrenate e passionali per avere un diretto contatto con questa divinitа.
Orfeo era una figura che si riflette nell'immagine di Dioniso. Si racconta che Orfeo, come altre divinitа, fosse disceso nell'Ade per riportare in vita la moglie Euridice, uccisa dal morso di un serpente, ma che fallм nell'impresa in quanto non rispettт il divieto di guardarle il volto durante il cammino dal mondo degli inferi a quello dei vivi.
Sono stati ritrovati numerosi libri ispirati all'orfismo, sia a Tessalonica che in Grecia. In particolare sul petto di un corpo esanime и stato scoperto il piщ antico libro greco, che probabilmente, nelle intenzioni, doveva essere utilizzato nell'aldilа.
La dottrina orfica influenzт notevolmente la filosofia greca (Empedocle, Pitagora e Platone) poichй predicava l'esistenza di una doppia natura umana: una divina, l'anima, e l'altra terrena, il corpo. Quest'ultimo era considerato come un ostacolo alla redenzione e uno strumento di peccato. La vita era vista come una punizione per aver commesso opere ingiuste: infatti se l'uomo non conduceva una vita rigorosa e non era riuscito a purificare l'anima, questa, alla morte del corpo, si reincarnava nuovamente. Il processo assumeva il nome di metempsicosi e aveva termine solamente quando l'anima pura poteva ricongiungersi con il divino.
Il pensiero
Empedocle formula nei suoi versi la teoria dei quattro elementi o "radici" di tutte le cose: terra, acqua, aria e fuoco. Essi si compongono e si disgregano attraverso due forze di attrazione e repulsione: amore o amicizia ed odio o discordia. Gli elementi di Empedocle non sono intesi nello stesso modo in cui erano ritenuti dai filosofi della Ionia, infatti egli non considera ognuno come un archи, ma sono i mezzi attraverso i quali si и formata tutta la realtа che ci circonda. In tal senso, per esempio, Empedocle cercт di stabilire la quantitа delle diverse radici nella costituzione degli esseri particolari, concludendo che le ossa sono formate da due parti di terra, due di acqua e quattro di fuoco. Cosм l'uomo, come tutte le altre cose, и composto dalle stesse sostanze di cui и formata la realtа intorno a noi. In connessione con questa teoria, Empedocle immagina che il cosmo sia soggetto ad uno sviluppo ciclico suddivisibile in quattro fasi: due iniziali, caratterizzate dal prevalere dell'odio e dell'amore, e altre due come fasi di passaggio. L'universo si sarebbe creato, secondo il filosofo, dal prevalere dell'amore che ha formato i pianeti che noi conosciamo; noi ora stiamo vivendo in una fase intermedia in cui sono presenti sia l'odio che l'amore, e quando prevarrа totalmente l'odio allora l'universo avrа fine.
Il pensiero di Empedocle riguarda anche la teoria della metempsicosi : gli esseri scontano le loro colpe mediante una serie di reincarnazioni; solo gli uomini che sapranno purificarsi potranno tornare a dimorare tra gli dei, poichй l'anima и ritenuta di origine divina.
Il papiro ritrovato
Ad Empedocle sono attribuite due opere: Sulla Natura e le Purificazioni; esse trattano rispettivamente di filosofia della natura e di un argomento a carattere magico-religioso. Purtroppo, dei ben cinquemila versi che costituiscono queste opere, ci sono pervenuti solo quattrocentocinquanta esametri attraverso le citazioni che ne fanno gli autori antichi.
Un'importante scoperta, fatta nella biblioteca di Strasburgo da parte del grecista belga Alain Martin, approfondisce le conoscenze sul filosofo presocratico. Infatti in un papiro databile intorno alla fine del primo secolo dopo Cristo, lo studioso ha identificato i resti di un libro antico contenente il poema Sulla Natura, restituendoci cosм altri settantaquattro esametri. Il papiro, dopo varie peripezie, si era lacerato in cinquantadue frammenti che in seguito furono assegnati alla biblioteca di Strasburgo, abbandonati al tempo ed alla polvere, finchй non и stato definitivamente ricomposto da Martin nel 1994. Questo ritrovamento и da considerarsi importante, in quanto ha consentito di integrare nel ciclo cosmico di Empedocle il racconto magico-religioso delle Purificazioni, in modo che quest'ultimo aspetto risulta in un rapporto di complementarietа con quello scientifico presente nel poema Sulla Natura.
Questo ci porta a ritenere che i due titoli riportati dalla tradizione non si riferiscano a due opere diverse, bensм alla stessa.

Anche due volte, infatti, и bello diffondere
ciт che и necessario.
Empedocle di Agrigento n. 25
A vicenda comandano mentre il ciclo si volge,
e l'uno nell'altro svaniscono e a vicenda
si accrescono, seguendo la parte segnata.
Solo queste infatti sono le cose che esistono; correnti
l'una attraverso l'altra diventano uomini, e stirpi
di altri animali, a tempo riunendosi in un unico
ordine per opera dell'amicizia, a tempo travolte
al contrario, separatamente ciascuna, dall'inimicizia
che nasce dalla contesa; fino a che,
intimamente congiunti, il tutto ridiventi uno. Cosм,
in quanto l'uno ha appreso a generarsi dai molti,
e poi di nuovo compaiono i molti dissolvendosi l'uno,
in questo divengono, e non и immota
la loro eterna durata.
Ma poichи queste cose interamente mutando
non s'acquetano mai, immobili in questo modo
sono in eterno secondo il ciclo.
Empedocle di Agrigento n. 26
Empedocle: un alterno processo di unioni e disunioni
Solo nel diciottesimo secolo si и provato che il fuoco non puт essere definito una «sostanza» e che nessuno degli «elementi» di Empedocle и elementare.
La cosmologia di Empedocle si basa su quattro elementi fondamentali: aria, fuoco, acqua e terra, e su due forze antitetiche: amore e discordia. Da essi и composto tutto quello che и presente in natura e con essi si spiega tutto quello che avviene in natura. Il loro mutamento и perenne e continuo.
Empedocle, per esempio, "ricicla" volentieri delle espressioni che sono (sono state) di Parmenide. Se leggessimo Empedocle senza tener presente Parmenide, non ce ne renderemmo conto. Viceversa rendersene conto puт rivelarsi utile per comprendere meglio sia l’animus con cui Empedocle ha riconfigurato ciт che veniva parzialmente riproducendo, sia che cosa egli ha capito di Parmenide (eventualmente che cosa ha frainteso, piщ o meno di proposito).
Empedocle
(Agrigento, c. 450 a.C.)
Suppone che esistano quattro elementi primari (terra, aria, acqua e fuoco), incorruttibili e non convertibili tra loro, legati da due forze: l’Amore e la Discordia. Considera l’universo finito, sferico, solido, fatto d’aria condensata. Alla sfera sono fissate le stelle, di natura ignea, mentre i pianeti vagano liberamente nello spazio. La sfera celeste risulta divisa in due emisferi, uno di fuoco e uno d’aria, che sono la causa del giorno e della notte. Il Sole viene considerato solo come una riflessione di fuoco (immagine dell’emisfero igneo). Empedocle и consapevole che le eclissi solari sono causate dall’interposizione della Luna tra il Sole e la Terra. La Terra, ritenuta piatta, и tenuta nel suo luogo dalla rapida rotazione dei cieli.

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